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Creato Lunedì, 01 Marzo 2021 15:13
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Ultima modifica il Lunedì, 01 Marzo 2021 15:14
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Pubblicato Lunedì, 01 Marzo 2021 15:13
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ITALIA –Il neo Presidente del Consiglio, Mario Draghi, ha designato come nuovo Commissario Straordinario per l’Emergenza Covid-19 il Generale degli Alpini Francesco Paolo Figliuolo, che sostituisce Domenico Arcuri.
MYANMAR –Aung San Suu Kyi dovrà rispondere di altri due capi d’imputazione, oltre a quello di brogli elettorali alle consultazioni del novembre scorso: violazione delle legge sulla comunicazione e incitamento al disordine pubblico. La prossima udienza è fissata per il 15 marzo. Intanto non si fermano le proteste dei suoi sostenitori. Secondo giornali birmani, ieri, almeno 18 persone sono rimaste uccise dalla violenza delle Forze dell’Ordine, che per sedare le rimostranze, ha utilizzato proiettili di gomma, quelli veri e gas lacrimogeni.
FRANCIA – Oggi, l’ex presidente francese, Nicolas Sarkozy, è stato condannato a 3 anni di carcere, di cui 2 con la condizionale in relazione alla vicenda dei falsi impieghi al Comune di Parigi quando era sindaco. Tra le inclinazioni, c’è la corruzione di un magistrato, che secondo l’accusa, avrebbe ricevuto la promessa di vantaggi per la sua carriera. I legali di Sarzozy faranno ricorso in appello.
USA – Il Governatore dello Stato di New York, Andrew Cuomo, dopo le accuse di molestie mosse da alcune donne nei suoi confronti, ha affermato: “Ribadisco di non aver mai toccato in maniera inappropriata le mie accusatrici. Garantisco la mia piena collaborazione con le indagini”.
NIGERIA – Continuano le ricerche delle 317 studentesse rapite venerdì scorso da un gruppo di uomini armati che aveva attaccato l'edificio scolastico nel quale si. Da quel giorno non si hanno più notizie degli ostaggi. Il Governo nigeriano reputa che i rapitori abbiano portato le giovani nella foresta e che siano intenzionati a chiedere un riscatto.
di Domenico Pio Abiuso
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Creato Martedì, 23 Febbraio 2021 12:23
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Ultima modifica il Martedì, 23 Febbraio 2021 12:33
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Pubblicato Martedì, 23 Febbraio 2021 12:23
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Il tragico fatto di cronaca è accaduto ieri mattina nella Repubblica democratica del Congo, nel nord della regione del Kivu. L’ambasciatore italiano nella Nazione, Luca Attanasio, il carabiniere, Vittorio Iacovacci e il loro autista, Mustapha Milambo, sono stati assassinati in un’imboscata da sei guerriglieri mentre si recavano a visitare un programma di distribuzione dell’Onu di cibo nelle scuole. Secondo la ricostruzione degli avvenimenti, il conducente della vettura dove viaggiavano il diplomatico e il militare sarebbe stato freddato immediatamente, invece Attanasio e Iacovacci sarebbero stati rapiti e portati nella foresta dove sarebbero stati colpiti mortalmente. La notizia si è diffusa ben presto in Italia, dove ha lasciato attonita l’opinione pubblica del nostro Paese. Cordoglio alle famiglie dei tre malcapitati dalle Istituzioni italiane che parlano di lutto per questi servitori dello Stato. La Presidenza del Consiglio dei Ministri ha ordinato l’esposizione a mezz’asta della bandiera italiana e di quella europea nelle Sedi istituzionali e negli uffici pubblici. Intanto la Farnesina ha chiesto all’Onu un dossier dettaglio sull’uccisione dei tre uomini per fare piena luce sull’accaduto.
di Domenico Pio Abiuso
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Creato Domenica, 31 Gennaio 2021 18:59
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Ultima modifica il Domenica, 31 Gennaio 2021 19:01
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Pubblicato Domenica, 31 Gennaio 2021 18:59
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Ormai si sta consolidando l'idea di adesione ai futuri programmi dell'industria militare tra i paesi dell'Unione Europea. I programmi nazionali vengono sempre più spesso tacciati di essere troppo costosi e senza possibilità di successo. In realtà negli ultimi anni, l'industria della difesa di vari paesi europei ha prodotto successi, ma anche tanti insuccessi. Vediamo i più importanti e clamorosi.
- L'Australia sceglie l'Apache Guardian. E' recentissima la notizia per cui l'Australia, dal 2025, acquisterà l'elicottero da combattimento AH-64E Guardian. Il paese, che anni fa aveva adottato l'EC665 Tiger, torna indietro sui suoi passi e si rivolge all'industria americana. In realtà l'insoddisfazione per la scelta del Tiger era stata manifestata già da tempo. In particolare si è parlato di scarse prestazioni in zone dal clima torrido. Il Ministero della Difesa ha sottolineato come con l'Apache ne beneficeranno le industrie australiane inserendosi nella catena di supporto globale dell’elicottero. In realtà si tratta di un paese, l'Australia, che ha una economia florida ma si trova in condizioni geografiche che ne limitano la logistica. Gli Stati Uniti sono un partner ideale per la loro posizione. Tale notizia getta un'ombra anche sul programma italiano dell'AW 249, il programma dell'elicottero d'attacco dell'Aviazione dell'Esercito italiano. Naturale evoluzione dell'A 129, dovrebbe essere pronto nel 2025. L'Australia, insieme alla Polonia, era un paese che si era dimostrato interessato al programma. Anche per altri paesi utenti del Tiger (o Tigre) la situazione non è ottimale seppur nel corso del tempo ci sia stato un miglioramento. La Francia ha registrato durante lo scorso anno una operatività della flotta di Tigre del 26% sul totale di 67 elicotteri ordinati e consegnati, un valore piuttosto basso, anche se in miglioramento. La Spagna invece sembrerebbe orientata a non aggiornare 6 dei 24 Tigre HAD-E (Hélicoptère d’Appui Destruction). L’Ejerçito de Tierra, che aveva richiesto 36 elicotteri Tigre, ne ha acquistato solo 24 con un programma pluriennale lanciato nel 2003. La versione del Tigre prescelta dalla Spagna era quella HAD-E ( (Helicopter Support and Destruction) una versione migliorata e più potente della francese HAP ( Helicoptère d’Appui et Protection / Helicopter Support and Protection). La versione spagnola ha raggiunto un prezzo elevatissimo, €35.6m/unità (circa 48m US$) rispetto al già elevato prezzo della versione francese di €27m/unità (circa 36m US$) nel 2012. A confronto il più grosso e potente AH 64 E (da oltre 10 tonnellate, contro le circa 6 del Tigre) riporta un prezzo di $35 m, e di soli $20 m per la versione AH-64D. Il 2 agosto 2019 Berlino ha sospeso le attività di volo della flotta di 65 elicotteri d’attacco Tiger dell’esercito, a causa di informazioni fornite dalla manutenzione della linea di volo dei Tiger sulla criticità per la sicurezza di bulloni in titanio per un difetto di fabbricazione. Il 25 novembre 2019 è avvenuta la collisione aerea di Ménaka, in cui due elicotteri militari francesi, un Tiger e un Cougar, parte dell'operazione Barkhane, si sono schiantati nel nord del Mali, uccidendo 13 soldati.
- Sottomarini classe Attack/Shortfin Barracuda Block 1A. Sempre l'Australia ha lamentato gravi ritardi con il programma di acquisizione dei 12 nuovi sottomarini classe Attack/Shortfin Barracuda Block 1A - variante a propulsione diesel elettrica dei battelli nucleari francesi della classe Barracuda/Suffren – la Royal Australian Navy sarà obbligata a sottoporre ad un pesante aggiornamento i propri sottomarini classe Collins, figli di un altro programma già di per sé travagliato e disastroso. Secondo fonti di stampa locali, il Governo australiano vorrebbe uscire dall’accordo con la Francia e porre fine al relativo contratto con Naval Group. Il costo del programma ha raggiunto un livello esorbitante, dell'ordine di oltre 60 miliardi di dollari, e non è più sostenibile. Le ragioni del disastro, annunciato da tempo, sono nella complessità del programma – design e progettazione totalmente nuovi di origine francese, costruzione locale, coinvolgimento delle compagnie australiane, sistema di combattimento americano, ecc. - e nei limiti strutturali di “manpower” dell’industria locale e di gestione a livello di programma. Canberra starebbe pertanto valutando un’opzione meno ambiziosa, che riguarderebbe lo sviluppo e la realizzazione, in partnership con Saab/Kockums, di una variante dei sottomarini classe Collins attualmente in servizio. All'epoca Lo Shortfin Barracuda venne scelto dal Governo di Canberra battendo il Type-216 tedesco e il Soryu giapponese, proprio per le "grandi capacità tecnologiche" offerte. Tale decisione aveva rappresentato un risultato deludente per Giappone e USA. Per entrambe le potenze, la decisione aveva colliso con i piani legati all’assetto geostrategico della regione.
-Airbus A-400M. Il programma A-400M è uno dei più controversi e travagliati programmi di procurement in Europa, da alcuni definito l’F-35 europeo, benché si tratti di programmi ben diversi per numeri e per tipologia. Esso nasce nel 2003, con un contratto firmato da 20 miliardi di euro per la costruzione di 180 aerei da trasporto destinati a Germania, Francia, Spagna, Regno Unito, Turchia, Belgio e Lussemburgo in quote proporzionali. L'Italia si tirò subito fuori (governo Berlusconi). In 13 anni i guai si sono moltiplicati e gli errori di fabbricazione hanno fatto infuriare i governi di Germania e Francia, due tra i principali clienti (50 esemplari ordinati per ognuno). L’anno cruciale dei problemi è stato il 2009, con il primo annuncio di ritardo dell’allora EADS (ora Airbus Group): la consegna del primo esemplare è stata posticipata al 2012. In Germania, fu segnalato un sovrappeso di ben 12 tonnellate, a discapito della capacità di carico. La Luftwaffe indicò l’inizio della IOC – Initial Operational Capability non prima del 2017. Il Sudafrica cancellò l’ordine a causa dei ritardi e del sovrapprezzo. La capocommessa Airbus, allora parte di EADS paventò il non raggiungimento del break even (la parità tra costi e ricavi) senza vendite al di fuori dei Paesi NATO. All’inizio del 2010 mancarono ulteriori fondi da parte dei partner per coprire i costi maggiori, con Airbus che arrivò a dichiarare che l’Atlas stava prosciugando risorse che sarebbero state meglio impiegate per i progetti civili A-380 e A-350. Nello stesso anno iniziarono le riduzioni di ordini rispetto ai preventivati inizialmente che coinvolsero i maggiori Paesi del programma, Francia, Germania e Regno Unito. Nel 2016 ai ritardi e al forte aumento dei costi si sono aggiunti anche seri problemi tecnici ai motori. Uno dei problemi principali è stata la progettazione degli stessi, realizzata ex novo, a causa della mancanza sul mercato di turboprop compatibili. Con i turboelica si possono garantire decolli e atterraggi corti e rifornimento in volo a velivoli lenti, ma la progettazione è andata incontro a costi elevati e problemi tecnici. Ad esempio il brasiliano Kc 390 utilizza i motori dell'A 320. Oggi si prevedono 174 esemplari al massimo, e probabilmente meno, con la Malesia come unico cliente esterno rispetto ai partner. Persino i Paesi partecipanti maggiori si sono in parte distaccati dall’Atlas. Per rimediare alla carenza di aerei cargo, il Regno Unito nel 2001 aveva preso prima in prestito, poi acquistato otto C-17 Globemaster III; la Francia, capofila del programma (e nota per il suo nazionalismo industriale), nel 2016 ha reso nota l’intenzione di acquisire quattro C-130J Super Hercules.
-Fucile d'assalto HK G36, l'arma a cui si sciolgono i pezzi. Prodotto da Heckler & Koch, costruttore svevo di fama mondiale, con sede principale a Oberndorf am Neckar, fu progettato nel 1997, tale da durare in servizio vent’anni. L'arma ha subito uno scandalo, nato esclusivamente all'interno della Germania, per un eccessivo aumento della rosa del bersaglio in fase di surriscaldamento. Si rivela quindi un arma non adatta all'uso desertico, e d'altra parte non è stato pensata per operazioni all'estero. Essa è stato adottato in 55 paesi, 35 dei quali sono paesi membri della NATO o alleati. Nel marzo 2012, le forze armate tedesche hanno fissato lo standard EBZ (“ciclo di fuoco di prossimità operativa”), di 150 colpi esplosi in 20 minuti al giorno. Su tale base, il costruttore ha condotto dei test interni utilizzando dieci G36 diversi, realizzati tra il 1996 e il 2008, in base ai quali è stato redatto il dossier di 134 pagine “Fucile d’assalto G36 - indagine sulla dispersione del tiro e sul punto di impatto con arma a caldo”. Nonostante la direzione degli approvvigionamenti della difesa abbia garantito il prodotto, dati i presunti difetti e le problematiche legate alla temperatura del fucile, ulteriori test sono stati condotti a cura di istituti indipendenti, in seguito ai quali, nell’aprile 2015, il Ministero della Difesa ha annunciato la sostituzione dell'arma presso le Forze Armate.
- Schützenpanzer Puma. I revisori dei conti federali hanno segnalato nel 2018 un rallentamento nella fornitura dei veicoli corazzati dell'esercito tedesco, avvertendo che l'equipaggiamento completo del veicolo da combattimento della fanteria Puma richiederà più anni di quanto si pensasse. Dati i progressi irregolari del programma e i bassi tassi di disponibilità, le forze di terra tedesche dovrebbero essere pronte a utilizzare il carro precedente, il Marder, di circa 40 anni di età, oltre la prevista sostituzione nel 2024. Secondo il rapporto, per l'integrazione di tutte le funzionalità richieste nel Puma, realizzato da un consorzio di Rheinmetall e Krauss-Maffei Wegmann, si arriverà al 2029. Per tale motivo sarà necessario garantire la fornitura pezzi di ricambio. Questo è stato un problema noto per le forze armate tedesche, che negli ultimi anni ha registrato bassi tassi di disponibilità immediata dei mezzi su tutta la linea. Gli analisti riportano tassi di prontezza alla distribuzione del 48% nel 2016 e del 43% nel 2017 per i veicoli Puma. Inoltre, secondo i revisori, l'esercito ha segnalato una mancanza di "stabilità del sistema d'arma" dei Puma e la causa del guasto rimane incerta. Il ministero della Difesa ha già diversi programmi in corso per migliorare i prossimi Puma e retrofittare i mezzi già consegnati. Ma rimangono lacune critiche, tra cui un sistema che offre una migliore consapevolezza della situazione per gli operatori e una funzione di mimetizzazione per ridurre la traccia radar del veicolo. Il prezzo per le migliorate capacità dovrebbe essere dell'ordine di centinaia di milioni di euro, che si aggiunge al prezzo già molto elevato dei Puma. Il veicolo è costato indicativamente, secondo molte fonti tedesche, 5.989 milioni di € per 350 pezzi (pari a oltre 17 milioni di € l'uno). In una recentissima audizione parlamentare, l'AD di Rheinmetall Italia Ing. Alessandro Ercolani ha indicato l'interesse dell'Esercito italiano per il Lynx, a partire dal 2025. Tale veicolo è stato recentemente scelto dall'Ungheria. La sua selezione potrebbe anche portare l'Italia nel consorzio per il nuovo MBT franco-tedesco, da cui era stata esclusa (al fine di garantire la supremazia franco-tedesca nel settore). C'è da chiedersi a questo punto come si evolverà tale programma. Va considerato che il ministero della Difesa americana ha riaperto la gara per il veicolo che sostituirà i carri Bradley, con data indicata nel 2026. Il vincitore di tale gara introdurrà nuovi standard operativi e logistici nel settore, ai quali non è possibile pensare di derogare. Inoltre sarà interessante vedere come l'industria tedesca riuscirà a conciliare le necessità interne con i Puma, e quelle di clienti esteri con i Lynx, contemporaneamente, con ulteriori aggravi di costi.
di Antonio Frate
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Creato Giovedì, 07 Gennaio 2021 18:14
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Pubblicato Giovedì, 07 Gennaio 2021 18:14
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Nella giornata di ieri gli Stati Uniti d’America hanno vissuto la giornata più nera per la loro democrazia. Dopo che il Presidente uscente, Donald Trump, aveva bollato il neo presidente eletto, Joe Biden, come illegittimo, migliaia di sostenitori del 45° Presidente degli USA hanno assaltato il Parlamento a Washington e forzato il cingolo di sicurezza a protezione di Camera e Senato. Da qui ne è scaturito un conflitto a fuoco con la morte di 4 persone e il ferimento di decine di presenti, tra cui numerosi agenti di Polizia. Deputati e senatori hanno interrotto lo svolgimento di autenticazione della vittoria di Joe Biden e sono stati portati in un luogo sicuro dagli addetti alla sicurezza. Le Forze di Polizia per disperdere i facinorosi hanno lanciato gas lacrimogeni e solo dopo le 23.00 (ora italiana) sono entrate nel Palazzo del Congresso annunciando: “L’edificio ora è in sicurezza”. Condanna unanime dell’incursione al cuore delle Istituzioni americane da parte della quasi totalità dei Capi di Stato. L’ex Presidente, Barack Obama, ha commentato: “La violenza è incompatibile con l'esercizio dei diritti politici e delle libertà democratiche”. Il Premier italiano, Giuseppe Conte: “Non vediamo l'ora di lavorare assieme al Presidente Biden e alla vice Presidente Kamala Harris per promuovere insieme un'agenda globale di crescita, sostenibilità e inclusione”. La Russia, attraverso il portavoce del Ministero degli Esteri, Maria Zakharova, ha espresso le sue considerazioni: “Attiriamo l'attenzione sul fatto che il sistema elettorale negli Stati Uniti è arcaico, non soddisfa i moderni standard democratici, crea opportunità per numerose violazioni e i media statunitensi sono diventati strumento di lotta politica". Oggi Mike Pence, vicepresidente degli Stati Uniti dell’amministrazione Trump, ha annunciato formalmente la vittoria di Joe Biden alle elezioni dello scorso 3 novembre, affermando: “Non avete vinto, la violenza non vince mai. Hanno tentato di fermare la nostra democrazia ma hanno fallito”.
di Domenico Pio Abiuso
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Creato Giovedì, 31 Dicembre 2020 13:44
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Pubblicato Giovedì, 31 Dicembre 2020 13:44
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Continua, anche durante il periodo delle festività natalizie l’impegno delle Forze Armate sia in Patria sia all’estero. Sono infatti circa 7800 i militari dell’Operazione Strade Sicure impiegati sul territorio nazionale per il presidio, in concorso alle forze di polizia, di obiettivi sensibili, luoghi di culto, snodi ferroviari e metropolitane delle città italiane cui si aggiungono 7500 uomini e donne delle Forze Armate che operano in 39 missioni internazionali in 24 Paesi. Impegno che si è arricchito di una nuova sfida, quella portata dall’emergenza epidemiologica Covid 19. Difatti, sia nel corso della prima ondata e successivamente nella seconda con l’Operazione IGEA prima e con l’avvento dell’Operazione EOS poi, iniziative volute dal Ministro della Difesa Guerini, il Comando Operativo di Vertice Interforze (COI) ha pianificato e diretto lo sforzo delle Forze Armate, in sinergia con la struttura commissariale per la gestione e il contrasto dell’epidemia della Presidenza del Consiglio, volto a supportare il Ministero della Salute, in coordinamento con le Autorità sanitarie locali e la Protezione Civile.
Dal 23 ottobre 200 Drive Through Difesa (DTD) sono stati resi disponibili per effettuare tamponi, ad oggi oltre 860.000, da parte team interforze di personale sanitario, per un totale di circa 430 tra medici e infermieri, analizzati, poi, negli 8 laboratori sanitari stanziali e 2 mobili delle Forze Armate. A questi, si aggiungono la disponibilità di 230 posti letti, di cui 54 per la terapia intensiva, dell’Ospedale Militare del Celio di Roma e dei Centri Medici Ospedalieri di Milano e Taranto, le 18 strutture logistiche impiegabili come “Covid Hotel” e 5 strutture sanitarie campali che contribuiscono ad alleggerire la pressione sul Servizio Sanitario Nazionale. Con il Vaccine Day ha avuto inizio, il 26 dicembre, anche l’Operazione EOS, in supporto alla campagna di vaccinazione nazionale, che, a parte la distribuzione iniziale delle prime 9.750 dosi vaccinali, entrerà nel vivo agli inizi del prossimo anno quando le Forze Armate provvederanno allo stoccaggio e vigilanza dei vaccini nell’hub principale di Pratica di Mare da dove verranno trasportati, grazie all’impiego di 11 aerei, 73 elicotteri e 360 mezzi terrestri verso i 21 hub secondari dislocati in tutte le regioni per poi essere distribuiti ai vari siti di somministrazione individuati dalla struttura commissariale.
Altrettanto significativo è il contributo delle Forze Armate nelle Operazioni all’estero, dove sono impegnate con 7.500 uomini e donne nell’ambito di coalizioni multinazionali o sotto l’egida della NATO, Unione Europea e ONU, dall’Africa sub-sahariana all’Afghanistan, attraverso il Mediterraneo, i Balcani, il Libano e il Medio-Oriente, fino alle acque dell’Oceano Indiano, contribuendo attraverso attività di capacity building alla stabilizzazione delle aree di impiego, piuttosto che svolgendo operazioni volte a rafforzare la difesa degli spazi euro atlantici, lungo il fianco est, nei cieli e nei mari dell’Alleanza.
fonte Stato Maggiore della Difesa
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Creato Mercoledì, 30 Dicembre 2020 14:56
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Ultima modifica il Mercoledì, 30 Dicembre 2020 14:56
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Pubblicato Mercoledì, 30 Dicembre 2020 14:56
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Da lunedì mattina la Croazia è vittima di una serie di movimenti tellurici che la stanno mettendo in ginocchio. La prima scossa è avvenuta alle 6.28 con epicentro a 50 chilometri di distanza a sud-est di Zagabria con un’intensità di 5.2 gradi della scala Richter. La scossa è stata avvertita anche in Italia, da Trieste a Pordenone. Un altro sisma ha colpito la stessa Nazione, ieri pomeriggio, con una magnitudo di 6.4 gradi con epicentro a pochi chilometri dalla capitale. L'evento tellurico è stato percepito distintamente dal Friuli Venezia Giulia fino alla Campania. La situazione è molto critica: a Petrinya, nella parte centrale del Paese, sono crollati un ospedale ed un asilo dove si registrano 7 vittime, tra cui una bambina di 12 anni e decine di feriti, di cui molti in gravi condizioni. Il centro storico della cittadina è quasi completamente crollato. Migliaia di persone sfollate e terrorizzate hanno trascorso la notte in strada assistite da soccorritori con beni di prima necessità, coperte e indumenti caldi. Le peripezie non sono finite: stamani si sono avute altre 3 scosse con una intensità pari a 4.9, 4.8 e 4.7. Le squadre di soccorso continuano a scavare incessantemente nel tentativo di trovare altre persone in vita tra le macerie. Il Governo, che stamattina si è riunito in seduta straordinaria, ha stanziato 16 milioni di euro per far fronte ai danni causati dal tragico evento e ha proclamato per il 2 gennaio una giornata di lutto nazionale in memoria dei morti. Inoltre la CEI (Conferenza Episcopale Italiana) ha fatto sapere di aver stanziato 500.000 euro per aiutare gli abitanti dello Stato balcanico.
di Domenico Pio Abiuso
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Creato Mercoledì, 18 Novembre 2020 17:16
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Ultima modifica il Mercoledì, 18 Novembre 2020 17:18
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Pubblicato Mercoledì, 18 Novembre 2020 17:16
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Negli anni '70 veniva presentato al pubblico l'ultimo capolavoro dell'Ing. Gabrielli, l'Aeritalia G 222. Tale velivolo da trasporto tattico stupiva per la sua capacità di decollo corto, e operatività su piste semipreparate. Da esso, definito in campo internazionale C 27 A, venne derivato il best seller C 27 J, adottato anche dall'USAF, e passati poi all'USCG e persino al SOCOM, e numerosi altri operatori internazionali, oltre che dalla AMI, Aeronautica Militare Italiana. Recentemente Leonardo si è assicurata un cliente di lancio per la versione migliorata del suo aereo da trasporto C-27J Spartan con la prima consegna prevista per il 2021. Il produttore italiano ha annunciato l'11 novembre che il test finale del C-27J Next Generation (NG) era nelle sue fasi finali prima di questo traguardo pianificato. L'azienda, tuttavia non ha rivelato chi potrebbe essere il cliente.Una delle principali caratteristiche visibili del C-27J NG è l'aggiunta di estremità alari, le wingslet, progettate per contribuiscono a migliorare le prestazioni di salita e ad aumentare il MTOW fino a 1.000 kg. L'Auxiliary Power Unit (APU) fornisce una fonte di alimentazione indipendente, utilizzabile per riavviare i motori in volo o per rendere l’aereo autonomo nel caso la missione preveda ri-schieramento su aeroporti non attrezzati. La notizia della vendita arriva circa due anni dopo che Leonardo ha rivelato per la prima volta di aver pilotato una versione migliorata dello Spartan. Nel dicembre 2018 Leonardo ha notato che l'aereo era stato aggiornato per soddisfare i requisiti di gestione del traffico aereo globale, essendo dotato di nuova avionica, sistemi di navigazione, illuminazione e altre apparecchiature. Nel suo ultimo annuncio Leonardo ha aggiunto che la configurazione NG include nuovi display della cabina di pilotaggio, radar meteorologici, navigazione moderna e apparecchiature di comunicazione, oltre a "caratteristiche aerodinamiche avanzate". Sebbene non specificato dalla società, le immagini del C-27J NG mostrano queste caratteristiche aerodinamiche per includere le alette mentre potrebbero essere inclusi anche palette, strakes e altri elementi progettati per aumentare l'efficienza del carburante e di conseguenza il carico / autonomia / resistenza. Grazie a numerosi kit e sistemi di missione roll-on/roll-off facilmente installabili e trasportabili, il C-27J può in breve essere configurato e ri-configurato per una vasta gamma di capacità operative, dal trasposto tattico al pattugliamento marittimo, evolvendo anche come piattaforma ASW o C3ISR. Realizzata anche una versione d'attacco al suolo, il Pretorian, dotata di cannoni ATK 44 da 30mm, numerosi ordigni e missili come gli AGM-176 Griffi, valida alternativa all'AC 130 (se si pensa che il velivolo ha costi inferiori in tutto ed è ben più manovrabile e compatto), ed una da pattugliamento marittimo dotata di missili antinave MBDA MARTE ER per le missioni ASuW (anti-surface warfare) e di due siluri leggeri MU90 per la guerra anti-som (ASW). Lo Spartan standard ha un carico utile di 11.600 kg e un'autonomia di 5.685 km. La caratteristica forse più preminente del velivolo è la sua robusta pavimentazione regolabile che lo differenzia in meglio dalla concorrenza. Attualmente è in servizio con 87 velivoli già ordinati da 16 operatori nei 5 continenti e si prevede che con il lancio della nuova versione la sua vita commerciale e operativa sarà ancora lunga.
di Antonio Frate
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Creato Lunedì, 16 Novembre 2020 15:53
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Ultima modifica il Lunedì, 16 Novembre 2020 16:16
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Pubblicato Lunedì, 16 Novembre 2020 15:53
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«I chose to say with my own body what the Arab leaders could not say. My body is a case of gunpowder that blows up enemies. To the Arab leaders who are watching, I say WAKE UP. Do your duty. It is shameful that Arab soldiers remain asleep while the daughters of Palestine fight. While they go towards their deaths». These are the last words of Ayat Akhras, taken from the traditional video-heading of the 16-year-old human-bomb, born and raised in the Dheisheh refugee camp in Bethlehem. It was recorded before being blown up in the name of the Alqsa Martyrs Brigades on 29 March 2002 in a supermarket on the outskirts of West Jerusalem. Ayat's mother says: «My little star was tender. She was very sweet. She was also always happy. And she was smart. She was one of the best at school. She never felt discouraged. She believed in the one God, Allah, like all of us. But she was modern. Only in public she used to cover her hair with the veil. Just like God wants. But she didn't wear the Jilbab . I didn't know about her contacts with the armed activists. If I'd known, I'd have locked her in the house. And we didn't even know that she had joined the Alqsa Brigades. But here everyone is fighting for our land. Oh, my daughter actually always had an interest in politics. And she cried a lot when she heard about Palestinians being killed by Israeli soldiers. But she was leading a normal life. She loved to study. She was in her high school and always said obsessively that she wanted to continue her studies. She dreamed of becoming a nurse or a journalist».
Another testimony is that of Reem al Rayashi:«Yes, yes, since I was 13 I've dreamed of becoming a martyr and dying for my people», says 20-year-old Reem at Rayashi in her video-heading. «I've always wanted to turn myself into mortal splinters against the Zionists and knock on the doors of Heaven with their skulls. I've always wanted to be the first woman to sacrifice herself in the name of Allah. And my joy will be complete when the parts of my body fly everywhere». Reem was hired by Hamas because she was an adulteress. And leaving her husband for another had stained herself with an unforgivable guilt for Islam. Only by martyrdom she could have regained her honour. On 14 January 2004 she exploded, killing 5 people and injuring 12.
«With this action I have decided to send the occupants the message that there is no security for the Jews on our land. To attack, according to God's will, the arrogants of the damn checkpoint and kill them». These are the words that the woman-lama left written in her spiritual will in a letter to her family. While in a second letter she asks her classmates not to forget at all to grow up, to educate their children in love with the Jihad. «Pray, pray, pray», concludes the text, «so that God will not fail to accept me as a martyr. Fight for the freedom of your country».
Imane and Sanae, 14-year-old Moroccan twins who were born together, decide to die together. And it is by martyrdom that they want to interrupt the life spent on the margins of society, to redeem the miserable existence with a striking gesture. As a kamikaze. «Because they have been too much fascinated by the attack of September 11th in the USA», say friends and acquaintances. Theirs is the classic profile typical of women-bombing: psychological graft poured into a mix of indoctrination and desire to clean up their image. In the neighborhood they are considered prostitutes, women who are now lost. To get by, they make do as they can. They ask for alms, they offer themselves. They don't have any real family behind them.
di Noemi Genova
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Creato Martedì, 03 Novembre 2020 18:16
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Ultima modifica il Martedì, 03 Novembre 2020 18:16
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Pubblicato Martedì, 03 Novembre 2020 18:16
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Un altro atto terroristico a pochi giorni di distanza da quello di Nizza. Nella notte appena trascorsa è toccato a Vienna, dove un commando di 4 persone sono entrati in azione con armi da fuoco nelle vicinanze di una sinagoga (chiuso da un paio d’ore) e in altre cinque punti della città, fra cui strade e locali, provocando 5 decessi, 2 uomini, 2 donne, e Kujtim Fejzulai, un attentatore di origine macedone e 22 ferimenti, di cui 5 ricoverati in ospedale in pericolo di vita. La caccia agli altri estremisti, con un dispiegamento eccezionale di Forze di Polizia, è cominciata con posti di blocco ed elicotteri che hanno sorvolato l’area dell’episodio criminoso e che ha portato a 18 perquisizioni e al fermo di 14 fiancheggiatori del gruppo eversivo. Le prime affermazioni sono arrivate dal Sindaco di Vienna, Michael Ludwig: “Gli attentatori, partendo dai pressi della Sinagoga, hanno iniziato a sparare a caso nei vicini locali”. Il Primo Ministro austriaco, Sebastian Kurz, ha dichiarato: “Quello di ieri a Vienna, si è trattato di un attentato islamista, alla nostra libera società, ma è chiaro che non ci lasceremo intimidire. Difenderemo con tutte le nostre forze il nostro modello di vita. Non cadremo nella trappola del terrorismo”. Dopo gli ultimi attentati di Nizza e Vienna, anche il Ministero dell’Interno italiano ha ordinato il rafforzamento dei controlli ai valichi di frontiera, anche con personale dell’Esercito.
di Domenico Pio Abiuso
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Creato Giovedì, 29 Ottobre 2020 19:41
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Ultima modifica il Giovedì, 29 Ottobre 2020 21:18
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Pubblicato Giovedì, 29 Ottobre 2020 19:41
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La Francia come il mondo intero vive l’emergenza sanitaria da Coronavirus. Dopo la prima ondata (marzo-maggio), che ha visto la nazione patire la virulenza del virus, insieme a Spagna e Germania, la seconda la vede nuovamente protagonista con pronto soccorsi e terapie intensive in affanno. Notizia di queste ore riferiscono che il Presidente della Repubblica, Emmanuel Macron, ha indetto un nuovo lockdown a partire da domani, dove però le scuole resteranno aperte. Come se non bastasse, ad aggravare la situazione nei confini d’oltralpe ci si mette anche il terrorismo islamico. Stamani a Nizza alle 9.00, Brahim Aoussaouie, un tunisino di 21 anni ha fatto irruzione con un coltello nella Cattedrale in Notre Dame, dove ha assassinato 3 persone: 2 donne e il sacrestano dell’edificio religioso, di cui una donna sgozzata. L’assalitore, secondo le prime notizie pervenute, sarebbe sbarcato a Lampedusa a settembre e avrebbe ideato e portato a termine l’atto criminoso da solo. Nella stessa giornata, ad Avignone, alle 11.15 circa, un uomo di nazionalità afghana ha aggredito due agenti di Polizia con un pugnale al grido di “Allah Akbar” “Allah è grande”. L’aggressore è deceduto a seguito delle gravi ferite riportate nella colluttazione con le Forze dell’Ordine. A Gedda, città costiera dell’Arabia Saudita, un uomo ha accoltellato un componente della sicurezza del Consolato francese nello Stato d’Oriente, che alla fine è stato arrestato. La Francia sta vivendo un periodo nero con gli atti terroristici molto probabilmente scaturiti dall’ultima vignetta del giornale satirico Charlie Hebdo.
di Domenico Pio Abiuso
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Creato Domenica, 05 Luglio 2020 21:08
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Ultima modifica il Domenica, 05 Luglio 2020 21:11
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Pubblicato Domenica, 05 Luglio 2020 21:08
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La Boeing Corporation non lo ha comunicato ufficialmente ai dipendenti ma la società sta staccando la spina dal suo enorme Jumbo Jet 747, ponendo fine alla produzione, dopo mezzo secolo, del gigante a doppia navata. L'ultimo 747-8 uscirà da una fabbrica nell'area di Seattle tra circa due anni, una decisione non dichiarata ma che può essere ricavata dai sottili cambiamenti di formulazione nei rendiconti finanziari. Gli appassionati di aviazione temevano da tempo la fine dei leviatani a due piani a quattro motori che hanno accorciato il mondo. Anche Airbus SE, d'altro canto, si sta già preparando a costruire l'ultimo jumbo A380, dopo che l'ultimo carico di segmenti di fusoliera è atterrato nello stabilimento di Tolosa, in Francia, il mese scorso. Nonostante tutta la loro popolarità tra i viaggiatori, la versione finale del 747 e il superjumbo europeo non hanno mai preso piede commercialmente poiché le compagnie aeree si sono rivolte ad aeromobili bimotore per voli a lungo raggio. La pandemia del covid-19 ha accelerato sulla chiusura delle linee produttive dei giganti e messo a dura prova le aziende per la realizzazione degli ultimi modelli. Il numero di rotte per le quali è necessario un aereo ultralarge sono incredibilmente poche. La "Queen of the Skies" di Boeing ha debuttato nel 1970, un'audace scommessa che ha quasi fatto fallire la compagnia. Le versioni passeggeri vantavano una scala a chiocciola per un lussuoso salone al piano superiore. I modelli cargo presentavano un naso incernierato che si apriva per caricare qualsiasi cosa, dalle automobili agli impianti di trivellazione petrolifera. Il 747 ha raccolto 1.571 ordini nel corso dei decenni - secondo tra i jet a fusoliera larga dopo il Boeing 777. L'A380, capace di trasportare fino a 853 viaggiatori, ma realizzato spesso in versioni con più spazio interno e minore numero di posti, è stato il più grande aereo di linea del mondo. Quando è arrivato nel 2007 tuttavia le compagnie aeree si orientavano verso aerei più piccoli dai consumi inferiori. Boeing ha anticipato correttamente la tendenza con il bimotore 777 e il 787 Dreamliner, Airbus si è adattata con l'A350. Benché il 747 sia un velivolo progettato per l'utilizzo civile, le sue caratteristiche hanno permesso di ricavarne alcune conversioni a uso governativo e militare, quali:
Il C-19: 747-100 modificati come CRAFT (Civil Reserve Air Fleet), con più accessi e struttura rinforzata, per la conversione in aerei militari, all'occorrenza e su ordine del Ministero della Difesa statunitense. Sono normalmente in servizio civile presso varie linee aeree che ricevono sussidi governativi per compensare i costi dei 5 900 kg imposti dalle modifiche. Il 747 del volo PA 103, distrutto nella strage di Lockerbie, era un C-19.
Il VC-25: è l' "Air Force One" delle forze armate che trasporta il Presidente degli Stati Uniti d'America. Basato sulla versione civile -200B, il primo modello venne consegnato nel 1990, sostituendo il 707, e con migliorie del 747-400, come il ponte superiore più lungo e una motorizzazione aggiornata. Prodotto in 2 esemplari, codice 28000 e 29000. Il VC-25A è stato l'aereo personale di Barack Obama.
L'E-4B: National Emergency Airborne Command Post ("Posto di comando aerotrasportato per le emergenze nazionali").
Lo YAL-1 Airborne Laser (ABL), laser aviotrasportato.
Lo SCA: Shuttle Carrier Aircraft per trasportare lo Space Shuttle,utilizzato dalla Nasa.
Il VIP dello Japanese Air Force One utilizzato dall'Imperatore del Giappone; in organico all'aeronautica militare di difesa dello stato nipponico. Altri sono in uso in altre nazioni: Bahrain, Brunei, India, Iran, Giappone, Kuwait, Oman, Pakistan, Qatar, Arabia Saudita e Emirati Arabi Uniti.
Il C-33, detto NDAA (Non-Developmental Airlift Aircraft) era un progetto studiato tra il 1994 e il 1995 dal Dipartimento della Difesa statunitense, per modificare i 747-400 in maniera simile ai 747-100 convertiti in C-19, progetto accantonato, in luogo dell'acquisto di ulteriori C-17.
KC-33A: proposto come aerocisterna nel programma Advanced Cargo Transport Aircraft (ACTA), che fu vinto dal McDonnell Douglas KC-10 Extender. Il KC-33A univa le caratteristiche di un'aerocisterna a quelle di un aereo da trasporto tattico, in grado di trasportare veicoli come gli M113A3, e fusoliera all'anteriore sollevabile per le operazioni di carico e scarico. Comunque l'Iran acquistò 4 esemplari convertiti in aerocisterne per la propria forza aerea. Non esistono molti dati sull'impiego operativo degli esemplari, presumibilmente utilizzati durante la guerra Iran-Iraq.
Il 747 CMCA: Durante lo sviluppo del B-1A Lancer, l'Air Force teorizzò di equipaggiare un 747 con dei piloni sub-alari e nicchie apribili sulla fusoliera, in modo da trasportare tra i 50 e i 100 missili cruise AGM-86 ALCM. Il progetto fu abortito.
Il 747 AAC: Il 747 Airborne Aircraft Carrier per trasportare aerei da caccia sul teatro delle operazioni, dei "microfighter", cioè caccia di ridotte dimensioni, con serbatoi e autonomia molto ridotti, ma capaci di trasportare quantità maggiori di armi grazie al peso risparmiato. La Boeing fu incaricata di studiare dei "microfighter"; ne progettò cinque versioni, arrivando a definire un solo tipo di caccia, e propose di utilizzare come aereo portaeromobili un 747-200 pesantemente modificato, il 747 AAC per l'appunto, teoricamente in grado di trasportare, rifornire, e accogliere al rientro dieci caccia, sia agganciati esternamente che alloggiati all'interno del velivolo. Il progetto fu abbandonato.
L'Evergreen 747 Supertanker da lotta aerea antincendio.
Lo Stratospheric Observatory for Infrared Astronomy (SOFIA) per il trasporto di un telescopio a infrarossi ad alta quota.
Il Boeing 747-8 è stato la terza e ultima versione del Jumbo Jet, e la più grande, realizzata sotto la guida di Joe Sutter che aveva guidato il programma 747 originale. Annunciato nel 2005, utilizza un'ala riprogettata, una fusoliera allungata che lo rende il più lungo aereo passeggeri del mondo. E’ l'aereo commerciale più grande mai costruito negli Stati Uniti, realizzato in due principali varianti: il 747-8 Intercontinental (747-8I) per la versione passeggeri e il 747-8 Freighter (747-8F) per la versione cargo. Il 747-8F ha effettuato il suo volo inaugurale l'8 febbraio 2010, seguito dal 747-8I il 20 marzo 2011. Tuttavia il programma 747-8 è stato turbato dalla cattiva gestione iniziale, facendo esplodere il budget e le scadenze. La società con sede a Chicago ha perso circa $ 40 milioni per ogni 747 dal 2016. Tutto sommato, Boeing ha registrato $ 4,2 miliardi di spese contabili per il 747-8, che è stato mantenuto in vita come cargo. Il 747 ha registrato il suo ultimo ordine come aereo passeggeri nel 2017 - per l'Air Force One.
Il Boeing 747 negli ultimi 10 anni ha ben contrastato l'interesse di mercato per il più recente A380 riuscendo soprattutto negli ultimi 5 anni a incamerare numerosi ordini per nuovi modelli. Circa il 91% dei 747 e il 97% degli A380 sono da tempo parcheggiati come stima il Credit Suisse. Air France, Lufthansa e Qatar Airways sono tra i vettori che valutano se mettere a terra i loro A380 permanentemente o si stanno preparando a farlo. Airbus ha ancora solo nove aerei consegnati. Tutti tranne uno sono etichettati per Emirates Airline, il più grande operatore A380, che sta valutando se scartare i suoi ultimi cinque su ordine. L'A380 è costato ad Airbus circa 20 miliardi di euro (23 miliardi di dollari), pareggiando o generando profitti solo per un periodo di tre anni a partire dal 2015. Con solo 251 aeromobili venduti durante la vita del programma, il planemaker non ha mai raggiunto l'efficienza che deriva dalla produzione su larga scala (secondo esperti americani). Boeing, nel frattempo, si stava preparando da anni per liquidare il programma 747, e il suo team di vendita ha rivelato l'interesse dei clienti per una potenziale versione mercantile del 777X. “Con un tasso di costruzione di mezzo aereo al mese, il programma 747-8 ha più di due anni di produzione davanti per soddisfare i nostri attuali impegni con i clienti. Continueremo a prendere le giuste decisioni per mantenere in salute la linea di produzione e soddisfare le esigenze dei clienti” ha dichiarato Boeing per questa storia. Il planemaker ha solo 15 ordini non completati per il 747 - tutti mercantili. Una dozzina di loro sono diretti a United Parcel Service Inc. e il destino degli altri non è chiaro, parte di una disputa con il gruppo russo Volga-Dnepr. Lo spazio della catena di montaggio potrebbe essere meglio utilizzato su un altro aereo, come il 767, che condivide una baia nella fabbrica di Everett, Washington. Con la costruzione di mezzo aereo al mese il programma non è molto più redditizio.
di Antonio Frate
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Creato Sabato, 21 Marzo 2020 10:55
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Ultima modifica il Sabato, 21 Marzo 2020 11:09
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Pubblicato Sabato, 21 Marzo 2020 10:55
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Among the 48 people expelled so far to Lombardy for crimes related to radical Islamic terrorism, now it is the turn of Fatma Ashraf Shawky Fahmy (Maria Giulia Sergio). Born on June 3, 1995 in Giza, Egypt, the 22-year-old lived in Torre del Greco and was expelled from Italy by decision of the Ministry of the Interior thanks to investigations by Digos of Milan. Together with her parents and three younger brothers, she had approached extremism and was in contact with an unidentified member of the Isis, named Abdallah Hasanyan Al-Najjar. She asked him to organize a trip to the conflict lands through Turkey. From their talks, however, it is clear that, although she attended the mosque in Jenner Avenue and was therefore rather informed, Fatma did not consider, probably, that the Islamic State was losing ground. So, not being able to "enlist", the girl changed her perspective. «There's something I can do here. I can take action in Milan». And again: «I am ready». Phrases from which it emerges, according to Digos investigators, that the girl was willing to a kamikaze action. Once again, however, on the Telegram channels, the response of the Isis man was negative: «You will only be able to do something when you have our permission». According to what has been reconstructed by the Milan Court of Assizes, this is a story that begins on January 7, 2015, immediately after the massacre within the editorial staff of Charlie Hebdo. The police intercepts two women who have sworn allegiance to the Islamic state. They are Maria Giulia Fatima Sergio and her spiritual guide, Haik Bushra. The first one would be in Syria. The second, after studying in Bologna, would be in Saudi Arabia. It is the latter who tells her: «The killing of unbelieving Westerners is not only legitimate, but a duty». And again: «These people are not innocent because they are part of Western countries that want to hit Muslim countries». Actually, this is a story that began in 2008 in Inzago, a town in Milan. It was in that year that Maria Giulia converted to Islam, changed her name to Fatima Az Zahra and began her personal radicalization. After a few years she is convinced that she must go to Syria to give her contribution, but first she must marry an aspiring mujaheddin. In September 2014, she married the Albanian Aldo Kobuzi. According to what the magistrates have reconstructed, it would be a «combined marriage, born electronically and functional only for departure». And in a couple of weeks they arrive in Syria. She teaches and he is trained in Iraq. Fatima tries to convince her family to join her, but their Skype conversations are intercepted and in July 2015 her father, mother and sister are arrested. Fatima asked about them in an interview with Corriere della Sera in which, among other things, she said: «The Islamic State is a perfect State. We are not doing anything here that goes against human rights. Which those who do not follow the law of Allah do». The case ends on 13 June, with the sentence in absentia of the Milan Court of Appeal to 9 years. Of Maria Giulia remains only her social profile, where stands out her new name and you can not see that the eyes, everything else is covered by the Niqab . In the page there is little written in Italian, the symbols of the holy war are everywhere. On her profile she wished the victory in the name of Allah over the disbelievers and the last post still online is dated November 19, 2013. Then nothing. «Behind the veil there is no terrorist hiding. My daughter Fatima is good, who knows her can confirm it. And she has the strength of someone who fights for a just cause». Assunta Bonfiglio, the 27-year-old's mother, is speaking. «I have not had contact with Fatima for some time and I have no idea where she is, but I know that Allah protects her», says Assunta. According to the authorities there are a hundred Italian citizens who have left like Fatima to join the Islamic State. Meriem Rehaily, 22 years old, jihadist from the province of Padua, of Moroccan origin, was sentenced on December 12, 2017 by the Court of Venice to 4 years' imprisonment for enlistment for terrorist purposes and expulsion provided at the end of the sentence for having joined the Islamic State. On July 14, 2015 Meriem Rehaily disappeared from her home in Arzergrande, in the province of Padua, to reach the airport Guglielmo Marconi in Bologna where she boarded a flight to Istanbul. A few hours before getting on the plane she posts her oath to the Caliph: "God, I promised my pledge of faithfulness and I renew it for the prince of the faithful, my cheikh Abu Bakr al-Baghdadi". Shortly after, Rehaily arrived in Syria where Daesh, thanks to its computer skills, recruited her as a hacker and also sent her to the border with Turkey to help filter entrances, using her language skills. Meriem Rehaily had shown on several occasions that she had clear ideas and had also published the list of ten objectives to be eliminated, men of law enforcement of which she had entered photos and address of residence. In addition to stating that she was "proud to have joined the Isis", and to have "seen the truth", Rehaily was shooting journalists, accused of having written falsehoods about her. At the same time, however, elements emerged about the possible repentance of Rehaily: in January 2016 the Carabinieri of the ROS intercepted a phone call made to her father in which the girl claimed to be repentant of the choice made and asked to be taken home. Another contact with the family took place in November 2016 when the girl reiterated her repentance, claiming to be terrified by the war, but can not leave Raqqa; then nothing more. Judge Roberta Marchiori explained that her willingness to martyrdom is a cause for concern: «The State cannot exclude the hypothesis that the suspect may be available to carry out suicide bombing actions also in Italy and, in particular, in Rome». «I'm a terrorist for the government, but I didn't do anything in Italy. I was brainwashed from Isis», explains Meriem, «before I lived like a normal teenager who went to school and went out with friends. Then I closed my eyes and found myself in Syria. Abu Dujana al Homsi, a young Syrian who contacted me via Telegram in a secret chat room, attracted me on the internet», says the Paduan jihadist, «he wanted to marry me, but I refused. Then he began to say that I had to leave Italy and reach the Caliphate because Allah wants it». In the historic capital of the Caliphate, Meriem soon realizes that the adventure of black flags is turning into a nightmare. «I have seen the real Isis and it is not the Islamic State that I believed», explains the jihadist now, «the horror of the bombings terrified me. When I opened my eyes it was too late». In Raqqa she marries a Palestinian and has two children. Meriem had been in touch with her parents, who are trying to get her back home. Her mother Khadija is always in her thoughts: «I would like to ask her to forgive me, but it's too late to apologize because I've already done what I shouldn't have done». Repentant and aware of having made the wrong choice, Meriem would like to return to Italy. «Daesh loves killing people, it loves blood, they kill people for no reason» says Sonia Khediri. She is 21 years old. She was born and raised in One di Fonte (Treviso), and fled home at 18, in August 2014, more out of love than to embrace Islamic fundamentalism. Or so it seems to be hearing her now, when every dream of a better and different life seems to have vanished. She met a preacher during a trip to Tunisia, let herself be persuaded to join the Caliphate and after months of contacts on the Internet fled to Syria to marry him, discovering on her arrival that he had been killed. In his place, according to what emerged, she was forced to marry Abu Hamza, about twenty years older than her, Tunisian emir and number two of Daesh, from whom she had two daughters. The Public Prosecutor's Office of Venice, calling her a foreign fighter and considering her dangerous, asked for her arrest on two different occasions. And on two occasions the GIP denied the custody order. It's hard to say whether or not the 21-year-old has embraced Daesh's fundamentalist theses, but in the interview with Tg1 she clearly says that she tried to return to Italy, but failed to do so. Sonia Khediri reached the Islamic state when she was only 18 years old. Now she's a prisoner in a Kurdish refugee camp in northern Syria, and she confesses: «I want to go back to Italy, but I'm afraid of going to prison and not seeing my children anymore. I loved Daesh thinking I was making the right choice, but instead I lost my life. I was convinced to join the Islamic State because in the videos circulating in Raqqa the women were going out with the niqab. I wanted to live like them». In a guarded area in the Heyn Issa camp, north-east of Syria, a thousand women and their children who have joined the caliphate are in custody. Women. Maybe not real «evil geniuses» but still charismatic females, «soldiers» ideal to be recruited by the Caliphate, decided as they are to move in the Islamic lands, against everything and everyone, breaking religious and traditional ties.
di Noemi Genova
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Creato Giovedì, 31 Ottobre 2019 12:33
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Ultima modifica il Giovedì, 31 Ottobre 2019 12:34
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Pubblicato Giovedì, 31 Ottobre 2019 12:33
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For an organization that has always tried to keep women away from the battlefield and now changes dialectics, it is difficult to find a way to get the attention and especially the approval of its supporters for a choice that would go - according to conservative Muslim doctrine - against their own ideology and their Islamic beliefs. Yet more and more women are involved in suicide attacks: since 1980, no fewer than 4400 suicide attacks have been carried out by male-bombers and female-bombers.
Chronicles of the first kamikaze women in the Middle East date back to April 4, 1985. The first is the 17-year-old Lebanese Saana Muhaidily who blows herself up by throwing herself with her white Peugeot against an Israeli checkpoint at Batr Shaouf, killing two soldiers and injuring two others. Before she died, according to a tragic ritual that had become classic, the girl had recorded a video message in which she declared herself ready to die in order to drive the Israelis out of Lebanon. Until now, women were excluded from such actions for religious and social reasons. Saana's changing the order of things. Her gesture is interpreted as a warning to the conscience of millions of Arab men. She became a popular icon throughout the Middle East in the 1980s, received public praise from Syrian President Assad, and was given poems and prayers. But above all, a dangerous spirit of emulation is unleashed: on July 9 of the same year, another woman, always at the wheel of a car filled with explosives, launches herself against a checkpoint in Ras Bayada in southern Lebanon, killing two soldiers. She's almost considered a saint by her people. On 27 January 2002, Wafa Idris, a 28-year-old nurse, arrived in Jerusalem probably on board a Red Crescent ambulance. She enters a shoe shop to ask for the price of a pair of shoes. Once she's out, she walks down Jaffa street. At 12. 20 p. m. the ten kilos of explosives that Wafa carries in the bag explode, killing an elderly tourist guide and injuring dozens of civilians. The rescuers are presented with a macabre spectacle: on the asphalt, a head with long black hair. The bomber is a woman. She is the first Palestinian female suicide bomber. Idris becomes a real heroine for Palestinian public opinion: since the beginning of the second Intifada (Jerusalem, 28 September 2000) no woman had yet sacrificed herself. The story of Wafa still leaves some doubt: it was impossible to establish whether it was her will to die or whether her tragic death was determined by an early trigger that had left her no escape. The consideration she enjoys from her death is envied by many Palestinian women accustomed to being mistreated and misconsidered by men. As with Saana, Wafa's gesture is imitated by other girls. In fact, only after two months, another 18-year-old girl, Ayat Al-Akhrass, handed over her "will" to her schoolmates and went to the city to get herself blown up. On 27 February 2002, 21-year-old student Darin Abu Aishe blew up at a checkpoint near Maccabim (central Israel). Darin studied English at Al-Najah University in Nablus, a real terrorist recruitment base since the student council is controlled by Hamas. Her last message, recorded on video, is a message of hatred towards Ariel Sharon. On April 12, Andaleeh Takatka explodes at bus stop 6, near a market in the sadly famous Jaffa street. On October 4, the death also arrives on the seafront of Haifa. The lawyer Hamady Tayer Jaradat brought it. Her brother was killed. She was looking for revenge.
The first woman-bomb of the Hamas Islamists is called Reem al-Reyashi. Reem was the challenge of the female suicide bombers, young mother of two children of 3 and 1 year. The video message she leaves is a declaration of love for them. Reem killed 4 Israelis at the Erez crossing, in a building used to control the laborers who go to work in Israel. When she arrived in front of the metal detector, she explained that she had a metal plate in her knee, so that she could enter the room where the soldiers were without arousing suspicion. And here she set in motion the explosion mechanism. Isis has attracted hundreds of young girls to her network, manipulated, persuaded to leave with the promise of a better life and then reduced to slavery, such as Samra Kesinovic and Sabina Selimovic, who left Vienna on April 10, 2014 when they were 15 and 16 years old. But the women of Isis are not just victims. The scenario has evolved. They are considered "fanatical and radicalized".
Europe's first jihadist suicide bomber, Hasna Aitboulahcensi, blew herself up during the November 2015 raid in St. Denis. Hasna Aitboulahcen is a pioneer in Europe, but it is one of more than 220 women who have been blown up in half the world since 1985. Before her, in the occupied Palestinian territories, a dozen women have been involved in suicide attacks in the last fifteen years. As in Iraq, Turkey, Russia, Nigeria and India where the use of female suicide bombers is a less and less exceptional phenomenon. On 29 March 2010, two women blew up at an hour's interval in two Moscow metro stations, killing 37 people and injuring dozens of people. On August 31, 2004, another Chechen woman blew herself up in Moscow, killing 10 people. Since 1999, dozens of women, mainly Chechens, have become suicide bombers. They have been immolated in the Moscow metro, in planes, near police stations, during rock concerts, in front of buildings. In 2002, at the Doubrokva Theatre, 19 "black widows" were wearing a bomb belt to take 130 people hostage. In Iraq, since 2003, about fifty women have chosen to die for Allah, among them, only last year, about twenty, which represents about 10% of the total bombers. This means that the number of women involved is constantly increasing. On 1 February 2010, for example, more than 46 people were killed and some 260 injured in an attack by a suicide bomber in Baghdad: Yasser Arafat activated the detonator while she was in line with other women waiting to be searched. Yasser Arafat, "Nobel Peace Prize", in January 2002 created the female word of martyr, Shahida, which had not existed in Arabic until then, and invited women to participate in the armed struggle by declaring: «You are my army of roses that will crush Israeli tanks». The most respected Shiite religious in Lebanon, Sheikh Mohammad Hussein Fadlallah, blessed Palestinian female suicide bombers by saying that they were writing the pages of a new and glorious story for Arab and Muslim women. Another example is that of Aminah, who wanted revenge for the death of her husband (killed in 2011 by an American drone) through a suicide attack. A terrorist attack unleashed in Paris in September 2016 was conceived by an all-female IS cell, and the following month 10 women were arrested in Morocco for planning a suicide attack during the parliamentary elections. In France, Morocco, Kenya, Indonesia and the United States there have been several cases of women active in the creation of attacks on behalf of the Islamic State. So far, the chronicle of a phenomenon that violently shakes our consciences evoking the ghost of the inexplicability of the existence of people for whom the struggle for an ideal is more important than life itself. These women, whose stories all resemble each other, seem to have given up, or been forced to give up, any faculty of free judgment, whether through persuasion, violence or the administration of drugs. As previously mentioned, death arrived in shopping malls, central streets, markets, concealed in handbags or concealed under clothing to simulate a pregnancy. Death was caused by women, through what are the symbols of femininity: the fondness of the handbag, the sweetness of an upcoming motherhood. Almost twenty years after its debut in modern history, suicidal terrorism preserves the image of an extreme instrument of terror, and these cases of chronicle should lead us to think of the important role that women have acquired within the new military doctrine of the group, of their possible tactical use, but, above all, of how the strategic logic of the IS group has changed. Women play an increasingly important role in this game, and underestimating its presence can be a risk.
di Noemi Genova