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Il Punto del Direttore

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Rifiuti a Scampia (NA) - Foto di Monica Leone

 

 

Operazione Strade Pulite: Viaggio nella “monnezza” da Scampia alla discarica di Chiaiano.

 

 

Cumuli di immondizia sparsi ovunque. Rifiuti in stato di decomposizione. Gente esasperata sommersa da odori nauseanti. Siamo a Scampia (NA) dove l’emergenza rifiuti è davvero forte. Non molto distante la discarica di Chiaiano, presidio militare dal 10 luglio 2008. Qui vi lavorano 70 dipendenti escluso il personale tecnico.

La discarica rischia di chiudere tra 3 mesi. Delle 750 tonnellate al giorno previste, se sono aggiunte in questi ultimi tempi altre 200, per raggiungere quasi le 1000 tonnellate giornaliere. Qui arrivano non solo i rifiuti di Napoli ma anche quelli di Marano e in alcune occasioni quelli di Mugnano.

All’inizio il presidio militare era composto da cento militari, oggi sono all’incirca una ventina. I militari impiegati operano con funzioni di agente di pubblica sicurezza e possono procedere all'identificazione e all'immediata perquisizione sul posto di persone e mezzi di trasporto al fine di prevenire e tutelare l'incolumità di persone e la sicurezza dei luoghi vigilati.

Il grande movimento avviene di notte quando i camion, all’incirca 80 al giorno, portano i rifiuti in discarica.

Ogni tanto la gente fa sentire la sua voce, ma Chiaiano a parte il momento dell'apertura, non è mai stato l'epicentro delle proteste, dato che è una discarica che funziona in modo impeccabile.

La gente si lamenta principalmente per l’odore e per il viavai notturno degli automezzi. All’ingresso della discarica viene effettuato un controllo radiometrico in grado di rilevare sostanze radioattive.

L'immondizia viene trattata con prodotti specifici e coperta col terreno nel giro di poche ore. Con i rifiuti si costruiscono delle gradinate dando vita ad una ricomposizione morfologica del sito. La chiusura viene fatta con un pacchetto impermeabilizzante costituito da vari strati (2 metri di argilla, bentonite, polietilene saldato, di nuovo argilla e infine il terreno). Una recente inchiesta però parla di argilla avvelenata proveniente da una discarica dismessa non impermeabilizzata.La magistratura indaga.

La discarica è comunque dotata di un efficiente sistema di raccolta del percolato e del biogas. Per quest’ultimo ci sono nove pozzi attivi e una torcia che brucia mentre per il percolato vi sono dei serbatoi per lo stoccaggio.

L’emergenza dei rifiuti in Campania inizia nel 1994 con l’istituzione del Commissariato spesso criticato essendo diventato nel tempo un ente ordinario con una certa autonomia di spesa e con un certo numero di dipendenti da mantenere.

L'Operazione “Strade Pulite” è stata autorizzata nel maggio 2008, con decreto nº90 “Misure straordinarie per fronteggiare l'emergenza nel settore dello smaltimento dei rifiuti nella regione Campania e ulteriori disposizioni di protezione civile”, convertito in legge, con modificazioni, dalla legge 14 luglio 2008.

Dal 29 novembre 2010 è stato autorizzato il concorso di una Task Force di livello Reggimento, 160 militari e circa 100 mezzi dell'Esercito, portando il dispositivo utilizzato per l'operazione a circa 400 unità.

E la Camorra che ruolo ha in tutto ciò? Spesso è stato detto che dietro le proteste dei manifestanti nelle varie discariche ci sia la mano camorrista nonostante il ministro Maroni abbia negato ciò. Ovviamente la Camorra è contro l’apertura di nuove discariche ed ha tutto da perdere in merito alle discariche controllate dall’esercito in quanto non riesce nei suoi interessi malavitosi come quello di sotterrare i rifiuti radioattivi. L’emergenza continua ma a detta di esperti qualificati la vera emergenza arriverà in primavera!

 

 

di Roberto Colella

 

 

 

Scontri di Genova. Gli Hooligan, la criminalità e la contesa del Kosovo

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“Il Kosovo è il cuore della Serbia”. Così si poteva leggere in uno striscione della partita Italia – Serbia sospesa per incidenti lo scorso 12 ottobre a Genova. Un episodio davvero deprecabile che sicuramente poteva essere evitato.

Nove giorni prima, il patriarca serbo Ireney durante l’intronizzazione a Pec/Peja nel cuore del Kosovo così si rivolgeva alla folla accorsa: “Il popolo serbo non ha altro stato oltre che la Serbia, della quale fa parte il Kosovo".

L’Italia è tra gli stati che ha riconosciuto l’indipendenza del Kosovo ed è la nazione maggiormente impegnata nell’operazione di peace-keaping con la missione KFOR.

La Serbia  o meglio Belgrado e la chiesa ortodossa non riconoscono l’indipendenza del Kosovo e a quanto pare ne continuano a parlare come di un territorio ancora sotto la loro appartenenza.

 

 

Allo stadio gli hooligans serbi richiamavano la battaglia del 1389 Campo dei merli o Kosovo Polje che nell’immaginario serbo è divenuta il mito fondante dello spirito nazionale fino ai giorni nostri.

La bandiera albanese bruciata dagli ultras serbi non è soltanto un singolo episodio della barbarie da stadio ma un segnale, un sintomo di una labile tregua tra serbi e albanesi del Kosovo.

La criminalità organizzata avrebbe pagato 200.000 euro a decine di hooligan per provocare i disordini a Genova.

A quanto pare la polemica innescata dagli scontri del Marassi ha inebriato gli animi di diversi politici sia italiani che serbi. La Serbia da un lato punta ad entrare nell’Unione Europea ma dall’altro la strategia dei paesi europei sotto la guida occulta degli Stati Uniti d’America tende ad isolarla non facendola rientrare nell’orbita dei paesi amici. Dall’Europa Orientale, la mafia russa utilizza i Balcani compreso il Kosovo per effettuare i traffici internazionali di contrabbando, droga e prostituzione ma soprattutto armi.

Gli incidenti del Marassi, il discorso del patriarca e la strategia degli hooligans guidati da un’attenta regia criminale puntano a innescare l’attenzione europea di nuovo sulla questione kosovara mai risolta del tutto.

 

 

di Roberto Colella