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Storia militare

Corea 1951 operazione “Strangle” (2ª parte)

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Alla fine di maggio del 1951 la 5ª Air Force in collaborazione con la US NAVY ed il 1° Marine Air Wing dava il via all’operazione “Strangle” (strangolamento).

L’offensiva nasceva per contrastare la penetrazione comunista neutralizzandone tutti i centri di smistamento e le vie di comunicazione, agendo su obiettivi strategici scelti con particolare attenzione.

I comunisti superata la sorpresa iniziale risposero con ingegnosità; nascosero i depositi di rifornimenti in grotte e gallerie, mimetizzarono ponti e ferrovie, spiegarono centinaia di squadre specializzate nella ricostruzione.

La contraerea divenne particolarmente efficace: ben 81 aerei delle Nazioni Unite vennero abbattuti; molti piloti alleati furono però recuperati in territorio nemico mediante l’utilizzo di elicotteri H-5 ( designazione U.S.A. del Sikorsky S-51) prima e H-19 ( S-55) dopo.

L’utilizzo dell’elicottero in azioni di recupero, già sperimentato da tedeschi e americani sul finire della Seconda Guerra Mondiale, aveva subito da allora una notevole evoluzione,trovando ampio impiego in Corea anche come trasporto truppe.

Era comunque evidente come l’aviazione coreana si fosse rinforzata; a Nord-Est sempre piu’ frequentemente i cacciabombardieri dell’ONU venivano intercettati dai MIG in molti casi (secondo il comando americano) pilotati egregiamente da “istruttori” sovietici.

Il Generale Weyland, comandante della Far East Air Force dell USAF, richiese con decisione l’invio di nuovi F86-E con superiori prestazioni rispetto alla versione A, visto che i MIG coprivano efficacemente le operazioni di costruzione di nuovi aeroporti in territorio coreano e questo era un grosso problema: le nuove piste avrebbero permesso ai comunisti di ampliare il loro raggio d’azione molto più di quanto avrebbero potuto fare partendo dalla Cina.

La questione assunse carattere d’urgenza e l’USAF si mosse di conseguenza.

Il 23 ottobre 1951 otto B-29 scortati da 50 Republic F-84 e preceduti da 34 Sabre A, decollarono diretti verso Namsi con lo scopo di distruggere il locale aeroporto; la reazione nemica fu violenta, oltre 150 MIG attaccarono il gruppo abbattendo tre B-29 e danneggiando gravemente gli altri 5 costretti al ritiro con morti e feriti a bordo.

In novembre arrivarono i rinforzi ed il 1 dicembre entrava in azione il 51° Fighter Interceptor Wing comandato dall’asso Francis Gabreski.

Sempre in dicembre venne varata l’operazione “Saturate” (saturazione) come estensione dell’Operazione Strangle.

“Saturate” riuscì a bloccare le comunicazioni ferroviarie tra Siinanju e Sinuiju quasi ininterrottamente tra aprile e maggio mentre contemporaneamente i comandi americani pianificavano una nuova offensiva su altri obiettivi strategici nella Corea del Nord con la speranza di affrettare i negoziati sul cessate il fuoco giunti ad un punto morto.

I colloqui per il cessate il fuoco continuarono per tutto l’inverno 1952-53, ma gli attacchi americani ripresero in febbraio (1953) contro obiettivi industriali, vie di comunicazione e nuovi obiettivi come le dighe, con l’intento di allagare i terreni coltivati e distruggere il raccolto di riso.

La prima diga a subire gli attacchi degli F-84 fu quella di Toksan, il 13 maggio del 1953.

Un particolare colpì i piloti alleati: la reazione dei Mig era più blanda, fatto che fece supporre il ritiro degli “istruttori” russi.

Le trattative per l’armistizio iniziate nel luglio del 1951, ebbero fine due anni dopo, il 27 luglio del 1953 con la ratifica dell’accordo.

L’aviazione fu dunque decisiva per la risoluzione della guerra di Corea, evitando in più di un’occasione la disfatta delle forze terrestri dell’ONU, di certo il veto di attaccare le basi aeree in territorio cinese allungò notevolmente i tempi del conflitto, ma gli equilibri internazionali non permettevano chiaramente una mossa del genere.

La superiorità aerea americana mascherò le problematiche spesso difficili che si ebbero sul fronte terrestre dove i coreani costrinsero gli americani (all’inizio del 1951) ad una delle più gravi ritirate (forse la più grave) della loro storia militare del ‘900.

 

 

di Umberto Zezza

 

 

 

 

Dunkerque - Prove generali per la battaglia d’Inghilterra

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Tra le azioni di guerra avutesi durante il Secondo Conflitto, sulla cui strategia  non è ancora stata fatta chiarezza, può annoverarsi la battaglia di Dunkerque. Dopo l’attacco alla Polonia nel settembre del ’39 e dopo una pausa organizzativa di sei mesi, la macchina militare tedesca dà un’altra devastante dimostrazione di potenza quando, nell’aprile del 1940, scatena la micidiale “Blitzkrieg” in Norvegia, Danimarca, Olanda, Belgio, per poi dirigersi in Francia attraverso le Ardenne con l’obiettivo di salire a  Nord e stringere in trappola le Forze Alleate. In quest’ottica le spiagge di Dunkerque rappresentavano la sacca ideale dove far convergere Francesi ed Inglesi per privarli di ogni via di fuga. La manovra è perfetta ma è proprio a questo punto che la Panzerdivision arresta la sua avanzata inspiegabilmente , lasciando la questione alla Luftwaffe. E’ nei nove giorni successivi, dal 26 maggio al 3 giugno del 1940, che i Britannici riescono a radunare ogni sorta di imbarcazione, dalle navi da guerra ai pescherecci, per fare la spola tra le coste del Kent e Dunkerque, riuscendo nell’impresa di riportare in Inghilterra 338. 226 soldati (oltre 120.000 dei quali Francesi).Il 24 maggio il corpo di spedizione britannico e la Prima Armata  francese  si avviano verso la costa per radunarsi in attesa dell’imbarco, che inizia nella notte tra il 26 e il 27 maggio. Fermati i carri, il comando Germanico dà il via agli attacchi aerei: la Luftwaffe impiega 150 bombardieri orizzontali Dornier17, Heinkel111, Junkers88 (quest’ultimo all’occorrenza impiegato come tuffatore) dedicati al bombardamento sulla flotta di salvataggio; 250 bombardieri in picchiata  “Stuka” impiegati per l’attacco alle truppe sulla spiaggia  e  400 caccia Messerschmitt 109 e 110 di scorta. Di contro la R.A.F. conta circa 200 caccia Hurricane, Defiant e  Spitfire che riescono incredibilmente a tenere testa ai Tedeschi. La mattina del 28 maggio le cose sembrano volgere al peggio: il Re del Belgio, Leopoldo,  annuncia la resa del suo Esercito senza aver consultato né il governo né gli alleati e questo provoca un’improvvisa falla sul lato destro del corridoio che porta a Dunkerque. Con la Luftwaffe fuori gioco a causa di una densa coltre di nubi a bassa quota,  lo sforzo dei Francesi, impegnati duramente nel respingimento, permette comunque di guadagnare tempo prezioso tenendo aperta la testa di ponte per il tempo necessario a far convergere entro il suo perimetro i superstiti del corpo di spedizione britannico, nonché metà della prima Armata francese; cinque delle sue divisioni infatti vengono tagliate fuori dalla manovra di accerchiamento operata dalla Wermacht ad ovest di Lille. Cinquantamila uomini cadono prigionieri la sera del 31 maggio, dopo 4 giorni di strenui combattimenti ed il loro sacrificio permette al comandante inglese Lord Gort di organizzare la ritirata generale. Intanto il 29 maggio le nuvole vengono spazzate via dal vento e 180 Stuka, scortati da Messerschmitt 109 e 110, effettuano una serie di incursioni sulle installazioni portuali,  devastandole; il 30 maggio cinque trasporti truppe vengono affondati, ma la Royal Navy, unitamente ai Belgi, ai Francesi  e ai privati cittadini inglesi proprietari di imbarcazioni, raddoppiando gli sforzi riesce a portare in salvo in un solo giorno 53.823 uomini. La Manica e’ un brulicare di imbarcazioni di ogni genere, che soprattutto di notte e sotto gli attacchi aerei tedeschi fanno un’incessante spola tra le coste, portando a termine un’ incredibile operazione di recupero:l’operazione “Dynamo”. Gli Inglesi danno fondo a tutte le loro risorse, affiancando ad Hurricane, Defiant, Spitfire e Blenheim, gli Anson del Coastal Command e gli antiquati ma ancora efficienti bombardieri della marina Swordfish, Albacore e Skua. Gli uomini degli Squadron da caccia inglesi sono esausti, effettuano almeno quattro decolli al giorno ed alcuni di loro sono impegnati ininterrottamente dal 10 maggio; mettendosi alle spalle la stanchezza saltano addosso al nemico con fredda determinazione, infliggendogli gravi perdite e limitando soprattutto gli attacchi sulle truppe in attesa di imbarco sulle spiagge. Il 4 giugno alle 14,23 l’Ammiragliato inglese d’accordo con i Francesi, decreta ufficialmente il compimento dell’operazione Dynamo. Dunkerque  può annoverarsi tra i maggiori successi alleati in Europa. Le concitate fasi delle operazioni di recupero  vanno comunque ad incastonarsi in un quadro certamente più complesso. Il sacrificio di cinque Squadron della R.A.F. per Winston Churchill e’ da ritenersi assolutamente decisivo per il buon esito degli accadimenti , assieme al fatto che le dune sabbiose avevano limitato gli effetti delle bombe sganciate dagli Stuka…ma un tassello manca per completare il quadro generale: lo stop imposto alla Panzerdivision. Varie teorie sono state espresse al riguardo, tra le più accreditate c’è quella che l’attribuisce all’ambizione di Goering di risolvere la questione con la Luftwaffe. Dal suo canto, il Generale Hadler, capo di Stato Maggiore dell’Esercito tedesco, afferma che fu lo stesso Hitler a dare l’ordine di fermare i carri con l’intento di preservarli per operazioni piu’importanti vista l’insidiosa natura del terreno. Altri ufficiali hanno affermato che il Fuhrer abbia tentato una mossa politica per imbonire Churchill in previsione di una imminente offerta di pace da proporre agli Inglesi, vista la sconfitta della Francia, “offerta”  che in effetti fece in un famoso discorso qualche tempo dopo ma senza successo. Sono inoltre note alcune opinioni secondo le quali i servizi inglesi avrebbero abilmente fatto pensare che la pace con l’Inghilterra fosse cosa possibile; la questione non è mai stata chiarita del tutto, di certo c’e’ il messaggio non cifrato intercettato dagli Inglesi alle 11,42 del 24 maggio che ordina ai corazzati la sospensione dell’attacco sulla linea Dunkerque-Hazebrouck-Merville,anticipando in qualche modo la battaglia aerea più famosa della storia: la Battaglia d’Inghilterra.

 di Umberto Zezza

 

 

 

La storia del 36° Stormo

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Lo Stormo è sicuramente tra i più atipici dei reparti dell’Aeronautica Militare. Fino al 30 giugno 2008 è stato l’unico ad avere due gruppi di volo con diversa specialità (caccia e cacciabombardiere) e la sua storia si è contraddistinta per virtù come l’eroismo, il sacrificio estremo, la convivenza con le difficoltà quotidiane che non hanno mai, in nessuna epoca, impedito allo Stormo di raggiungere gli obiettivi che gli erano stati indicati.

Lo Stormo nasce il 1° Febbraio 1938, sull’aeroporto appena costruito di Bologna-Borgo Panigale. La sua specialità è il bombardamento. Volando con i vecchi SIAI S.81 e con i più recenti S.79, lo Stormo prende parte alle prima fasi della II Guerra Mondiale con il bombardamento degli obiettivi nemici di Malta e delle città dell’Africa Settentrionale.

Dal 1941 lo Stormo viene convertito alla nuova specialità di aerosilurante. Accanto agli SM.79 compaiono i nuovi SM.84, specificamente sviluppati per l’aerosiluramento. Fino al settembre 1943 lo Stormo viene continuamente impiegato in azioni sul Mediterraneo Centrale e Occidentale, ottenendo diversi successi, il più eclatante dei quali è l’attacco alla corazzata inglese “Nelson”. Dopo l’8 settembre anche il 36° si divide tra coloro che si recheranno al Nord e quelli che resteranno al Sud. L’aeronautica del Sud raccoglie la maggior parte degli aerei e del personale del 36° Stormo e sotto le insegne cobelligeranti viene creato il 36° Stormo Notturno che svolgerà, fino al 1945, intense azioni di supporto ai reparti del regio esercito che oppongo resistenza ai nazisti tedeschi e, in seguito, ai reparti partigiani italiani e titini che combattono nei Balcani.

Alla fine delle operazioni di guerra le perdite per lo Stormo risulteranno intense, sia in mezzi che in uomini: due Comandanti di Stormo, il Col. Helmut Seidl – a cui sarà intitolato lo Stormo nel 1981 –  ed il Colonnello Giovanni Farina, entrambi napoletani, cadono in azione insieme a due comandanti di gruppo, tre comandanti di squadriglia e oltre 180 tra ufficiali, sottufficiali e avieri degli equipaggi. Gli atti di eroismo saranno segnati con un imponente numero di decorazioni,  tanto che la bandiera dello Stormo è ancora oggi quella con più decorazioni di guerra di tutta l’Aeronautica Militare: 1 medaglia d’argento al valor militare al 36° Stormo Bombardamento Terrestre, una d’oro al 36° Stormo Aerosiluranti ed una d’argento al 36° Stormo Notturno, mentre al personale verranno concesse ben 8 Medaglie d’oro al V.M. alla memoria, 43 Medaglie d’Argento, 123 Medaglie di Bronzo e 27 Croci di Guerra.

Dal 1.11.1948, a seguito delle clausole armistiziali, lo Stormo assume la denominazione di 36° Stormo Trasporti ed opera dall’aeroporto di Guidonia, dove resterà fino alla primavera del 1953, quando verrà trasferito a Latina. Il 12 giugno 1955 il 36° Stormo viene sciolto e posto in posizione “quadro”.

L’acuirsi della “Guerra Fredda” e lo scontro tra l’Occidente e il blocco sovietico furono alla base della prima rinascita del glorioso 36. Infatti il 1° maggio 1960 viene costituita la 36^ Aerobrigata I.S. (Interdizione Strategica) il cui compito sarà quello di minacciare, con i suoi missili Jupiter a testata nucleare, bersagli posti al di là della “cortina di ferro”. La Brigata viene stanziata a Gioia del Colle e le sue basi missilistiche vengono dislocate su tutto il territorio della Murgia. I missili verranno ritirati nel 1963, dopo la “crisi di Cuba” e gli accordi tra John F. Kennedy e Nikita Kruscev. Il 10 luglio 1963 la 36^ Aerobrigata viene posta in “posizione quadro”.

Sulla base di Gioia del Colle restano gli F-86K del XII Gruppo Caccia che, nel frattempo sono stati trasferiti dalla 4^ Aerobrigata di Grosseto. Il XII opererà dall’aeroporto pugliese in missioni di interdizione dello spazio aereo e, nel 1966, verrà raggiunto dal 156° Gruppo Cacciabombardieri, proveniente dal 6° Stormo di Ghedi (BS). I due gruppi, con il foglio d’ordini nr. 22 del 1 agosto 1966, ricostituiscono il 36° Stormo.

La bandiera di guerra del glorioso reparto dell’Aeronautica Militare verrà riconsegnata nella mani del Colonnello Vittorio Zamboni il 14 ottobre 1966.

In questi 40 e passa anni di vita in Puglia, lo Stormo ha vissuto continue trasformazioni, mantenendo però immutati i suoi compiti: assicurare la difesa dello spazio aereo nell’area di interesse, ovvero garantire la sicurezza del traffico aereo, assicurare assistenza ad eventuali velivoli in emergenza o in difficoltà, garantire operazioni di scorta e vigilanza a favore di altri velivoli o di formazioni navali, il tutto nell’arco delle 24 ore giornaliere.

Il 36° Stormo ha preso parte alle più importanti attività addestrative ed operative che hanno visto la partecipazione dell’Aeronautica Militare. Fin dalla sua ricostituzione ha preso parte a moltissime esercitazioni multinazionali: dalle “Dawn Patron” dei primi anni ’70 agli innumerevoli “Squadron Exchange” con i più diversi reparti delle forze aeree NATO frequentissimi negli anni ’80, fino alle esercitazioni “Dragon Hammer” e “Distant Hammer”, per arrivare alla prima esercitazione oltre Atlantico, la “Sentry Wolverine” del 1987 che vedrà impegnati in un volo intercontinentale quattro Tornado del 36° insieme a due del 6° Stormo. Di uguale valore, dal punto di vista addestrativo, sono stati i vari rischieramenti effettuati, dal 2000 fino al 2006,  sulla base aerea canadese di Goose Bay, in Labrador, necessari per migliorare le capacità degli equipaggi nei voli a bassa quota e addestrarsi all’uso di armamento reale.

L’invasione irachena del Kuwait nell’agosto del 1990 originava una profonda crisi politica mondiale. Le Nazioni Unite decidevano l’organizzazione di una forza multinazionale con lo scopo deliberare il piccolo regno arabo. Anche l’Italia entrava a far parte della coalizione e il 25 settembre 1990 prendeva il via l’Operazione Locusta con la quale veniva inviata in Medio Oriente un gruppo di velivoli a costituire il Reparto di Volo Autonomo presso l’aeroporto di AL Dhafra, negli Emirati Arabi. Gli aerei, Tornado IDS appartenenti al 156°, al 155 ed al 154° Gruppo, decollarono dall’aeroporto di Gioia salutati da autorità, parenti e cittadini comuni.

Il 15 maggio 1991, dopo aver preso parte alle operazioni “Desert Shield” e “Desert Storm”, i velivoli ritornavano in Patria, atterrando sempre all’aeroporto di Gioia del Colle.

Con il disfacimento del blocco di Varsavia la situazione geopolitica mondiale ha conosciuto continui stravolgimenti, spesso accompagnati da episodi bellici, ed è aumentata la necessità di interventi armati allo scopo di imporre la pace – peace enforcing – o di mantenerla – peace keeping, e sempre più spesso l’Aeronautica Militare è ricorsa al 36° Stormo anche per la posizione geografica che, in questi ultimi anni, si è dimostrata estremamente favorevole. Sia il 156° che il XII sono stati impegnati sui Balcani, volando nell’ambito delle diverse operazioni: “Deny Flight” e “Sharp Guard” prima, “Deliberate Force”, “Allied Force” e “Joint Guardian” successivamente, tutte collegate con lo sfaldamento della ex-Jugoslavia e con i conflitti etnici in Bosnia e Kosovo tra musulmani,  serbi e albanesi.

Non va dimenticato che a queste operazioni prese parte anche il 21° Gruppo, rischierato su Gioia del Colle a fine 1998 per partecipare, in alternanza con il XII, ai turni di allarme. Il 21 giugno 1999 il 21° sarà assegnato al 36° Stormo e ne farà parte fino al 1° marzo 2001 poi verrà posto in posizione quadro.

L’attacco terroristico alle Twin Tower a New York dell’11 settembre 2001 ha creato un nuovo scenario di intervento per l’aeronautica. La minaccia dei cosiddetti “attacchi asimmetrici” ha obbligato le forze aeree a dotarsi di sistemi d’arma capaci di contrastare la minaccia di velivoli come ultraleggeri, elicotteri o piccoli aerei da turismo, difficilmente affrontabili con gli aeroplani ad alte prestazioni in linea nei reparti da intercettazione. E’ nato quindi il concetto di Slow Mover Interceptor  (S.M.I.), L’Aeronautica Militare è stata la prima forza aerea che si è dotata di un aeroplano appositamente indicato per questo ruolo ed il 36° Stormo ha schierato per primo il velivolo MB.339CD, assegnato al XII Gruppo in sostituzione dei Tornado F3 ADV, in un’operazione di copertura dello spazio aereo durante grandi eventi internazionali.

A luglio 2001 scatta l’operazione “Giotto”, alla quale prendono parte i Tornado ADV del XII Gruppo, il cui scopo è garantire la copertura dello spazio aereo di Genova durante la riunione dei capi di stato dei paesi del G8. Successivamente il XII Gruppo sarà presente per assicurare la difesa aerea in tutti i grandi eventi che interesseranno il nostro paese e quelli confinanti: dalle Olimpiadi di Torino alle visite papali, dagli incontri politici internazionali alle visite dell’autorità americane o russe.

Col passaggio dal Tornado F3 al MB.339CD inizia per il XII Gruppo, e per il 36° Stormo,  il lento cammino verso la transizione all’Eurofighter. Gli ultimi anni sono stati infatti caratterizzati dalla lunga preparazione per approdare alla gestione di un sistema d’arma nuovo e complesso. Piloti e specialisti sono stati addestrati ad operare sul nuovo velivolo che è stato assegnato allo Stormo il 1° ottobre 2007. La transizione verso la configurazione finale definite nell’ambito della Trasformazione dell’Aeronautica Militare, che prevede lo stormo impegnato come reparto dedito unicamente alla Difesa Aerea Nazionale e Nato, passa attraverso la partenza del 156° Gruppo volo che rientra a Ghedi dopo 42 anni di permanenza a Gioia del Colle sotto le insegne del 36° Stormo.

Il 21 aprile 2009 il 36° Stormo riceve il simulatore ‘full mission’ per il velivolo Eurofighter. Si tratta di uno dei programmi per addestramento più ambiziosi mai realizzati in Europa, sviluppato con la partecipazione delle due società Finmeccanica Alenia Aeronautica e Selex Galileo. L'evento  rappresenta una tappa fondamentale nello sviluppo del sistema di addestramento ‘simulato’ dell’Aeronautica Militare, uno dei settori operativi di maggiore importanza nel prossimo futuro alla luce delle sempre minori risorse finanziare a disposizione.

Lo scorso 01 luglio 2010 l'arrivo del secondo Gruppo di volo Caccia su velivolo Eurofighter Typhoon, il X Gruppo C.I. proveniente dal 37° Stormo di Trapani Birgi segna il compimento della trasformazione messa in atto dai primi anni 2000.

 

fonte: redazione

Italo Balbo - Il pioniere del volo in formazione

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Il ventennio intercorrente tra i due conflitti mondiali è stato senza ombra di dubbio quello che ha visto realizzare le imprese più  temerarie, avventurose e affascinanti della storia dell’aviazione. Nuove grandi conquiste aviatorie si susseguivano in un crescendo entusiastico di folle che incoronavano i temerari che osavano sfidare i limiti dell’ignoto; alcuni lo facevano per soldi, altri per la fama altri per sfidare se stessi, ma un filo invisibile legava tutti questi uomini: la passione per il volo.

Fino al 1928 però nessuno aveva pensato di compiere una trasvolata di massa; le imprese più famose da Bleriot a Lindebergh passando per Alcock e Brown erano avvenute in solitaria.

“Penso che oggi si debbano cercare obiettivi nuovi per la gara dell’ardimento, della volontà e della perizia dei nostri volatori, non tanto in raid individuali ma in crociere collettive di più squadriglie destinate a volare insieme, per arricchire il nostro personale navigante non soltanto di esperienze preziose di cielo, di clima e di paesi lontani, ma di una pratica necessaria per il volo di massa”

Con queste parole pronunciate il 23 marzo del 1928 alla camera dei deputati fascista, Italo Balbo diede il là alla organizzazione delle famose trasvolate atlantiche che

tanto lustro diedero a lui ed all’aviazione italiana.

Nato a Ferrara nel 1896, Balbo si segnalò come deciso interventista e in seguito protagonista sul campo di battaglia dove le sue gesta gli valsero tre medaglie al valore (due d’argento) e la promozione a capitano durante il primo conflitto mondiale.

Quadrunviro nella marcia su Roma, venne insignito di alte cariche da Benito Mussolini, tra le quali quella ,nel 1926,di sottosegretario di stato per l’Aeronautica.

Le trasvolate di Francesco De Pinedo ( Sesto Calende –Melbourne-Tokyo_Roma del 1925 e Italia-Americhe andata e ritorno, questa in compagnia di Carlo Del Prete nel 1927) avevano dato lustro nel mondo alla Regia Aeronautica, inducendo Mussolini e Balbo ad affidare allo stesso De Pinedo, l’organizzazione di due altre trasvolate che avessero come prerogativa l’utilizzo di molteplici velivoli contemporaneamente.

La prima trasvolata si svolse dal 24 maggio al 2 giugno del 1928 con 61 idrovolanti di vario tipo per un percorso di 2084 km sul Mediterraneo occidentale; uno degli idrovolanti era pilotato dallo stesso Balbo.

La seconda trasvolata ebbe luogo tra il 5 ed il 19 giugno del 1929 quando 35 idrovolanti quasi tutti SIAI 55 trasvolarono il Mediterraneo orientale.

Queste crociere aprirono la strada a ben più importanti imprese che Balbo aveva in mente.

L’obiettivo questa volta era l’Atlantico, ed i vantaggi in termini industriali e militari si prefiguravano palesi.

Il 17dicembre del 1930 dopo minuziosi preparativi, partivano dall’idroscalo di Orbetello 14 idrovolanti SIAI 55 TA (TA come traversata atlantica che presentavano diverse modifiche rispetto ai SIAI s55).

In sette tappe e 61 ore e mezzo di volo totale 11 dei 14 velivoli raggiunsero Rio De Janeiro dove gli equipaggi capitanati da Balbo furono trionfalmente accolti dal presidente Getulio Vargas e da una folla immensa.

Mussolini e Vittorio Emanuele III mandarono telegrammi di congratulazioni e D’Annunzio telegrafò:

“Miei vittoriosi compagni, voi comprendete anche la tristezza dell’uomo ancor valido e ancor temerario costretto a dire: E IO NON C’ERO! Taglio e incurvo tutti i lauri del Vittoriale che sembrano lustri e salsi di luna oceanica”

 

 

Adesso i tempi erano maturi per l’impresa delle imprese: obiettivo New York.

Il 1 luglio del 1933 25 SIAI 55X ancora al comando di Balbo partivano da Orbetello.

Gli equipaggi avevano affrontato un meticoloso addestramento basato sulla navigazione strumentale,la radiofonia in inglese la fisica e l’aerologia; sei baleniere, due sommergibili, due vedette ed uno yacht dell’aeronautica furono dislocati lungo il percorso sul tratto atlantico dove le otto squadriglie di tre aerei ognuna (uno era andato distrutto in fase di atterraggio ad Amsterdam, prima tappa della trasvolata)atterrarono in perfetto orario a Cartwright per poi proseguire verso Chicago raggiunta in due scali il 15 luglio e dove non mancò di far pervenire le proprie congratulazioni Franklin Roosvelt. La settima strada fu ribattezzata “GeneralBalboAvenue”.

Il 19 luglio la formazione raggiungeva New York ed il 20 Balbo ed alcuni membri degli equipaggi erano a colazione a Washington, alla Casa Bianca.

Il 21 luglio tutti gli equipaggi furono onorati della sfilata sulla Broadway a New York

ed al ritorno ad Ostia, Mussolini abbracciò Balbo nominandolo Maresciallo dell’Aria.

Ma l’ombra del conflitto stava pian piano oscurando il cielo dell’Europa; Balbo che fu mandato in Libia nel 1934 con la carica di Governatore, vedeva con sempre maggior preoccupazione l’evolversi della situazione politica. Ciano annotò sul suo diario

“Vedo a lungo Balbo in serata, si prepara a tornare in Libia, deciso a fare del suo meglio ma non crede che si tratti di una guerra facile e rapida…non ritira nemmeno una delle sue riserve sulla politica dell’asse. Balbo non discute i tedeschi: li odia”

Il 28 giugno del 1940 mentre rientrava a Tobruk da una missione il Suo SM79 fu abbattuto per errore dalla contraerea amica.

Per anni si è discusso di questo incidente analizzandolo a fondo; vista la sempre crescente fama ed i contrasti politici con il regime, qualcuno ritiene ancora che l’abbattimento fu premeditatamente ordinato e non un tragico errore.

Il giorno dopo la sua morte, ancora Ciano annotava

“Balbo non meritava questa fine, aveva più impeto che ingegno, più vivacità che acume, ma era un uomo dabbene.

Non aveva voluto la guerra e l’aveva osteggiata sino all’ultimo ma una volta decisa aveva parlato con me un linguaggio da soldato fedele. Era soprattutto un italiano, con i grandi difetti e con le grandi qualità della nostra razza” ..

Un bellissimo documentario sull'impresa dal titolo “gli atlantici” fu realizzato dal LUCE nel 1933 ed e' disponibile oggi in versione restaurata.

 

di Umberto Zezza

 

 

 

La storia del X Gruppo Caccia

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La storia del X Gruppo Caccia intercettori risale agli albori dell’Aeronautica Militare e si riallaccia a quella dell’Aviazione da Caccia Italiana fin dalle sue origini. Costituito a Pasian di Prato (UD) il 10 Aprile 1917, equipaggiato con Nieuport Ni-17, SPAD VII, SAML e successivamente riequipaggiato in parte con Hanriot HD-1, comprendeva sin dall’inizio la 91ª Squadriglia di Francesco Baracca nota come Squadriglia degli Assi.

Il Cavallino Rampante che Baracca aveva impresso sul proprio velivolo divenne, dopo la sua morte, il simbolo dell’intero Reparto e tutt’ora effigia i velivoli del Gruppo. Il X Gruppo, disciolto il 20 Gennaio 1918 al termine del primo conflitto mondiale, venne ricostituito il 1° Giugno 1931 sull’Aeroporto di Campoformido (UD) per formare assieme al IX Gruppo il 4° Stormo. Il X Gruppo, formato a quel tempo dalla 84ª, dalla 90ª e dalla 91ª Squadriglia, dotato di velivoli CR-20, riprese subito la gloriosa tradizione dei “cacciatori” facendosi onore nelle esibizioni di alta acrobazia, durante le numerose esercitazioni tattiche e manovre combinate alle quali partecipò. Nel settembre dello stesso anno fu trasferito sull’aeroporto di Gorizia dove ricevette i nuovi velivoli CR-ASSO. Negli anni successivi fu riequipaggiato con  caccia CR-30 (1933),  CR-32 (1935)  e CR-42 (1939). All’entrata in guerra dell’Italia il X Gruppo raggiunse il campo libico di Tobruk. Nel 1941 il Gruppo rientrò in Italia a Gorizia dove venne equipaggiato con velivoli MC-200 con i quali, partendo da Pola e da Ronchi dei Legionari, partecipò alle operazioni contro la Jugoslavia.

Nel giugno dello stesso anno il Gruppo si trasferì a Catania dove divenne autonomo alle dipendenze del Comando Aeronautica Sicilia. Partecipò agli attacchi contro Malta ed alla scoperta dei convogli nel Canale di Sicilia. Rientrato nell’Ottobre alle dipendenze del 4° Stormo fu trasferito ad Udine per ricevere i MC202. Completato l’addestramento sul nuovo velivolo il Gruppo rientrò in Sicilia per riprendere gli attacchi contro Malta. Nel maggio successivo fu di nuovo impiegato in Africa Settentrionale. Nel 1943 dopo aver ricevuto gli MC-205 partecipò alla difesa della Sicilia contro lo sbarco degli alleati. Dopo l’armistizio il X Gruppo, sempre nell’ambito del 4° Stormo ed assieme al 5° ed al 51° Stormo, costituì il Raggruppamento Caccia dell’Unità Aerea che iniziò le sue azioni contro le forze tedesche. La descrizione dell’attività svolta dal Gruppo durante l’ultimo conflitto mondiale e la produzione di essa in cifre, non potrebbe riassumere un bilancio fatto di caduti e di gloria. Ricordiamo solo che il sacrificio degli uomini, meritò alla Bandiera del Reparto una MEDAGLIA D’ORO al V.M. e che ben sette piloti del X Gruppo, seguendo la scia luminosa di Francesco Baracca, ne furono insigniti alla memoria: Ten. Col. Carlo Romagnoli, Cap. Franco Lucchini, Cap. Livio Ceccotti, Ten. Ezio Bevilacqua, Ten. Leonardo Ferulli, Ten. Francesco Rizzitelli e il Serg. Lido Poli. Nell’estate del 1946 il X Gruppo, e con esso il 4° Stormo, venne trasferito sull’aeroporto di Capodichino con i DH-100 “Vampire”. Nel 1956 il Reparto, nel  frattempo  rinominato  Aerobrigata, fu trasferito sulla base aerea di Pratica di Mare dove iniziò la conversione sugli F-86E. Nel frattempo il Gruppo aveva perso la 90ª Squadriglia che andò a formare il XII Gruppo e ne acquisì due di nuova costituzione: la 85ª e la 86ª Squadriglia. Nel 1957 la Pattuglia Acrobatica Italiana, detta del Cavallino Rampante su F-86E, alla guida del Capitano MELOTTI, dimostra la sua perfetta efficienza in occasione del XXII Salone Aeronautico di Parigi e della MAB 57 (Manifestazione Aerea Baracca) a Milano sull’aeroporto di Linate. Il 7 dicembre 1961 il X Gruppo venne rischierato sull’aeroporto di Grazzanise e nel 1963 ebbe inizio la conversione sugli F104. Il 27 settembre 1967, in seguito ad una ristrutturazione operativa dei reparti dell’Aeronautica Militare il Comando Base Aerea Grazzanise divenne il 9° Stormo Francesco Baracca. Nel giugno del 2003 il Gruppo iniziò la transizione su velivolo F16 ADF presso la base aerea di Tucson, in Arizona. I piloti, al rientro dagli USA, vennero inviati presso il 37° Stormo di Trapani, dove operano insieme con il XVIII Gruppo. Il trasferimento ufficiale del X Gruppo dalla base di Grazzanise a quella di Trapani-Birgi avviene il 23 marzo del 2006. Dal 01 luglio 2010 il Gruppo opera sulla base di Gioia del Colle sede del 36° Stormo.

 

fonte: redazione