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Save Ukraine

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La Russia ha messo in atto un’opera di deportazione di bambini ucraini in Crimea, iniziata già prima dell'invasione del 2022: migliaia di bambini inviati nei campi estivi in Crimea, trattenuti il tempo sufficiente per essere affidati ad una famiglia russa. Infatti, vi è una normativa russa per cui se un bambino resta senza genitori per almeno sei mesi può essere dato in affidamento ad un'altra famiglia. Un’opera di importazione di bambini avente lo scopo di eliminare una generazione di giovani ucraini trasformandoli in nuovi russi. I soldati russi hanno fatto irruzione nelle case, aiutati dalle segnalazioni di ucraini filorussi. Orfanotrofi svuotati a Donetsk e Lungansk. Lo testimonia il direttore dell’orfanotrofio di Kherson ha messo in salvo più di 50 bambini. Un tentativo di cancellare il futuro all’Ucraina. Per recuperare i propri figli, ai genitori ucraini non restava che la possibilità di andarli a prendere di persona in Crimea, ma questo spesso non avveniva per i difficili costi da sostenere per il viaggio, oltre che per le difficoltà legate ai bombardamenti. In soccorso dei genitori si è mossa Save Ukraine, l'associazione non governativa che dall'inizio della guerra si occupa di dare una mano agli ucraini che sono dovuti scappare dalle zone occupate dai russi. 
Nei confronti di Putin e della Commissaria per i diritti dei bambini per la Federazione Russa, Maria Lvova-Belova, pende un mandato di arresto del tribunale internazionale dell’Aja per la deportazione e il trasferimento illegale di bambini ucraini in Russia. Il presidente russo e la Commissaria Maria Alekseyevna Lvova-Belova non potranno mettere piede nei 123 Paesi che aderiscono allo Statuto di Roma. Tra i Paesi che non hanno firmato il Trattato c’è la Russia, mentre gli Stati Uniti non l’hanno ratificato. L’accusa nasce dal lavoro fatto da Save Ukraine, la quale ha inviato una lista di 19.000 bambini deportati in Russia, ma tanti altri non stati identificati. Un mese prima dell'invasione russa, dalle stime di Save Ukraine, quasi 60.000 bambini sono stati portati via dal Donbass e nessuno sa dove siano adesso. L’Organizzazione, che si occupa di cercare e trovare i minori deportati in Russia per riportarli indietro, ha salvato 128 bambini, ma sono un milione e mezzo i bambini che sono finiti sia nei territori occupati dell'Ucraina sia nella Federazione Russa. Questi bambini oggi sono sotto il dominio dell'occupante e la politica della Russia è quella di eliminare la loro identità Ucraina. In Ucraina c'è un grosso calo demografico, a cui si aggiunge il fatto che milioni di donne e bambini sono scappati all'estero e non si sa se faranno ritorno. L’Ucraina ha perso il 50% della popolazione di bambini, passando dal 2014 ad oggi, da più di otto milioni di bambini ad una stima di quattro milioni e mezzo. A molti di questi bambini che hanno la cittadinanza russa è stato inculcato l’odio verso l’Ucraina a partire dalla scuola. Dopo l’invasione è cambiato il programma scolastico russo: gli argomenti principali sono legati ad aspetti della tradizione del Paese, per stimolare negli studenti l’amore per la patria. Quella che viene studiata è una versione diversa della storia, basata su falsi storici. Tutto questo avviene perché anche la Russia ha un enorme problema demografico. Il governo del Cremlino ha riorganizzato l’istruzione promuovendo una narrazione unilaterale e alterata degli eventi storici per giustificare le offensive militari. Libri di storia scritti in pochi mesi che cambiano la narrazione degli eventi, una manipolazione della storia raccontata nelle scuole per creare una nuova generazione di bambini che conosca una solo narrazione filorussa della storia. La propaganda russa è riuscita dividere gli ucraini tra filorussi (spesso anziani) e filogovernativi: fratture di una guerra che si contende anche i bambini. 
La narrazione secondo cui l’Ucraina sia colma di nazisti, tra cui il suo presidente, giustifica l’aggressione con il tentativo di una pulizia etnica e un ritorno all’ordine sotto il comando russo. Una narrazione inculcata nella mente delle persone, soprattutto quelle più anziane che non hanno avuto modi diversi di informarsi se non quello della propaganda del governo attraverso i media: radio, tv, giornali. La libertà di informazione che internet ha offerto riesce a scardinare la narrazione imposta dall’educazione sovietica, per cui la maggior parte di coloro che non approvano il conflitto russo-ucraino sono i ragazzi, mettendo contro figli e genitori. La continua caccia al nazismo si deve alla storica vittoria russa contro i tedeschi, che si ricorda ogni anno nella Giornata della Vittoria, e che ricorda ogni anno come i nazisti siano ancora oggi il nemico da combattere. Le ambizioni coloniali in politica estera trovano spesso giustificazioni con il ricorso alla storia, attraverso la narrazione di rappresentazione condivise. Prima vi è la costruzione di un nemico e poi questa narrazione viene fatta veicolare nell’opinione pubblica. L’educazione sovietica cerca di inculcare ai bambini un forte nazionalismo attraverso l’addestramento militare e la manipolazione della storia secondo cui esisterebbe una russofobia in Occidente. E così, chi deporta i bambini accusa l’altro di nazismo. 
 
di Daniele Leonardi