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La Repubblica di Artsakh non esiste più

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Il 19 settembre scorso, l’Azerbaigian ha attaccato l’area sotto il controllo armeno del Nagorno-Karabakh, una regione interna all’ l’Azerbaigian ma indipendente, abitata da armeni cristiani. Una Repubblica indipendente che aspirava al ricongiungimento con l'Armenia. Alle origini di questa situazione c'è stato un errore abnorme dell'Unione Sovietica che nei primi anni ‘20 stabilì che l’Artsakh (a maggioranza armena) dovesse essere incorporato in un'altra Repubblica Socialista Sovietica, ossia l’Azerbaigian. Con la fine dell’Unione Sovietica, questo territorio divenne oggetto di contesa e causando lo scoppio di tre conflitti: quello che va dal 1988 al 1994, quello del 2020 e l’ultimo il mese (2023). Negli anni ‘90 fu l'Armenia a prevalere, grazie al sostegno russo. A circa trent'anni di distanza però, le parti si sono invertite e l’Azerbaigian, che ha notevolmente potenziato le sue risorse militari grazie ai proventi dei fossili e al sostegno di alleati come Turchia e Israele, si è praticamente ripreso il Nagorno Karabakh. 
Per la Turchia, un collegamento diretto con l’Azerbaigian, senza dover passare dal Nagorno Karabakh, significherebbe un accesso diretto per il Mar caspio e con l'Asia centrale, favorendo i collegamenti eurasiatici della Turchia. La Turchia deve passare per la Georgia per arrivare all’Azerbaijan e per il resto dei collegamenti euroasiatici. L'apertura di questo corridoio consentirebbe da un lato ovviamente di legare in modo più stretto Turchia e Azerbaijan, dall'altro di ridurre la dipendenza di entrambi dalla Georgia. 
Gli azeri, forti della loro alleanza con la Turchia (dall’indipedenza dell’Azerbaijan in poi, la Turchia si descrive come un solo Stato con quello azero), il 19 settembre hanno condotto un'operazione antiterrorismo per contrastare alcuni presunti sabotatori armeni. Il 26 settembre una forte esplosione ha colpito l'area di Stepanakert (che gli azeri invece chiamano Xankənd), la capitale dell'auto proclamato Stato dell’Artsakh, causando la distruzione di un deposito di carburante, provocando decine di morti e centinaia di feriti. Nemmeno gli armeni sono intervenuti in sostegno dei propri connazionali, probabilmente nella consapevolezza della superiorità militare degli azeri, sia in termini di uomini che di mezzi. La Russia, storico alleato dell’Armenia, non si è esposta in difesa degli armeni per non inimicarsi la Turchia. L’Armenia ha partecipato a esercitazioni militari con gli americani, cosa non gradita a Mosca. Il governo armeno ha maturato un avvicinamento agli Stati Uniti, confinato con l’allora speaker della Camera Nancy Pelosi Per quanto riguarda il conflitto in Ucraina, l'Armenia, non solo ha inviato aiuti a Kiev, ma ha anche ratificato lo statuto della Corte penale internazionale, cioè l’organo che ha emesso un mandato di cattura contro Putin per i crimini commessi in Ucraina. 
Mentre il governo di Baku dichiara di voler “giungere a una risoluzione delle problematiche che separano Baku ed Yerevan”, i profughi armeni nella più totale disperazione hanno scelto di dare alle fiamme le loro proprie case per lasciare terra bruciata agli azeri. Il Nagorno-Karabakh trova ancora una volta un triste epilogo, che, da ormai trent’anni, è scritto con il sangue. La sconfitta ha provocato in Armenia delle tensioni interne, soprattutto dai reduci di guerra, ma la sensazione è che l’Armenia, nella consapevolezza di non potersi contrapporre, si sia rassegnata a perdere il controllo Nagorno-Karabakh, con la conseguente fine della Repubblica di Artsakh. 
 
di Daniele Leonardi