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I Brics (ancora) non rappresentano un’alternativa all’Occidente

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Nuovi attori si sono imposti sullo scenario geopolitico mondiale a danno delle vecchie potenze occidentali. Una rivoluzione economica antioccidentale che ha cambiato l’equilibrio geopolitico mondiale. Nel 2009 a Ekaterinburg, in Russia, si tiene il primo summit ufficiale dei BRIC a cui parteciparono Brasile, Russia, India e Cina. Fu proprio in quell’occasione che il termine venne introdotto per la prima volta. In realtà, il termine nasce qualche anno prima, nel 2002, a seguito di una definizione dell'economista della Goldman Sachs, Jim O’Neil, il quale raccontava in un report le economie emergenti di questi cinque Paesi racchiudendole nell'acronimo BRIC. Secondo lo studio, dell’analista britannico, entro il 2050 i BRIC sarebbero diventati le principali economie mondiali; Argomenti e dati realizzati in un report al fine di giustificare gli investimenti della Goldman Sachs in queste nazioni. Dal 2009 in poi, i quattro Paesi fondatori sono diventati un gruppo abbastanza compatto intento a riformare le istituzioni economiche mondiali e costruire un sistema internazionale più democratico, non più limitato a pochi Paesi. Per la prima volta, quattro principali nazioni ed economie emergenti denunciavano pubblicamente il loro malumore verso un mondo sbilanciato verso un Occidente che non rispecchiava più i rapporti di forza globali, a cominciare dalle sue istituzioni decisionali e dalla sua linea di politica estera. L’obiettivo non era quello distruggere il sistema internazionale (G7 e fondo monetario), ma di riformarlo a vantaggio di un maggior riconoscimento delle proprie economie. Il primo atto di queste quattro potenze che iniziavano a fare fronte comune fu già nel G20 del 2010, occasione nella quale fu introdotta una riforma proprio su iniziativa dei Paesi BRIC. La proposta prevedeva una ridefinizione delle quote che modificò la composizione del Consiglio direttivo del Fondo Monetario Internazionale. I dieci maggiori azionisti risultavano così essere: USA, Giappone, BRIC (Brasile Russia, India, Cina), più quattro economie europee (Francia, Germania, Italia e Regno Unito). Una decisione storica che affermava un nuovo principio secondo il quale non vi era più una nazione che partecipava per diritto al Consiglio, ma era il quadro in evoluzione a determinare gli equilibri mondiali. Gli Stati Uniti, tuttavia, non ratificarono la riforma. Da BRIC divennero BRICS con l’ingresso del Sudafrica, iniziando ad espandersi e creare una vera e propria alternativa al G7 e al FMI. Nel summit del 2013 tenutosi a Durban, in Sudafrica, venne istituito il New Developmnet Bank e lo stanziamento di un fondo di riserva, il Contingence Reserve Arrangement, con lo scopo di proteggere le economie dei Paesi membri. Ciò nonostante, anche se i BRICS rappresentano un fronte unico nei tavoli internazionali (come in occasione dell’astensione di tutti i Paesi membri sul voto per le sanzioni alla Russia), non mancano le contraddizioni: la loro unione non è sancita da vincoli e trattati internazionali. Per questo, le loro riunioni, per ora si tratta solo di questo, non sono minimamente paragonabili ad un’organizzazione strutturata come l’Unione Europea. Inoltre, le politiche estere dei Paesi membri sono spesso contrastanti, motivo per il quale la loro unione internazionale su alcuni fronti non sembra nemmeno troppo coesa. 
L’obiettivo dei Brics di ridurre la sfera di influenza occidentale e successivamente di creare un polo antioccidentale prende sempre più forza: nel corso della conferenza stampa finale dell’ultimo summit dei BRICS, il presidente sudafricano Cyril Ramaphosa ha annunciato l’ingresso di Argentina, Egitto, Etiopia, Iran, Arabia Saudita e Emirati Arabi Uniti. Con l'ingresso dei nuovi membri, i Paesi Brics rappresenteranno il 36% del PIL mondiale e il 47% della popolazione dell'intero pianeta. Il presidente brasiliano Lula da Silva ha inoltre dichiarato che dopo questa prima fase se ne aggiungerà una seconda di ulteriore ampliamento.
Oggi nel mondo c’è un forte polo occidentale, ma l’altro polo non può (ancora) essere rappresentato dai Brics, perché ad oggi non costituiscono apparati strutturati ma sono una serie di incontri con alcuni progetti messi in comune da Paesi diametralmente opposti tra loro. Ad esempio, la Shanghai Operation Organization, un’organizzazione politica e di sicurezza (non una vera alleanza militare) nella quale Russia, Cina e India hanno dialoghi ed effettuano test con altri Paesi, tra cui la Turchia, che è però un’importante alleato della NATO sia per posizione strategica ma anche per esercito. Una contrapposizione per cui il Paese, che è il secondo esercito più grosso della NATO, discute con i nemici ideologici delle sue stesse alleanze. L'India, ad esempio, sebbene sia un Paese dei Brics, è anche in un'alleanza militare quale la NATO che si oppone alla Cina. Questi esempi ci raccontano come le logiche tra i Paesi sono governati solo dagli interessi.
I Brics vogliono rappresentare un'alternativa alla collettività occidentale alle sue organizzazioni monopolizzate, quali il Fondo Monetario Internazionale, l’Organizzazione Mondiale del Commercio, o la Banca Mondiale. Per realizzare questi progetti vi è bisogno di un’economia forte, motivo per il quale questi Paesi si sono messi insieme: creare un fondo comune. Tuttavia, Sudafrica e Russia non sono in uno stato economico entusiasmante, e sebbene l'India sia in fase di incremento, è la Cina porta avanti da sola la crescita economica dei Brics. In futuro potrebbero rappresentare davvero un polo opposto a quello occidentale, ma per ora non ne rappresentano una vera alternativa. 
 
di Daniele Leonardi