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Stati Uniti di Turchia

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Dietro le ambizioni imperiali coltivate da Ankara, si celano sia ragioni storico-culturali che opportunità scaturite dal presente. La Turchia si pone al centro di un’unità economica, culturale e militare. La Turchia non rivendica una razza turca ma una madre lingua comune, quella turcofona, da cui, secondo i turchi, deriverebbe anche il latino. D’altra parte, i parametri con i quali i turchi misurano la potenza del loro Paese non sono solo quelli economici usati da noi occidentali, ma soprattutto i connotati storico-culturali e religiosi: non bisogna dimenticare che la Turchia dispone non solo del vettore turco ma anche di quello islamico. Il presidente turco ha promosso un’idea di nazionalismo che enfatizza l’identità musulmana come elemento distintivo dell’identità turca. La politica estera turca, quindi, è conseguenza di un’ideologia e di un’ambizione di grande potenza che viene dal passato. Sono molti i Paesi che cercano di legittimare le loro mire espansionistiche ricorrendo alla storia. Che di questo passato si faccia un uso piuttosto manipolatorio è un’altra questione, ma non c'è alcun dubbio che la geopolitica sia mossa anche da queste dinamiche, cioè dalla costruzione di rappresentazioni condivise e dalla veicolazione di queste nell’opinione pubblica, al fine poi di essere usate come leva al momento giusto, ad esempio per motivare un’aggressione. In politica estera, il governo di Ankara continua a muoversi in maniera su diversi scenari, in cui alla base vi sono molto spesso rivendicazioni di carattere storico, come ad esempio quella nel Mediterraneo orientale. La disputa per le isole Egeo risale al conflitto cipriota del 1974 e alla conseguente spaccatura dell'isola in due aree di interesse: la Repubblica turca di Cipro del Nord, (non riconosciuta dalla comunità internazionale ma unicamente dalla Turchia) e la Repubblica di Cipro, membro dell'unione europea dal 2004, sostenuta dal governo di Atene e dall’ONU. Come abbiamo detto, le ragioni storico culturali diventano rivendicazioni quando abbracciano opportunità del presente: la scoperta di giacimenti al largo delle coste di Cipro ha permesso ai governi coinvolti di cavalcare l’onda delle rivendicazioni in una corsa all’oro nero. La spartizione delle acque territoriali dovrebbe seguire quanto indicato dalla Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare (UNCLOS), ma la Turchia non ha mai firmato il trattato. Le questioni marittime della Turchia coinvolgono anche i rapporti con la Libia, firmando accordi bilaterali con il governo libico: in cambio del sostegno militare turco nella crisi libica, l’accordo preveda un’estensione delle delimitazioni marittime turche. In questo modo, la Turchia si è auto-legittimata la proprietà di queste acque, iniziando le attività di ricerche in mare, sotto però il controllo turco secondo l’ONU (la quale aveva imposto l’embargo al sostegno militare in Libia per i Paesi Nato, e la Turchia è una di questi).Uno degli Stati interessati al controllo delle acque che si è opposta alle manovre turche è l’Egitto, il quale ha a sua volta firmato accordi sulla zona economica esclusiva (ZEE) con la Grecia. Di carattere storico è anche la questione curda, la quale ha motivato l’incursione dell’esercito turco nei conflitti in Siria e Iraq. La Turchia ha assunto un ruolo fondamentale nella guerra in Siria, bombardando i ribelli e i curdi, opponendosi agli Stati Uniti che sostengono l’esercito siriano. Erdogan ha strizzato l’occhio anche ai Brics, nonostante quello di Ankara è un Paese fondamentale della Nato. La Turchia continua a muoversi su entrambi i poli: con un piede alleata occidentale, dall’altro detiene rapporti sempre più proficui con la Russi: il commercio tra i due Paesi è raddoppiato nei primi nove mesi del 2022 rispetto all’anno precedente, raggiungendo i 47 miliardi di dollari. La Russia è il più grande fornitore di gas naturale della Turchia, principalmente attraverso il gasdotto sottomarino Blue Stream. Anche se, ad oggi, non fa parte dei Brics, ha assunto una posizione neutrale, come i Paesi BRICS, sul voto per le sanzioni alla Russia per la guerra in Ucraina. Nel Caucaso, Turchia e Russia cercano di manovrare le politiche azere con un unico scopo: il profitto economico delle preziose risorse energetiche (gas e petrolio), così da accrescere la propria influenza nell'area. La relazione tra Turchia e Azerbaijan è speciale fin dall'indipendenza azera: da ormai tre decenni si definiscono come due Stati ma un’unica nazione. Questo grazie al sostegno decisivo della Turchia nella vittoria dell'Azerbaijan nella Seconda guerra della Nagorno Karabakh. C'è una fortissima cooperazione a livello militare tra i due Paesi tanto che molti in Turchia parlano della possibile nascita di un esercito unico, che porrebbe la base per la nascita di una confederazione turca, utile anche all’Azerbaijan per non tornare sotto l’influenza russa.Sotto la presidenza Erdoğan, il governo di Ankara si è posto alla guida di un mondo turco che comprende l’Azerbaijan e le repubbliche indipendenti dell'Asia centrale senza minacciare i propri vicini cioè senza cercare di conquistarli, ma addirittura attraverso il sostegno militare, come nel caso dell’Azerbaigian, rappresenta un fatto senza precedenti. Se troverà un riscontro concreto nei prossimi anni, questo potrà appunto essere il vero marchio di Erdogan sulla storia turca: una politica assertiva nei confronti dei propri vicini allo scopo di portare alla nascita il grande progetto degli “Stati Uniti di Turchia”. 
 
di Daniele Leonardi