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Croce Rossa in grigio verde

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Una delle sfide più grandi che gli eserciti dovettero affrontare nella Grande Guerra fu quella di dotarsi di un sistema di sanità in grado di curare l’enorme numero di feriti e di malati provenienti dal fronte.
Tutti gli eserciti, infatti, si resero conto che il propagarsi di malattie infettive menomava l’efficienza di un’armata non meno di una battaglia perduta, e che i feriti non adeguatamente curati andavano a ingrossare il numero dei morti o degli invalidi.
Anche in Italia dunque venne rivolta una sempre maggiore attenzione all’organizzazione del sistema sanitario militare. 
Dopo la prima fase della guerra vennero creati appositi treni-ospedali per trasportare i feriti gravi dalle retrovie all’interno e fu aumentato il numero dei medici assegnati ai reparti di prima linea, dove furono istituiti i posti di medicazione e primo soccorso.
Per i soldati vittime di malaria, tifo o tubercolosi furono aperti appositi convalescenziari, mentre gli ospedali militari ordinari vennero aumentati di numero e quelli esistenti ampliati.
Poca pubblicità fu data, durante e dopo la guerra, all’assistenza si soldati vittime di shock da combattimento e agli “sfigurati”, per i quali vennero approntati appositi luoghi di cura circondati da un muro di riserbo.
Durante la guerra inoltre, venne data assistenza sanitaria anche agli animali, sui quali era basato quasi tutto il trasporto verso le prime linee. 
Questa consisteva nella profilassi dalle malattie epidemiche e nella cura delle ferite riportate. Per rimettere in efficienza gli animali sfibrati dall’impiego bellico venne fondata inoltre, ad imitazione della croce rossa, l’organizzazione della Croce azzurra. 
 
di Antonio Salvatore