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1915 il Piave mormorava

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Allo scoppio della Grande Guerra nel luglio 1914 l’Italia dichiarava la propria neutralità, divenendo immediatamente oggetto di offerte da parte dei due schieramenti. 
L’opinione pubblica e il mondo politico erano divisi fra neutralismo e interventismo a fianco dell’Intesa, entrambi diffusi trasversalmente in tutte le forze politiche. 
Gradualmente tuttavia si affermava nel paese anche se non nel Parlamento, il fronte interventista. 
Questo godeva oltre che del favore del re e del contributori celebri intellettuali come Gabriele D’Annunzio, anche del supporto del capo del governo Antonio Salandra e del Ministro degli Esteri Sidney Sonnino, che stavano conducendo un complesso di trattative segrete con i governi britannico e francese, culminati con la firma del “Patto di Londra” il 24 aprile 1915, che sancì ‘ingresso dell’Italia nel fronte dell’Intesa, il 24 maggio. 
Le truppe del Regio Esercito varcarono il confine sotto il comando del generale Cadorna, avanzando verso il fiume Isonzo in direzione di Gorizia e Trieste. 
A causa dell’asprezza del terreno e della tenace opposizione avversaria l’esercito non riuscì però a compiere i progressi sperati nelle prime settimane di guerra. 
Come era già successo sui campi di battaglia europei l’anno precedente. L’anno precedente nell’estate del 1915 anche il fronte italiano si trasformò in un conflitto di posizione fatto di fortificazioni campali, reticolati, intensi bombardamenti e assalti sanguinosi. 
Il generale Cadorna approfittò della sostanziale stasi del fronte per completare la mobilitazione dell’esercito e per spingere il governo ad organizzare l’economia in funzione della guerra e coordinarne la condotta con gli alleati. 
 
di Antonio Salvatore