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Vaccino Johnson&Johnson sospeso in Usa, ritardato il lancio in Europa
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- Creato Giovedì, 15 Aprile 2021 15:49
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- Pubblicato Giovedì, 15 Aprile 2021 15:49
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La Ever Given costa al mondo 67,2 miliardi di dollari
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- Pubblicato Giovedì, 15 Aprile 2021 15:43
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Federica Pellegrini centra la quinta olimpiade
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- Creato Giovedì, 08 Aprile 2021 17:48
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- Pubblicato Giovedì, 08 Aprile 2021 17:48
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A fine luglio si svolgeranno le Olimpiadi di Tokyo rimandate lo scorso anno a causa della pandemia. In campo natatorio Federica Pellegrini si è qualificata per la quinta volta alle olimpiadi con il tempo di 1’56”69 ai campionati italiani svolti pochi giorni fa. Grazie ai tempi ottenuti agli ultimi assoluti di nuoto di Riccione, la campionessa proverà ancora una volta a competere con i migliori per riprendersi lo spazio nell'Olimpo dei più forti di sempre anche a 32 anni, età in cui molti campioni avevano già salutato il nuoto, ritirandosi. Invece, la Divina, è pronta ad una nuova rivincita sportiva e personale, anche dopo la paura di non farcela a causa del Covid: qualche giorno di meritato riposo, poi, il programma che la spingerà in vasca fino a Tokyo. Per una campionessa assoluta che è riuscita nell'ennesima impresa delle qualificazioni olimpiche, la strada potrebbe anche sembrare in discesa da qui alla prossima estate ma non sarà così. Servirà una preparazione completamente differente da quella degli anni passati, non solo per l'età ma anche perché si arriva da un paio di stagioni stravolte dalla pandemia, dove calendari e ritmi sono cambiati ripetutamente. L'obiettivo principale adesso è l'Olimpiade dove la concorrenza si prospetta spietata e non ammetterà distrazioni né ritardi di preparazione. Emma McKeon si presenta con un perentorio 1'55″56 e Ariarne Titmus con un 1'55″93 mentre Sobhan Haughey 1’55”81. La cinese Wang Junxuan ha fermato il cronometro su 1'54″70, altro tempo che balza all'attenzione generale, come l'età di queste nuotatrici: tutte ventenni. E Federica? Classe 1988 si presenta con un 1'56″69 ottenuto nella vasca di Riccione, un tempo che non la pone sul podio ma che di certo rappresenterà per la campionessa veneta l'ennesimo trampolino di lancio. “Alle Olimpiadi ci deve arrivare con serenità”, commenta il suo coach Matteo Giunta. “Ovvio che l’età dice 32 anni, sarà già difficile entrare in finale per lei. Ma una delle forze di Federica è che non si accontenta mai…” Continua Matteo Giunta: “Oramai non è più una novità che i 200 stile libero siano diventati negli ultimi anni una gara dai livelli incredibili, sia per il numero di punte di diamante sia come livello medio in generale. E’ una gara dove sarà già un successo essere tra le migliori 8 del mondo. Federica in questi giorni deve rilassarsi, recuperare, cercare di godersi questa qualificazione. La prossima settimana riprendiamo il lavoro tra Verona e i collegiali in altura, il primo sarà subito a Livigno. A metà maggio ci sono gli Europei a Budapest. Step by step, insomma. Successivamente, tra tre mesi, vedremo se gli allenamenti saranno andati bene, se lei sarà riuscita a fare un percorso netto senza intoppi fisici. A giugno valuteremo a che punto saremo e capiremo come affrontare questa Olimpiadi”.
di Matilde e Sofia Orrino
La strage di Pontelandolfo
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- Creato Giovedì, 18 Marzo 2021 18:54
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- Pubblicato Giovedì, 18 Marzo 2021 18:54
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Il grazioso borgo medievale in provincia di Benevento è tristemente noto agli storici e appassionati di storia risorgimentale, per i fatti di sangue avvenuti nei giorni d’agosto nell’estate del 1861. Il giorno della festa del patrono, il 7 agosto, durante la processione, irruppero nella scena religiosa un gruppo di briganti. Appoggiati dall’arciprete don Epifanio De Gregorio, i reazionari diedero vita ad una dura sedizione, inneggiando al ritorno del re Francesco II. Il casus belli della rappresaglia avvenne quattro giorni più tardi l’11 agosto, quando a Casalduni, poco vicino da Pontelandolfo, furono uccisi in un’imboscata, 45 bersaglieri del nuovo esercito italiano, comandati dal tenente Bracci. Erano stati inviati dal colonello Negri per una perlustrazione e avere conferma e informazioni sulla rivolta in atto. La punizione non tardò ad arrivare contro i comuni e infatti, qualche giorno dopo, il generale Cialdini diede l’ordine: «che di Pontelandolfo e Casalduni non rimanesse che pietra su pietra» Contro Casalduni fu incaricato l’ufficiale Melegari, mentre la marcia su Pontelandolfo fu affidata al colonnello Negri. Tutto era pronto e il 14 agosto 1861 partirono per la missione. A Casalduni, l’ufficiale Melegari, trovò nient’altro che un paesino abbandonato perché gli abitanti erano stati avvisati dal sindaco e rifugiati tra i monti. A Pontelandolfo invece fu la strage più totale e i civili vennero colti nel sonno. Improvvisamente esplose l’ordine d’assalto in raffiche di fucili, in furibonde scorrerie, vennero abbattute le porte e le finestre. La sparatoria non risparmiò nessuno: caddero sotto i colpi giovani e vecchi, donne e fanciulle. C'è chi uscì dalle case professando la propria innocenza e chi cercò di difendere i più piccoli e le donne. Fu un’azione costellata di assassinii, violenze, sopraffazioni, razzie. La città fu praticamente rasa al suolo, ci furono solo corpi e case che bruciarono fino alle prime luci dell’alba. L’indomani il Giornale ufficiale di Napoli, il 16 agosto del 1861, rese pubblico il dispaccio telegrafico con il quale Negri informava Cialdini che «ieri, all’alba, giustizia fu fatta per Pontelandolfo e Casalduni» Nel tempo si è cercato di dare una dimensione al numero di vittime dei tre episodi: per la sommossa a Casalduni del 7 agosto le fonti dell'epoca sono discordi e accennano, nei diversi casi, a un ferito o a un morto, oppure ancora a un morto e un ferito, e i nomi delle vittime comunque non coincidono. Nell'episodio della ricognizione dei militari dell'11 agosto i dati ufficiali parlano invece di quarantadue o quarantacinque caduti fra le fila dell'esercito. Per quanto riguarda l'episodio della rappresaglia a Pontelandolfo e Casalduni del 14 agosto il numero delle vittime civili è stato fissato fra le 13 e i 17, il numero di almeno 13 vittime è stato accertato in base a una ricerca documentaria effettuata dallo storico locale Davide Fernando Panella, ricerca che si basa sulla lettura dei registri parrocchiali della chiesa della Santissima Annunziata, annotati dal canonico Pietro Biondi e dal canonico Michelangelo Caterini (firmatario degli atti di morte): 12 persone (undici uomini e due donne) sarebbero morte il giorno stesso della strage (dieci direttamente uccisi e due nel rogo delle case) e una tredicesima sarebbe morta il giorno seguente. Nel 2016 venne scoperta una lettera d'epoca datata 3 settembre 1861, pubblicata sulla rivista Frammenti del Centro culturale per lo studio della civiltà contadina nel Sannio di Campolattaro. L'autrice della lettera era la signora Carolina Lombardi, di Pontelandolfo, sposata con don Salvadore Tedeschi, speziale in Compolattaro, che riferisce che «nel conflitto perirono circa 13 persone» confermando dunque la veridicità della ricerca svolta da padre Davide Fernando Panella. Per altri storici le vittime furono 400 mentre per lo scrittore Pino Aprile si possono ipotizzare ben 1000 morti, a cui bisogna aggiungere quelli dei mesi precedenti per le ferite riportate.
di Matilde e Sofia Orrino
Le 10 donne che hanno fatto la storia
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- Creato Giovedì, 04 Marzo 2021 19:24
- Ultima modifica il Giovedì, 04 Marzo 2021 19:27
- Pubblicato Giovedì, 04 Marzo 2021 19:24
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Tra pochi giorni è la Festa delle Donne molte delle quali hanno fatto la storia dell'umanità. Ne abbiamo selezionate 10.
Rita Levi Montalcini è stata la prima a scoprire e identificare il fattore di accrescimento della fibra nervosa (NGF), per la quale ha vinto il premio Nobel per la Medicina. Nel 2001 è stata nominata senatrice a vita “per aver illustrato la Patria con altissimi meriti nel campo scientifico e sociale”.
Marie Curie è stata una delle scienziate più importanti di sempre Vissuta tra il 1867 e il 1934. La scienziata ha avuto un ruolo di prim'ordine nel campo della fisica e della chimica, studiando fin da giovanissima le sostanze radioattive. Il suo impegno la portò a diventare la prima insegnante donna della Sorbona. A Marie Curie attribuiamo la scoperta del polonio (così chiamato proprio in onore della Polonia, la sua terra) e il radio, ma non ne registrò i brevetti, per lasciare il suo sapere a disposizione della comunità scientifica. Fu l’unica donna al mondo a vincere due Nobel, in due campi diversi: il Nobel per la Fisica nel 1903 e per la Chimica nel 1911. Purtroppo Marie Curie deve alla radioattività il suo successo ma anche la sua morte: la scienziata morì di anemia aplastica nel 1934.
Federica Pellegrini è una nuotatrice italiana specializzata nello stile libero. In questa specialità è la primatista mondiale in carica nei 200 m, ed europea nei 400 m. Considerata la più grande nuotatrice italiana ed una delle più forti e longeve di sempre, in carriera ha preso parte a quattro rassegne olimpiche: la prima nel 2004 quando, solo sedicenne, conquistò la medaglia d'argento nei 200 m stile libero divenendo all’epoca la più giovane atleta italiana a salire su un podio olimpico individuale. Quattro anni dopo, ai Giochi di Pechino vinse in quella stessa gara la medaglia d'oro regalando all'Italia il primo successo olimpico femminile nella storia del nuoto. Ai mondiali di Melbourne 2007 infranse il primo degli 11 record del mondo da lei stabiliti in carriera. Fu campionessa iridata dei 200 m e 400 m stile libero sia nel 2009 sia nel 2011, diventando la prima nuotatrice capace di vincere consecutivamente il titolo in entrambe le distanze in due diverse edizioni della manifestazione. Ai campionati del mondo è anche l'atleta più vincente in una stessa gara grazie ai 4 ori, 3 argenti e 1 bronzo conquistati in otto diverse edizioni: dalla rassegna di Montréal 2005 a quella di Gwangju 2019, infatti, è sempre salita sul podio nei 200 m stile libero.
Margherita Hack è stata una delle menti più brillanti della comunità scientifica italiana contemporanea. Ha condotto studi importantissimi nell’ambito dell’astrofisica. Prima donna a dirigere un osservatorio astronomico in Italia, ha contribuito alla divulgazione della materia e alla ricerca con lo studio e la classificazione di diverse categorie di stelle.
Amelia Earhart è stata una pioniera del volo: la prima donna pilota ad attraversare l’Atlantico in solitaria e in assoluto la prima persona ad aver sorvolato sia sull’Atlantico che sul Pacifico.
Marilyn Monroe è stata inserita dall’American Film Institute al sesto posto nella lista delle più grandi star femminili di sempre. Vissuta tra il 1926 e il 1962, fu anche cantante, modella e produttrice cinematografica.
Margaret Thatcher, soprannominata la Lady di Ferro, è stata una delle grandi donne della storia, fra le più importanti e influenti che abbiano mai calcato la scena politica. Con il suo piglio deciso ha guidato il Regno Unito dal 1979 al 1990, prima donna a ricoprire una carica così importante. Leader del partito conservatore, ha accompagnato il suo Paese attraverso profondi cambiamenti con una politica in bilico tra liberismo e conservatorismo.
Madre Teresa di Calcutta che con il suo lavoro instancabile tra le vittime della povertà ha ottenuto il Premio Nobel per la Pace nel 1979.
Valentina Tereskova è stata la prima donna a viaggiare nello spazio, aprendo la strada a tutte le altre donne astronaute.
Emmeline Pankhurst è la donna che ha fondato la Women's Social and Political Union combattendo una durissima battaglia in Occidente per i diritti delle donne.
di Matilde e Sofia Orrino
Crisi di governo in Italia. Mattarella sceglie Draghi
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- Creato Giovedì, 04 Febbraio 2021 18:53
- Ultima modifica il Giovedì, 04 Febbraio 2021 18:59
- Pubblicato Giovedì, 04 Febbraio 2021 18:53
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Giuseppe Conte ha deciso di dimettersi per uscire dallo stallo politico che si è venuto a creare dopo lo strappo di Italia Viva. "Ringrazio l'intera squadra di governo, ogni singolo ministro, per ogni giorno di questi mesi insieme", ha dichiarato rivolgendosi ai ministri giallorossi. Intorno all'avvocato si sono stretti a gran voce i capi delegazione Alfonso Bonafede (Movimento 5 Stelle), Dario Franceschini (Partito democratico) e Roberto Speranza (Liberi e Uguali). Il Cdm, durato 40 minuti, si è chiuso con gli applausi dei presenti. Il premier è poi salito dimissionario alle 12 al Quirinale dove ha conferito con il presidente della Repubblica per circa una mezz'oretta. Successivamente il presidente Mattarella ha deciso di convocare Mario Draghi, ex numero uno della BCE. È a lui che il Capo dello Stato ha conferito l’incarico per formare un governo che faccia fronte con tempestività alle gravi emergenze non rinviabili in mondo da non ricorrere ad elezioni anticipate. Dal 1991 al 2001, Draghi è stato Direttore Generale del Ministero del Tesoro, dove venne chiamato da Guido Carli, ministro del Tesoro del Governo Andreotti VII, su suggerimento di Carlo Azeglio Ciampi, all'epoca governatore della Banca d'Italia. È stato confermato da tutti i governi successivi: Amato I, Ciampi, Berlusconi I, Dini, Prodi I, D'Alema I e II, Amato II e Berlusconi II. In questi anni è stato l'artefice delle privatizzazioni delle società partecipate in varia misura dallo Stato italiano. Formatosi all'Università degli Studi di Roma "La Sapienza" e specializzatosi al MIT di Cambridge, già professore universitario, negli anni novanta divenne alto funzionario del Ministero del Tesoro. Dopo un breve passaggio in Goldman Sachs, nel 2005 venne nominato Governatore della Banca d'Italia, prendendo il posto di Antonio Fazio, divenendo così membro del Financial Stability Forum (Financial Stability Board dal 2009) e del Consiglio Direttivo e del Consiglio Generale della Banca centrale europea nonché membro del Consiglio di amministrazione della Banca dei regolamenti internazionali. Ha ricoperto inoltre l'incarico di Presidente del Financial Stability Forum e del Financial Stability Board. È stato Direttore esecutivo per l'Italia della Banca Mondiale e della Banca Asiatica di Sviluppo. È stato membro del Gruppo dei Trenta. Dal 2011 al 2019 ha ricoperto la carica di Presidente della Banca centrale europea, durante la crisi del debito sovrano europeo, ambito in cui è diventata nota la sua frase del 2012 "Whatever it takes", per indicare che la BCE sarebbe stata pronta a fare tutto il necessario per preservare l'euro.
di Matilde e Sofia Orrino
Vaccine Day e il piano per distribuirlo
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- Creato Lunedì, 28 Dicembre 2020 09:26
- Ultima modifica il Lunedì, 28 Dicembre 2020 10:10
- Pubblicato Lunedì, 28 Dicembre 2020 09:26
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Il 27 dicembre rappresenta una dato simbolica in tutta Europa. E’ il giorno del vaccino anti-covid. In Italia le primo dosi hanno raggiunto l'Istituto Spallanzani di Roma. A seguire il vaccino è arrivato in tutte le regioni italiane. Quelle con più dosi sono state: la Lombardia, l’Emilia Romagna e il Lazio. La prima vaccinata Italiana è l’infermiera ventinovenne Claudia Alivernini che ha ricevuto la prima dose all’Istituto nazionale malattie infettive di Roma, Lazzaro Spallanzani. “Ho la consapevolezza che oggi sia un giorno importante e decisivo. La scienza e la medicina sono le uniche cose che ci permetteranno di vincere la battaglia contro questo virus. Lo dico con il cuore vaccinatevi, per i vostri cari e per la collettività”. “Un piccolo gesto, l’ho fatto con orgoglio e profondo senso di responsabilità nei confronti della collettività”, ha aggiunto la sanitaria, sottolineando di aver toccato con mano e visto con i suoi occhi quanto sia difficile combattere questo virus. «L’Italia si risveglia» le prime parole del premier Giuseppe Conte. «Questa è la strada per superare una fase difficile», aggiunge il ministro della Salute Roberto Speranza. L’obiettivo è quello di raggiungere una copertura dei vaccini che arrivi all’80% della popolazione. Categorie prioritarie sono infermieri e medici poi gli ultra 80enni. Per tutto il resto della popolazione bisognerà attendere la fine del 2021. La distribuzione vera e propria del vaccino prenderà il via il 28 dicembre: sono 470 mila le dosi del siero Pfizer-BionTech – nome commerciale di Cominarty – che ogni settimana arriveranno nel nostro paese. Del siero Pfizer-BioNTech sono previste 27 milioni di dosi così distribuite: 8,8 nei primi tre mesi dell’anno, 8,1 nel secondo trimestre, 10,1 nel terzo trimestre del 2021.
di Matilde e Sofia Orrino
Papa Francesco compie 84 anni
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- Creato Giovedì, 17 Dicembre 2020 18:39
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- Pubblicato Giovedì, 17 Dicembre 2020 18:39
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In Vaticano oggi si festeggia il Pontefice. Jorge Mario Bergoglio nato a Buenos Aires il 17 dicembre 1936, ordinato sacerdote nel dicembre 1969, per sei anni è stato provinciale dei gesuiti dell’Argentina. Prima vescovo ausiliare di Buenos Aires e poi arcivescovo coadiutore, il 28 febbraio 1998 alla morte del cardinale Quarracino gli succede alla guida della diocesi. Cardinale nel 2001 viene eletto Papa il 13 marzo 2013. Come in passato Francesco vivrà la giornata odierna come se fosse un giorno come gli altri. Un mazzo di girasoli è il dono ricevuto da Francesco per il suo compleanno da un gruppo di poveri. Papa Francesco celebrerà con gratitudine e semplicità questa festa, come negli anni passati, nella preghiera e con le altre persone con cui condivide la residenza a Casa Santa Marta. I poveri tramite l'Elemosineria gli hanno fatto pervenire dei girasoli che adornano la Cappella e il Santissimo di Casa Santa Marta e ricordano la necessità di orientare sempre la vita verso il Signore, presente nei più deboli. Il Santo Padre invierà oggi 4 ventilatori polmonari in Venezuela, particolarmente per i bambini affetti da patologie polmonari. Tra le tante personalità che gli hanno voluto fare gli auguri anche il presidente del Consiglio Giuseppe Conte che su Twitter ha scritto: "Auguri Papa Francesco. Seguiamo con il massimo rispetto il tuo impegno per una Chiesa di 'prossimità', sempre costantemente attenta ai bisogni dei più poveri, dei più fragili, dei più piccoli". Al Papa ha scritto anche il presidente Sergio Mattarella: "Durate questo terribile anno di pandemia Francesco non ha fatto mancare a tutti gli italiani vicinanza partecipe e solidale". E ancora: "Persone di fedi diverse nei momenti della prova e della solitudine hanno potuto costantemente avvertire il sostegno e l'incoraggiamento del Papa. I cattolici, in particolare, hanno trovato consolazione e speranza nella salda certezza della Sua generosa preghiere”.
di Matilde e Sofia Orrino
La mia nuova vita in Molise
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- Creato Lunedì, 30 Novembre 2020 17:43
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- Pubblicato Lunedì, 30 Novembre 2020 17:43
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Addio al "Re del Calcio"
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- Creato Giovedì, 26 Novembre 2020 18:59
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- Pubblicato Giovedì, 26 Novembre 2020 18:59
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Diego Armando Maradona, l’ex pibe de oro, è morto all’ età di 60 anni per via di un arresto cardiorespiratorio. Tutti lo ricorderanno per la famosa “Mano de Dios”, in occasione dei mondiali di calcio del 1986, durante la sfida con l’Inghilterra. Grande giocatore del Boca Junior prima e del Napoli poi, dove ha militato dal 1984 al 1991 vincendo due scudetti e una Coppa Italia. Il genio argentino si era già sentito male nel giorno del suo sessantesimo compleanno, il 30 ottobre scorso. Era stato ricoverato d’urgenza prima a La Plata e successivamente nella clinica Olivos di Buenos Aires, scortato dalla polizia come un primo ministro e accolto da orde di tifosi, tra cori e fumogeni azzurri. Martedì 3 novembre aveva subito una delicata operazione al cervello per rimuovere un ematoma subdurale, cioè un coagulo di sangue che fuoriesce dalle vene e mette sotto pressione il cervello. Diego era stato dimesso per affrontare la seconda fase del recupero in un’abitazione privata nella zona del Nordelta. Maradona come calciatore è stato il più grande di tutti ma come uomo forse tra i peggiori: infatti ha fatto uso di sostanze stupefacenti tanto da esserne diventato dipendente in un periodo della sua vita prima di finire in una clinica per disintossicarsi a Cuba. Oltre alla droga in passato si era circondato di cattive compagnie tra cui alcuni esponenti della Napoli criminale.
di Matilde e Sofia Orrino
Presidente dedica una statua d'oro al suo cane
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- Creato Giovedì, 12 Novembre 2020 18:59
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- Pubblicato Giovedì, 12 Novembre 2020 18:59
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Il presidente turkmeno Gurbanguly Berdymukhamedov continua a sorprendere l’opinione pubblica mondiale. Da grande appassionato dei cani pastori alabai, al suo in particolare ha voluto dedicare una statua completamente d’oro, alta sei metri. La statua è stata inaugurata nella capitale Ashgabat e posizionata in un quartiere residenziale. Non è la prima volta che questa razza viene trattata con il dovuto prestigio dal presidente, infatti l’anno scorso scrisse un libro proprio sul suo cane. Originaria dell’asia centrale, la razza alabai è stata già inserita nel patrimonio nazionale. Si tratta nello specifico di un cane di taglia medio-grossa la cui funzione principale è quella di proteggere le greggi dai predatori. I russi lo annoverano tra i "Volkodav" ovvero i "distruttori di lupi". Cane grande e forte, si presenta soprattutto in versioni scure, dal grigio al nero, con anche varianti marroni, ma sempre pezzato. L'unica varietà riconosciuta a livello ufficiale è quella a pelo corto.
di Matilde e Sofia Orrino
Elezioni Usa, Biden verso la Casa Bianca
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- Creato Giovedì, 05 Novembre 2020 19:02
- Ultima modifica il Giovedì, 05 Novembre 2020 19:48
- Pubblicato Giovedì, 05 Novembre 2020 19:02
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Coronavirus, timori in Europa
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- Creato Martedì, 28 Gennaio 2020 10:56
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- Pubblicato Martedì, 28 Gennaio 2020 10:56
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Guerra fredda in ambito missilistico
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- Creato Sabato, 25 Gennaio 2020 09:50
- Ultima modifica il Sabato, 25 Gennaio 2020 09:51
- Pubblicato Sabato, 25 Gennaio 2020 09:50
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2019 nCoV, il coronavirus che tiene in allerta l’Europa
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- Creato Venerdì, 24 Gennaio 2020 20:50
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- Pubblicato Venerdì, 24 Gennaio 2020 20:50
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Huawei vs Google, guerra tra colossi
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- Creato Mercoledì, 22 Maggio 2019 19:48
- Ultima modifica il Mercoledì, 22 Maggio 2019 19:48
- Pubblicato Mercoledì, 22 Maggio 2019 19:48
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Da inizio settimana Huawei ha perso la sua licenza per utilizzare il sistema operativo Android nella sua versione più ricca e completa, in seguito a una sospensione decisa da Google, per rispettare le disposizioni imposte dal governo statunitense contro le aziende cinesi. La decisione, che sta facendo molto discutere, potrebbe avere grandi conseguenze per l’intero settore della telefonia e coinvolgere milioni di proprietari di smartphone Huawei, non solo negli Stati Uniti. Per capire come siamo arrivati fino a questo punto è necessario fare qualche passo indietro fino alla settimana scorsa, quando il presidente statunitense Donald Trump ha firmato un ordine esecutivo per dare al governo il potere di impedire alle aziende negli Stati Uniti di acquistare apparati per telecomunicazioni prodotti da chi costituisce una minaccia per la sicurezza nazionale. Dopo aver scatenato il panico in tutto il mondo, il governo americano ha deciso di abbassare i toni con Huawei e concedere una licenza temporanea di 90 giorni che ripristina in parte i requisiti e le politiche di licenza in base ai regolamenti di amministrazione delle esportazioni. Ma cosa succederà davvero? In realtà la vicenda non è così tragica come sembra. Il governo americano ha proibito ad aziende, tra cui Google, di distribuire prodotti software e hardware ad aziende che sono nella “Black List” di Trump. Gli utenti di Huawei, (azienda che si trova in questa lista) non potranno quindi accedere ai contenuti che non sono già accessibili online.
di Alex Di Ciocco e Marino D'Onofrio
L'inferno parigino, a fuoco il simbolo della cristianità
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- Creato Mercoledì, 17 Aprile 2019 16:51
- Ultima modifica il Mercoledì, 17 Aprile 2019 16:52
- Pubblicato Mercoledì, 17 Aprile 2019 16:51
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L’incendio a Notre-Dame di Parigi, che lunedì sera ha bruciato parte della cattedrale, è stato completamente spento martedì mattina. Le opere d’arte conservate nella cattedrale si sono salvate. La procura di Parigi ha aperto un’indagine per incendio colposo mentre la polizia si sta concentrando sull’ipotesi che il fuoco sia divampato per via dei lavori di restauro che erano in corso intorno alla guglia. Il presidente francese Emmanuel Macron ha promesso che la cattedrale verrà ristrutturata entro breve tempo. Preoccupante la reazione del mondo jihadista monitorato dal sito di intelligence SITE. “Allah è grande” inneggia via twitter, Mohammed Noura, sotto la foto della cattedrale di Notre-Dame in fiamme. È solo uno dei centinaia di messaggi sui social di musulmani felici che il simbolo della cristianità sia finito in fumo. “È la vendetta di Dio (Allah) contro i razzisti colonialisti” esulta Walid Channouf, che scrive un tweet in perfetto francese. Damien Rieu sta dando la caccia in rete a chi inneggia all'incendio della cattedrale nel cuore di Parigi. Via twitter ha individuato frasi allucinanti di islamici che si compiacciono del rogo. Inoltre a decine hanno postato faccine sorridenti sotto le immagini dell'incendio. Sul profilo Fb di Al-Jazeera Channel sono stati in molti ad esultare. Ovviamente tutti i nomi sono di musulmani, anche se il disastro di Parigi sembra non essere stato un atto terroristico. La colletta a cui tutti possono partecipare è partita martedì 16 aprile a mezzogiorno. Quello che è certo è che serviranno decenni per ricostruirla. Dopo il miliardario francese François-Henri Pinault, che ha annunciato la donazione di 100 milioni di euro per la ricostruzione della cattedrale di Notre Dame di Parigi, anche Bernard Arnault ha fatto sapere di mettere a disposizione ben 200 milioni di euro per far rivivere la chiesa, simbolo della capitale francese e della civiltà europea.
di Marco Andratta, Alex Di Ciocco e Michele Paoletti
L'Africa tra vittime e sequestri
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- Creato Venerdì, 05 Aprile 2019 17:33
- Ultima modifica il Venerdì, 05 Aprile 2019 17:33
- Pubblicato Venerdì, 05 Aprile 2019 17:33
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Si sentono tanti casi di uomini e donne italiani uccisi o sequestrati nel continente africano per ragioni spesso ignote. Si va dal più noto caso di Giulio Regeni fino a Raffaele Mastrogiuseppe, imprenditore di sessantanove anni, originario di Larino, brutalmente assassinato ad Heidelberg, nel Sudafrica, a pochi chilometri da Johannesburg. Secondo le fonti della polizia sudafricana un commando armato di cinque uomini avrebbe fatto irruzione nella sua proprietà. Dalle prime ricostruzioni fatte, sembra che Mastrogiuseppe, si fosse reso conto della presenza dei malviventi e che loro, per evitare che lui chiedesse aiuto, abbiano sparato alcuni colpi per ferirlo. Successivamente l’imprenditore, tentando di raggiungere il piano superiore, è stato subito raggiunto e ucciso. Le autorità, inoltre, hanno dichiarato di aver già catturato i cinque criminali che, dopo aver spogliato la casa di tutti i beni, si sono dati alla fuga. Altra persona che, purtroppo, ha subito un destino simile, è stata Silvia Romano, ragazza italiana rapita in Kenya lo scorso 20 novembre. Si pensa che Silvia sia ancora viva ma ancora non si hanno notizie certe. Gli inquirenti hanno dichiarato che la stanno ancora cercando, grazie all’aiuto di tre uomini arrestati che stanno collaborando con le indagini. Infine un’altra vittima ormai “storica” è un prete, rapito in Niger, ma che potrebbe essere ancora vivo. Padre Dall'Oglio è noto per aver rifondato, in Siria, negli anni Ottanta, la comunità monastica cattolico-siriaca Mar Musa (Monastero di san Mosè l'Abissino), erede di una tradizione cenobitica ed eremitica risalente al VI secolo. Il monastero, ubicato nel deserto a nord di Damasco, accoglie anche aderenti di religione ortodossa. Paolo Dall'Oglio è stato fortemente impegnato nel dialogo interreligioso con il mondo islamico. Questo suo attivismo gli ha causato l'ostracismo del governo siriano, che minacciò la sua espulsione durante il soffocamento della protesta popolare deflagrante nel 2011. Il decreto d'espulsione non fu inizialmente attuato a seguito di un accordo raggiunto con l'autorità siriane, in base al quale il gesuita doveva tenere un "profilo basso", astenendosi dall'esprimersi pubblicamente sulla situazione politica del paese. L'espulsione è stata poi eseguita il 12 giugno 2012. Per un breve periodo dopo la sua espulsione dalla Siria, si è trasferito a Sulaymaniyya, nel Kurdistan iracheno, dove è stato accolto nella nuova fondazione monastica di Deir Maryam el Adhra prima di sparire nel nulla.
di Chiara Barone e Domenico Di Mella
Aereo dell'Ethiopian precipita a Nairobi
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- Creato Mercoledì, 13 Marzo 2019 20:32
- Ultima modifica il Mercoledì, 13 Marzo 2019 20:33
- Pubblicato Mercoledì, 13 Marzo 2019 20:32
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Il Boeing dell'Ethiopian Airlines, schiantatosi lo scorso 10 marzo con a bordo 157 persone e diretto a Nairobi, ha messo in crisi tutta la flotta dei nuovi aerei da poco acquistati. L' aereo è precipitato sei minuti dopo il decollo da Addis Abeba. Dei passeggeri ricordiamo che otto erano italiani: Sebastiano Tusa, famoso archeologo siciliano, Carlo Spini, Gabriella Vigiani, Matteo Ravasio, Paolo Dieci presidente della Ong CISP e rete Link 2007, un'associazione di coordinamento consortile che raggruppa importanti Organizzazioni non Governative italiane, Virginia Chimenti, Rosemary Mumbi e Maria Pilar Buzzetti. Si presume che all'origine del problema al veivolo ci sia stato un guasto nel software. Il problema si era già verificato nello stesso modello di aereo precipitato in Indonesia ad ottobre. Il software ha ricevuto dei dati anomali che l'equipaggio ha cercato di correggere manualmente. I tentativi manuali, però, sono stati respinti dal computer che ha fatto procedere l'aereo su una rotta sbagliata fino a farlo schiantare a terra. C'è comunque, una ulteriore ipotesi, legata ad un contadino della zona che avrebbe udito l'aereo emettere un rumore anomalo, il che potrebbe far pensare ad un guasto meccanico. Il ritrovamento delle scatole nere ci aiuterà a capire molto, anche se resta il dramma delle vite umane spezzate.
di Marzia Amoruso, Gioele Garofalo e Siria di Lallo
I Talebani e il traffico di oppio
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- Creato Sabato, 09 Marzo 2019 11:27
- Ultima modifica il Sabato, 09 Marzo 2019 11:27
- Pubblicato Sabato, 09 Marzo 2019 11:27
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In Afghanistan il vero business è rappresentato dall’oppio. Anche se dal 2015 la produzione ha registrato un notevole calo, i talebani sono responsabili di circa l'85% della produzione mondiale di oppio e del 77% circa di quella di eroina. Complice di ciò è la protezione offerta dai talebani ai coltivatori di papavero da oppio, che lavorano per il 10% del costo della materia prima. La coltivazione di questi papaveri si concentra, ad oggi, nelle regioni a sud-ovest del Paese; la regione con più produzione pro capite è l'Helmand che ospita 86000 ettari atti alla coltivazione di oppio. È risaputo che l'oppio viene trasformato in eroina, morfina e tante altre droghe pesanti. La produzione e la vendita di oppio non rappresentano un danno solo per la salute mondiale ma determinano anche la capacità dei gruppi armati locali di sostenere le proprie guerre. Lo scorso anno il governo ha distribuito più di 10mila tonnellate di sementi per convincere gli agricoltori a produrre grano, ma in molti casi - dicono fonti ministeriali - non c'è stato cambio di coltivazione. La produzione passa dall’Afghanistan attraverso il Pakistan prima di essere esportata clandestinamente in Europa o Asia, nascosta essenzialmente in grandi container che partono da Karachi, porto tentacolare di 20 milioni di abitanti sul mar d'Arabia, da tempo in mano ai talebani.
di Francesco Mastrogiuseppe, Domenico Di Mella, Luca Sarrapochiello, Domenico Abiuso
Neruda, il poeta della Nazione
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- Creato Venerdì, 08 Marzo 2019 21:04
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- Pubblicato Venerdì, 08 Marzo 2019 21:04
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“Solo l'ardente pazienza porterà al raggiungimento della felicità”. Questa è una delle più celebri frasi di Pablo Neruda. Nato in Cile a Parral nel 1904, amavano definirlo in molti come il poeta delle cose semplici. Secondo Gabriel Garcia Marquez il più grande poeta del ventesimo secolo, il poeta universale, cioè colui che riusciva a trattare dei più svariati argomenti dall'amore alla guerra civile senza mai perdere la purezza che lo distingueva. Neruda decise innanzi tutto di scrivere di sé e di ciò che lo circondava, abbracciando temi e filosofie di amore universale che richiamavano al Cristianesimo al quale lui non aderì mai in modo definitivo. Era amatissimo dal suo popolo, e lui lo amava ugualmente. I suoi conoscenti lo definivano un solitario ma ritenevano anche che fosse la persona più socievole del mondo. Era un uomo che amava la semplicità e le piccole cose, in quanto preferiva la pace della sua piccola casa sul mare alla fama e alla vita mondana che rifiutò sempre. La poesia di Neruda è ed è stata oggetto di diverse opinioni e di amore sconfinato da parte dei suoi appassionati. La sua poetica spazia dai temi della libertà assoluta (egli rifiutava la dittatura che in quegli anni infervorava in Cile e nell'America Latina, il colonialismo e l'imperialismo) alla vita e alla morte e soprattutto all'amore, forza che ci mantiene in vita. Nel 1971 vinse il premio Nobel per la Letteratura. Due anni dopo morì in Cile durante la dittatura di Pinochet che portò tanto dolore nel suo Paese. Il poeta venne più volte sollecitato ad abbandonare il Cile e a rifugiarsi in America o in Europa ma lui rifiutò sempre di abbandonare il suo paese natale, scegliendo di morire accanto a sua moglie nella sua vecchia casa, davanti a quel mare che gli ha ispirato i suoi versi più belli.
di Lorenza Torrese
Intelligenza artificiale: tra salvezza e catastrofe
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- Creato Martedì, 26 Febbraio 2019 19:52
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- Pubblicato Martedì, 26 Febbraio 2019 19:52
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Un tema sempre più attuale è quello dell’intelligenza artificiale che diventerà presto la colonna portante dello sviluppo tecnologico e scientifico, il quale dovrà tenere conto del valore e delle qualità dell’uomo che non possono essere sostituite da una macchina. Grandi progressi stanno avvenendo nell’ambito medico: un gruppo di ricercatori ha infatti scoperto che un algoritmo dell’intelligenza artificiale capace di riconoscere le malattie respiratorie nei bambini, partendo dall’analisi della cartella clinica dei pazienti; formulare diagnosi partendo dagli esami radiologici o riconoscere tumori della pelle. Nonostante ciò il dibattito su queste nuove tecnologie resta ancora aperto e vede la società divisa su due fronti: chi ritiene che il nostro futuro sia nelle mani delle nuove tecnologie e chi pensa che ciò possa gravemente compromettere e nuocere l’identità e l’etica umana sostituendo alla manodopera umana quella robotica. La soluzione sta nel fare un uso intelligente di tali tecnologie che non devono sostituire il lavoro umano bensì supportarlo laddove l’uomo abbia dei limiti.
di Michela Di Iorio
8 Marzo nel segno della donna
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- Creato Venerdì, 08 Marzo 2019 20:44
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- Pubblicato Venerdì, 08 Marzo 2019 20:44
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Sono diversi gli esempi di donne simbolo di questa giornata. Su tutte ne vogliamo ricordare due: Frida Kahlo e Rita Levi Montalcini. Frida Kahlo è stata una pittrice messicana, nata da padre tedesco e madre spagnola nel 1907. Uno degli aspetti che più caratterizza la sua arte è il suo rapporto ossessivo con il corpo, trasformandolo nel fulcro della sua arte. Fino al 1938 la sua pittura si concentra principalmente sugli incidenti della vita, in particolar modo dopo che rimase vittima di un incidente causato dall’autobus sul quale si trovava e un tram; le conseguenze dell’incidente furono alquanto drammatiche e la segnarono per tutta la vita. Per tanto, costretta ad anni di riposo a letto, concentra la sua vita su una cultura personale dell’arte e del mondo della scrittura. Il suo primo dipinto fu un autoritratto che donò al ragazzo di cui era innamorata. Nel 1938 il maggiore esponente del surrealismo, André Breton, rimase tanto colpito dai suoi lavori a tal punto da proporle una mostra a Parigi. In questo periodo della sua vita Frida incontra pittori surrealisti come Salvador Dalí, dal quale era tanto affascinata. Nonostante l’apparente avvicinamento al surrealismo, Frida è sempre stata molto lontana da questo mondo, poiché la sua arte non era legata alla logica e al subconscio, ma era, al contrario, legata principalmente alla sua vita. Nel 1960 uscì un film diretto da Manuel Michel, nel quale si raccontano le avventure della mitica pittrice che, tutt’oggi, resta il simbolo dell’amarsi e del piacersi nel mondo delle donne; difatti ad oggi i social sono invasi da frasi e foto di Frida con le sue famose citazioni, fonti di ispirazione e sostegno per tutte le donne. Infatti Frida è il simbolo del femminismo moderno, in quanto rifiutava gli stereotipi di genere e riteneva opportuno sentirsi libera e in pace con se stessa; per tanto le sua sopracciglia folte divennero simbolo della “body positivity”, ossia uscire fuori dagli schemi e non piegarsi alle norme imposte dalla società. Altro esempio di donna famosa e lungimirante è quello di Rita Levi Montalcini. Nata Torino il 22 aprile 1909, da Adamo Levi, ingegnere elettrico e matematico, e dalla pittrice Adele Montalcini, Rita si è sempre definita una donna libera. Pur essendo cresciuta in un mondo dove prediligeva il sesso maschile, la sua voglia di distinguersi e di diventare qualcuno è sempre stata forte negli anni. Ha rinunciato ad un marito e ad una famiglia per dedicarsi completamente allo studio dalla scienza. La Montalcini iniziò a dedicarsi alla scienza a vent’anni, allieva di Giuseppe Levi, che la fece appassionare alla materia e le permise alla giovane di applicare una nuova prassi metodologica d’indagine, che era al contempo rigorosa e innovativa per quegli anni: la coltivazione in vitro (processi biologici riprodotti in provetta e non in organismo vivente) segnò un vero punto di svolta fra le due epoche. Nei primi anni cinquanta scoprì il fattore di crescita nervoso (NGF) che la portò a ricevere il Premio Nobel.
di Alessia Trotta e Chiara Barone
Crollo di una diga in Brasile
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- Creato Martedì, 29 Gennaio 2019 19:39
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- Pubblicato Martedì, 29 Gennaio 2019 19:39
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