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Vaccine Day e il piano per distribuirlo
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- Creato Lunedì, 28 Dicembre 2020 09:26
- Ultima modifica il Lunedì, 28 Dicembre 2020 10:10
- Pubblicato Lunedì, 28 Dicembre 2020 09:26
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Il 27 dicembre rappresenta una dato simbolica in tutta Europa. E’ il giorno del vaccino anti-covid. In Italia le primo dosi hanno raggiunto l'Istituto Spallanzani di Roma. A seguire il vaccino è arrivato in tutte le regioni italiane. Quelle con più dosi sono state: la Lombardia, l’Emilia Romagna e il Lazio. La prima vaccinata Italiana è l’infermiera ventinovenne Claudia Alivernini che ha ricevuto la prima dose all’Istituto nazionale malattie infettive di Roma, Lazzaro Spallanzani. “Ho la consapevolezza che oggi sia un giorno importante e decisivo. La scienza e la medicina sono le uniche cose che ci permetteranno di vincere la battaglia contro questo virus. Lo dico con il cuore vaccinatevi, per i vostri cari e per la collettività”. “Un piccolo gesto, l’ho fatto con orgoglio e profondo senso di responsabilità nei confronti della collettività”, ha aggiunto la sanitaria, sottolineando di aver toccato con mano e visto con i suoi occhi quanto sia difficile combattere questo virus. «L’Italia si risveglia» le prime parole del premier Giuseppe Conte. «Questa è la strada per superare una fase difficile», aggiunge il ministro della Salute Roberto Speranza. L’obiettivo è quello di raggiungere una copertura dei vaccini che arrivi all’80% della popolazione. Categorie prioritarie sono infermieri e medici poi gli ultra 80enni. Per tutto il resto della popolazione bisognerà attendere la fine del 2021. La distribuzione vera e propria del vaccino prenderà il via il 28 dicembre: sono 470 mila le dosi del siero Pfizer-BionTech – nome commerciale di Cominarty – che ogni settimana arriveranno nel nostro paese. Del siero Pfizer-BioNTech sono previste 27 milioni di dosi così distribuite: 8,8 nei primi tre mesi dell’anno, 8,1 nel secondo trimestre, 10,1 nel terzo trimestre del 2021.
di Matilde e Sofia Orrino
Papa Francesco compie 84 anni
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- Creato Giovedì, 17 Dicembre 2020 18:39
- Ultima modifica il Giovedì, 17 Dicembre 2020 18:50
- Pubblicato Giovedì, 17 Dicembre 2020 18:39
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In Vaticano oggi si festeggia il Pontefice. Jorge Mario Bergoglio nato a Buenos Aires il 17 dicembre 1936, ordinato sacerdote nel dicembre 1969, per sei anni è stato provinciale dei gesuiti dell’Argentina. Prima vescovo ausiliare di Buenos Aires e poi arcivescovo coadiutore, il 28 febbraio 1998 alla morte del cardinale Quarracino gli succede alla guida della diocesi. Cardinale nel 2001 viene eletto Papa il 13 marzo 2013. Come in passato Francesco vivrà la giornata odierna come se fosse un giorno come gli altri. Un mazzo di girasoli è il dono ricevuto da Francesco per il suo compleanno da un gruppo di poveri. Papa Francesco celebrerà con gratitudine e semplicità questa festa, come negli anni passati, nella preghiera e con le altre persone con cui condivide la residenza a Casa Santa Marta. I poveri tramite l'Elemosineria gli hanno fatto pervenire dei girasoli che adornano la Cappella e il Santissimo di Casa Santa Marta e ricordano la necessità di orientare sempre la vita verso il Signore, presente nei più deboli. Il Santo Padre invierà oggi 4 ventilatori polmonari in Venezuela, particolarmente per i bambini affetti da patologie polmonari. Tra le tante personalità che gli hanno voluto fare gli auguri anche il presidente del Consiglio Giuseppe Conte che su Twitter ha scritto: "Auguri Papa Francesco. Seguiamo con il massimo rispetto il tuo impegno per una Chiesa di 'prossimità', sempre costantemente attenta ai bisogni dei più poveri, dei più fragili, dei più piccoli". Al Papa ha scritto anche il presidente Sergio Mattarella: "Durate questo terribile anno di pandemia Francesco non ha fatto mancare a tutti gli italiani vicinanza partecipe e solidale". E ancora: "Persone di fedi diverse nei momenti della prova e della solitudine hanno potuto costantemente avvertire il sostegno e l'incoraggiamento del Papa. I cattolici, in particolare, hanno trovato consolazione e speranza nella salda certezza della Sua generosa preghiere”.
di Matilde e Sofia Orrino
La mia nuova vita in Molise
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- Creato Lunedì, 30 Novembre 2020 17:43
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- Pubblicato Lunedì, 30 Novembre 2020 17:43
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Addio al "Re del Calcio"
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- Creato Giovedì, 26 Novembre 2020 18:59
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- Pubblicato Giovedì, 26 Novembre 2020 18:59
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Diego Armando Maradona, l’ex pibe de oro, è morto all’ età di 60 anni per via di un arresto cardiorespiratorio. Tutti lo ricorderanno per la famosa “Mano de Dios”, in occasione dei mondiali di calcio del 1986, durante la sfida con l’Inghilterra. Grande giocatore del Boca Junior prima e del Napoli poi, dove ha militato dal 1984 al 1991 vincendo due scudetti e una Coppa Italia. Il genio argentino si era già sentito male nel giorno del suo sessantesimo compleanno, il 30 ottobre scorso. Era stato ricoverato d’urgenza prima a La Plata e successivamente nella clinica Olivos di Buenos Aires, scortato dalla polizia come un primo ministro e accolto da orde di tifosi, tra cori e fumogeni azzurri. Martedì 3 novembre aveva subito una delicata operazione al cervello per rimuovere un ematoma subdurale, cioè un coagulo di sangue che fuoriesce dalle vene e mette sotto pressione il cervello. Diego era stato dimesso per affrontare la seconda fase del recupero in un’abitazione privata nella zona del Nordelta. Maradona come calciatore è stato il più grande di tutti ma come uomo forse tra i peggiori: infatti ha fatto uso di sostanze stupefacenti tanto da esserne diventato dipendente in un periodo della sua vita prima di finire in una clinica per disintossicarsi a Cuba. Oltre alla droga in passato si era circondato di cattive compagnie tra cui alcuni esponenti della Napoli criminale.
di Matilde e Sofia Orrino
Presidente dedica una statua d'oro al suo cane
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- Creato Giovedì, 12 Novembre 2020 18:59
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- Pubblicato Giovedì, 12 Novembre 2020 18:59
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Il presidente turkmeno Gurbanguly Berdymukhamedov continua a sorprendere l’opinione pubblica mondiale. Da grande appassionato dei cani pastori alabai, al suo in particolare ha voluto dedicare una statua completamente d’oro, alta sei metri. La statua è stata inaugurata nella capitale Ashgabat e posizionata in un quartiere residenziale. Non è la prima volta che questa razza viene trattata con il dovuto prestigio dal presidente, infatti l’anno scorso scrisse un libro proprio sul suo cane. Originaria dell’asia centrale, la razza alabai è stata già inserita nel patrimonio nazionale. Si tratta nello specifico di un cane di taglia medio-grossa la cui funzione principale è quella di proteggere le greggi dai predatori. I russi lo annoverano tra i "Volkodav" ovvero i "distruttori di lupi". Cane grande e forte, si presenta soprattutto in versioni scure, dal grigio al nero, con anche varianti marroni, ma sempre pezzato. L'unica varietà riconosciuta a livello ufficiale è quella a pelo corto.
di Matilde e Sofia Orrino
Elezioni Usa, Biden verso la Casa Bianca
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- Creato Giovedì, 05 Novembre 2020 19:02
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Coronavirus, timori in Europa
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- Creato Martedì, 28 Gennaio 2020 10:56
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Guerra fredda in ambito missilistico
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- Creato Sabato, 25 Gennaio 2020 09:50
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2019 nCoV, il coronavirus che tiene in allerta l’Europa
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- Creato Venerdì, 24 Gennaio 2020 20:50
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Huawei vs Google, guerra tra colossi
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- Creato Mercoledì, 22 Maggio 2019 19:48
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- Pubblicato Mercoledì, 22 Maggio 2019 19:48
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Da inizio settimana Huawei ha perso la sua licenza per utilizzare il sistema operativo Android nella sua versione più ricca e completa, in seguito a una sospensione decisa da Google, per rispettare le disposizioni imposte dal governo statunitense contro le aziende cinesi. La decisione, che sta facendo molto discutere, potrebbe avere grandi conseguenze per l’intero settore della telefonia e coinvolgere milioni di proprietari di smartphone Huawei, non solo negli Stati Uniti. Per capire come siamo arrivati fino a questo punto è necessario fare qualche passo indietro fino alla settimana scorsa, quando il presidente statunitense Donald Trump ha firmato un ordine esecutivo per dare al governo il potere di impedire alle aziende negli Stati Uniti di acquistare apparati per telecomunicazioni prodotti da chi costituisce una minaccia per la sicurezza nazionale. Dopo aver scatenato il panico in tutto il mondo, il governo americano ha deciso di abbassare i toni con Huawei e concedere una licenza temporanea di 90 giorni che ripristina in parte i requisiti e le politiche di licenza in base ai regolamenti di amministrazione delle esportazioni. Ma cosa succederà davvero? In realtà la vicenda non è così tragica come sembra. Il governo americano ha proibito ad aziende, tra cui Google, di distribuire prodotti software e hardware ad aziende che sono nella “Black List” di Trump. Gli utenti di Huawei, (azienda che si trova in questa lista) non potranno quindi accedere ai contenuti che non sono già accessibili online.
di Alex Di Ciocco e Marino D'Onofrio
L'inferno parigino, a fuoco il simbolo della cristianità
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- Creato Mercoledì, 17 Aprile 2019 16:51
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- Pubblicato Mercoledì, 17 Aprile 2019 16:51
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L’incendio a Notre-Dame di Parigi, che lunedì sera ha bruciato parte della cattedrale, è stato completamente spento martedì mattina. Le opere d’arte conservate nella cattedrale si sono salvate. La procura di Parigi ha aperto un’indagine per incendio colposo mentre la polizia si sta concentrando sull’ipotesi che il fuoco sia divampato per via dei lavori di restauro che erano in corso intorno alla guglia. Il presidente francese Emmanuel Macron ha promesso che la cattedrale verrà ristrutturata entro breve tempo. Preoccupante la reazione del mondo jihadista monitorato dal sito di intelligence SITE. “Allah è grande” inneggia via twitter, Mohammed Noura, sotto la foto della cattedrale di Notre-Dame in fiamme. È solo uno dei centinaia di messaggi sui social di musulmani felici che il simbolo della cristianità sia finito in fumo. “È la vendetta di Dio (Allah) contro i razzisti colonialisti” esulta Walid Channouf, che scrive un tweet in perfetto francese. Damien Rieu sta dando la caccia in rete a chi inneggia all'incendio della cattedrale nel cuore di Parigi. Via twitter ha individuato frasi allucinanti di islamici che si compiacciono del rogo. Inoltre a decine hanno postato faccine sorridenti sotto le immagini dell'incendio. Sul profilo Fb di Al-Jazeera Channel sono stati in molti ad esultare. Ovviamente tutti i nomi sono di musulmani, anche se il disastro di Parigi sembra non essere stato un atto terroristico. La colletta a cui tutti possono partecipare è partita martedì 16 aprile a mezzogiorno. Quello che è certo è che serviranno decenni per ricostruirla. Dopo il miliardario francese François-Henri Pinault, che ha annunciato la donazione di 100 milioni di euro per la ricostruzione della cattedrale di Notre Dame di Parigi, anche Bernard Arnault ha fatto sapere di mettere a disposizione ben 200 milioni di euro per far rivivere la chiesa, simbolo della capitale francese e della civiltà europea.
di Marco Andratta, Alex Di Ciocco e Michele Paoletti
L'Africa tra vittime e sequestri
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- Creato Venerdì, 05 Aprile 2019 17:33
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- Pubblicato Venerdì, 05 Aprile 2019 17:33
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Si sentono tanti casi di uomini e donne italiani uccisi o sequestrati nel continente africano per ragioni spesso ignote. Si va dal più noto caso di Giulio Regeni fino a Raffaele Mastrogiuseppe, imprenditore di sessantanove anni, originario di Larino, brutalmente assassinato ad Heidelberg, nel Sudafrica, a pochi chilometri da Johannesburg. Secondo le fonti della polizia sudafricana un commando armato di cinque uomini avrebbe fatto irruzione nella sua proprietà. Dalle prime ricostruzioni fatte, sembra che Mastrogiuseppe, si fosse reso conto della presenza dei malviventi e che loro, per evitare che lui chiedesse aiuto, abbiano sparato alcuni colpi per ferirlo. Successivamente l’imprenditore, tentando di raggiungere il piano superiore, è stato subito raggiunto e ucciso. Le autorità, inoltre, hanno dichiarato di aver già catturato i cinque criminali che, dopo aver spogliato la casa di tutti i beni, si sono dati alla fuga. Altra persona che, purtroppo, ha subito un destino simile, è stata Silvia Romano, ragazza italiana rapita in Kenya lo scorso 20 novembre. Si pensa che Silvia sia ancora viva ma ancora non si hanno notizie certe. Gli inquirenti hanno dichiarato che la stanno ancora cercando, grazie all’aiuto di tre uomini arrestati che stanno collaborando con le indagini. Infine un’altra vittima ormai “storica” è un prete, rapito in Niger, ma che potrebbe essere ancora vivo. Padre Dall'Oglio è noto per aver rifondato, in Siria, negli anni Ottanta, la comunità monastica cattolico-siriaca Mar Musa (Monastero di san Mosè l'Abissino), erede di una tradizione cenobitica ed eremitica risalente al VI secolo. Il monastero, ubicato nel deserto a nord di Damasco, accoglie anche aderenti di religione ortodossa. Paolo Dall'Oglio è stato fortemente impegnato nel dialogo interreligioso con il mondo islamico. Questo suo attivismo gli ha causato l'ostracismo del governo siriano, che minacciò la sua espulsione durante il soffocamento della protesta popolare deflagrante nel 2011. Il decreto d'espulsione non fu inizialmente attuato a seguito di un accordo raggiunto con l'autorità siriane, in base al quale il gesuita doveva tenere un "profilo basso", astenendosi dall'esprimersi pubblicamente sulla situazione politica del paese. L'espulsione è stata poi eseguita il 12 giugno 2012. Per un breve periodo dopo la sua espulsione dalla Siria, si è trasferito a Sulaymaniyya, nel Kurdistan iracheno, dove è stato accolto nella nuova fondazione monastica di Deir Maryam el Adhra prima di sparire nel nulla.
di Chiara Barone e Domenico Di Mella
Aereo dell'Ethiopian precipita a Nairobi
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- Creato Mercoledì, 13 Marzo 2019 20:32
- Ultima modifica il Mercoledì, 13 Marzo 2019 20:33
- Pubblicato Mercoledì, 13 Marzo 2019 20:32
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Il Boeing dell'Ethiopian Airlines, schiantatosi lo scorso 10 marzo con a bordo 157 persone e diretto a Nairobi, ha messo in crisi tutta la flotta dei nuovi aerei da poco acquistati. L' aereo è precipitato sei minuti dopo il decollo da Addis Abeba. Dei passeggeri ricordiamo che otto erano italiani: Sebastiano Tusa, famoso archeologo siciliano, Carlo Spini, Gabriella Vigiani, Matteo Ravasio, Paolo Dieci presidente della Ong CISP e rete Link 2007, un'associazione di coordinamento consortile che raggruppa importanti Organizzazioni non Governative italiane, Virginia Chimenti, Rosemary Mumbi e Maria Pilar Buzzetti. Si presume che all'origine del problema al veivolo ci sia stato un guasto nel software. Il problema si era già verificato nello stesso modello di aereo precipitato in Indonesia ad ottobre. Il software ha ricevuto dei dati anomali che l'equipaggio ha cercato di correggere manualmente. I tentativi manuali, però, sono stati respinti dal computer che ha fatto procedere l'aereo su una rotta sbagliata fino a farlo schiantare a terra. C'è comunque, una ulteriore ipotesi, legata ad un contadino della zona che avrebbe udito l'aereo emettere un rumore anomalo, il che potrebbe far pensare ad un guasto meccanico. Il ritrovamento delle scatole nere ci aiuterà a capire molto, anche se resta il dramma delle vite umane spezzate.
di Marzia Amoruso, Gioele Garofalo e Siria di Lallo
I Talebani e il traffico di oppio
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- Creato Sabato, 09 Marzo 2019 11:27
- Ultima modifica il Sabato, 09 Marzo 2019 11:27
- Pubblicato Sabato, 09 Marzo 2019 11:27
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In Afghanistan il vero business è rappresentato dall’oppio. Anche se dal 2015 la produzione ha registrato un notevole calo, i talebani sono responsabili di circa l'85% della produzione mondiale di oppio e del 77% circa di quella di eroina. Complice di ciò è la protezione offerta dai talebani ai coltivatori di papavero da oppio, che lavorano per il 10% del costo della materia prima. La coltivazione di questi papaveri si concentra, ad oggi, nelle regioni a sud-ovest del Paese; la regione con più produzione pro capite è l'Helmand che ospita 86000 ettari atti alla coltivazione di oppio. È risaputo che l'oppio viene trasformato in eroina, morfina e tante altre droghe pesanti. La produzione e la vendita di oppio non rappresentano un danno solo per la salute mondiale ma determinano anche la capacità dei gruppi armati locali di sostenere le proprie guerre. Lo scorso anno il governo ha distribuito più di 10mila tonnellate di sementi per convincere gli agricoltori a produrre grano, ma in molti casi - dicono fonti ministeriali - non c'è stato cambio di coltivazione. La produzione passa dall’Afghanistan attraverso il Pakistan prima di essere esportata clandestinamente in Europa o Asia, nascosta essenzialmente in grandi container che partono da Karachi, porto tentacolare di 20 milioni di abitanti sul mar d'Arabia, da tempo in mano ai talebani.
di Francesco Mastrogiuseppe, Domenico Di Mella, Luca Sarrapochiello, Domenico Abiuso
Neruda, il poeta della Nazione
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- Creato Venerdì, 08 Marzo 2019 21:04
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- Pubblicato Venerdì, 08 Marzo 2019 21:04
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“Solo l'ardente pazienza porterà al raggiungimento della felicità”. Questa è una delle più celebri frasi di Pablo Neruda. Nato in Cile a Parral nel 1904, amavano definirlo in molti come il poeta delle cose semplici. Secondo Gabriel Garcia Marquez il più grande poeta del ventesimo secolo, il poeta universale, cioè colui che riusciva a trattare dei più svariati argomenti dall'amore alla guerra civile senza mai perdere la purezza che lo distingueva. Neruda decise innanzi tutto di scrivere di sé e di ciò che lo circondava, abbracciando temi e filosofie di amore universale che richiamavano al Cristianesimo al quale lui non aderì mai in modo definitivo. Era amatissimo dal suo popolo, e lui lo amava ugualmente. I suoi conoscenti lo definivano un solitario ma ritenevano anche che fosse la persona più socievole del mondo. Era un uomo che amava la semplicità e le piccole cose, in quanto preferiva la pace della sua piccola casa sul mare alla fama e alla vita mondana che rifiutò sempre. La poesia di Neruda è ed è stata oggetto di diverse opinioni e di amore sconfinato da parte dei suoi appassionati. La sua poetica spazia dai temi della libertà assoluta (egli rifiutava la dittatura che in quegli anni infervorava in Cile e nell'America Latina, il colonialismo e l'imperialismo) alla vita e alla morte e soprattutto all'amore, forza che ci mantiene in vita. Nel 1971 vinse il premio Nobel per la Letteratura. Due anni dopo morì in Cile durante la dittatura di Pinochet che portò tanto dolore nel suo Paese. Il poeta venne più volte sollecitato ad abbandonare il Cile e a rifugiarsi in America o in Europa ma lui rifiutò sempre di abbandonare il suo paese natale, scegliendo di morire accanto a sua moglie nella sua vecchia casa, davanti a quel mare che gli ha ispirato i suoi versi più belli.
di Lorenza Torrese
8 Marzo nel segno della donna
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- Creato Venerdì, 08 Marzo 2019 20:44
- Ultima modifica il Venerdì, 08 Marzo 2019 21:01
- Pubblicato Venerdì, 08 Marzo 2019 20:44
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Sono diversi gli esempi di donne simbolo di questa giornata. Su tutte ne vogliamo ricordare due: Frida Kahlo e Rita Levi Montalcini. Frida Kahlo è stata una pittrice messicana, nata da padre tedesco e madre spagnola nel 1907. Uno degli aspetti che più caratterizza la sua arte è il suo rapporto ossessivo con il corpo, trasformandolo nel fulcro della sua arte. Fino al 1938 la sua pittura si concentra principalmente sugli incidenti della vita, in particolar modo dopo che rimase vittima di un incidente causato dall’autobus sul quale si trovava e un tram; le conseguenze dell’incidente furono alquanto drammatiche e la segnarono per tutta la vita. Per tanto, costretta ad anni di riposo a letto, concentra la sua vita su una cultura personale dell’arte e del mondo della scrittura. Il suo primo dipinto fu un autoritratto che donò al ragazzo di cui era innamorata. Nel 1938 il maggiore esponente del surrealismo, André Breton, rimase tanto colpito dai suoi lavori a tal punto da proporle una mostra a Parigi. In questo periodo della sua vita Frida incontra pittori surrealisti come Salvador Dalí, dal quale era tanto affascinata. Nonostante l’apparente avvicinamento al surrealismo, Frida è sempre stata molto lontana da questo mondo, poiché la sua arte non era legata alla logica e al subconscio, ma era, al contrario, legata principalmente alla sua vita. Nel 1960 uscì un film diretto da Manuel Michel, nel quale si raccontano le avventure della mitica pittrice che, tutt’oggi, resta il simbolo dell’amarsi e del piacersi nel mondo delle donne; difatti ad oggi i social sono invasi da frasi e foto di Frida con le sue famose citazioni, fonti di ispirazione e sostegno per tutte le donne. Infatti Frida è il simbolo del femminismo moderno, in quanto rifiutava gli stereotipi di genere e riteneva opportuno sentirsi libera e in pace con se stessa; per tanto le sua sopracciglia folte divennero simbolo della “body positivity”, ossia uscire fuori dagli schemi e non piegarsi alle norme imposte dalla società. Altro esempio di donna famosa e lungimirante è quello di Rita Levi Montalcini. Nata Torino il 22 aprile 1909, da Adamo Levi, ingegnere elettrico e matematico, e dalla pittrice Adele Montalcini, Rita si è sempre definita una donna libera. Pur essendo cresciuta in un mondo dove prediligeva il sesso maschile, la sua voglia di distinguersi e di diventare qualcuno è sempre stata forte negli anni. Ha rinunciato ad un marito e ad una famiglia per dedicarsi completamente allo studio dalla scienza. La Montalcini iniziò a dedicarsi alla scienza a vent’anni, allieva di Giuseppe Levi, che la fece appassionare alla materia e le permise alla giovane di applicare una nuova prassi metodologica d’indagine, che era al contempo rigorosa e innovativa per quegli anni: la coltivazione in vitro (processi biologici riprodotti in provetta e non in organismo vivente) segnò un vero punto di svolta fra le due epoche. Nei primi anni cinquanta scoprì il fattore di crescita nervoso (NGF) che la portò a ricevere il Premio Nobel.
di Alessia Trotta e Chiara Barone
Intelligenza artificiale: tra salvezza e catastrofe
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- Creato Martedì, 26 Febbraio 2019 19:52
- Ultima modifica il Martedì, 26 Febbraio 2019 20:01
- Pubblicato Martedì, 26 Febbraio 2019 19:52
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Un tema sempre più attuale è quello dell’intelligenza artificiale che diventerà presto la colonna portante dello sviluppo tecnologico e scientifico, il quale dovrà tenere conto del valore e delle qualità dell’uomo che non possono essere sostituite da una macchina. Grandi progressi stanno avvenendo nell’ambito medico: un gruppo di ricercatori ha infatti scoperto che un algoritmo dell’intelligenza artificiale capace di riconoscere le malattie respiratorie nei bambini, partendo dall’analisi della cartella clinica dei pazienti; formulare diagnosi partendo dagli esami radiologici o riconoscere tumori della pelle. Nonostante ciò il dibattito su queste nuove tecnologie resta ancora aperto e vede la società divisa su due fronti: chi ritiene che il nostro futuro sia nelle mani delle nuove tecnologie e chi pensa che ciò possa gravemente compromettere e nuocere l’identità e l’etica umana sostituendo alla manodopera umana quella robotica. La soluzione sta nel fare un uso intelligente di tali tecnologie che non devono sostituire il lavoro umano bensì supportarlo laddove l’uomo abbia dei limiti.
di Michela Di Iorio
Crollo di una diga in Brasile
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- Creato Martedì, 29 Gennaio 2019 19:39
- Ultima modifica il Martedì, 29 Gennaio 2019 19:41
- Pubblicato Martedì, 29 Gennaio 2019 19:39
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La scelta del Presidente Mattarella
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- Creato Lunedì, 28 Maggio 2018 13:56
- Ultima modifica il Lunedì, 28 Maggio 2018 13:56
- Pubblicato Lunedì, 28 Maggio 2018 13:56
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Quella che sta vivendo il bel Paese in questi giorni è una della tante crisi istituzionali che ha attraversato durante tutto il suo periodo repubblicano. Ieri, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha posto un veto sulla lista di governo presentata dal primo ministro professor Conte designato dalla coalizione nata post-elezioni dalle due forze populiste Lega e M5S. Punto cruciale il ministero dell’economia e la proposta di affidarlo all’82enne economista Paola Savona. Il presidente si è avvalso dell’articolo 92 della costituzione che recita: “Il Governo della Repubblica è composto del Presidente del Consiglio e dei Ministri, che costituiscono insieme il Consiglio dei Ministri. Il Presidente della Repubblica nomina il Presidente del Consiglio dei Ministri e, su proposta di questo, i Ministri.” Mattarella parlando al popolo italiano ha motivato la sua scelta dicendo di aver dovuto salvaguardare l’economia italiana da un possibile ministro con tendenze anti-euro così rischiose da compromettere la stabilità del paese, avvalendosi dell’articolo 47 della costituzione che a tal proposito recita che: “La Repubblica incoraggia e tutela il risparmio in tutte le sue forme; disciplina, coordina e controlla l'esercizio del credito”. L’epilogo è stata la rinuncia dell’incarico da parte del professor Conte e un possibile governo “neutrale” che porti il Paese fino alle prossime elezioni. Ma non è la prima volta che un presidente della Repubblica esercita questo suo diritto costituzionale. Già in precedenza il presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro pose un veto alla proposta del primo governo Berlusconi di nominare ministro di Grazia e Giustizia Cesare Previti. Il gesto pienamente democratico e costituzionale del presidente però non è stato accolto bene da alcune forze politiche come Lega, M5S, FDI e da buona parte della popolazione che pur non avendo alcuna conoscenza in materia politica e costituzionale, vive ormai influenzata dalle forze populiste ed in balia di fake news.
di Michelangelo Fanelli
Russia 2018, Mondiale e tensioni tra sovietici e inglesi
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- Creato Martedì, 15 Maggio 2018 17:28
- Ultima modifica il Martedì, 15 Maggio 2018 20:44
- Pubblicato Martedì, 15 Maggio 2018 17:28
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Sarà una lunga vigilia per il Mondiale di Russia 2018, caratterizzata in particolare dalle tensioni politiche tra Putin e Gran Bretagna. Uno scenario purtroppo già visto nelle ultime grandi manifestazioni sportive, essendo sempre più difficile arrivare ad accordi. La memoria ci porta alle ultime Olimpiadi invernali di PyeongChang caratterizzate dalla crisi tra le due coree mentre il Mondiale di Russia 2018 rischia di passare alla storia come quello del boicottaggio nei confronti di Putin. In primo piano la crisi politica e diplomatica con la Gran Bretagna seguita al clamore del caso Skripal. Lo scenario che preoccupa la Fifa è l'assenza dei maggiori leader politici mondiali il 14 luglio, giorno dell'inaugurazione allo stadio Luzhiniki. Secondo il quotidiano As la Gran Bretagna avrebbe iniziato una serie di colloqui con gli alleati per convincerli a lasciare isolato Putin nel parco presidenziale quando ci sarà la cerimonia inaugurale, un gesto che, stando alle ultime notizie, sarebbe già appoggiato dagli Stati Uniti. Il rischio è che tutto si ripresenti al Qatar nel 2022. Tornando alla sicurezza anti-terrorismo, Patrushev ha affermato: "Sono state adottate numerose misure aggiuntive in tutto il territorio del distretto per rafforzare la sicurezza anti-terrorismo nei centri di cura, nelle strutture sportive e nelle infrastrutture vitali".
di Valerio Bianchini, Marco Andretta, Alex Di Ciocco
Finalmente la pace tra le due Coree
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- Creato Martedì, 15 Maggio 2018 17:19
- Ultima modifica il Martedì, 15 Maggio 2018 17:24
- Pubblicato Martedì, 15 Maggio 2018 17:19
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L'argomento del trattato di pace è stato uno dei punti cruciali nell'incontro tra Chung Eui-Young, consigliere della sicurezza e presidente della Corea del Sud, e John Bolton, controparte statunitense. In seguito il commento di Donald Trump all'impegno di Seul e Pyongyang a costruire la penisola coreana libera dalle armi nucleari è stato: "La guerra coreana finirà!", ma da parte del presidente americano sono promesse nuove sanzioni per il regime che vige nella cittadina nord-coreana a causa dell'uccisione del fratellastro del leader nord-coreano Kim Jong-un, avvenuta usando agenti chimici. A conseguenza di ciò quest'ultimo si è detto pronto a dire addio al suo arsenale nucleare pur di arrivare a una sopravvivenza politica. Questo evento sebbene utopico, è un passo diplomatico importantissimo per creare le premesse per progressi reali verso la pace.
Il summit ha però riscontrato dei problemi per quanto riguarda gli accordi comuni sulla fine delle guerra e la denuclearizzazione, poiché non dà risposta a come questi obiettivi saranno raggiunti. Inoltre un'altra questione completamente esclusa è stata quella dei diritti umani, da tempo violati dalla Corea del Nord. Il piano di Kim Jong-un, potrebbe essere quello di firmare vaghe dichiarazioni di intenti posticipando il momento di formalizzare i dettagli. Sarebbe comunque un risultato positivo sia per la Corea del Nord che per gli Stati Uniti.
Le infiltrazioni terroristiche nelle regioni italiane
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- Creato Lunedì, 07 Maggio 2018 14:30
- Ultima modifica il Lunedì, 28 Maggio 2018 10:14
- Pubblicato Lunedì, 07 Maggio 2018 14:30
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Secondo l’Istituto di Ricerca Demoskopica la regione ad essere più a rischio da infiltrazioni terroristiche è la Lombardia con 10 punti distanziata di poco dal Lazio (9,2 punti). Seguono nell’area “rossa” il Piemonte (4,19) punti e infine l'Emilia Romagna (4,10 punti). Nell’area intermedia si collocano altre cinque realtà regionali: Campania (3,53 punti), Toscana (3,15 punti), Veneto (2,33 punti), Trentino Alto Adige (1,79 punti) e Liguria (1,63 punti). Le restanti realtà regionali si sono posizionate nelle due aree che presentano un livello medio-basso di rischio potenziale di infiltrazione terroristica: Marche (1,32 punti), Sicilia (1,26 punti), Calabria (1,15 punti), Sardegna (0,90 punti), Friuli Venezia Giulia (0,83 punti). In coda, tra le meno a rischio si posizionano Puglia (0,73 punti), Umbria (0,54 punti), Abruzzo (0,27 punti), Molise (0,04 punti) e infine la Basilicata (0,03 punti). Queste statistiche si basano su vari aspetti come le intercettazioni autorizzate per indagini sul terrorismo internazionale dal 2006 al 2015 che hanno avuto 10.885 utenze di cui 4.044 in Lombardia (37,2%), 1.351 utenze nel Lazio (12,4%) e 1.112 in Campania (10,2%). A seguire la Liguria con 606 intercettazioni (5,6%), la Sardegna con 544 (5,0%), il Piemonte con 516 bersagli (4,7%), il Veneto con 467 (4,3%), il Trentino Alto Adige con 440 (4,0%), la Puglia con 331 (3,0%), il Friuli Venezia Giulia con 302 (2,8%), l’Emilia Romagna con 298 (2,7%), l’Umbria con 225 (2,1%) e l’Abruzzo con 224 bersagli (2,1%). In coda, sempre per numero di intercettazioni telefoniche, ambientali, telematiche ed informatiche si collocano la Toscana con 157 bersagli (1,4%), la Sicilia con 134 (1,2%), la Calabria con 76 (0,7%), le Marche con 36 (0,3%) e il Molise con 22 utenze (0,2%). Un altro parametro utile agli studi è stato quello degli episodi terroristici avvenuti in territorio italiano dal 2005. Nel Lazio si registrano 15 episodi pari ad oltre il 22,1% del totale, in Lombardia 12 eventi (17,6%) e in Piemonte 10 eventi (14,7%). Seguono l’Emilia Romagna con 6 episodi terroristici (8,8%), la Toscana con 5 episodi (7,4%), la Liguria con 4 episodi (5,9%), Calabria, Veneto e Marche con 3 episodi per ciascuna realtà territoriale (4,1%), Campania e Trentino Alto Adige con 2 eventi “a testa” (2,9%) e infine Sardegna, Friuli Venezia Giulia e Umbria con un episodio in ciascuna area (1,5%) per un totale di 68 attentati. Il terzo parametro registrato è stato quello relativo al numero degli stranieri provenienti dalla zone considerate nella top five del terrorismo ossia, Iraq, Afghanistan, Nigeria, Siria e Pakistan. I pachistani sono maggiormente presenti in Lombardia (37.771 individui), in Emilia Romagna (21.199 individui), in Toscana (6.408 individui) e in Campania (6.170 individui). La maggiore presenza di nigeriani si registra in Veneto con 13.198 residenti, in Emilia Romagna (12.606 individui), in Lombardia (11.396 individui) e in Piemonte (10.150 individui). E ancora la comunità siriana maggiore è presente in Lombardia (1.914 individui), nel Lazio (981 individui) mentre gli afghani per la maggior parte sono nel Lazio (2.618 individui), in Calabria (1.063 individui) e in Puglia (1.015 individui). L’analisi per regione evidenzia che le comunità di iracheni più numerose si sono insediate nel Lazio (797 individui), in Calabria (608 individui), in Puglia (470 individui) e in Trentino Alto-Adige (414 individui). L’ultimo parametro preso in considerazione è stato quello del numero dei visitatori dei musei obiettivi sensibili del terrorismo. Un totale di oltre 59 milioni di visitatori. ll Lazio ha superato la soglia dei 23 milioni, la Campania poco meno di 9 milioni, la Toscana oltre 7 milioni. A seguire la Sicilia (5 milioni), il Trentino Alto Adige (3,4 milioni), il Piemonte (2,6 milioni), la Lombardia (2,6 milioni), il Friuli Venezia Giulia (1,4 milioni), l’Emilia Romagna (1,1 milioni) e il Veneto (1,1 milioni). E ancora, la Puglia (750mila), la Sardegna (556mila), la Valle d’Aosta (504mila), le Marche (497mila) la Calabria (489mila), la Liguria (257mila), la Basilicata (250mila), l’Umbria (248 mila), l’Abruzzo (123) e infine il Molise (79 mila).
di Michelangelo Fanelli
E se internet smettesse di funzionare?
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- Creato Martedì, 15 Maggio 2018 17:13
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Guerra in Siria tra raid aerei e costi esorbitanti
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- Creato Lunedì, 16 Aprile 2018 14:04
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Cosa sta realmente accadendo in Siria? Questa guerra che si protrae da ben sette anni vede protagonisti le forze presidenziali di Assad, i ribelli siriani, i curdi del Pkk nel Nord del paese e le rimanenti milizie del presunto Stato Islamico. Vi sono interessi e alleanze anche con le grandi potenze: i russi e gli iraniani sostengono Assad, gli americani e i loro alleati della NATO i ribelli siriani. La Russia punta a balcanizzare la Siria e allargare la sua zona di influenza mentre le potenze occidentali hanno bisogno del territorio siriano per la sua importanza geostrategica e soprattutto per il passaggio di un importante oleodotto. I bombardamenti, attuati da entrambe le superpotenze, si protraggono ormai da un paio di anni sul territorio siriano. L’attacco missilistico dello scorso 14 aprile ha avuto sicuramente più rilievo mediatico rispetto agli altri raid ed è stato di maggiore intensità. Il presidente americano Trump giustifica la violazione da parte della sua aereonautica dello spazio aereo di uno stato sovrano appellandosi al fatto di aver colpito siti di produzione di armi chimiche usate dal regime di Assad contro i ribelli. Il casus belli di Trump sembra rifarsi ad un pretesto non nuovo visto che nel 2013 per giustificarsi con l’opinione pubblica mandò immagini sui media, di cadaveri di ragazzini messi in fila uccisi da armi chimiche, alcune poi risultate false. Intanto questo gioco tra potenti è costato già 470mila vittime tra i civili e ha causato un esodo di massa portando una nazione al collasso.
I costi
Nel massiccio attacco della notte tra il 13 e 14 aprile, gli Stati Uniti hanno utilizzato diversi missili Tomahawk, missili a medio raggio con una gittata da 1.250 chilometri a 2.500 chilometri. Questi viaggiano relativamente a bassa quota e sono guidati da un sistema di navigazione avanzata. Nel bombardamento aereo gli Usa hanno lanciato tra i 120-130 missili Tomahawk da una nave da guerra e da bombardieri B-1B. Ogni missile Tomahawk costa in media 753.000 euro ma può arrivare anche a 1, 5 milioni di euro. Provando a fare due calcoli moltiplicando 120 missili per 753.000 l’uno abbiamo un totale di 90.360.000 euro. La Francia invece ha mobilitato 5 Rafale, 4 Mirage 2000-5 e 2 aerei di ricognizione Awacs che sono decollati venerdì da basi francesi, accompagnati da 5 aerei di approvvigionamento. I Rafale hanno sparato missili Scalp (della gittata di 250km). Ma non solo! In particolare i francesi hanno approfittato della micro-operazione per testare armi nuove. Tra i 12 missili francesi, tre erano missili da crociera navale MdCN. Questi missili da crociera hanno una gittata da 1.000 chilometri e una precisione dell’ordine del metro. Questi missili, sviluppati dal gruppo francese Mbda, sono molto costosi. Secondo la legge finanziaria 2015, in cui è registrato l’ordine d’acquisto, ogni missile costa 2,86 milioni di euro. Infine la Gran Bretagna ha lanciato missili Storm Shadow da 4 Tornado decollati dalla base Raf (Royal Air Force) di Akrotiri (Cipro). E’ molto probabile che siano entrati in azione anche i sommergibili britannici che erano stati spostati nelle acque di fronte alla Siria. Nel raid sono stati colpiti un centro di ricerca scientifica a Damasco e due impianti di stoccaggio di armi chimiche: uno a ovest di Homs e uno nei pressi di Homs.
di Alice Di Domenico, Domenico Pio Abiuso e Michelangelo Fanelli