Storia militare
Ottobre 1943, il passaggio delle truppe tedesche e alleate lungo la Valle del Tappino (quarta parte)
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- Creato Mercoledì, 01 Luglio 2020 15:35
- Ultima modifica il Mercoledì, 01 Luglio 2020 15:36
- Pubblicato Mercoledì, 01 Luglio 2020 15:35
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Al contrario di Toro, come ci racconta ancora il prof. Di Donato, San Giovanni in Galdo fu più fortunata «il bombardamento alleato per fortuna non colpì il paese, ma non centrò nemmeno le postazioni tedesche, ricordo che solo qualche colpo arrivò nei pressi del cimitero, la maggior parte caddero sulla collina di Toro che sovrasta San Giovanni in Galdo». A conferma dei colpi che arrivarono nei pressi del cimitero, ho personalmente rinvenuto, grazie ad una ricognizione della zona, dei frammenti di granate. Purtroppo la fortuna non fu allo stesso modo benevola con Toro, che ebbe la sventura di trovarsi esattamente lunga la direttrice del tiro dei cannoni alleati. Il pomeriggio del 12 ottobre Toro e la sua terra conobbero il fragore della guerra, bagnandosi le vesti con il sangue di due sue figlie innocenti. In maniera del tutto involontaria, due tiri chiamati tecnicamente di aggiustamento, centrarono il centro abitato: uno cadde nei pressi di Piazza San Mercurio, senza causare eccessivi danni; l’altro, purtroppo, centrò in pieno l’abitazione dalla famiglia Marcucci, causando la morte di Teresa Grosso di anni 36 (incinta di qualche mese) e Angelamaria Marcucci di anni 7. Questo il racconto di quel tragico evento, nelle parole di Nicola Marcucci, figlio di Teresa e fratello di Angelamaria, raccolte da Vincenzo Colledanchise (tratto dal sito Toro Web) «nel sentire i boati del cannoneggiamento, che devastavano la campagna del Grottone, Teresa si mise a richiamare angosciata i suoi figli maschi, Nicola e il fratello, credendoli lì vicino a giocare. Teresa continuava a richiamarli a squarciagola dalla finestra impaurita per non averli visti rientrare dopo il gran boato. Con lei cerano due figlie femmine: Maria, in quei giorni malata, si scaldava presso il camino mentre Giuseppina era intenta a rassettare la camera. Le grida disperate di Teresa furono improvvisamente interrotte da una bomba che colpì la casa del “Grottone”. La bomba aveva centrato una parete della casa squarciandola facilmente, perché nel punto colpito passava il camino. La breccia procurata dalla bomba era stata fatale per Maria perché fu colpita mortalmente dai mattoni del camino divenuti micidiali proiettili. Per Maria, di nove anni, la morte fu immediata, mentre sua madre era stata colpita da una scheggia di pietra diveltasi dalla mensola della finestra, che la colpì alla testa. La casa colpita dalla bomba fu subito raggiunta dai carabinieri e transennata, per impedire a chiunque di penetrarvi. Solo il medico, don Nicolino fu ammesso a varcare quell’uscio per soccorrere le donne colpite. Ma don Nicolino ne uscì quasi subito per aver notato che per Maria e sua madre non cera più niente da fare. Giuseppina, invece, non correva nessun pericolo perché raggiunta da una piccola scheggia che l’aveva solo ferita. Insieme ai suoi fratelli fu condotta in casa dei nonni, mentre qualcuno provvide a richiamare il marito di Teresa dai campi dove era intento a lavorare. Il poveruomo, giunto esausto e disperato in paese, avrebbe voluto abbracciare i corpi di Teresa e della figlia ma non gli fu possibile. Tentò di farlo risalendo dall’orto, ma anche quell’entrata posteriore era stata sbarrata. Quando finalmente poté entrare in casa, l’uomo pianse tutte le sue lacrime presso la moglie e la figlia morte dissanguate a causa dell’unica bomba che colpì mortalmente il paese durante l’ultima guerra mondiale.
di Antonio Salvatore
Ottobre 1943, il passaggio delle truppe tedesche e alleate lungo la Valle del Tappino (terza parte)
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- Creato Lunedì, 22 Giugno 2020 14:24
- Ultima modifica il Lunedì, 22 Giugno 2020 14:29
- Pubblicato Lunedì, 22 Giugno 2020 14:24
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[…] Lo stesso giorno, le prime pattuglie che entrarono nell’abitato di Gildone trovarono il paese già libero dalle presenza nemica; il secondo Carleton and York alle prese anche con problemi di trasporto dell’artiglieria, problema in parte risolto con l’impiego di jeep che rimorchiavano cannoni da 75 mm appartenenti al 1° Airlanding Light Regiment (della 1a Divisione Airborne), dal 5 ottobre sotto il comando della divisione canadese, la notte tra il 9 ed il 10 ottobre raggiunsero e si posizionarono su monte Verdone. Da questa posizione il 12 ottobre iniziarono un fitto cannoneggiamento in direzione di San Giovanni in Galdo dove erano ben nascoste tre postazioni di artiglieria tedesca, che già da qualche giorno martellavano le colonne alleate. Questo momento segnerà una delle pagine più tristi della storia di Toro. Con questo piccolo scritto, esattamente dopo 70 anni, cercheremo finalmente di ricostruire la verità storica di quel tragico pomeriggio. Grazie allo studio di “tecnica e strategia militare” e grazie soprattutto alla testimonianza diretta del prof. Nicolino Di Donato di San Giovanni in Galdo, possiamo affermare con sicura e definitiva certezza, che Toro non fu mai l’obbiettivo del cannoneggiamento alleato, così come da troppi anni raccontato. L’obiettivo erano le artiglierie tedesche posizionate nelle campagne di San Giovanni in Galdo. Le prove a corredo di questa tesi sono diverse: tra le quali: se l’obiettivo fosse stato Toro, crediamo che i colpi che avrebbero centrato il paese sarebbero stati molti di più e non solo due, come in realtà avvenne; la testimonianza del sig. Diomede Ciaccia il quale afferma di ricordare lo spostamento di un cannone tedesco nelle campagne di San Giovanni in Galdo; l’inerzia dell’artiglieria alleata , la quale, benché fosse stata posizionata dal giorno 10 ottobre e bersaglio nel frattempo delle granate tedesche, iniziarono il cannoneggiamento sulla direttrice Toro-San Giovanni in Galdo solamente il giorno 12 ottobre; infine la fondamentale testimonianza del prof. Nicolino Di Donato «ricordo bene le tre e ben nascoste postazioni dei cannoni tedeschi, uno era posizionato nei pressi del Tempio Italico e altri due posizionati nei pressi del cimitero. I cannoni sparavano incessantemente già diversi giorni e ricordo che si fermarono per un brevissimo periodo di tempo al passaggio di un corteo funebre per la morte di un ragazzo. Inseguito, con i tantissimi bossoli dei proiettili abbandonati, molti sangiovannari ci fecero dei piccoli fornetti, uno dei quali conservo ancora oggi». Mentre discorrevamo sui ricordi di quegli avvenimenti, la testimonianza del prof. Di Donato si arricchisce di un dato assolutamente inedito e decisivo dal per confermare la nostra ipotesi «il giorno del bombardamento alleato, durante la mattinata, mentre passeggiavo con un mio amico, all’improvviso scorgemmo sulle nostre teste la presenza di un aereo che volava sopra le postazioni tedesche, la paura di essere mitragliati fu molta, tanto che ci buttammo immediatamente lungo il solco di un terreno arato, non so perché ma intuii che da lì a poco ci sarebbe stato un bombardamento, e così fu, infatti l’aereo che volava sui cieli di San Giovanni non era altro che una cosiddetta “cicogna”, atto a trovare e rilevare la posizione delle artiglierie tedesche ».Le artiglierie canadesi già pronte da due giorni, ma silenti per mancanza di informazioni, alle prime ore del pomeriggio del 12 ottobre, individuata l’esatta posizione delle postazioni nemiche iniziarono un possente bombardamento. […]
di Antonio Salvatore
Ottobre 1943, il passaggio delle truppe tedesche e alleate lungo la Valle del Tappino (seconda parte)
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- Creato Lunedì, 15 Giugno 2020 07:48
- Ultima modifica il Lunedì, 15 Giugno 2020 08:08
- Pubblicato Lunedì, 15 Giugno 2020 07:48
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[…]; Giuseppina Simonelli, frequentavo la terza elementare e all’uscita di scuola ricordo l’arrivo dei soldati tedeschi, rimasi sbalordita alla vista dei carri armati; Giuseppe Iosue, arrivarono dal fiume Tappino e la cosa che mi è rimasta più impressa fu la presenza di due carri armati, uno venne posizionato in via Occidentale, l’altro tra Piazza del Piano e l’imbocco di via Marconi; Diomede Ciaccia, ricordo che tra i primi mezzi tedeschi ad arrivare c’era un camion che trasportava un cannone, il quale venne posizionato nei pressi del Convento e da lì sparava verso Jelsi. Ricordo che questo cannone sostò a Toro un solo giorno; Olga Pietracatella, eravamo tutti terrorizzati tanto che venne fermato persino l’orologio da parete che avevamo in cucina per evitare che battesse le ore, così da evitare qualsiasi rumore in casa. E ancora sulla permanenza dei tedeschi in paese: Giuseppina Simonelli, i graduati requisirono la casa di mio zio, il sacerdote Don Giovanni Simonelli, utilizzandola come alloggio e dalla quale, al momento di andare via, sottrassero calici e altri oggetti sacri di valore. Ricordo che un giorno, armi in pugno, presero cinque ragazzi toresi e gli ordinarono di riempire diverse taniche di acqua presso il pozzo dei Magno; Giuseppe Iosue, ricordo la continua e quotidiana richiesta di animali; Diomede Ciaccia, ricordo che la situazione era tranquilla e serena, infatti furono organizzate anche delle cene con gli Ufficiali tedeschi a cui partecipavano mio padre, il Podestà, il Segretario Comunale, Don Achille Magno e l’Arciprete di Toro, il quale usando la lingua latina riusciva a fungere da interprete. Questo clima di dialogo venne bruscamente interrotto dai tedeschi al momento dell’arrivo di un nuovo Ufficiale, giunto in paese a bordo di un sidecar. Il 9 ottobre, con obbiettivo Gildone, due battaglioni della 3a Brigata di fanteria canadese avanzarono lungo la Statale 17: il primo Royal 22° Regiment prendendo la direzione di Jelsi raggiunse ed entrò nella cittadina di Riccia, ormai abbandonata dal nemico. Il giorno seguente, mentre i tedeschi su autorizzazione di Kesselring arretravano la linea difensiva di circa 7 chilometri, la Compagnia C del West Nova Scotia, nel tentativo di superare il torrente Carapello, venne duramente impegnata dal fuoco proveniente da postazioni di mitragliatrici che causarono diverse vittime. La mattina dell’11 ottobre vennero prese le alture oltre il torrente e la cima di monte Gildone, da dove, una volta posizionate le proprie artiglierie, iniziarono i tiri verso Campobasso, trai vari edifici centrati ci furono la caserma dei Carabinieri, il convitto Mario Pagano e il Seminario Vescovile al cui interno venne colpito a morte il Vescovo della città, Monsignor Secondo Bologna. […]
di Antonio Salvatore
1861, l'esercito Italiano a Campobasso (seconda parte)
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- Creato Mercoledì, 03 Giugno 2020 08:28
- Ultima modifica il Mercoledì, 03 Giugno 2020 08:43
- Pubblicato Mercoledì, 03 Giugno 2020 08:28
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Ottobre 1943, il passaggio delle truppe tedesche e alleate lungo la Valle del Tappino (prima parte)
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- Creato Martedì, 19 Maggio 2020 12:10
- Ultima modifica il Martedì, 19 Maggio 2020 12:11
- Pubblicato Martedì, 19 Maggio 2020 12:10
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Sono trascorsi poco meno di ottant’anni da quel cupo ottobre 1943, quando anche il Molise fu attraversato dalla triste realtà della guerra, anche se, purtroppo, un amaro prologo già si era conosciuto con il tragico bombardamento alleato di Isernia il 10 settembre. Una delle direttrici strategiche per il passaggio delle truppe dell’8a Armata Britannica per la presa di Campobasso, fu la Valle del Tappino, infatti il 3 ottobre i tedeschi aprirono il fronte sul Fortore organizzandosi ad operare con la 29a Divisione Panzergranadier sulla direttrice Gambatesa-Campobasso per ostacolare l’avanzata nemica sul capoluogo. Nella notte tra il 5 ed il 6 ottobre, visti gli aspri combattimenti che si svolgevano lunga la costa a seguito dello sbarco alleato a Termoli, alla 3a Brigata canadese venne dato l’ordine perentorio di iniziare l’attraversamento del Fortore. Attraversamento che non si presentava facile per la distruzione del ponte “13 archi” e per il controllo della Valle del Tappino da parte di un battaglione del 15° Reggimento della 29a Divisione Panzergranadier. Il primo tentativo fu operato, senza successo, da una compagnia del Royal 22° Regiment, la quale fu respinta da un pesante fuoco nemico. La mattina del 7 ottobre alle ore 06.30, precedute dai i tiri dell’artiglieria del 66° Medium Regiment R.A., le compagnie d’assalto Carleton and York e quelle del battaglione West Nova Scotia, mossero par la cattura di Gambatesa e di Toppo Fornelli (altura nei pressi di Gambatesa). La battaglia fu cruenta e l’assalto fermato dall’accanita resistenza tedesca grazie all’apporto di due cannoni semoventi. Durante la notte però ai soldati tedeschi fu dato l’ordine dal proprio Comando di lasciare il paese e indietreggiare di qualche chilometro. Fu proprio il giorno 7 ottobre che reparti della 29a Divisione Panzergranadier in ritirata entrarono in Campodipietra, San Giovanni in Galdo e Toro, ecco alcune testimonianze: Nicola Rossodivita, ricordo che arrivarono dalla Fondovalle del Tappino in un giorno freddo e piovoso. Noi abitavamo in una delle prime case del paese e ricordo in maniera molto nitida che un soldato bussò alla nostra porta, era tutto bagnato e chiese qualcosa da mangiare, mio padre il quale parlava qualche parola di tedesco, in quanto era stato a lavorare come muratore in Germania, tra cui anche a Berchtesgaden nella villa di montagna di Hitler, il famoso Nido dell’Aquila, diede lui una pagnotta di pane, il soldato ricambiò regalandoci la sua cintura, che ho conservato per molti anni.
di Antonio Salvatore