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Creato Lunedì, 10 Maggio 2021 17:46
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Ultima modifica il Lunedì, 10 Maggio 2021 18:17
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Pubblicato Lunedì, 10 Maggio 2021 17:46
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In questo turbinio di eventi, condito da incertezza, paura, stanchezza e soprattutto voglia di rinascita, è quanto mai interessante la lettura di tre documenti, due cartoline ed un racconto di memorie, riguardanti tre allievi del XII Battaglione d’Istruzione di Campobasso. Nelle due cartoline è chiaramente riscontrabile come, già prima della caduta del Fascismo, quella incrollabile “voglia di vittoria” e ferrea disciplina erano venute meno, anzi, si denota stanchezza e addirittura sfumature di scherno nei riguardi delle Autorità. La prima cartolina, datata 9 Aprile 1943: Faccio progressi. Sono stato consegnato per altri 10 giorni. Motivo: mangiava durante l’istruzione. Sto molto bene. Baci a tutti Raffaele. La seconda cartolina, datata 23 Maggio 1943: Io spero che quando riceverai la presente mi avrai di già spedito il vaglia, in caso contrario ti supplico di farlo subito telegrafico, tu non puoi immaginare quanto si soffre quando si sta per intere settimane senza un soldo. Scrivi presto e a lungo. Baci, Arcangelo. Di assoluto interesse storico riveste il terzo documento, uno scritto di Enzo Santarelli, dove possiamo rilevare che proprio all’interno della Caserma “G. Pepe”, si attuarono le prime forme di “resistenza passiva” dei militari italiani nei confronti del Regime Fascista: All’ inizio del’43 partii con altre reclute, per una prima destinazione meridionale. Indossammo la divisa e ci fu ordinato di cucire le mostrine in una caserma di Chieti, proseguimmo quindi per Campobasso, dove era dislocato il XII Battaglione Istruzione.[…] Ebbe inizio così la nostra carriera di allievi ufficiali di fanteria. […] La grande caserma di Campobasso, quadrata e su due piani, in cui si sarebbe svolta la nostra vita per qualche mese, era adiacente alla piazza Vittorio Emanuele, al centro della parte moderna della città. Fra i giardini e il corso si svolgeva il passeggio delle ore libere; […] Il Molise aveva dato i natali a Gabriele Pepe, […] e un monumento lo ricordava. A quella statua un piccolo gruppo di noi soldati, allievi ufficiali dell’ultima leva del regime, avrebbe fatto riferimento poco più avanti nel disegno di un’insurrezione o rivolta militare soltanto immaginata e rimasta senza traccia. L’istruzione non era certo eccellente: marce fuori città, nella zona di Ripalimosani all’incrocio di un tratturo, primitive ed elementari simulazioni di “avvicinamento” al nemico, esercizi di tiro in un rustico poligono immerso nella campagna. La solita disciplina formale non arricchiva e nemmeno attutiva la noia di quel provvisorio soggiorno. Tuttavia, affiorava tra noi la tra trama di incontri fra gruppi di amici e corregionali, che si andava svolgendo nell’ambito dei singoli reparti. […] Il passare del tempo e gli eventi sui fronti di guerra – la ritirata dall’Africa, lo sbarco in Sicilia; il bombardamento di Roma – intensificarono le nostre reazioni. A una di queste notizie (nel reparto c’era polemica fra il nostro disfattismo e la prudenza degli altri) ricordo che alcuni di noi si abbracciarono sull’alto di una collina in una pausa delle esercitazioni, come segno di gioia per la conferma che ci veniva dai fatti…Una Sera innalzammo in camera un improvviso catafalco per celebrare la resa dell’armata italiana in Tunisia. […] Al piano terra della caserma erano comparse scritte allusivamente antifascista, e inneggianti alla libertà, che suscitarono un vespaio. Quando, per la ricorrenza del 24 maggio, fummo radunati in piazza, con altri pezzi della cittadinanza, ad ascoltare il federale di Campobasso, consistenti grange del nostro battaglione ne seguirono il discorso sdraiandosi provocatoriamente a terra. La prima domenica di giugno fummo convocati nel cortile della caserma per ascoltare un giovane ufficiale (forse tenete Bertolla, un docente universitario di Vicenza) che seppe muoversi sul filo del rasoio parlando dello Statuto del Regno, ma in modo trasparente e senza retorica. […] Il seme che si era formato nella fronda di Campobasso stava dando qualche esile frutto.
di Antonio Salvatore
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Creato Lunedì, 19 Aprile 2021 08:17
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Ultima modifica il Lunedì, 19 Aprile 2021 09:16
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Pubblicato Lunedì, 19 Aprile 2021 08:17
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Con l’invasione della Polonia da parte delle armate tedesche, il 1 Settembre 1939, ebbe inizio una delle pagine più cruente e dolorose della storia dell’umanità: Seconda Guerra Mondiale. Sei lunghi anni di barbarie, dove eserciti e popolazione civile conobbero orrori e barbarie. L’Italia, dopo il primo anno di neutralità, con la consegna della dichiarazione di guerra agli Ambasciatori di Francia e Inghilterra, entrerà in guerra a fianco delle truppe germaniche il 10 Giugno 1940, era giunta “l’ora delle decisioni irrevocabili”. La Seconda Guerra Mondiale, dopo sei anni di indicibili sofferenze e perdite umane, terminerà con la resa del Giappone il 2 Settembre 1945. In questi anni (fino al Settembre del 1943), l’attività operativa della Caserma “G. Pepe” fu molto laboriosa, da un lato, il XII Battaglione d’Istruzione con i corsi di Formazione per Allievi Ufficiali di Complemento, dall’altro, il Distretto Militare di Campobasso (46°) per il reclutamento e la chiamata alle armi delle classi di leva, da smistare ai vari reparti impegnati nei diversi fronti di guerra. Nel 1940 venne realizzata anche una cartolina da offrire a tutti i volontari e i richiamati in partenza per il fronte. In essa erano rappresentati: “la simbolica trilogia espressa dalla maschia figura del gen.le Pepe, dal turrito Castello Monforte e dalla massa di volontari…la bellezza ideale della nostra terra madre, patrimonio di virtù eroiche”. Il 10 Luglio 1943 il conflitto, che fino ad allora si era combattuto in terre straniere, con lo sbarco in Sicilia delle Truppe Alleate, una delle più grandi operazioni anfibie della Seconda Guerra Mondiale, nome in codice “Operazione Husky”, si spostò anche sul suolo italiano. Gli avvenimenti che seguirono, dalla caduta del Fascismo il 25 Luglio e la firma dell’Armistizio dell’8 Settembre, segnarono per sempre la recente storia d’Italia.
di Antonio Salvatore
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Creato Lunedì, 15 Marzo 2021 14:42
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Ultima modifica il Lunedì, 15 Marzo 2021 14:43
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Pubblicato Lunedì, 15 Marzo 2021 14:42
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Non possiamo, a questo punto, non citare brevemente la figura dell’eroe molisano di Oratino, Attilio Brunetti, che nel 1943 era inquadrato proprio nella Divisione “Arezzo”, di stanza in Albania. Passato, dopo l’8 Settembre, nella formazione partigiana della banda della Maiella, diretta da Ettore Troilo prima e nella 2°compagnia commando del II Corpo d’Armata polacco comandata dal Generale Wadislaw Anders poi, il 14 Luglio 1944, a seguito di un’azione di guerra, Attilio Brunetti verrà insignito (cosa estremamente rara) sia della Croce dei Valorosi dell’Esercito polacco che della Medaglia d’Oro al Valor Militare.Tornando alle vicende della Caserma “G. Pepe”, ci riportiamo al 16 Giugno 1923, quando la Caserma fu oggetto della visita di Italo Balbo il quale, di ritorno da Bonefro per la festa del Gagliardetto, si recò a Campobasso dove, oltre alla visita al quartiere militare, consumò il pranzo presso il Grand Hotel Del Greco. Sciolto il 226° Reggimento, Campobasso, nel 1927, divenne sede della Scuola Reclutamento Ufficiali di Complemento del IX Corpo d’Armata e per questo furono realizzate anche delle scuderie in C.da Vazzieri. L’istituzione della scuola, un vero e proprio vanto non solo per la città di Campobasso ma per l’intero Molise, venne suggellata anche con la realizzazione di una cartolina celebrativa in cui erano raffigurati: la Caserma “G. Pepe”, il Castello Monforte, ed in primo piano la personificazione dell’Italia indicante la fiaccola simbolo dell’amor patrio “alere fiammam”. L’addestramento degli Allievi Ufficiali di Complemento presso il XII Battaglione d’Istruzione, ebbe inizio con il primo corso dall’Agosto 1927 al Gennaio 1928, l’ultimo corso, invece, si svolse fino al Giugno 1943.Oltre ad una foto del 1931, che ritrae uno schieramento di allievi ufficiali dinanzi la Prefettura di Campobasso in occasione della seconda visita in Molise del Re Vittorio Emanuele III, giunto nel capoluogo per l’inaugurazione del Monumento ai Caduti e dell’Istituto Tecnico “Leopoldo Pilla” ed un paio di belle foto dell’interno della struttura militare, di quegli anni della Caserma “G. Pepe” non è stato possibile recuperare ulteriore documentazione. Nubi grigie intanto si addenseranno sui cieli d’Europa, nubi di guerra.
di Antonio Salvatore
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Creato Martedì, 23 Febbraio 2021 14:58
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Ultima modifica il Martedì, 23 Febbraio 2021 14:58
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Pubblicato Martedì, 23 Febbraio 2021 14:58
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L’edificio scolastico, requisito ed adibito ad Ospedale Militare e diretto dal Maggiore Medico Giuseppe Del Vicario, ospitò e curò un altissimo numero di militari feriti e, nel 1918, ricevette anche la visita della missione della Croce Rossa Americana. Finalmente, nel 1921, Campobasso e la Caserma “G. Pepe” divennero sede di un Reggimento,il 226° Reggimento Fanteria “Arezzo”, mentre l’altro Reggimento (il 225°), componente la Brigata ed il Comando Brigata, avevano sede nella città di Foggia. Il 226° Reggimento Fanteria “Brigata Arezzo” venne costituito a Castelfranco Veneto il 18 Maggio 1916 ed è inserito con il gemello 225° Fanteria, nella omonima Brigata.Terminato il conflitto mondiale, la “Brigata Arezzo” non venne soppressa, essendo stati entrambi i Reggimenti della massima ricompensa al valor militare e nel 1921 trasferito dalla sede di Brescia in quella di Campobasso, presso la Caserma “G. Pepe” fino al 1926 quando, con l’attuazione dell’ordinamento 11 Marzo 1926, il 226° Reggimento è sciolto il 15 Novembre 1926. Nella permanenza campobassana del 226° si ricorda l’inaugurazione delle Lapidi ai Caduti della Prima Guerra Mondiale, ancora oggi affisse sulle colonne centrali del Municipio, che avvenne proprio durante le manifestazioni organizzate per la festa dell’eroico Reggimento nel 1923. I Comandanti del 226° Reggimento Fanteria “Brigata Arezzo”; sede 1921-26, Campobasso: Col. Luigi Decio, Col. Francesco Borasio, Col. Pietro Giliberti, Col. Federico Toti, Col. Lodovico Consorte, Col. Enrico Beltrandi. Il 1° Marzo 1938 venne ricostituito, con sede nella città di Macerata, con il nome di 226°Reggimento Fanteria “Arezzo” e assegnato alla Divisione di Fanteria “Arezzo” (53^), unitamente ai Reggimenti 225° Fanteria e 53° Artiglieria, venne sciolto definitivamente il 12 Settembre 1943 in Albania, a seguito degli avvenimenti determinati dall’Armistizio.
di Antonio Salvatore
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Creato Giovedì, 04 Febbraio 2021 18:20
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Ultima modifica il Giovedì, 04 Febbraio 2021 18:20
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Pubblicato Giovedì, 04 Febbraio 2021 18:20
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Fu grazie a queste esercitazioni militari che la città di Campobasso visse una di quelle giornate festose da rimanere impresse per anni nella memoria collettiva, la visita della Coppia Reale. Alle ore 10:40 del 23 Agosto 1905, accolti dalle massime Autorità Civili e Militari, tra cui il Sindaco di Campobasso Vittorino Cannavina e il Comandante della Divisione Ravenna, Tenente Generale Roberto Brusati, arrivarono alla Stazione Ferroviaria del capoluogo molisano il Re Vittorio Emanuele III e la consorte Regina Elena. Tra il tripudio della popolazione che sventolava bandiere, fazzoletti, lanciava fiori, e a stento contenuta lungo le strade da un doppio cordone di 2.500 militari, il corteo reale, al suono delle Fanfare del 35° Rgt. Fanteria e 48° Rgt. Fanteria, raggiunse il Palazzo della Prefettura, dal cui balcone la coppia reale salutò i campobassani. I Sovrani rimasero talmente affascinati dal Molise che lo definirono “La Svizzera ignorata”. Degli anni successivi, tranne sapere che il Distretto Militare di Campobasso, fino a tutta la Prima Guerra Mondiale, fu uno dei centri di reclutamento per la Brigata Re, 1° Rgt. (Sacile) e 2° Rgt.(Udine); Brigata Casale, 11° Rgt, (Forlì) e 12° Rgt. (Cesena); Brigata Pavia: 27° Rgt. (Rimini) e 28°Rgt. (Ravenna); Brigata Pistoia: 35° Rgt. (Bologna) e 36° Rgt. (Modena); Brigata Puglie: 71° Rgt. (Venezia) e 72° Rgt. (Mantova) e qualche foto aerea, non abbiamo, della Caserma “G. Pepe”, causa la scarsa presenza di fonti documentarie, alcuna notizia. La presenza militare nella città di Campobasso aumentò soprattutto durante il Primo Conflitto Mondiale, infatti il capoluogo fu sede di strutture che ospitarono i prigionieri di guerra, come l’ex Convento di Santa Maria dell’Annunziata detto Della Pace e la Scuola Elementare di via Roma, ma soprattutto fu sede di strutture mediche militari come il Convitto “Mario Pagano".
di Antonio Salvatore