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Burundi: il secondo mandato di Nkurunziza

Creato Sabato, 04 Settembre 2010 13:59
Ultima modifica il Venerdì, 27 Maggio 2016 08:43
Pubblicato Sabato, 04 Settembre 2010 13:59
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Il futuro del Burundi tra elezioni e boicottaggi, violenze e minacce. La necessità dell'intervento dell'Unione Europea per la lotta contro la criminalità politica e la garanzia di una maggiore sicurezza. Pierre Nkurunziza è stato rieletto presidente del Burundi. Colpaccio? A quanto pare a Pierre Nkurunziza piace vincere facile, nel senso che nelle presidenziali di lunedì 28 giugno ha praticamente concorso da solo. Le elezioni sono state boicottate da tutti i partiti dell’opposizione tanto che non è stato difficile per Nkurunziza essere rieletto per un secondo mandato con il 91,62% dei voti. Il presidente della Commissione Elettorale Pietro Claver Ndayicariye durante la cerimonia formale ha dichiarato che i dati saranno trasmessi alla Corte Costituzionale che avrà il compito di proclamare i risultati definitivi. L’afflusso alle urne ha raggiunto una percentuale del 76,98% nonostante il ritiro di sei candidati dell’opposizione che contestavano la schiacciante vittoria del partito di Nkurunziza CNDD-FDD nelle elezioni comunali del 24 maggio secondo loro viziate da brogli su larga scala. In merito a quest’ultima vicenda, all’indomani dei risultati elettorali, alcuni membri di partiti politici all’opposizione come l’UPRONA e l’ADC IKIBIRI avevano manifestato a Bruxelles davanti la sede dell’Unione Europea per chiedere l’annullamento delle elezioni. Il progetto “Amatora Meza” ha pubblicato recentemente un rapporto sulle osservazioni presentate dai suoi membri prima, durante e dopo le elezioni comunali del 24 maggio 2010. Secondo il rapporto, il partito al governo, CNDD-FDD ha usato la forza per più del 70% per essere eletto dal popolo. Di seguito il partito FNL, il cui terrore è stimato al 15%. Un'altra formazione citata nel rapporto è quella dell’ UPD che ha influenzato e minacciato gli elettori al 6% per essere eletta. Un'altra costante di questa relazione è la perdita di fiducia nella Commissione Elettorale Indipendente la cui fiducia è passata dall’82 % al 40%. Tornando invece alle elezioni presidenziali, nella provincia di Gitega, l'affluenza alle urne è stata del 78,84% in quella che è la provincia con la più alta densità di popolazione del Burundi, mentre nella provincia di Bujumbura Rural, considerata la roccaforte dei ribelli dell’ FNL, il tasso di partecipazione è stato del 59%. Nel sud del Burundi, nella provincia di Makamba, l'affluenza è stata del 72,76% mentre a nord nella provincia di Kayanza, nota alla cronaca locale per aver subito diversi attacchi con granate nelle ultime settimane, si è registrata un’affluenza pari all’ 84,7%. Percentuale quasi simile nella provincia di Karuzi, ad est del paese, ad eccezione del comune Nyabikere, dove il tasso di partecipazione è stato dell’89,9%. Infine nella provincia di Kirundo, il tasso di partecipazione è stato del 92% delle persone iscritte nelle liste elettorali. La missione di osservazione elettorale (MOE) dell'Unione Europea a seguito dei risultati si è rammaricata per l'assenza di concorrenza pluralistica mentre ha elogiato la buona condotta in cui si sono svolte le elezioni nonostante il partito CNDD-FDD abbia condotto una vasta campagna con l’utilizzo di risorse pubbliche senza essere sanzionato. Quando si parla di buona condotta si intende secondo l’UE, l’Unione Africana (UA) e la Comunità Economica degli Stati dell’Africa Centrale (CEAEAC) la buona disciplina dei votanti, la disponibilità di materiale di voto, la garanzia del segreto e una buona qualità dei sondaggi. Tuttavia gli osservatori internazionali suddivisi in 21 gruppi dispiegati in 12 delle 17 province del Burundi hanno riscontrato in negativo il ritardo nell’apertura di alcuni seggi e la mancanza evidente di un numero adeguato di scrutatori durante il conteggio dei voti. Questa occasione doveva essere il momento per tastare una serie di elezioni in programma per tutta l’estate in Burundi invece il boicottaggio dell’opposizione e un’ondata di violenza che ha ucciso 12 persone ferendone 70, ha riacceso i timori per una pace poco sicura influenzata in maniera negativa dal risveglio dei combattenti in competizione per il potere. Soltanto nella notte tra il 29 e il 30 giugno due persone sono state uccise dall’esplosione di due bombe a mano contro la loro casa a Kenaz nella provincia di Bujumbura Rural. L’amministratore della contea Emmanuel Ntunzwenabagabo ha visto il lancio di queste bombe come un vero e proprio delitto politico che stavano perpetuando gli smobilitati dell’FNL e che miravano ad un membro della famiglia appartenente al CNDD. Lo stesso leader storico del FNL Agathon Rwasa tornato dall’esilio, dopo aver rinunciato a concorrere per la carica presidenziale, in un messaggio audio, ha dichiarato di essere perseguitato e di essere stato costretto a isolarsi e non concorrere per la massima carica istituzionale a causa di minacce di arresto da parte delle autorità. Secondo il presidente dell’Associazione per la tutela dei detenuti e dei diritti umani (Aprodeh) Pierre Claver Mbonimpa almeno 74 dirigenti e attivisti dell’opposizione sono stati arrestati arbitrariamente durante la settimana prima delle elezioni presidenziali. In conclusione nonostante le apparenti rassicurazioni dell’Unione Europea sul corretto svolgimento delle elezioni il clima che si respira in Burundi è tutt’altro che tranquillo. C’è chi minaccia un nuovo colpo di stato che di sicuro non servirebbe al paese. Intanto i partiti dell’opposizione hanno deciso di rinunciare ai prossimi impegni elettorali sperando nella riorganizzazione dell’intero processo elettorale. Per fare ciò chiedono il licenziamento dei membri della Commissione Elettorale Indipendente che si è rivelata incompetente e inadeguata. Chiedono inoltre un dialogo con il partito al potere sulla preparazione, lo svolgimento e il conteggio elettorale, affinché non si ripetano gli scandali delle elezioni comunali dello scorso 24 maggio. La stabilità del Burundi passa per le prossime elezioni anche se i prodromi sono tutt’altro che positivi. L’Unione Europea dovrebbe intervenire in maniera più rigida soprattutto sulla sicurezza e la lotta alla criminalità politica senza limitarsi alla buona condotta del procedimento elettorale. Una maggiore garanzia soprattutto in clima di campagna elettorale renderebbe lo stesso meccanismo elettorale molto più democratico e corretto.

di Roberto Colella