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Lo scandalo che prende il nome di Qatargate, l’inchiesta che ha travolto la Fifa e il Parlamento Europeo, non è solo una storia di sport e corruzione. A leggere le cronache di molti giornali sembra quasi che lo scandalo sia scoppiato adesso. Le accuse di corruzione e di accordi con il Qatar nel Parlamento europeo, culminate con l'arresto della vicepresidente dell'Europarlamento, la greca Eva Kaili, e il coinvolgimento di diversi esponenti politici, anche italiani, non rappresentano una novità. Basta riprendere l'intervista dell’ex presidente della Fifa Blatter al giornale elvetico «Tagers Ainzeger il quale raccontava come tutti i vertici internazionali si fossero trovati d'accordo sul fatto che i mondiali 2022 avrebbero dovuto svolgersi negli Stati Uniti dopo quelli organizzati quattro prima in Russia: una scelta strategica a livello geopolitico. All'ultimo momento, Platini, numero uno della Uefa, puntò invece sul Qatar. Un paese senza alcuna cultura calcistica e senza infrastrutture adeguate. A far cambiare idea al tre volte pallone d’oro francese fu la pressione esercitata dal presidente transalpino Nicolas Sarkozy che aveva un accordo con il principe ereditario del Qatar, Tamin bin Hamad al-Thani. Gli sceicchi acquistarono jet da combattimento francesi per 14,6 miliardi di dollari, in cambio del voto favorevole di Platini per l’assegnazione dei mondiali in Qatar. Da lì a breve la Qatar Sports Investment che ha acquisito il PSG nel 2011.
Un accordo che andava ben oltre gli aspetti sportivi e commerciali. Il Qatar ha deciso di investire nel calcio per aumentare la sua visibilità e il suo peso all’interno dello scacchiere geopolitico mondiale. L’emirato arabo ha passato gli ultimi 15 anni a creare la nazionale perfetta a suon di oriundi, utilizzando la regola che permette di naturalizzare calciatori (che hanno superato i diciotto anni) che per cinque anni hanno giocato nel Paese e che non hanno giocato mai nella loro nazionale d’origine, selezionando ragazzi da 16 diversi paesi, in particolare dall’Africa, facendoli sfidare tra di loro nelle “Aspire Academy”, in stile reality show. Già nel 2011 alcuni alti funzionari della Fifa iniziarono a sollevare dei dubbi sulla regolare assegnazione del Mondiale del 2022. Nel 2014 la rivista Sunday Times pubblica una serie di mail e di bonifici, i quali sarebbero indirizzati ai dirigenti Fifa per sostenere la candidatura del paese arabo ai Mondiali. Non solo il mondiale più discusso, ma anche il più costoso di sempre: 220 miliardi di euro spesi dal Qatar per costruire gli stadi, ovvero oltre il 10% del PIL italiano. Le condizioni di lavoro eccessive hanno portato alla morte di oltre 6000 operai, quasi tutti di manodopera estera. I mondiali in Medio Oriente avrebbero potuto rappresentare una svolta verso la democratizzazione e invece hanno rappresentato l’espressione del potere autoritario. 
 
di Daniele Leonardi