Al contrario di Toro, come ci racconta ancora il prof. Di Donato, San Giovanni in Galdo fu più fortunata «il bombardamento alleato per fortuna non colpì il paese, ma non centrò nemmeno le postazioni tedesche, ricordo che solo qualche colpo arrivò nei pressi del cimitero, la maggior parte caddero sulla collina di Toro che sovrasta San Giovanni in Galdo». A conferma dei colpi che arrivarono nei pressi del cimitero, ho personalmente rinvenuto, grazie ad una ricognizione della zona, dei frammenti di granate. Purtroppo la fortuna non fu allo stesso modo benevola con Toro, che ebbe la sventura di trovarsi esattamente lunga la direttrice del tiro dei cannoni alleati. Il pomeriggio del 12 ottobre Toro e la sua terra conobbero il fragore della guerra, bagnandosi le vesti con il sangue di due sue figlie innocenti. In maniera del tutto involontaria, due tiri chiamati tecnicamente di aggiustamento, centrarono il centro abitato: uno cadde nei pressi di Piazza San Mercurio, senza causare eccessivi danni; l’altro, purtroppo, centrò in pieno l’abitazione dalla famiglia Marcucci, causando la morte di Teresa Grosso di anni 36 (incinta di qualche mese) e Angelamaria Marcucci di anni 7. Questo il racconto di quel tragico evento, nelle parole di Nicola Marcucci, figlio di Teresa e fratello di Angelamaria, raccolte da Vincenzo Colledanchise (tratto dal sito Toro Web) «nel sentire i boati del cannoneggiamento, che devastavano la campagna del Grottone, Teresa si mise a richiamare angosciata i suoi figli maschi, Nicola e il fratello, credendoli lì vicino a giocare. Teresa continuava a richiamarli a squarciagola dalla finestra impaurita per non averli visti rientrare dopo il gran boato. Con lei cerano due figlie femmine: Maria, in quei giorni malata, si scaldava presso il camino mentre Giuseppina era intenta a rassettare la camera. Le grida disperate di Teresa furono improvvisamente interrotte da una bomba che colpì la casa del “Grottone”. La bomba aveva centrato una parete della casa squarciandola facilmente, perché nel punto colpito passava il camino. La breccia procurata dalla bomba era stata fatale per Maria perché fu colpita mortalmente dai mattoni del camino divenuti micidiali proiettili. Per Maria, di nove anni, la morte fu immediata, mentre sua madre era stata colpita da una scheggia di pietra diveltasi dalla mensola della finestra, che la colpì alla testa. La casa colpita dalla bomba fu subito raggiunta dai carabinieri e transennata, per impedire a chiunque di penetrarvi. Solo il medico, don Nicolino fu ammesso a varcare quell’uscio per soccorrere le donne colpite. Ma don Nicolino ne uscì quasi subito per aver notato che per Maria e sua madre non cera più niente da fare. Giuseppina, invece, non correva nessun pericolo perché raggiunta da una piccola scheggia che l’aveva solo ferita. Insieme ai suoi fratelli fu condotta in casa dei nonni, mentre qualcuno provvide a richiamare il marito di Teresa dai campi dove era intento a lavorare. Il poveruomo, giunto esausto e disperato in paese, avrebbe voluto abbracciare i corpi di Teresa e della figlia ma non gli fu possibile. Tentò di farlo risalendo dall’orto, ma anche quell’entrata posteriore era stata sbarrata. Quando finalmente poté entrare in casa, l’uomo pianse tutte le sue lacrime presso la moglie e la figlia morte dissanguate a causa dell’unica bomba che colpì mortalmente il paese durante l’ultima guerra mondiale.
di Antonio Salvatore