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Caso Regeni, la forza dei genitori

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Quattordici mesi dopo l’assassinio di Giulio Regeni, Paola Deffendi, madre del giovane ricercatore, insieme a suo marito Claudio Regeni non si perdono d’animo. Ad oggi mancano degli elementi importanti come i video di vigilanza della metropolitana del Cairo della sera del 25 Gennaio 2016 e le copie del fascicolo processuale dell'indagine egiziana sulla morte di Giulio, che, il 6 dicembre scorso, il procuratore Sadek, durante un incontro con i Regeni, si era impegnato a consegnare a stretto giro. Nonostante tutto i genitori non si abbattono e a testa alta cercano di andare fino in fondo per scoprire la verità. Nel frattempo però hanno avanzato due richieste in particolare. “Non solo chiediamo che il nostro ambasciatore non torni al Cairo ma ci auspichiamo che altri Paesi, europei e non solo, facciano lo stesso”; inoltre lanciano un appello al Papa affinché si ricordi di Giulio quando il prossimo 28 aprile farà un viaggio in Egitto. “Noi siamo sicuri, proprio perché l’abbiamo incontrato, dichiara la madre -riferendosi al Papa- che non potrà in questo viaggio non ricordarsi di Giulio”. Anche l’ex presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, dice la sua riferendo che “l'impegno deve continuare in tutte le forme possibili, giovandosi dell'esemplare rigorosa e sobria sollecitazione e collaborazione dei familiari di Giulio che accrescono così l'autorità morale di ogni ricerca e iniziativa di parte italiana".

di Alice Di Domenico