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Bombe pulite

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Come può un termine dal sapore così ecologista poter indicare l’ordigno ad esplosivo convenzionale più micidiale che esista? Diretta è la risposta dei militari: la bomba cosiddetta “pulita” è un’arma ad altissimo potenziale distruttivo in grado di sostituire nell’impiego testate nucleari tattiche, senza tuttavia inquinare, a differenza di queste ultime, l’ambiente circostante attraverso le radiazioni. Sono in pochi a parlarne, eppure queste bombe “ecologiche” sono state usate e vengono tuttora usate nei teatri operativi dagli eserciti che ne sono dotati. Cerchiamo dunque di fare chiarezza sulla storia e sul funzionamento di tali ordigni: durante le ultime fasi della Seconda Guerra Mondiale, la Germania nazista investiva disperatamente le ultime risorse disponibili nello sviluppo di armi che fossero in grado di stravolgere le sorti del conflitto, il quale si prospettava alquanto sfavorevole per le potenze dell’Asse. Oltre a ricerche e test effettuati nel campo degli ordigni nucleari, furono collaudate alcune bombe molto particolari: una miscela di ossigeno liquido e polvere di lignite, fatta detonare con particolari accorgimenti, era in grado di generare un’immensa palla di fuoco in grado di incenerire la materia a distanze dell’ordine anche di centinaia di metri, rendendo difatti tale bomba l’antenato della bomba “pulita” o, in termini tecnici, bomba termobarica, il cui principio di funzionamento è stato ripreso e perfezionato nel tempo dall’Unione Sovietica prima e dalla Russia poi. I dettagli sulle varie fasi dello sviluppo sono effettivamente scarsi, eppure è ben noto l’effetto distruttivo di queste armi: nel 2007 i telegiornali russi hanno trasmesso le immagini del più grande test di una bomba termobarica nella storia, mostrando al mondo intero la potenza di questi ordigni. Come è possibile notare, la detonazione, al contrario di altri esplosivi convenzionali, è relativamente molto più lenta, in quanto la miscela contenuta nella bomba contiene pochissimo ossigeno per poter bruciare, rendendo quindi più lenta la combustione. Non essendo sufficiente per completare il processo di detonazione, l’ossigeno mancante viene rapidamente e violentemente sottratto all’aria circostante, accrescendo ancor di più la sfera di fuoco. Terminato il processo di combustione, resta un’area di vuoto, in quanto l’aria è stata “bruciata” in tempi brevissimi. Ciò provoca un’elevata variazione di pressione tra l’area dell’esplosione e quella circostante che può anche essere dell’ordine delle trecento atmosfere, facendo sì che si crei un violentissimo afflusso d’aria verso il centro per un periodo di tempo relativamente lungo. Questo “risucchio” risulta devastante soprattutto per gli esseri viventi: infatti, se l’elevata temperatura e l’onda d’urto iniziali non fossero stati sufficienti ad annientare strutture e personale, poiché quest’ultimo aveva trovato riparo, la violenta variazione di pressione avrebbe ucciso qualsiasi essere vivente, facendo letteralmente collassare i suoi organi interni. Per tali particolari caratteristiche, si spiega il motivo per cui le bombe termobariche sono usate principalmente con scopi anti bunker o comunque per eliminare obiettivi all’interno di edifici, in quanto i luoghi chiusi, se non adeguatamente protetti da sistemi a tenuta stagna, consentono a questi micidiali ordigni di amplificare i propri effetti in maniera esponenziale, rendendo le temperature delle esplosioni e le variazioni di pressione dell’aria ancora più elevate e letali. Visto quindi l’ampio raggio d’azione e i devastanti effetti soprattutto sugli esseri viventi, risulta chiara ed evidente l’intenzione di trovare un perfetto sostituto delle armi nucleari, con le quali condivida gli stessi scopi operativi. Di conseguenza, la bomba termobarica è pur sempre uno strumento nato con l’intenzione di creare quanto più danno possibile alla vita e, se può essere definita pulita chimicamente, non può esserlo altrettanto umanamente.

 

 

di Mauro Fanelli

(studente, età 18 anni)