Libia 1911-2011. Cento anni fa le prime bombe dal cielo

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Creato Martedì, 22 Marzo 2011 09:36
Ultima modifica il Giovedì, 08 Novembre 2012 11:18
Pubblicato Martedì, 22 Marzo 2011 09:36
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L’interesse verso i territori libici per i colonialisti italiani vi era già ad inizio Novecento, in quanto:

vitale e di primissimo ordine a cagione della vicinanza di quelle regioni alle coste italiane”.

La guerra dell’Italia contro la Turchia per il possesso della Tripolitania e della Cirenaica (controllate allora dall’Impero Ottomano) cominciò il 28 settembre 1911, in modo alquanto singolare, quando l’incaricato italiano a Costantinopoli consegnò l’ultimatum ad Hakki Pascià, capo del governo turco, mentre questi era impegnato in una partita di bridge in casa di una signora della buona società.

Alla lettura del documento l’uomo esclamò: “E’ uno scherzo, vero?”

Purtroppo non lo era, ed in quello stesso giorno, nel quadro dei preparativi militari, il comando del Battaglione Specialisti (antesignano dell’arma aerea italiana) diramò l’ordine n.1 RISERVATISSIMO inerente la costituzione di una flottiglia aerea da mettere a disposizione del Corpo d’Armata mobilitato per la conquista della Libia.

La flottiglia era composta da undici piloti e nove aeromobili: i cinque piloti titolari erano il capitano di artiglieria Carlo Maria Piazza, comandante del reparto aerei, il capitano d’artiglieria Riccardo Moizo, il tenente De Rada ed i sottotenenti marchese Giulio Gavotti e Ugo de Rossi.

Gli aerei consistevano in due Bleriot, due Farman, due Etrich e tre Nieuport , tutti con motorizzazioni di 50 Cv.

Malgrado l’ordine RISERVATISSIMO, spedire la flottiglia in Libia non fu facile: l’arma aerea non era ancora conosciuta e tantomeno era immaginabile il suo potenziale.

La precedenza era data alle truppe di terra e fu solo grazie all’intervento di Pietro Badoglio, allora giovane capitano, che la situazione si sbloccò, permettendo al capitano Piazza di ricevere gli aeromobili in Libia il 15 ottobre del 1911. Alle 16:15 del 23 ottobre, Piazza decollava per il primo volo di guerra della storia: una ricognizione sull’oasi di Zanzur per conoscere i movimenti delle truppe nemiche.

Un paio d’ore più tardi la missione veniva ripetuta dal capitano Moizo, e risultò un tale successo, da convincere gli alti comandi dell’importanza dell’arma aerea; Moizo aveva individuato dall’alto i movimenti di circa 2000 soldati nemici, scoprendo inoltre che la località di Azizia era a 60 km da Tripoli e non ad 80, come indicato erroneamente sulle imprecise carte dell’epoca.

Ma è il 1 novembre del 1911 la data da segnare in rosso sul calendario dell’aviazione militare: quel giorno infatti il tenente Gavotti lanciava  sull’oasi di Ain-Zara una bomba Cipelli dal peso di due kg e tre bombe dello stesso tipo sull’oasi di Tagiura: era il primo bombardamento della storia.

Le bombe venivano così descritte dall’ “Illustrazione italiana”:

“Queste bombe piene di picrato di potassio (alto esplosivo) sono di tipo studiato per l’aviazione della marina e sono state costruite a Spezia. Ne fu primo inventore il tenente di vascello Carlo Cipelli del silurificio di San Bartolomeo. Il Cipelli , tre anni or sono mentre costruiva tali bombe al balipedio di Viareggio, rimase vittima di uno scoppio nel quale perirono con lui il tenente Mazzuoli ed un operaio del balipedio. Tali bombe consistono in un involucro sferico d’acciaio poco più grande di un’arancia, pieno di picrato. Una pallina di ferro, che viene lasciata libera nell’interno al momento opportuno, urta, quando la bomba tocca il suolo, contro il fulminante provocando l’esplosione. La pallina normalmente è tenuta ferma da una molla che bisogna estrarre dalla bomba all’istante del getto, mentre la pressione della mano stringe un piccolo cerchio che mantiene la pallina immobile nel breve attimo che passa tra l’estrazione della molla e il getto”

L’aviazione italiana in Libia, intanto, continuava il suo percorso formativo.

Il 15 dicembre il tenente Roberti veniva bersagliato da cannoni turchi usati in funzione di contraerea; il 15 gennaio del 1912 ci fu il primo lancio di volantini propagandistici su colonne nemiche, e tre giorni dopo Gavotti atterrava al fianco delle truppe italiane nel deserto per riferire in tempo reale degli spostamenti nemici.

Dal 28 novembre del 1911 era anche entrata in attività, in Cirenaica, una flottiglia aerea di aviatori volontari civili costituita per iniziativa dell’onorevole capitano Carlo Montù e dell’AeroClub d’Italia.

Il reparto era stato creato sull’onda dell’entusiasmo derivante dalle imprese tripolitane e volava con tre aerei posti al comando del capitano di artiglieria Cuzzo-Crea. A questi tre aerei di base a Bengasi (un Farman un Bleriot ed un Asteria) se ne aggiunsero altri su nuove basi a Derna e Tobruk, e tra gli aviatori volontari militarizzati figuravano nomi noti del pionierismo aviatorio, come quelli di Umberto Cagno e Mario Cobianchi.

Nel gennaio del 1912, in Cirenaica, cominciarono i primi voli della storia di aerei biposto da osservazione, pratica ripresa in seguito massicciamente da tedeschi, inglesi e francesi nel corso della Prima Guerra; fu durante uno di questi voli che il 31 gennaio si ebbe il primo ferito dal fuoco contraereo: il capitano Montù fu ferito infatti ad un fianco da una scarica di Mauser proveniente da terra, durante un tentativo di bombardamento sul campo di Emme-Dauer.

Nel febbraio del 1912, il capitano Piazza scattò dal suo aereo la prima foto nella storia della ricognizione aerea; solo a bordo e con una rudimentale macchina, non poté scattarne più d’una ma segnò l’avvio di una specialità che già in quello stesso 1912 registrò numerosi progressi.

Nel marzo dello stesso anno Piazza e Gavotti effettuarono il primo volo notturno ed il 12 agosto le cronache registravano il primo aviatore caduto della storia: il sottotenente Piero Manzini, precipitato durante una missione di guerra nella zona di Tripoli.

Il 10 settembre del 1912, infine, si registrò il primo aviatore caduto prigioniero: il capitano Moizo, costretto ad atterrare entro le linee nemiche da un’avaria del motore; fatto prigioniero con tutti gli onori, venne liberato il 28 ottobre dopo la firma del trattato di pace tra Italia e Turchia.

Così “L’Illustrazione Italiana” nel novembre del 1911 apriva un breve articolo dedicato alle imprese militari aviatorie in Libia: “L’aviazione  militare italiana non solo si è segnalata con i suoi servigi di esplorazione dall’alto sul nemico, compiuti dai capitani Piazza e Moito, ma il primo novembre ha eseguito, prima nel mondo, il bombardamento dell’accampamento nemico per opera del tenente Gavotti della brigata specialisti.”

Con il suo bombardamento del 1911 il Tenente Gavotti inaugurò sulla Libia l’età della guerra aerea.

Il caso ha voluto che, cento anni dopo, l’uso dell’arma aerea contribuisse in maniera decisiva, ancora in Libia, alla definizione degli equilibri geo-politici di una parte del mondo.

 

 

di Umberto Zezza