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Risorse, sviluppo e fame nel Mondo

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Si parla di "Terzo Mondo" in quell'area geografica che non fa parte né dell'occidente industrializzato, né di quell'area che fa parte del cosiddetto "Socialismo Reale".

Che cos'è la fame? Quand'è che si può parlare di alimentazione insufficiente o di denutrizione?

Ebbene, si calcola oggi che nel mondo più di 1 miliardo e 300 milioni di persone (circa 1/3 della popolazione mondiale) ha un'alimentazione insufficiente. Per non parlare del problema della sete. Le ultime ricerche fatte nel Terzo mondo indicano che in Africa circa il 75% della popolazione rurale non ha acqua potabile; in America Latina sono il 77%; in Estremo Oriente circa il 70%. In valori assoluti, sono più di 600 milioni le persone al mondo prive di acqua potabile.

Queste condizioni si manifestano soprattutto nei bambini, la cui mortalità nel Terzo mondo è altissima: ventre gonfio, magrezza, avvizzimento della pelle, apatia, ecc. Le malattie parassitarie e infettive colpiscono soprattutto i bambini non solo a causa della denutrizione, ma anche per le precarie condizioni igieniche (acqua inquinata, mancanza di fogne, ecc.). L'Unicef ha calcolato che la causa principale di morte dei bambini fino a 5 anni è dovuta alla disidratazione conseguente alle diarree provocate da infezioni intestinali.

La maggior parte dei paesi poveri si erano indebitati per colpa delle superpotenze che durante la Guerra fredda li avevano usati come pedine, e anche perché il mondo sviluppato continuava a concedere prestiti a dittature e a regimi corrotti, nonostante fossero le popolazioni di quei paesi a doverne pagare il costo. L’Occidente continuava a prestare denaro ai paesi in via di sviluppo a condizione che questi li utilizzassero per acquistare armi o attrezzature militari. Per gli affaristi di Wall Street e gli avvoltoi che volteggiavano sopra i paesi indebitati, il debito è solo una merce come tante, da comprare e da vendere, senza preoccuparsi dei danni che provoca. Anche gli Stati Uniti hanno un debito che ammonta a tremila miliardi di dollari, dieci volte quello dell’Africa. Gli Stati Uniti potranno essere anche il Paese più indebitato del mondo, ma sono riusciti a onorare il loro debito, almeno fino a oggi.

Di cosa hanno bisogno i bambini del terzo mondo? Sicuramente di cibo, prodotti per l’igiene personale, vestiti, di medicinali e vaccini e tanto altro ancora. Tutte cose indispensabili per la sopravvivenza e purtroppo carenti in alcune zone povere del mondo, ma non solo: una recente indagine dell’Onu, pubblicata sulla rivista “The Lancet”, ha sottolineato il ruolo fondamentale che l’istruzione delle mamme svolge nella lotta contro la mortalità infantile. Dati sono stati raccolti da Emmanuela Gakidou dell’ Institute for Health Metrics and Evaluation (IHME) della Washington University di Seattle e hanno riguardato 175 Paesi con gravi difficoltà economiche. Statisticamente il numero di anni in cui le donne di queste aree frequentano la scuola è quasi triplicato negli ultimi quaranta anni: nello stesso arco di tempo il numero di bambini morti prima del compimento del quinto anno di età si è ridotto quasi del 50%, passando da 16 a 7,8 milioni l’anno. Ovviamente causa e effetto non sono collegabili in maniera univoca e sono diversi i fattori concomitanti che hanno contribuito a questo risultato che lascia ben sperare. Tuttavia, secondo le stime dei ricercatori Onu impegnati in questa ricerca, circa 4 milioni di bambini sono stati salvati proprio grazie all’istruzione della donna e quindi all’educazione delle mamme. E’ innegabile infatti che una mamma istruita è anche più consapevole sui rischi di salute per il bambino e riesce a crescerlo con maggiore attenzione. Non sempre i bambini del terzo mondo muoiono di fame, a volte muoiono per ignoranza e l’istruzione delle mamme potrebbe salvarli. Con il crescere dell’età si passa poi alla necessità di istruire anche i bambini e offrire loro una formazione scolastica. Questo articolo vuole essere un consiglio per tutte le persone sensibili al tema della solidarietà: contribuiamo ai progetti che favoriscono l’istruzione nei Paesi del terzo mondo, non consideriamola un bene secondario.

 

 

di Lucia Montagano

(studentessa, età 18 anni)