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Boko Haram, la storia e gli attentati in Nigeria

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Boko Haram è il nome con cui viene comunemente chiamato il movimento estremista islamico diffuso nel nord della Nigeria. È anche noto come Gruppo della Gente della Sunna per la propaganda religiosa e il Jihad. Nel 2015 si è alleato con l'Isis, meglio noto come presunto Stato islamico. Il leader di Boko Haram per lungo tempo è stato Abubakar Shekau, morto suicida in uno scontro a fuoco contro i combattenti jihadisti rivali nella provincia dell’ Africa occidentale. Il leader attuale è Abu-Musab al-Barnawi.
Il gruppo affonda le proprie radici religiose nella setta degli Yan Tatsine, attiva negli anni ‘80 nello stato di Kano. Boko Haram si è costituito nel 2002 sotto la guida di Muhammad Yusuf, un imam della moschea di Maiduguri, dotato di grandi capacità oratorie e divenuto in pochi anni molto noto tra la popolazione locale per le sue accese prediche contro la corruzione dei politici.
Il gruppo che opera prevalentemente negli stati del nord-est della Nigeria, è noto per la brutalità delle sue azioni, inclusa la pratica del reclutamento di bambini-soldato. Le attività di Boko Haram hanno causato una grave crisi umanitaria, con milioni di persone sfollate e gravi conseguenze sulla sicurezza nella regione del Sahel. Gli sforzi per contrastare Boko Haram coinvolgono operazioni militari, collaborazione regionale e iniziative per affrontare le cause socio-economiche del conflitto. La comunità internazionale ha espresso preoccupazione e sono stati compiuti sforzi congiunti per affrontare questa minaccia.
Dalla primavera del 2011 si sono susseguiti una serie di attentati a chiese cristiane e a sedi governative. Da allora l’attività terroristica non si è mai arrestata, insanguinando anche la Pasqua 2012 e provocando un ininterrotto stillicidio di vittime. 
 
di Maria Giovanna Aiello, Jacopo Bacci, Fabiola Fatigati, Chiara Gargiulo, Giuseppe Punzo, Chiara Ruocco, Francesco Sicignano, Filippo Sorrentino.
 
 
 
 
 
 

Controffensiva ucraina lenta ma violenta

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Nelle prime settimane della controffensiva messa in atto dall’Ucraina, i soldati di quest’ultima nazione hanno perso mezzi anche corazzati, tanto che ora si spostano a piedi non con mezzi motorizzati, di conseguenza stando a piedi gli ucraini avanzano più lentamente e infatti sono state conquistate solo 5 delle 60 miglia in cui si dovevano svolgere le varie battaglie. Appunto per questo che ora le perdite ucraine sono diminuite grazie ad un cambiamento strategico basato sull’utilizzo di missili a lungo raggio e artiglieria. Inoltre tra il 15 e il 16 luglio si sono udite delle esplosioni nella regione di Karkiv da parte degli ucraini e a Sebastopoli da parte degli occupanti russi. Dopo l'invasione russa sono stati tantissimi gli sportivi che hanno deciso di difendere concretamente il loro Paese. Tra questi, anche Denys Boreyko, ex campione mondiale e campione europeo juniores di scherma. Boreyko è morto in battaglia il 3 luglio a 34 anni. Il ministro dell’interno ucraino Anton Gerashchenko è stato a comunicarlo, citando la federazione di scherma. «Denys è stato un campione mondiale giovanile ed europeo oltre che un maestro internazionale. Ha fondato il club di scherma Liberte a Dnipro. Intanto droni ucraini sono stati lanciati contro il ponte di Crimea, strategico per il trasporto di truppe russe, causando le solite parole minacciose di Medvedev, il quale definendoli terroristi ha dichiarato: "Quindi è necessario far saltare in aria le loro case e le case dei loro parenti. Cercare ed eliminare i loro complici", ha aggiunto Medvedev, evidenziando la necessità di "distruggere i vertici delle formazioni terroristiche".

di Michele Pio Tremonte

Catastrofico sisma in Turchia

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La responsabile del terremoto in Turchia è la faglia dell’Anatolia orientale. “Il suolo dell’Anatolia si è spostato di almeno 3 metri” così ha riferito il presidente dell’Istituto nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv) Carlo Doglioni. La faglia sud-est anatolica è “probabilmente arrivata a deformare la costa”, secondo Alessandro Amato, sismologo e direttore del Centro Tsunami dell’Ingv.  Il geologo Mario Tozzi su “La Stampa” ha spiegato come le due placche sono in continuo movimento e sfregano lungo la faglia. “Quando si accumula abbastanza energia le due parti scattano lateralmente una rispetto all’altra, provocando uno spostamento. In questo caso stimato di circa tre metri in orizzontale. Contestualmente in profondità si liberano le onde sismiche che dispiegano in superficie gli effetti più gravi”. Al momento si contano più di 27mila morti. Il terremoto è stato talmente forte che si è sentito addirittura in Islanda. Tutti i paesi che affacciano sul Mediterraneo tra cui l’Italia, la Grecia, la Spagna e tanti altri stati più piccoli europei sono a forte rischio di tsunami. Tra le persone che ancora non sono state ritrovate compaiono volti europei come l’italiano Angelo Zen disperso da quasi 72 ore. Originario di Saronno ma attualmente residente a Martellago in provincia di Venezia, Zen è un consulente e tecnico specializzato in macchinari per l’oreficeria. Tra i dispersi anche un britannico e un cittadino danese scomparso da diversi giorni. Davvero commovente la storia di un ragazzino di 12 anni ritrovato dopo 60 ore sotto le macerie ancora vivo. Nella zona di Hatay la zona più colpita della Turchia, dopo più di due giorni dal terremoto si può ancora vedere l’incendio che ha provocato il sisma.  In seguito al terremoto tutte le nazioni hanno inviato squadre di ricerca e soccorsi. Soprattutto verso la Turchia si è immediatamente messa in moto la macchina della solidarietà e sono stati mandati diversi aiuti. Tuttavia nei confronti della Siria non è stato così. Alcune organizzazioni hanno chiesto a Bruxelles di sospendere le sanzioni almeno per questo periodo affinché si faciliti l'arrivo e la partenza degli aiuti. Questa richiesta però al momento non è stata accolta da Bruxelles.

di Ilaria Orsi, Cristel Russo, Claudia Kroumova

 

Il piano degli scafisti: uno sbarco fantasma

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Il viaggio della “speranza” finito in tragedia. Migranti partiti dalla Turchia, più precisamente da Cesme, e diretti verso le coste dell’Europa, non sono riusciti a sbarcare tutti sani e salvi. Dopo la strage sono state fermate quattro persone. Il 1 marzo il Gip ha convalidato il fermo per due di loro: un turco di 50 anni e un pakistano di 25 anni; la terza persona è un 17enne, competenza del Tribunale dei Minorenni di Catanzaro e un quarto presunto scafista al momento è irreperibile. Ai 27 cadaveri trovati sulla spiaggia si sono aggiunti quelli trovati in mare che devono ancora essere recuperati, raggiungendo la cifra di 72 morti. I migranti sono stati trovati sulla spiaggia in località "Steccato". Sul posto la Polizia di Stato, Carabinieri, Vigili del Fuoco, insieme al personale del 118 e della Croce rossa. I corpi dei migranti sono stati recuperati dopo il naufragio avvenuto all'alba, davanti alle coste di Steccato di Cutro, a una ventina di chilometri da Crotone. A circa 200 metri dalla costa erano stati avvistati. A quel punto gli scafisti, temendo la presenza delle forze dell’ordine lungo la costa, hanno effettuato una brusca virata nel tentativo di cambiare direzione per allontanarsi dal quel tratto di mare. In quel frangente, la barca, trovandosi molto vicino alla costa ed in mezzo ad onde alte, ha urtato, con ogni probabilità, il basso fondale (una secca) e per effetto della rottura della parte inferiore dello scafo, ha cominciato ad imbarcare acqua. Frontex sabato sera non aveva segnalato alcuna situazione di emergenza. Intorno alle 4 di domenica sull’utenza di emergenza 112 era giunta una richiesta di soccorso telefonico da un numero internazionale. E’ stato questo il momento preciso in cui, per la prima volta, si è concretizzata l’esigenza di soccorso per le autorità italiane. Non è molto chiaro il perché della mancanza della Sar, ma è diventato chiaro il motivo dell'assenza di SOS dal barcone: gli scafisti disponevano di un disturbatore di frequenza e non volevano farsi intercettare sperando di allontanarsi dopo lo sbarco. Verso le 4 il barcone è arrivato in prossimità della spiaggia, si è scontrato con la secca e le persone a bordo sono finite in mare. Alle 5:35 è giunta sul posto la prima pattuglia della Guardia costiera, riferendo di numerose persone in stato di ipotermia in spiaggia, trascinate a riva dalla risacca così come alcuni cadaveri. È allora che è scattata l'operazione Sar. Purtroppo troppo tardi per tante persone.
 
di Alessandra Escalona, Ginevra Festa
 

Il Metaverso, sviluppi e funzionalità

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Il metaverso è un universo digitale che comprende diverse tecnologie come video, social, realtà virtuale e realtà aumentata. Questo è composto da dati e informazioni, la sua struttura è spazio-temporale ed è composta da lunghezza, larghezza, profondità e tempo: il cyberspazio, sostanzialmente un universo creato e alimentato dalle reti globali di comunicazione. Per poter usare il metaverso si deve avere un avatar, una rappresentazione di sé stessi digitale, proprio come noi questi avatar vivono in una terra chiamata Avaterra. Per accedere al metaverso si ha bisogno di un visore VR (realtà virtuale) che si può acquistare in negozi di tecnologia al prezzo di 450 euro circa.  Esistono più metaversi, tutti con lo stesso scopo di far entrare gli utenti nel modo virtuale. Anche molte aziende stanno utilizzando il metaverso come Nike o Adidas con cui realizzano pubblicità, o per esempio aziende di videogiochi che lo utilizzano per dare un’idea di come sarà il gioco.

di Ginevra Antonelli