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Israele verso l'immunità di gregge

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Dagli ultimi dati trasmessi dalle autorità israeliane sembra emergere l'efficacia della campagna vaccinale. Come riportato dall'agenzia Bloomberg le dosi di vaccino Pfizer/BioNTech sembrerebbero efficaci del 99% nell'evitare i decessi e dell'89,4% nell'evitare il contagio.
Ad oggi il 60% della popolazione israeliana ha ricevuto almeno la prima dose e al restante 40% è stata somministrata anche la seconda. L'efficacia del piano vaccinale, quindi, porta in testa l'Israele agli altri Paesi per numero di vaccinazioni, in riferimento alla popolazione. Ciò è dovuto anche alle dimensioni ridotte del Paese e ad un sistema organizzativo basato sulla digitalizzazione che ha accelerato la somministrazione dei vaccini. 
Sull'andamento dell'infezione si è espresso anche Ran Balicer, Senior Advisor del governo israeliano e Chief Innovation Officer della cassa mutuata israeliana Calit, affermando una riduzione del 94% dei contagi; infatti negli ultimi dati risalenti alla giornata di ieri, 14 aprile, i contagiati sono stati in tutto 256.
Ancora non si può affermare di aver raggiunto la cosiddetta e così sperata immunità di gregge ma i dati ricevuti fanno ben sperare.
 
di Francesco Petriella
 

Covid 19, le cure per sconfiggerlo

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L’Italia e tutto il mondo stanno affrontando un’emergenza sanitaria: la pandemia di COVID-19 dichiarata tale l’11 marzo 2020.  Ad oggi, non esiste una cura specifica per la patologia e così gli scienziati stanno facendo una vera e propria corsa contro il tempo per trovare dei trattamenti.  La terapia ottimale prevista per i pazienti più gravi o quelli a rischio di malattie include l’ossigeno, mentre per i pazienti più critici si prevede un supporto respiratorio più avanzato come la ventilazione.
Gli antibiotici non funzionano contro il virus poiché combattono le infezioni batteriche e pertanto non devono essere usati come mezzo  di trattamento per il COVID-19. Si sta puntando su alcune strategie applicate per quanto riguarda le terapie avanzate, come ad esempio l’utilizzo di terapie cellulari per combattere infezioni virali o l’utilizzo di vettori virali per veicolare geni che istruiscano il sistema immunitario a reagire, ma anche innovazioni tecnologiche, come app e robotica possono essere un aiuto per questa emergenza sanitaria.
 
di Ilaria Bianco
 

Vaccino Johnson&Johnson sospeso in Usa, ritardato il lancio in Europa

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Le autorità sanitarie americane Fda e Cdc chiedono in via precauzionale lo stop immediato alla somministrazione del vaccino J&J per possibile rischio trombosi. In attesa di valutazioni da parte delle autorità sanitarie, l’azienda rimanda le consegne dei suoi vaccini nel Vecchio Continente. La sospensione del vaccino è già attiva negli stati federali, mentre gli altri Stati sono stati esortati a fare lo stesso. La decisione deriva dallo svilupparsi di una rara malattia legata ai coaguli di sangue in 6 donne, di età compresa fra i 18 e i 48 anni, negli Stati Uniti; una di queste è morta, un’altra è stata ricoverata in condizioni critiche. Si tratta evidentemente di casi “estremamente rari” e, come si legge nella nota di Cdc (Centers for Disease Control) e Fda  (Food and Drug Administration),  al momento non è stato ancora attestato che vi sia un legame causale tra la somministrazione del vaccino e lo sviluppo della rara malattia. È altrettanto evidente che i benefici superino i rischi poiché si tratta di soli 6 casi su un totale di 6,8 milioni di dosi somministrate; ciò nonostante la Fda e i Cdc esortano coloro che hanno ricevuto il vaccino ed hanno accusato sintomi sospetti (quali ad esempio forte mal di testa, dolori addominali o alle gambe, o difficoltà respiratorie) a contattare il proprio medico; si legge inoltre nella nota che l’eparina, somministrata generalmente come anticoagulante, potrebbe essere pericolosa in questa circostanza. Frattanto anche il comitato per la sicurezza dell'Agenzia europea dei medicinali sta indagando sulle varie segnalazioni di eventi embolici verificatisi nelle persone che hanno ricevuto il vaccino Johnson&Johnson. In attesa di ulteriori notizie da parte degli Usa è stato però deciso, in via precauzionale, di rimandare la distribuzione dei 200 milioni di dosi attese in Europa. Il ministro della Salute, Roberto Speranza, esorta: “Nei prossimi giorni, appena l’Ema e gli Usa ci daranno notizie più definitive, valuteremo quale sia la strada migliore; tuttavia io penso che anche questo vaccino dovrà essere utilizzato perché è un vaccino importante.”
 
di Francesca Martucci
 
 
 

Caso Denise Pipitone: la luce del mistero continua a pulsare

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Dopo aver spento i riflettori sul caso Denise-Olesya sono aumentate le segnalazioni della piccola scomparsa il 1º Settembre a Mazara Del Vallo nel lontano 2004. Denise ormai divenuta una donna dopo ben 17 anni è ancora una profonda ferita nel cuore degli italiani. L’accusa e i genitori di Denise hanno sempre sostenuto che Jessica avrebbe rapito per vendetta e gelosia la sorellastra, frutto di una relazione extraconiugale del padre Piero Pulizzi. D’altro canto gli inquirenti, inizialmente, si erano concentrati sulla pista nomade a partire dalla telefonata anonima al padre di Denise fino all’avvistamento da parte di una guardia giurata a Milano, di una bambina molto somigliante alla piccola di Mazara del Vallo in compagnia di un gruppo nomade. Ma quella bambina e quella donna che era con lei non furono mai più rintracciate. Il giallo di Denise continua e proprio nelle ultime ore è emersa un'altra pista, forse ancora più flebile di quella russa. Diversi indizi fanno atterrare le indagini a Màlaga, dove una 20enne avrebbe un rapporto oscuro con la famiglia ma soprattutto una grande passione per la cucina italiana. A questo si sarebbe aggiunta anche la forte somiglianza tra la giovane spagnola e le ricostruzioni del viso di Denise in età adulta. La notizia è giunta alla madre di Denise Piera Maggio e al suo legale Giacomo Frazzitta ma probabilmente la ragazza spagnola avrebbe già smentito tutto. Le ricerche e le indagini sulle varie piste continueranno ad andare avanti. Si riuscirà a colmare il vuoto e il dolore della pervicace mamma Piera?

di Alessia Borrillo

 

La Ever Given costa al mondo 67,2 miliardi di dollari

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Sono bastati 400 metri per mandare in tilt una buona parte dell'economia mondiale. Questa, infatti, è la lunghezza della portacontainer che per sette giorni ha ostruito il Canale di Suez portando a una perdita di 67,2 MLD di dollari. Era il 23 marzo quando alle 07:40, ora locale, la Ever Given, una nave portacontainer della classe Golden tra le più grandi navi portacontainer del mondo, si è incastrata nel Canale di Suez e ne ha impedito la navigazione per sette giorni in entrambi i sensi. La nave, di proprietà della Shoei Kisen Kaisha, una sussidiaria di Imabari Shipbuilding e gestita da Evergreen Marine, è registrata a Panama e con una lunghezza complessiva di 399,94 metri è una delle portacontainer più lunghe in servizio; una tale dimensione, unita a una larghezza di 58,8 metri e a un'altezza pari a 32,9 metri, le consente di avere una capacità di trasporto container pari a 20 124 TEU. Causa dell'incidente sono stati una tempesta di sabbia che ha colpito la nave poco prima dell'evento e i forti venti che ne hanno provocato l'uscita dalla traiettoria; la nave si è quindi incagliata su una delle sponde del canale, ostruendolo completamente e impedendo il passaggio di qualsiasi nave. Da subito si è cercato di rimuovere la nave ma sono stati necessari ben 7 giorni e 13 rimorchiatori per la liberazione del Canale e il successivo ripristino della circolazione con ben 400 navi in attesa di transitare. Il blocco del Canale egiziano si è ripercosso sull'intero globo con ritardi nelle consegne anche di dieci giorni, aumentando di conseguenza i costi di spedizione. L'ingorgo della portacontainer ha dimostrato come sebbene nel XXI secolo l'economia globale sia molto fragile e che un singolo evento può ripercuotersi, provocando ingenti danni soprattutto economici ma anche logistici, sull'intero pianeta. Un ultimo ma non meno importante punto riguarda da vicino proprio il nostro pianeta: nei giorni di ostruzione, infatti, i livelli di anidride solforosa nei pressi del Canale di Suez sono aumentati di cinque volte rispetto ai normali livelli di SO2 presenti nel lato nord del canale come ha mostrato lo spettrometro del satellite Sentinel-5P gestito dall'Agenzia Spaziale Europea.
 
di Giuseppe Marucci