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Storia militare

Cartoline in franchigia (seconda parte)

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Tra le cartoline in franchigia rinvenute, si riportano, di seguito, gli scritti di Raffaele Iacobucci e  di Michelangelo Massarelli, entrambi inviati alla Famiglia Massarelli di Bonefro (Campobasso):
 
 
(timbrata): Posta Militare - 23.7.16
Preg.mo Signore
Giuseppeantonio Massarelli e famiglia
Bonefro (Campobasso) 
 “21-7-916
Carissimo Giuseppeantonio mio fratello Ettore mi comunica la fine del povero Michelantonio! Che dire? Al caduto l’onore imperituro del nostro ricordo tutta la nostra ammirazione; alla famiglia tutta l’espressione sincera dei sentimenti miei affettuosi. Invio a tutti miei saluti.
Raffaele Iacobucci 21-7-916” 
 
 
(timbrata): Posta Militare - 26.10.18
Alla  Signo.ina Carmela Massarelli
 
di Giuseppeantonio
Bonefro (Campobasso) 
13° Fanteria 
8a Compagnia 
Zona di Guerra
“25-6-916
Carissima sorella. Ti scrivo la presente per farti sapere che io sto bene come a voi tutti cara famiglia. Ti raccomando i carissimi figli, in special modo al caro Mario che non poter avere nemmeno la fortuna di conoscerlo. In questo momento che tanto papà col fratello Nicola sono assenti di essere accurata al negozio. Per me tornare fra voi mi sempra molto difficile. Tanti baci alla mamma e a te. Tuo Michelangelo”.
 
 
Ancora una memoria, questa volta di Mario Gentile di Bojano (Campobasso):
 
(timbrata): Posta Militare - 9.9.17
Al Signor Brunetti Michele, Falegname
Bojano (Campobasso) 
 
Gentile Mario
Soldato
9° Artiglieria Fortezza 
101a Compagnia  - 35a Divisione
Zona di Guerra
“Salonicco 8-9-917
Carissimo mastro, oggi ricorrente la festa di pollastrini, il mio paesello, quant’unque mi rattristo tanto lontano, in una vita disgraziata, è [---] alla bella Civita che chi sa in questo momento che sto a scrivere quanti ragazzi e vecchi si trovano li su. Io pel momento sto bene augurandomi sempre tale, qui ho trovato anche il cognato di Giuseppe Colucci che è di Baranello e trovasi a fare il sarto nella compagnia servizio. Il giorno due corrente mese mi venne a trovare il zio Luigino assieme ad Antonio Iannetta. Come vanno gli affari lavoro ce n’è? Italo cosa fa? Vi giungeranno i miei più infiniti saluti alla maestra, bacio ai piccini. Vostro Mario” .
 
 
Una cartolina scritta da Giuseppe Biasella di Capracotta (Campobasso):
 
(timbrata): Capracotta - 24.1.18
Alla Signora Emma Biasella
Capracotta (Campobasso) 
 
 
Biasella Giuseppe
Ten. Veterinario
10° Inferm. Quadrup. 
2a Armata
Zona di Guerra
“Zona di guerra 20 Gennaio 1918
Cara Emma, attendo qualche tua mia, mi raccomando senza punti sospensivi. Aspetto anche il pacco essendomi necessaria la biancheria perché da parecchi giorni il tempo si mantiene sempre pessimo. Guglielmo da quattro o cinque giorni si trova vicino a Bassano. Aspetto qualche suo biglietto almeno, avendo rinunziato per l’enorme distanza che ci divide. Di tutto ciò si può spiegare la sua lagnanza per la mancanza di corrispondenza. Posso riconfermarti che si trova in condizioni buonissime occupando un posto sicuro. Io sto bene in salute. Nulla posso dirti per la licenza dopo quanto ti ho detto nella mia del 18. Saluti a casa. Bacioni ai bimbi. Ti bacio affettuosamente, tuo Peppino ”.
 
 
Infine una cartolina di Ferdinando Barbarani:
 
(timbrata): Posta Militare - 24.1.19
Al Tenente Francesco Barbarani
6° Gruppo cann. da 105
Chiari (Campobasso) 
 
S.Ten. Barbarani Ferdinando
6a Batteria – 2° Gruppo O.P.C. 
Zona di Guerra
“22-I°-919
Carissimo Cecco intendo benissimo come ti meravigli di non aver da tanto tempo mie notizie: io t’ho già scritto che ho dovuto tardare a spedire lettere per assenza di bolli. Ora ti scriverò più spesso. Tanti saluti, Nando”.
 
di Antonio Salvatore
 
 

Cartoline in franchigia (prima parte)

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Il prezioso recupero di diverse cartoline e lettere scritte dai soldati che vissero la tragedia del primo conflitto bellico mondiale, ci offre la possibilità di spazzare via quella spessa coltre di polvere che il  tempo ha depositato sui sentimenti, sui sogni, sulle speranze, sulle paure di quegli uomini che, ebbero solamente la scrittura, quale unico ponte di ricongiungimento con gli affetti più cari. Di seguito, vengono riportati gli scritti reperiti. 
In questa sezione vengono riportate in ordine cronologico le cartoline postali italiane in franchigia. 
La prima memoria recuperata riguarda una cartolina scritta dal Soldato A. Gatto destinata a Treviso:
 
Timbrata: 10.12.15
Alla Famiglia Asti Giovanni e Vittoria
 Negoziante Coloniali
Treviso
 
 
A. Gatto
Soldato
8° Artiglieria Fortezza 
10a Compagnia  - 14° Corpo d’Armata
Zona di Guerra
“ (7-12-15) Cugini Cari
In riposo in Italia siamo venuti per poco perché ora siamo già ritornati al medesimo posto alla disposizione della nostra Armata, però sempre per il nostro lavoro. Di salute sempre bene come auguro di voi e bambina. Pare che per le feste si abbia le licenze e anche credo di giorni 15, così posso passare una giornata giocando il solito gioco dell’anno scorso che non mi ricordo più, con la speranza che tutti abbia da ritornare sani e trovarli a casa assieme. Ora vi saluto e vi bacio specie la cara bambina. Vostro affettuosissimo A. Gatto”.
 
Di seguito, una cartolina inviata dal soldato Forte Angelo di Castelpetroso (Isernia):
 
(timbrata): Comando - Lancieri di Firenze (9) -11.12.17
Alla Signora Nicolina Forte
Castelpetroso (Campobasso)
 
 
Soldato Forte Angelo
9° Lancieri di Firenze 
4° Squadrone
Zona di Guerra
“10/12/17 carissima sorella subito risponte la tua cara cartolina e molto mi sono consolato nel sentire le tue belle notizie che godete una buona salute e a cosi al medesimo tempo ti posso assicurare ango di me sto bene di salute e cosi spero di sentire sempre di te cara sorella, mi dite ca la mia sposa vi a portato un canistro di mele mai io mi gelo i dento a sapere che presto deve finire per me questa vita ca vengo anche io a mangiare roba borchese. Di più mi dite del mio cognato agostino quanto ricevete la lettere ci mettete i saluti. I più cari saluti alla mia matre, saluto la mia sorella Filomena e mio fratello Addolorato, saluto tua suocera. Tuo amato fratello Angelo. A Dio e buone notizie ”.
 
Altre cartoline recuperate sono quelle scritte da Domenico Trotta di Toro (Campobasso):
 
(timbrata): 31a Divisione - 4.12.15
Al dott. Nicola Petrucci
medico - chirurgo
Toro (Campobasso)
 
Domenico Trotta
Capitano – 124° Fant.
1a Compagnia 
Zona di Guerra
“3/12/915
Carissimo Nicola, auguri felicissimi e cordialissimi per il tuo onomastico, che, quest’anno passerò tanto lontano da te. Spero però di essere costà fra non molto, dopo di essere stato una terza volta al fronte ci sarò fra breve e mi auguro di tornare indietro sano e salvo e di essere esposto a pericoli minimi delle altre volte. Piove ma non fa tanto freddo. Bacio e saluto te ed Annina. Domenico”;
 
 
(timbrata): Comando - 124° Regg. Fanteria  M. M. -11.03.16
Al Cav. Luigi Alberto Trotta
Toro
 
 
Domenico Trotta
Maggiore – 18° Fanteria
9° Artiglieria Fortezza 
1° Battaglione
Zona di Guerra
“10/03/16
Carissimo papà, un po' perché la vita che mena non mi offre molte notizie da scriverti, un po' perché non sto mai  [---], la mia corrispondenza è laconica,infinitamente laconica. Questa è però compensata dall’essere buona di notizie che trasmetto, ed auguriamoci che possa sempre comunicarne delle simili. Visto essere in mezzo a tutti pericoli della guerra e sto bene e ne ringrazio Iddio. Baci e saluti affettuosissimi. Domenico ”;
 
 
(timbrata): Posta Militare - 3.9.17 
Al Sig. Luigi Alberto Trotta
 
 
Domenico Trotta
Maggiore – 18° Fanteria
9° Artiglieria Fortezza 
1° Battaglione
Zona di Guerra
“2-9-17
Carissimo papà, ieri sera ebbi finalmente la  notizia dall’arrivo dei fiori che, dopo tanti giorni, hanno così potuto ricevere aria e luce. Spero rinverdiscano, messi nell’acqua. Inviai anche dei semi, che potranno mettersi a destinazione l’anno futuro. Li hai visti? Le giornate autunnali si somigliano l’una all’altra, la notte fa quasi freddo”; 
 
 
(timbrata): Posta Militare - 26.10.18
Alla Signora Maria Trotta Reggiani
Toro (Campobasso) 
 
 
Domenico Trotta
Maggiore – 18° Fanteria
9° Artiglieria Fortezza 
1° Battaglione
Zona di Guerra
“26/X-918 ore 24
Grazie della tua cortese lettera e appena possibile ti scriverò più a lungo, una lettera anch’io. Ora ti dico che sto bene in salute e spero Iddio mi assista fino all’ultimo, onde avere la soddisfazione di essere rimasto sempre breccia. Da un Tenente del genio seppi che Aldo si trova presso un paese che ho attraversato nel mio trasferimento. L’avrei invitato con tanto piacere; ora non è possibile, sono avanti, molto avanti. Mi rallegro che i bambini stiano bene e mi auguro che continuino a stare sempre così, onde crescere sani e robusti. Scrivendo ai tuoi, ti prego di presentare loro i miei ossequi, ai miei porgi affettuosi saluti e cordiali saluti. Da un bacio per me ai bambini ”.
 
di Antonio Salvatore
 
 
 

Il Servizio Postale Militare durante la prima guerra mondiale

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Nel corso della Prima guerra mondiale, dai diversi fronti europei (orientale, centrale, occidentale), si registrò un movimento  postale di circa quattro miliardi tra lettere e cartoline, spedite da e per il fronte. Scrivere era l’unico mezzo per i milioni di combattenti chiamati a combattere, di avere un contatto con gli affetti più cari. Scrivere significava non morire.
Di conseguenza, il Servizio Postale divenne uno strumento fondamentale per assicurare l’unico legame possibile tra il soldato e la propria famiglia. 
Già dal 1896 il Regio Esercito aveva sviluppato un primo e sperimentale Servizio autonomo di posta militare, che venne ufficialmente costituito nel successivo 28 dicembre 1913, con il Regio Decreto n. 1513, attraverso il quale se ne formalizzava la normativa. 
Una prima riforma del Servizio, a ridosso dell’entrata in guerra dell’Italia, venne applicata il 13 marzo 1915 con il Regio Decreto n. 655. Una Commissione nominata dal Ministero delle Poste e presieduta dal Comm. Emanuele Franco, venne incaricata infatti, di analizzare e rielaborare un nuovo Decreto più aderente alle future, prossime, esigenze belliche. Tra i vari aspetti trattati dal disciplinato, vi era anche l’istituzione di una Direzione Superiore della Posta Militare dipendente dall’Intendenza Generale dell’Esercito. La Direzione venne dotata tre compartimenti: Segreteria e Personale, Movimento e Trasporto di corrispondenza e pacchi, Ragioneria; il personale dipendente, dopo un addestramento mirato e mantenendo il proprio status di civile, venne assimilato al personale in forza all’esercito. Il servizio era sul territorio così articolato: 1 Ufficio presso il Comando Supremo Militare Italiano, 4 Direzioni d’Armata, 4 uffici presso i Comandi delle quattro Armate, 14 uffici di Corpo d’Armata, 41 uffici di Divisione, 1 ufficio presso la Zona Carnia, gli uffici postali sul campo. Per ragioni di carattere geografico, fu impiantato a Bologna l’Ufficio di Concentramento (operativo nello stesso giorno della mobilitazione dell’Esercito, 24 aprile 1915) che si occupava dello smistamento della corrispondenza dall’Italia verso le zone di guerra, a cui venne affiancato, immediatamente dopo, quello di Treviso, che si occupava del flusso inverso; nel 1917, dopo la disfatta di Caporetto, con la conseguente chiusura dell’Ufficio di Treviso,  tutta l’attività postale venne convogliata nelle sede bolognese. Ulteriori distaccamenti per lo smistamento della posta militare, chiamati Uffici di Concentramento secondari, vennero istituiti  ancora a: Bologna, per le missive indirizzate in Svizzera, America o nelle altre nazioni dove erano presenti prigionieri militari italiani; Napoli, per la corrispondenza per la Macedonia; Bari (dopo la chiusura dell’Ufficio di Napoli), per la corrispondenza per l’Albania e la Macedonia; Taranto, per i pacchi destinati in Albania; Genova e Milano.
Per quanto riguarda gli aspetti tecnici, con specifico riferimento alla posta spedita in raccomandata (fino al 31 luglio 1917), sulla stessa veniva impresso un bollo in stampatello “BOLLO NOMINATIVO” con i riferimenti specifici ai reparti militari di appartenenza. Per tale ragione, onde evitare di favorire l’intelligence nemica ad una facile ricostruzione dello scacchiere militare italiano dislocato sul terreno, attraverso la semplice lettura dei bolli, a partire dai primi mesi del 1917, a seguito di una Circolare “Riservatissima” (n. 48300 del 6 luglio 1917), i “BOLLI NOMINATIVI” vennero sostituiti dai “BOLLI NUMERALI”. Successivamente,  dopo il tracollo di Caporetto, dove vennero abbandonati anche ingenti documentazioni e materiali postali, si decise tornare all’utilizzo dei bolli numerali.
La posta ordinaria invece, veniva timbrata negli uffici postali presenti nelle zone di guerra,  attraverso l’applicazione di bolli tondi a due cerchi chiamati “guller”, dove si leggevano solamente la data e la dicitura “Posta Militare”; vennero istituiti degli appositi uffici postali mobili, dotati di propri bolli, che seguivano i reparti militari nei vari spostamenti. Per quanto concerne le forze navali, il timbro assegnato prevedeva anche la dicitura del tipo di nave.     
La corrispondenza prodotta dai soldati infine, poteva essere spedita in franchigia (gratuitamente) attraverso apposite cartoline militari, oppure, così come per le famiglie, utilizzando tariffe agevolate. A tal proposito, l’ingente mole di corrispondenza prodotta, provocò nei primi mesi di guerra, seri problemi di approvvigionamento di cartoline in franchigia, tanto che, le autorità militari autorizzarono l’accettazione di qualsiasi cartoncino riportante il timbro del reparto militare o dell’ufficio postale militare. Talmente copioso era il flusso postale prodotto, in alcuni periodi il numero delle cartoline spedite oscillava addirittura dalle 1.400.000 alle 2.500.000 unità giornaliere, tanto da rendere necessario l’obbligo dell’affrancatura.
La produzione postale gestita e movimentata nel corso della guerra dal servizio di Posta Militare, assicurato da circa 1.100 impiegati civili, inseriti nell’organico militare, fu di: 3.909.753.000 (corrispondenze ordinarie), 30.652.000 (raccomandate), 1.816.800 (assicurate); per un totale complessivo di 3.932.221.800 pezzi lavorati.
Terminata l’esigenza bellica, il servizio venne smobilitato nel 1923. 
 
di Antonio Salvatore
 
 

La censura

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Al fine di controllare la trasmissione e la divulgazione di notizie ritenute sensibili, di conseguenza, potenzialmente dannose a minare la sicurezza militare e nazionale, il 23 maggio 1915, il giorno prima dell’inizio delle ostilità contro gli austro-ungarici, venne istituita la “Censura postale”. L’attività censoria prevedeva l’apertura e l’ispezione della busta per individuare eventuali scritture ritenute svantaggiose, veniva controllato anche il sotto francobollo, avvenuta la verifica le buste venivano richiuse per mezzo di un nastro gommato prestampato con “VERIFICATO PER CENSURA” o simili.
Il 23 settembre 1915 venne istituita una Commissione di Censura presso il Concentramento di Bologna, composta da due soli ufficiali. Sempre nella città di Bologna, già dal 23 maggio 1915 (giorno della dichiarazione di guerra da parte italiana), venne attivata in quelli che erano i locali requisiti della Scuola Elementare Emilio Panzacchi, l’Ufficio della Censura Posta Estera.
Per facilitare l’azione di controllo censorio, vennero emanate delle prescrizioni con le quali si cercava di favorire ad esempio l’inoltro delle cartoline,   che godevano di precedenza e di rapido inoltro, a dispetto delle lettere ordinarie che,  dovevano essere scritte in forma leggibile, non contenere più di due fogli, non contenere scritture crittografiche, non essere scritte di traverso (griglie). 
Non erano sottoposte a tale controllo, la corrispondenza degli uffici diplomatici, statali e militari.
Le eventuali trasgressioni erano trattate in base alla gravità della violazione, alle frasi sconvenienti di lieve entità si apponeva solo una striscia di inchiostro così da renderle illeggibili, alcune corrispondenze potevano essere riconsegnate al mittente, per le infrazioni più gravi, invece, veniva trattenuta la lettera o cartolina e segnalato il fatto all’autorità militare competente per i successivi provvedimenti da adottare, che potevano risultare anche particolarmente gravi. Era fatto divieto inoltre, l’utilizzo di frasi stenografate, di sistemi criptati, o ancora l’utilizzo di cartoline rappresentati panorami di città e paesaggi, et ecc. In particolar modo, era fatto divieto assoluto ai soldati, onde evitare di fornire al nemico informazioni di carattere militare, di riportare indicazioni riguardanti le località di servizio o di dispiegamento, così come era fatto obbligo alle famiglie di apporre sulle buste delle missive il solo nome, cognome, grado o qualifica, e unità di appartenenza del destinatario, con la sola dicitura Zona di Guerra. 
L’istituzione di una Commissione di Censura Reggimentale all’interno di ogni singolo reparto militare operativo, generò il diffondersi di innumerevoli di bolli di censura, dalle forme, dalle incisioni e dai colori, diversi tra di loro.   
Il 28 luglio 1919, a seguito della pubblicazione della Circolare n. 17121/R dell’Intendenza Zona Retrovie, la censura venne abolita.
 
di Antonio Salvatore
 
 
 

Quando tacquero le armi

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I vincitori si riunirono a Parigi nel 16919, per stipulare i trattati di pace. 
Benché fossero stati gli ultimi in ordine di tempo a partecipare alla guerra, furono gli Stati Uniti a condizionare con il peso determinante della loro economia l’andamento delle trattative, nel corso delle quali il Presidente americano Wilson incoraggiò la formazione di nuove entità statali in base al “Principio di Nazionalità” sulle ceneri degli imperi la monarchia tedesca e quella austro-ungarica erano già state dichiarate dai rispettivi parlamenti decadute nel novembre 1918 e al loro posto furono proclamate delle repubbliche. 
Bulgaria e Turchia, già arresesi nei mesi precedenti, sprofondavano a propria volta in una grave crisi nazionale. Alla Germania venne imposta la cessione delle provincie dell’Alsazia e della Lorena alla Francia, della Posnania e della Prussia occidentale alla Polonia, la perdita di tutte le colonie e il pagamento di una onerosa penale di guerra, oltre a una drastica riduzione dell’esercito. 
L’Austria cedeva alla Serbia le provincie balcaniche e all’Italia il Tirolo meridionale e le provincie Giuliane. 
L’Ungheria, staccatasi dall’Austria cedeva la Transilvania alla Romania mentre la Bulgaria perdeva il proprio sbocco sull’Egeo. 
La Turchia privata delle provincie siriane e mesopotamiche assegnate agli anglo-francesi, diveniva una repubblica e prendeva le armi per difendere i restanti territori dalle rivendicazioni dei greci e degli armeni. 
Anche l’Italia affrontò dopo l’euforia della vittoria un periodo difficile, le acquisizioni territoriali ottenute erano troppo esigue a ripagare le sofferenze sopportate e ciò causò l’allontanamento diplomatico dell’Italia dagli ex alleati e una lunga ondata di recriminazioni. 
Mentre nel Paese milioni di soldati ritornavano dal fronte in cerca di un lavoro, provando una economia in dissesto ed una società lacerata. 
Cominciava il Dopoguerra. 
 
di Antonio Salvatore