Storia militare
Ottobre 1943, il passaggio delle truppe tedesche e alleate lungo la Valle del Tappino (quinta parte)
- Dettagli
- Creato Giovedì, 25 Gennaio 2024 18:16
- Ultima modifica il Giovedì, 28 Marzo 2024 14:21
- Pubblicato Giovedì, 25 Gennaio 2024 18:16
- Visite: 1092
Altre testimonianze: Giuseppina Simonelli «ricordo quel pomeriggio come se fosse oggi, eravamo nascosti in cantina ma ogni tanto mi affacciavo fuori e vedevo le bombe che cadevano in contrada Lazzarice, le esplosioni erano talmente forti che vedevo volare in aria gli alberi di olivo, in serata seppi dai miei genitori della tragedia delle due donne colpite»; Olga Pietracatella «noi abitavamo a pochi metri da casa Marcucci, di quella tragica serata serbo ancora il ricordo di mia zia che durante la notte bagnava con gocce di caffè le labbra della povera Teresa Grosso che sarebbe poi spirata nelle prime ore del mattino». Dal registro dei Morti del Comune di Toro «Atto di morte n. 24 del 13 ottobre 1943. Alle ore 9.30 del 13ottobre 1943, davanti al Podestà Gaetano Quercio, ufficiale dello stato civile, è comparso Colledanchise Saverio fu Luigi di anni 59 contadino di Toro, che alla presenza dei testimoni Serpone Giovannina di Michele, di anni 25 casalinga, e Marcucci Giovanni fu Nicola di anni 32 contadino ha dichiarato che il giorno 13 ottobre 1943 alle ora cinque antimeridiane nella casa posta in Via Antica 21 è morta Grosso Maria Teresa di ani 36, contadina di razza ariana, figlia di Antonio e fu Colledanchise Angela, coniugata con Marcucci Salvatore. – Atto di morte n. 25 del 13 ottobre 1943. In pari data, lo stesso Colledanchise Saverio, ha dichiarato inoltre che il giorno 12 ottobre, alle cinque pomeridiane, nella stessa casa di via Antica n. 21, è morta Marcucci Angelamaria, nubile di anni sette, figlia di Salvatore e Grosso MariaTeresa». Di quel cannoneggiamento, infine, si riporta un passo tratto da uno scritto del poeta torese, Nicola Iacobacci «Le pallottole fischiavano sul campanile. Sotto la quercia restai senza tremare: per me che ero bambino la guerra fu solo uno scherzo». Il giorno 13 ottobre Toro si svegliò senza più la presenza delle truppe tedesche, che nottetempo abbandonarono il paese, ecco la testimonianza di Giuseppina Simonelli «la mattina seguente il bombardamento non trovammo più i tedeschi che erano scappati durante la notte, e allora per avvisare gli alleati della loro partenza e quindi a non dare inizio a nuovi cannoneggiamenti, mio padre Antonio (Spagnule), Nicola De Sanctis (Cola Ciaccia) e Domenico Iacobucci (Ciumbare), si avviarono a piedi alla volta di Jelsi. Lungo la strada trovarono un cavallo bianco lasciato dai soldati tedeschi, il quale fu riportato in paese e custodito da Domenico (Ciumbare), nei giorni seguenti l’animale fu venduto ed il ricavato diviso per tre». Con il ritiro delle truppe tedesche arrivarono a Toro anche le truppe alleate, i primi ed entrare in paese furono i canadesi, molto probabilmente i soldati del 48° Highlanders, in seguito sarà forte anche la presenza dei soldati polacchi della 3a Divisione Fucilieri dei Carpazi e della 5a Divisione Kresowa […]
di Antonio Salvatore
Nazario Sauro e il Molise (prima parte)
- Dettagli
- Creato Giovedì, 25 Gennaio 2024 09:37
- Ultima modifica il Sabato, 10 Febbraio 2024 08:32
- Pubblicato Giovedì, 25 Gennaio 2024 09:37
- Visite: 1202
Ottobre 1943, il passaggio delle truppe tedesche e alleate lungo la Valle del Tappino (quarta parte)
- Dettagli
- Creato Lunedì, 15 Gennaio 2024 15:35
- Ultima modifica il Giovedì, 28 Marzo 2024 14:22
- Pubblicato Lunedì, 15 Gennaio 2024 15:35
- Visite: 1174
Al contrario di Toro, come ci racconta ancora il prof. Di Donato, San Giovanni in Galdo fu più fortunata «il bombardamento alleato per fortuna non colpì il paese, ma non centrò nemmeno le postazioni tedesche, ricordo che solo qualche colpo arrivò nei pressi del cimitero, la maggior parte caddero sulla collina di Toro che sovrasta San Giovanni in Galdo». A conferma dei colpi che arrivarono nei pressi del cimitero, ho personalmente rinvenuto, grazie ad una ricognizione della zona, dei frammenti di granate. Purtroppo la fortuna non fu allo stesso modo benevola con Toro, che ebbe la sventura di trovarsi esattamente lunga la direttrice del tiro dei cannoni alleati. Il pomeriggio del 12 ottobre Toro e la sua terra conobbero il fragore della guerra, bagnandosi le vesti con il sangue di due sue figlie innocenti. In maniera del tutto involontaria, due tiri chiamati tecnicamente di aggiustamento, centrarono il centro abitato: uno cadde nei pressi di Piazza San Mercurio, senza causare eccessivi danni; l’altro, purtroppo, centrò in pieno l’abitazione dalla famiglia Marcucci, causando la morte di Teresa Grosso di anni 36 (incinta di qualche mese) e Angelamaria Marcucci di anni 7. Questo il racconto di quel tragico evento, nelle parole di Nicola Marcucci, figlio di Teresa e fratello di Angelamaria, raccolte da Vincenzo Colledanchise (tratto dal sito Toro Web) «nel sentire i boati del cannoneggiamento, che devastavano la campagna del Grottone, Teresa si mise a richiamare angosciata i suoi figli maschi, Nicola e il fratello, credendoli lì vicino a giocare. Teresa continuava a richiamarli a squarciagola dalla finestra impaurita per non averli visti rientrare dopo il gran boato. Con lei cerano due figlie femmine: Maria, in quei giorni malata, si scaldava presso il camino mentre Giuseppina era intenta a rassettare la camera. Le grida disperate di Teresa furono improvvisamente interrotte da una bomba che colpì la casa del “Grottone”. La bomba aveva centrato una parete della casa squarciandola facilmente, perché nel punto colpito passava il camino. La breccia procurata dalla bomba era stata fatale per Maria perché fu colpita mortalmente dai mattoni del camino divenuti micidiali proiettili. Per Maria, di nove anni, la morte fu immediata, mentre sua madre era stata colpita da una scheggia di pietra diveltasi dalla mensola della finestra, che la colpì alla testa. La casa colpita dalla bomba fu subito raggiunta dai carabinieri e transennata, per impedire a chiunque di penetrarvi. Solo il medico, don Nicolino fu ammesso a varcare quell’uscio per soccorrere le donne colpite. Ma don Nicolino ne uscì quasi subito per aver notato che per Maria e sua madre non cera più niente da fare. Giuseppina, invece, non correva nessun pericolo perché raggiunta da una piccola scheggia che l’aveva solo ferita. Insieme ai suoi fratelli fu condotta in casa dei nonni, mentre qualcuno provvide a richiamare il marito di Teresa dai campi dove era intento a lavorare. Il poveruomo, giunto esausto e disperato in paese, avrebbe voluto abbracciare i corpi di Teresa e della figlia ma non gli fu possibile. Tentò di farlo risalendo dall’orto, ma anche quell’entrata posteriore era stata sbarrata. Quando finalmente poté entrare in casa, l’uomo pianse tutte le sue lacrime presso la moglie e la figlia morte dissanguate a causa dell’unica bomba che colpì mortalmente il paese durante l’ultima guerra mondiale.
di Antonio Salvatore
Il cimitero militare di Venafro
- Dettagli
- Creato Mercoledì, 10 Gennaio 2024 19:46
- Ultima modifica il Sabato, 10 Febbraio 2024 08:30
- Pubblicato Mercoledì, 10 Gennaio 2024 17:46
- Visite: 403
Ottobre 1943, il passaggio delle truppe tedesche e alleate lungo la Valle del Tappino (terza parte)
- Dettagli
- Creato Lunedì, 08 Gennaio 2024 14:24
- Ultima modifica il Giovedì, 28 Marzo 2024 14:22
- Pubblicato Lunedì, 08 Gennaio 2024 14:24
- Visite: 1160
[…] Lo stesso giorno, le prime pattuglie che entrarono nell’abitato di Gildone trovarono il paese già libero dalle presenza nemica; il secondo Carleton and York alle prese anche con problemi di trasporto dell’artiglieria, problema in parte risolto con l’impiego di jeep che rimorchiavano cannoni da 75 mm appartenenti al 1° Airlanding Light Regiment (della 1a Divisione Airborne), dal 5 ottobre sotto il comando della divisione canadese, la notte tra il 9 ed il 10 ottobre raggiunsero e si posizionarono su monte Verdone. Da questa posizione il 12 ottobre iniziarono un fitto cannoneggiamento in direzione di San Giovanni in Galdo dove erano ben nascoste tre postazioni di artiglieria tedesca, che già da qualche giorno martellavano le colonne alleate. Questo momento segnerà una delle pagine più tristi della storia di Toro. Con questo piccolo scritto, esattamente dopo 70 anni, cercheremo finalmente di ricostruire la verità storica di quel tragico pomeriggio. Grazie allo studio di “tecnica e strategia militare” e grazie soprattutto alla testimonianza diretta del prof. Nicolino Di Donato di San Giovanni in Galdo, possiamo affermare con sicura e definitiva certezza, che Toro non fu mai l’obbiettivo del cannoneggiamento alleato, così come da troppi anni raccontato. L’obiettivo erano le artiglierie tedesche posizionate nelle campagne di San Giovanni in Galdo. Le prove a corredo di questa tesi sono diverse: tra le quali: se l’obiettivo fosse stato Toro, crediamo che i colpi che avrebbero centrato il paese sarebbero stati molti di più e non solo due, come in realtà avvenne; la testimonianza del sig. Diomede Ciaccia il quale afferma di ricordare lo spostamento di un cannone tedesco nelle campagne di San Giovanni in Galdo; l’inerzia dell’artiglieria alleata , la quale, benché fosse stata posizionata dal giorno 10 ottobre e bersaglio nel frattempo delle granate tedesche, iniziarono il cannoneggiamento sulla direttrice Toro-San Giovanni in Galdo solamente il giorno 12 ottobre; infine la fondamentale testimonianza del prof. Nicolino Di Donato «ricordo bene le tre e ben nascoste postazioni dei cannoni tedeschi, uno era posizionato nei pressi del Tempio Italico e altri due posizionati nei pressi del cimitero. I cannoni sparavano incessantemente già diversi giorni e ricordo che si fermarono per un brevissimo periodo di tempo al passaggio di un corteo funebre per la morte di un ragazzo. Inseguito, con i tantissimi bossoli dei proiettili abbandonati, molti sangiovannari ci fecero dei piccoli fornetti, uno dei quali conservo ancora oggi». Mentre discorrevamo sui ricordi di quegli avvenimenti, la testimonianza del prof. Di Donato si arricchisce di un dato assolutamente inedito e decisivo dal per confermare la nostra ipotesi «il giorno del bombardamento alleato, durante la mattinata, mentre passeggiavo con un mio amico, all’improvviso scorgemmo sulle nostre teste la presenza di un aereo che volava sopra le postazioni tedesche, la paura di essere mitragliati fu molta, tanto che ci buttammo immediatamente lungo il solco di un terreno arato, non so perché ma intuii che da lì a poco ci sarebbe stato un bombardamento, e così fu, infatti l’aereo che volava sui cieli di San Giovanni non era altro che una cosiddetta “cicogna”, atto a trovare e rilevare la posizione delle artiglierie tedesche ».Le artiglierie canadesi già pronte da due giorni, ma silenti per mancanza di informazioni, alle prime ore del pomeriggio del 12 ottobre, individuata l’esatta posizione delle postazioni nemiche iniziarono un possente bombardamento. […]
di Antonio Salvatore
Ultime notizie
- Ottobre 1943, il passaggio delle truppe tedesche e alleate lungo la Valle del Tappino (sesta parte)
- Toro piange un'innocente vittima della guerra (seconda parte)
- Toro piange un'innocente vittima della guerra (prima parte)
- Lettera inedita di Juno Borghese dal carcere di Regina Coeli
- Nazario Sauro e il Molise (seconda parte)