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Tecnologie di guerra

UAV Predator e la guerra telecomandata

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La guerra moderna ha richiesto la possibilità di combattere mantenendo il personale di servizio lontano dallo scenario di conflitto, in posizione sicura.

Uno dei più conosciuti mezzi da combattimento privo di equipaggio è il General Atomics MQ-1 Predator. Si tratta di un UAV (Unmmaned aerial vehicle), un velivolo telecomandato nato come ricognitore ma poi divenuto anche velivolo d’attacco. Trasporta sensori e telecamere, ma può anche trasportare missili a guida semiattiva anticarro AGM-114 Hellfire, con cui attaccare gli obiettivi individuati. Inoltre è predisposto per gli Stinger (aria-aria a corto raggio) e per i Griffin (un missile con un sistema di guida simile agli Hellfire ma più piccolo, trasportati su un lanciatore da 5.5 pollici, per evitare i possibili danni collaterali provocabili dai più grandi Hellfire. I lanciatori derivano da quelli dei Javelin e dei Sidewinder, per ridurre i costi). E’ un velivolo da media altitudine e lunga autonomia. Può sorvolare un’area per 14 ore, percorrendo 400 miglia nautiche (740 Km).

Il programma di sviluppo nacque nel 1980, su richiesta del Pentagono e della CIA, ed il velivolo entrò in produzione nel 1995. Esso è stato impiegato in Bosnia e Serbia, Iraq, Yemen, Pakistan e Afghanistan.

E’ in servizio presso gli Stati Uniti (USAF, Air Nazional Guard, Cia, U.S. Customs and Border Protection), Regno Unito (RAF), Italia (Aeronautica Militare) e Turchia (Turkish Air Force).

-Lunghezza 8,22m

-Apertura alare 14,8 m

-Altezza 2,1 m

-Peso a vuoto 512 Kg, a pieno carico 1022 Kg.

Propulsione: motore Rotax 914 (evoluzione del precedente 912) a pistoni sovralimentato, 4 cilindri 115 hp (86Kw).

-Velocità massima 217 Km/h,

-Velocità di crociera 130/165 km/h,

-Autonomia 24 h

-Raggio d’azione 3.705 Km.

-Quota operativa 7.620 m.

Il Sinthetic Aperture Radar Remover è installato sul naso delle prime versioni (MQ-1A), è poi presente il Multi-Spectral Targeting System AN-AAS-52.

All’MQ-1A ed MQ-1B Predator si è poi aggiunto l’MQ-9 Rapier, velivolo più grande, non direttamente derivato dal Predator e non in servizio presso l’Aeronautica Militare Italiana.

Il Predator può essere facilmente smontato in sei componenti. Il centro di controllo può essere aviotrasportato su un C-130 Hercules.

Alcuni di questi velivoli sono caduti per incidenti, altri sono stati colpiti. Le prime versioni hanno sofferto per le basse temperature e il clima incerto. Ad esempio in Afghanistan su 60 velivoli usati ne sono caduti 20. L’avionica è stata poi rapidamente migliorata, ed è stato modificato anche il vano motore. Particolari miglioramenti si sono avuti anche sui tempi di reazione dei comandi.

I velivoli sono stati certificati per volare nel nostro paese con il decreto n. 178/2004 che ha segnato una svolta nell’aeronautica italiana.

Il 13 gennaio 2010 un Predator dell’AMI è caduto in mare al largo di Campomarino (CB). Recuperato è stato trasportato alla base militare di Amendola (FG).

 

 

di Antonio Frate

 

 

 

SPECIALE CRISI TRA LE DUE COREE

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Il missile nordcoreano Taepodong 2

 

 

 

Il Taepodong 2 è il missile balistico più potente della Corea del Nord. Esso è ritenuto essere il successore del Taepodong-1, molto simile al missile cinese CSS-2.

Il Taepodong 1 è basato su due stadi: il primo è un missile Nodong, designazione nord-coreana dello Scud D, il secondo un Hwasong-6 (Scud C, a sua volta derivato dall’Hwasong-5, lo Scud B). E’ lungo 25m, con un peso di 21 tonnellate e capace di trasportare una tonnellata di carico utile con una gittata di 2500 km.

Il Taepodong 2 è una evoluzione di tale arma. Il suo sviluppo prevede due diverse configurazioni del missile: a due stadi, con gittata di 4000 km, o tre stadi, con gittata di 4500 km. Esso è tale da destare preoccupazioni sia per la Corea del Sud che per il Giappone, ed addirittura per gli Stati Uniti, che da quanto appreso da Gates ha provveduto a migliorare la difesa delle isole Hawai e in genere delle zone più occidentali del paese. Tuttavia, l’arma nord-coreana non è ritenuta ancora pronta. In un lancio sperimentale del 2006, secondo Pyongyang il Taepodong-2 avrebbe messo in orbita un satellite, mentre secondo le autorità americane, l’esperimento è fallito, in quanto il missile è esploso dopo 40 secondi. Per tale scopo pacifico, sarebbe stata usata la versione a tre stadi, della quale il terzo stadio sarebbe stato usato per la messa in orbita del satellite.

Sono poche le informazioni tecniche al riguardo: il propellente è liquido (TM-185 e ossidizzante AK-271); il primo stadio è teleguidato, il secondo utilizza come propulsore un missile Nodong. La combustione durerebbe in totale 5 o 6 minuti.

Secondo alcune fonti una successiva evoluzione del missile potrebbe raggiungere la gittata di 6000 km con una tonnellata di carico utile, capace di raggiungere l’Alaska, o di 9000 km, con una testata di non oltre 500 kg., capace di raggiungere San Francisco.

Attualmente si ritiene che la precisione di tiro sia piuttosto scarsa, quindi l’uso di testate esplosive convenzionali non sarebbe utile contro obiettivi militari e neppure civili. Piuttosto, l’uso di testate chimiche o batteriologiche, che la Corea del Nord è capace di produrre, potrebbe essere utilizzata per terrorizzare le popolazioni civili.

Ma la Corea del Nord può disporre anche di testate nucleari. Le loro testate dovrebbero avere una potenza di 0,4 Kilotoni, pari a 400 kg di TNT.

Ci sarebbe il problema di installare in sicurezza le testate sui missili, probabilmente non risolto. In ogni caso, anche con queste testate gli obiettivi militari sudcoreani e americani si possono ritenere ben difesi dagli scudi missilistici, anche se bisognerebbe pensare ad un eventuale uso terroristico contro obiettivi civili, che creerebbe anche il problema delle nubi radioattive.

 

 

di Antonio Frate

 

 

 

La Portaerei Cavour

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In occasione del terremoto di Haiti il Ministero della Difesa italiano ha deciso di inviare i soccorsi utilizzando la portaerei Cavour. E’ stata la prima missione operativa della nuova ammiraglia della Marina Militare.

Ultimamente in occasione della crisi coreana il governo americano ha inviato la Uss George Washington in esercitazione congiunta con le forze armate sud-coreane. Si tratta di una delle numerose superportaerei della classe Nimits a propulsione nucleare.

Attualmente non è dato sapere se anche la Cavour verrà utilizzata in missione in Corea.

Della nuova unità il primo troncone è stato varato nel 2004, nel 2006 la nave è stata collaudata in mare ed è entrata definitivamente in servizio nella Marina nel 2009. Essa ha:

- un dislocamento di 27100 tonnellate,

- una lunghezza di 244m,

- la larghezza è di 39m.

Nella missione tipo utilizzerà 12 aerei del tipo STOVL (Short Taking Off and Vertical Landing), ossia a decollo corto ed atterraggio verticale. I velivoli in uso sono in grado anche di decollare verticalmente, ma per avere una maggiore capacità di carico, al decollo, utilizzano il ponte della portaerei per accelerare e poi si librano in aria sfruttando lo sky jump, il trampolino di lancio presente sulla prua della nave. Al rientro dalla missione, dopo aver consumato carburante (e magari dopo aver rilasciato anche il carico bellico), possono atterrare verticalmente (in tale operazione i piloti sono soliti rivolgere il muso controvento, per sfruttare la portanza).

I velivoli utilizzati sono 12 Harrier AV8+2, gli stessi utilizzati dalla Garibaldi, acquisiti dallo US Marine Corp. In futuro dovrebbero essere utilizzati gli F-35B, la versione a spinta vettoriale del futuro caccia della Nato. Quest’ultimo avrà la possibilità di raggiungere velocità supersoniche (Mach 1,8), impossibili da raggiungere per l’Harrier 2. Tale ultimo velivolo ha infatti una grossa turboventola Rolls Royce Pegasus, dotata di ugelli vettoriali, che crea un’ elevata resistenza aerodinamica.

Alla componente ad ala fissa si affiancheranno, sul ponte della Cavour, 8 moderni elicotteri, principalmente gli EH-101 (oggi commercializzati con il nome AW-101, per uniformarsi agli altri prodotti dell’azienda produttrice), ma ci potranno essere anche gli NH-90, l’altro nuovo elicottero che andrà in servizio operativo alla Marina.

Ai velivoli ad ala rotante verranno attribuiti i compiti di velivoli da ricognizione radar (AEW), guerra antisottomarina (ASW), antinave (ASuW), soccorso (SAR).

In futuro il numero di velivoli potrebbe essere aumentato.

La nave potrà essere utilizzata anche come unità da assalto anfibio, o comunque per trasportare veicoli terrestri in zone operative. La capacità di trasporto è di 24 carri Ariete (con il ponte d’ingresso capace di sopportare un peso di 60 tonnellate) oppure 50 mezzi Centauro o Dardo ecc. o 100 VM o Lince o altri della stessa categoria.

La propulsione è affidata a quattro turbine, GE-Avio LM2500, diffusissime in ambito NATO e da otto generatori Diesel Wartsila CW12V200, evoluzione dei precedenti generatori della Grandi Motori Trieste S.p.A..

Per la difesa della nave ci sono due lanciatori Sylver per i moderni missili terra-aria Aster 15 (italo-francesi), da 30Km di raggio d’azione, due cannoni OtoBreda 76/62, equipaggiabili con i modernissimi proiettili Davide di tipo intelligente antimissile per la difesa ravvicinata, tre cannoni Breda-Oerlikon da 25mm, un radar EMPAR di sorveglianza aerea e di superficie, un RAN 40L di superficie e a bassa quota, un RASS di sorveglianza e di superficie, sonar Wass antisiluro e antimina della Whitehead, sistema antisiluro Slat.La nave è dotata di ben 190 telecamere interne, e di 150 postazioni operative e schermi al plasma di grandi dimensioni. L’equipaggio è di 451 persone, 230 del gruppo di volo, 140 del comando complesso, 325+91 del Reggimento San Marco.

L’autonomia è di 7000 miglia alla velocità di 16 nodi, sufficienti a raggiungere il Golfo Persico in 18 giorni utilizzando la metà del combustibile imbarcato. La velocità massima è di 31 nodi, ma essa comporta un sensibile aumento dei consumi. Infatti a 16 nodi il consumo è di 3000 litri di carburante l’ora, a 30 nodi di 25.000 litri. La capacità totale è di 2.500.000 litri.

I costi finali hanno raggiunto la cifra di 2.111 milioni di Euro.

 

 

di Antonio Frate

 

 

 

L’ultimo prodotto dell’esercito del Sud: il K2 Black Panther.

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La Corea del Sud sta per dotarsi di un modernissimo MBT, il K2 Black Panther.

Il ROK, l’esercito sud-coreano, dispone di circa 2300 carri, tra i quali gli M48A5K, i K1 ed i K1A1.

Gli ultimi due sono già sufficientemente moderni per affrontare i carri nord-coreani. Tuttavia, essendo abbastanza datati, il governo sud-coreano nel 1995 decise di sviluppare un ancor più moderno MBT, utilizzando principalmente tecnologia indigena, per poter poi esportare tale versione senza incontrare ostacoli riguardanti le licenze produttive. Già nel 2006 si materializzava la nuova creatura.

Il K2 è un carro relativamente leggero, dalla massa di 55 tonnellate, ma è estremamente tecnologico.

-Corazza. La corazza è grosso modo simile a quella di un M1A2, anche se più leggera. Le componenti sono comunque coperte da segreto. La versione K2 PIP utilizza un sistema di protezione reattiva non esplosiva, efficace anche contro missili di ultima generazione. Sono presenti un sistema di allarme radar, allarme raggi infrarossi e jammer.

-Armamento. E’ costituito da un cannone Rheinmetall 120/55. Inizialmente si era pensato all’utilizzo di un 140mm, ma non avendo l’azienda tedesca messo appunto tale ultima arma, perché ritenuta non indispensabile, si è puntato all’ultimo prodotto tuttora disponibile. Il caricatore è automatico, derivante nell’impostazione da quello del Leclerc, ma non tutte le componenti sono intercambiabili tra le due. L’equipaggio è di soli tre uomini, quindi. Le munizioni sono di tipo Heat, derivate da quelle dell’M1, a cui si aggiungono i penetratori cinetici. Il sistema di controllo del fuoco consente anche di poter colpire elicotteri. E’ stata sviluppata poi la modernissima munizione KSTAM, che ha una gittata elevatissima, di circa 8 Km, il tiro incurvato, simile al tiro di un mortaio anticarro, e raggiunge il bersaglio, senza sistemi di propulsione, guidato da una banda radar millimetrica, IR e sensori radiometrici. Il proiettile può, eventualmente, essere controllato dalla postazione di lancio. Il penetratore, in prossimità del bersaglio, si stacca dal proiettile e raggiunge il carro nemico seguendo una direzione verticale, e colpendolo sulla parte superiore, generalmente meno protetta.

Sono presenti poi due mitragliatrici, una antiaerea da 12,7mm modello k6, dotata di sistema di riconoscimento amico-nemico, ed una coassiale da 7,62mm.

-Motore. Il K2 è mosso da un MTU 883, abbinato ad una trasmissione di produzione nazionale. Il motore definitivo dovrebbe essere anch’esso di produzione nazionale, ma comunque simile al motore tedesco inizialmente adottato. E’ prevista poi anche una turbina supplementare, per poter utilizzare i meccanismi del mezzo senza dover accendere il motore principale.

-Sospensioni. Sono una delle parti più significativamente innovative del carro. Sono basate su un schema a barre di torsione, abbinato ad un sistema idraulico, che consente al carro di regolare l’altezza dal terreno, o di inclinarsi su un lato o su un angolo o sull’asse di beccheggio. In tal modo può rendersi meno visibile(abbassandosi) o aumentare l’alzo del cannone, o superare agevolmente terreni accidentati.

-Sistemi. Il K2 è dotato di Gps, Battle Management System, Sistema di comando e controllo, identificazione amico-nemico.

Il primo cliente del K2 pare sia la Turchia, intenzionata a dotarsi di tecnologie del carro coreano per installarle sul carro nazionale Mitup altay.

 

 

di Antonio Frate

 

 

 

Dall’Il-2 al Ka-52. L’evoluzione militare nei cieli.

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Durante la seconda guerra mondiale l’Unione Sovietica schierava quello che poteva essere ritenuto il miglior aereo d’attacco al suolo del conflitto: l’Il-2.

Si narra che Erich Hartmann, il pilota tedesco che ha totalizzato il maggior numero di abbattimenti (352, quasi tutti sul fronte orientale) abbia riferito che, durante l’intercettazione di un Il-2, facendo fuoco su tale mezzo con il suo Bf-109, riusciva a colpire l’avversario ma vedeva i proiettili rimbalzare sulla blindatura del mezzo. Avvicinatosi il più possibile, riuscì a colpire il radiatore ed ad abbatterlo ma fu investito dai pezzi del velivolo avversario e precipitò insieme ad esso.

Durante l’invasione sovietica dell’Afghanistan, paese montuoso e privo di una valida rete viaria, il mezzo più caratteristico del conflitto è stato l’enorme elicottero Mi-24 (Hind nel codice NATO). Tale macchina sviluppava un effetto psicologico notevole sul campo di battaglia, complice la sua elevata potenza di fuoco. Basata sul concetto di elicottero da attacco e trasporto tattico, aveva una blindatura resistente ma anche una traccia termica elevata che lo rendeva facile bersaglio dei missili termosensibili Stinger. Inoltre il rotore di coda era fragile.

All’epoca, mentre in Occidente solo gli Usa e Israele si erano dotati di elicotteri d’attacco (Cobra), nei paesi socialisti pressoché tutti gli eserciti schieravano una flotta di Mi-24.

Come si è poi visto, negli anni successivi la gran parte degli eserciti si è dotata di elicotteri espressamente progettati per il combattimento.

Al Mi-24 è succeduta la versione migliorata Mi-25, dopodiché anche in Unione Sovietica si è pensato di sviluppare elicotteri esclusivamente da combattimento, piuttosto che per uso misto.

La ricerca ha prodotto due modelli differenti nell’impostazione costruttiva: il Mi-28 (Havoc in NATO) e il Ka-50, battezzato come Oboroten (Lupo Mannaro), poi denominato Cemjlia Akula (Squalo Nero), Hokum nel codice NATO.

Appartengono alla stessa categoria di peso, ma hanno caratteristiche tecniche differenti.

Il Mi-28 è un velivolo che deriva dal Mi-24: ne condivide varie componenti, ma è privo della stiva interna per l’alloggio di squadre di fanteria, anche se il vano interno può ospitare tre soldati, utile per mettere in salvo l’equipaggio di un elicottero amico abbattuto. E’ basato su un’impostazione tradizionale, rotore principale superiore e rotore anticoppia posteriore. Dotato di due potenti turbine, è armato con cannone da 30mm e un arsenale di missili anticarro, aria-aria, razzi e bombe a caduta libera. Di rilievo la versione Mi-28N, dotata di visore notturno per le capacità di combattimento ogni tempo.

Il Ka-50 invece utilizza l’impostazione tecnica già vista sugli altri elicotteri Kamov, uno schema basato su due rotori coassiali controrotanti superiori. Tale soluzione permette di avere un raggio delle pale più corto, e di poter spuntare una maggiore velocità massima. Già nella fase di progettazione gli veniva attribuita una caratteristica di combattimento più simile a quella di un aereo d’attacco: è nato infatti come elicottero monoposto, mentre tutti gli altri elicotteri da combattimento sono biposto. Tuttavia tale soluzione non deve aver prodotto i risultati sperati: infatti è stata poi progettata una versione, il Ka-50/2, biposto, con avionica messa a punto in collaborazione con l’industria israeliana. Tale versione fu messa a punto per partecipare al concorso per l’esercito turco, poi perso, e quindi è rimasta allo stato di prototipo. Successivamente è stato progettato il Ka-52 Alligator (Hokum B) con due posti affiancati, che però denuncia un peso maggiore rispetto alla versione monoposto. Sui Ka-50/52 è presente lo stesso potente cannone da 30mm del Mi-28 dotato di due differenti munizionamenti che possono essere scelti dal pilota (perforante o esplosivo) e un poderoso carico bellico. Possono effettuare numerose manovre aeree, come il looping, il tonneau e il funnel (mitragliamento in movimento verso uno stesso bersaglio). Il prezzo è un po’ maggiore rispetto al Mi-28.

Attualmente sono stati ordinati dalla Russia un numero consistente di Mi-28, mezzo che ha avuto anche richieste dal’estero (Venezuela) mentre il Ka-50 è stato prodotto in sole 15 unità destinate a coprire le operazione del GRU, il servizio segreto militare russo, mentre un’altra piccola quantità (10) di Ka-52 è stata ordinata, sempre con lo stesso ruolo.

Infine è stato realizzato anche il Mi-35, versione del Mi-25 aggiornata con le nuove tecnologie. Tale prodotto, relativamente economico, può ritenersi economicamente vantaggioso soprattutto per i paesi che hanno in servizio i Mi-24 o 25.

 

 

di Antonio Frate