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Tecnologie di guerra

Il business delle armi italiane nei paesi islamici

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Dall’ultimo rapporto “Italian Terrorism Infiltration Index 2018” di Demoskopika, si evince che il giro d’affari italiani ottenuto dall’esportazione di armi nei paesi islamici nel periodo 2015-2017 ammonta a 15.905 milioni di euro. Il business è pari alla metà dell’intero export italiano nel settore bellico, quantificabile in 32.034 milioni di euro. Qatar e Arabia Saudita, insieme a Kuwait, Turchia e Singapore hanno acquistato aerei, elicotteri, carri armati, navi, missili, siluri e tecnologia versando nelle casse italiane ben 13.988 milioni di euro nell’arco temporale di riferimento. Focalizzando l’attenzione nel dettaglio sull’approvvigionamento degli armamenti, la somma corrisposta alla nazione italiana per l’acquisto di leggeri, aeromobili, carri armati, bastimenti, razzi, tecnologia e altri strumenti è stata di 7.711 milioni di euro da parte del Kuwait, di 4.597 milioni di euro da parte del Qatar, di 736 milioni di euro dall’Arabia Saudita e di 528 milioni di euro dallo stato turco. Tra gli altri compratori risultano Singapore (416 milioni di euro), Emirati Arabi Uniti (393 milioni di euro), Pakistan (391 milioni), Oman (226 milioni), Algeria (221), Bangladesh (166), Indonesia (113), Iraq (74), Malesia (70), Bahrein (59), Egitto (52), Turkmenistan (47), Giordania (31), Marocco (30), Ciad (13), Albania (12) e con somme inferiori Tunisia, Nigeria, Afghanistan, Kazakistan, Brunei, Guinea, Burkina Faso e, infine, Mauritania. Inoltre, ci sono le commesse di 16 navi da guerra con un guadagno di 4.178 milioni di euro, oltre a 745 mila  tra bombe, siluri, razzi, missili ed accessori per 2.054 milioni di euro.  Segue la vendita di 418 mila armi automatiche e non per 501 milioni di euro, poco meno di 3 mila veicoli terrestri per 431 milioni di euro, circa 207 mila agenti tossici, gas lacrimogeni e materiali radioattivi per 29 milioni di euro e 3,4 mila software per 54 milioni di euro.

di Domenico Pio Abiuso

L'America saluta la Beretta M9, ma i nuovi vincitori riservano amare sorprese

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Lo scorso anno è stato annunciato il vincitore della gara per la fornitura di pistole per l'esercito americano: si tratta della Sig Sauer, col modello P 320, denominato in versione militare M17 MHS. Non saranno più marcate Beretta le pistole in dotazione ai soldati USA: la gara bandita dall’Us Army, per aggiornare l'inventario di armi da fianco vale 580 milioni di dollari. Sono state battute anche le altre finaliste, tutte aziende di gran fama, come Fn Herstal arrivata al confronto decisivo insieme alla Glock, seconda classificata, dopo il ritiro di Smith & Wesson e di altri concorrenti. La Beretta aveva prima annunciato la presentazione di una versione aggiornata del modello finora in dotazione ai militari d'oltreoceano, la nuova M9A3, ma questa è stata subito rifiutata. I vertici militari americani non hanno nemmeno aspettato l'Italia e il suo nuovo ultimo modello d'eccellenza, la Beretta APX Stryker, arma nata espressamente per eccellere nell'uso militare. In ogni caso la produzione di M9 durerà fino al 2018, con proroga già prevista fino al 2020. La fabbrica della Beretta USA è stata spostata, nel corso del 2016, dalla storica sede di Accokeek, nel Maryland, al nuovo stabilimento di Gallatin, nel Tennessee. Inoltre ci sono altri corpi americani che ancora sono riforniti dalla Beretta, come la Guardia Costiera, i Marines ed altri. Certo questa sconfitta pesa molto sull'azienda bresciana. Per fortuna un'altra arma di origine italiana è in servizio presso i militari americani, il Beretta M4 Super 90, fucile ad anima liscia (shotgun). La Beretta 92 fu presentata a metà degli anni Settanta, entrò in servizio con vari corpi militari in tutto il mondo (negli USA venne adottata dai Navy Seals inizialmente) e poi, prodotta in Maryland con nome di M9 accompagna i militari statunitensi dal 1985. E' stata prodotta in 4,5 milioni di esemplari. La Beretta M9 ha dimostrato una eccellente affidabilità. Secondo il manager Gabriele De Plano "Queste pistole hanno superato al cento per cento, senza problemi, i test relativi all'intercambiabilità completa delle componenti. Le stesse pistole hanno poi passato tutti i test individuali tra cui la verifica dello Headspace, della percussione, del peso dello scatto, del funzionamento, dell'acquisizione del bersaglio e della precisione." Ma stranamente, se quest'arma uscita sconfitta risulta molto affidabile, per la nuova Sig Sauer si sono già verificati dei problemi. Secondo la rivista Gunsweek numerosi siti di Youtube specializzati del settore hanno rivelato che la Sig Sauer P 320, in caso di caduta accidentale, faccia partire un colpo, con grave rischio per la sicurezza. Nell'estate scorsa il Dipartimento di Polizia di Dallas (Texas) ha ritirato per precauzione le armi di questo tipo in dotazione, mentre un agente di polizia del Connecticut ha annunciato azioni legali contro l'azienda per essersi ferito a causa della caduta accidentale della sua P320. Tale modello ha superato, supera e supererà tutti i test menzionati dall'azienda; è tuttavia altrettanto vero che tutti i test di cui in parola prevedono che la pistola cada con la volata verso il terreno (di canna) o con la canna parallela al terreno (di fianco). Secondo osservatori indipendenti se l'arma cade di dorso il problema in questione può manifestarsi, e può essere risolto con l'applicazione di una sicura al grilletto "tipo Glock", oggi usata dai principali produttori del settore (anche Beretta). A seguito delle pressioni l'azienda produttrice ha ammesso l'esistenza del problema e si è impegnata ad un programma gratuito di soluzione del difetto, programma che include un sistema alternativo che riduce il peso fisico del grilletto, della leva di scatto e del percussore, aggiungendo al contempo un disconnettore meccanico. Questo programma volontario non costerà poco a SIG Sauer: oltre a sostituire grilletto, controcane e percussore, la slitta e il fusto devono essere rilavorati per l'accoglimento delle nuove parti. Sono interessate le pistole di tutti i calibri e versioni, indipendentemente dal numero di serie, quindi più di 500.000 P320.

di Antonio Frate

 

 

 

Grecia, corruzione nelle forniture militari

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Il 22 febbraio 2017 è stata diffusa la seguante notizia: la Procura di Monaco di Baviera ha incriminato, secondo quanto pubblicato dal “Sueddeutsche Zeitung”, da “Ndr” e “Wdr”, il presidente del consiglio di amministrazione e co-proprietario del costruttore di carri armati Krauss-Maffei Wegmann (Kmw), Manfred Bode, per una evasione fiscale di circa cinque milioni di euro. Due deputati Heinz-Alfred Steiner e Dagmar Luuk, sono stati a loro volta accusati di riciclaggio di denaro e di aver prestato appoggio politico all'amministratore. Le accuse sono basate sull'affare della vendita all'esercito greco di 24 obici semoventi PZH 2000, per la somma di 188 milioni di €. L'ufficio che negoziò il contratto avrebbe chiuso i battenti nel 2006, dopo la conclusione dell'accordo, e consentito così a Bode di evadere imposte per 5.620.327,49 euro. Il ministro della Difesa greco, Akis Tzohatzopoulos, sospettato a sua volta di un coinvolgimento nella vicenda. Egli fu incarcerato nel maggio 2012 con l’accusa di fondi neri ottenuti dalle forniture di armi da Germania e Russia, e fu il principale collaboratore di Papandreou senior. Sul finire degli anni '90 i contratti con la Grecia hanno permesso di scaricare parte degli altissimi costi di sviluppo per molte aziende tedesche del settore difesa. I quattro sommergibili della classe 214, della tedesca HDW, poi ribattezzata ThyssenKrupp Marine Systems, TKMS fra il 2000 e il 2002. Per i 4 sommergibili la HDW/TKMS ha incassato 2,1 miliardi di euro. Gli U214 sono stati consegnati incompleti, con molti sistemi ancora non funzionanti e con la pericolosa tendenza a diventare instabili non appena il mare diventa agitato. Atene acquistò anche 170 carri armati Leopard 2 a 6 HEL, della Krauss-Maffei Wegmann (KMW), per un incasso di 1.7 miliardi di €. I pagamenti sono stati dilazionati su un lungo periodo. Con il peso dei debiti accumulato dalla Grecia, una parte importante di tali somme è stata recuperata solo grazie all'intervento del governo tedesco a partire dal 2010, quando la Grecia in crisi ha ottenuto aiuti finanziari da Bruxelles. All’epoca dell'acquisto la Grecia possedeva già circa duecento carri armati Leopard 2. Nel 2010, al momento della consegna, si trovò ad avere nelle sue forze armate 353 Leopard 2 (a confronto l'Italia possedeva circa 200 carri Ariete). Secondo l'esperto militare Fraggos, il ministero non aveva acquistato munizioni per armarli, rendendo quindi la spesa del tutto inutile. Furono le rivelazioni dell’ex numero uno della Direzione Armamenti della Ministero della Difesa greco Antonis Kantà che diedero inizio in Germania all'inchiesta sulla fornitura di armi tedesche ad Atene. Circa 18 milioni di euro sarebbero dirottati verso funzionari greci per “incoraggiare” l’acquisto di sottomarini Poseidon,mentre per i 170 carri armati Leopard 2A6 Hel Kantà avrebbe ricevuto un totale di 1,7 milioni di euro da un intermediario greco. Oltre a 1,5 milioni per la fornitura di missili Stinger e 600mila euro per i caccia F-15. Le forze armate elleniche hanno acquistato anche il sistema di difesa aerea Asrad prodotto dalla società di Brema STN Atlas, nel frattempo acquisita da Rheinmetall. L'affare ha portato 150 milioni di euro nelle casse di STN Atlas, ora Rheinmetall Defence Electronics (RDE). Per poter ottenere il redditizio contratto, secondo la procura di Brema, Atlas all'epoca avrebbe pagato 3.3 milioni di euro fra il 1998 e il 2011. Rheinmetall, a seguito del primo processo già perso a Brema verso la fine del 2014, ha dovuto pagare 37 milioni di Euro, trattasi del profitto illegalmente ottenuto (36.7 milioni di euro) più una multa da 300.000 euro. Successivamente la stessa procura di Brema con un nuovo procedimento giudiziario ha rinviato a giudizio i cinque manager di Rheinmetall ritenuti personalmente responsabili. L'atto era dovuto in quanto gli imputati si erano resi responsabili anche individualmente, secondo quanto riporta il provvedimento. Queste vicende di corruzione sono alquanto inquietanti. Anche l'Italia acquistò alcuni prodotti tedeschi, come ben settanta PZH 2000 e i sommergibili U-212-a (i primi prodotti in Italia dalla Finmeccanica, gli ultimi prodotti in Italia, ma di progettazione tedesca), ordinati in sei esemplari, con le versioni successive riviste dall'industria italiana. All'epoca l'industria italiana sfornava prodotti di successo, come le blinde Centauro, ed altri di scarso successo commerciale, e privati dei fondi per gli aggiornamenti successivi, come il Dardo e l'Ariete.

di Antonio Frate

La Germania rifiuta gli F35

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Nel mese di dicembre i leaders del Ministero della Difesa tedesco hanno preso le distanze dal capo dell'aeronautica, il generale Karl Muellner, il quale aveva espresso recentemente posizione favorevole all'introduzione nella Luftwaffe dell'F-35. Il Vice Ministro della Difesa Ralf Brauksiepe ha chiarito lunedì 11 dicembre che il governo considera l'Eurofighter come l'opzione "primaria" per sostituire la flotta di jet Tornado del paese nel 2025. L'F-15E, la F / A-18E / F e la F- 35 sono considerati solo come scelte "secondarie", ha scritto in una lettera. La missiva, riportata per la prima volta da Reuters e ottenuta indipendentemente da Defense News, giunge come risposta chiarificatrice; durante la “Fighter Conference” di Berlino Muellner, si era così espresso: "la Luftwaffe “ha bisogno di capacità di disturbo radar e di individuazione degli obiettivi a lungo raggio" requisiti “indispensabili come credibile deterrente per la difesa nazionale e nelle operazioni nella Nato”. Queste capacità possono essere trovate solo in un jet da combattimento di quinta generazione, secondo gli esperti militari attualmente solo l’F-35 Lightning II prodotto dalla statunitense Lockheed Martin soddisfa questi requisiti."Brauksiepe ha aggiunto che una revisione di tutte le opzioni degli aeromobili sarebbe effettuata in un "contesto olistico", un probabile cenno all'aspettativa che considerazioni politiche e sui costi potrebbero finire per sfruttare le capacità operative. La risposta di Brauksiepe è chiarificatrice rispetto a precedenti dichiarazioni di funzionari del ministero, spesso fatte privatamente, che si sono lasciate prendere dall'entusiasmo di Muellner per l'F-35 prodotto dalla Lockheed Martin. Resta da vedere esattamente quale influenza avrà l'Air Force in una decisione finale. I sostenitori ritengono che l'F-35 potrebbe rapidamente soddisfare i requisiti della Germania e rinsaldare i legami sulla difesa con gli Stati Uniti allo stesso tempo. Gli oppositori alla scelta dell'F-35 sostengono d'altro canto che l'avvento di tale velivolo in Germania potrebbe mettere in pericolo i piani franco-tedeschi per un piano completamente nuovo, annunciato a gran voce a luglio. I leader di entrambi i paesi ritengono che il progetto sia una parte importante della visione di una maggiore capacità militare dell'Unione europea. La lettera di Brauksiepe afferma che il governo tedesco è "fermamente determinato ad andare avanti" con la cooperazione Berlino-Parigi. "Le attività iniziali sono già iniziate." Nel frattempo, Franziska Brantner del Partito dei Verdi, la cui inchiesta del 4 dicembre ha suscitato la risposta scritta di Brauksiepe, in una dichiarazione rilasciata a Defense News ha detto che il governo dovrebbe assumere una posizione più forte contro l'idea dell'F-35. "Il ministero apparentemente non ha il suo personale di alto livello sotto controllo", ha detto. Invece di rimproverare chiaramente Muellner per portare avanti i piani in opposizione alla collaborazione franco-tedesca, ha detto, i funzionari hanno offerto solo una confutazione "morbida come la cera". La Brantner ha definito "scandaloso" che le copie della lettera di Brauksiepe, che lei ha detto che i funzionari del ministero avrebbero dovuto inviare solo al suo ufficio come parlamentare che poneva la domanda, sono state date alla stampa prima che lei avesse la possibilità di rivederla. La mossa, ha sostenuto, suggerisce che ci sono parti interessate dietro le quinte coinvolte che sono ansiose di "creare fatti" nella politica tedesca degli armamenti. L'attuale flotta di bombardieri tedeschi è costituita dai Tornado, jet risalenti agli anni della Guerra Fredda e che stanno rapidamente diventando obsoleti. Francia e Germania hanno concordato di studiare la costruzione di un nuovo jet da combattimento in seguito a una riunione del Consiglio di amministrazione del 13 luglio. L'accordo siglato quest'estate tra Francia e Germania annuncia l'intenzione di lavorare insieme per sviluppare un nuovo caccia da combattimento "europeo" avanzato. Anche se il piano definitivo è ancora in lavorazione, la decisione è sembrata essere racchiusa in una serie di considerazioni politiche ed economiche; il nuovo programma franco-tedesco ha la capacità di porre fine agli interessi tedeschi sull'F 35. Il nuovo velivolo dovrebbe essere basato sulla piattaforma del Rafale. L'accordo è emerso in un documento più ampio che i due paesi hanno pubblicato in seguito a una riunione congiunta del governo il 13 luglio 2017. Oltre al nuovo jet da combattimento, il white paper ha delineato la cooperazione franco-tedesca su un elicottero di attacco Tiger potenziato, missili aria-terra, droni, carri armati pesanti (il nuovo Leopard 3, primo carro di ultimissima generazione al mondo) e artiglieria, come riportato dalla Reuters. L'intero piano per aerei da caccia franco-tedeschi richiede una combinazione di aerei con e senza equipaggio per sostituire il francese Dassault Rafales e il tedesco Eurofighter Typhoon. I due paesi presenteranno una "roadmap" condivisa entro la metà del 2018, ma non c'è un periodo di tempo chiaro per quando il nuovo velivolo potrebbe o dovrebbe entrare in produzione o essere pronto per il combattimento. Entrambi i paesi hanno interesse a sviluppare i successori di questi velivoli. Sebbene siano tra i jet da combattimento più avanzati in servizio attivo in qualsiasi parte del mondo, i progetti di base di Rafale e Typhoon risalgono agli anni '80. Lo sviluppo di combattenti da allora si è sempre più focalizzato sull'aggiunta di caratteristiche a bassa osservabilità, come forme complesse furtive, per aggirare le difese aeree in costante miglioramento. Per Airbus il jet da combattimento di quinta generazione con capacità stealth ruotava intorno alla condivisione dei dati e al team con e senza equipaggio, modus operandi molto simile a quello americano che ruota intorno all'F-35. La componente combattente del sistema agirà come controllore per il veicolo aereo da combattimento senza equipaggio (UCAV) che trasporta armi e sensori aggiuntivi. Tutti questi velivoli sarebbero in grado di trasferire informazioni in avanti e indietro, oltre a trarre ulteriori informazioni da altre piattaforme collegate in rete, come aerei spia dedicati o velivoli da ricognizione senza pilota. Tutto ciò darebbe ai piloti una migliore consapevolezza situazionale e più opzioni per raggiungere i loro obiettivi, riducendo al contempo l'esposizione alle difese aeree nemiche. A seconda delle dimensioni e del numero di droni armati coinvolti, lo "sciame" di aerei può essere in grado di sopraffare le difese nemiche. Non è attualmente chiaro se il nuovo accordo franco-tedesco coinvolgerà o meno altri partner, come gli spagnoli. Tuttavia, i due paesi sarebbero probabilmente desiderosi di estendere il programma in Spagna e in altri paesi europei, in particolare i membri più piccoli della NATO, che sono alla ricerca di un nuovo aereo da combattimento ma non hanno ancora aderito al programma F-35. Questa cooperazione consente la condivisione degli oneri a livello di costi e di base industriale, che potrebbe ridurre i costi, pur rafforzando le economie nazionali. Per decenni, gli europei si sono uniti per formare consorzi per progettare e costruire aerei da combattimento - come la Jaguar SEPECAT, Dassault/Dornier Alpha Jet, Panavia Tornado ed Eurofighter Typhoon - proprio per questi motivi. Già all'inizio di dicembre Dirk Hoke, da circa 18 mesi Amministratore del colosso franco-tedesco Airbus Defence and Space, aveva rimarcato sulla realizzazione di un asse tra Parigi e Berlino per un sistema da combattimento aereo europeo di sesta generazione. In una dettagliata intervista al quotidiano francese Les Echos ha spiegato che il summit franco-tedesco dello scorso 13 luglio ha segnato una tappa senza precedenti nelle relazioni franco-tedesche (rimarcato dall’arrivo di Macron) nel settore della difesa e per cui la possibilità di sviluppare una cooperazione industriale per un nuovo sistema da combattimento (costituito da una piattaforma ad alta connettività e coadiuvata da droni) è una concreta possibilità. Il Ceo ha puntato il dito sulla eccessiva etereogeneità dei velivoli da combattimento europei, che considerando anche i velivoli più datati raggiunge il numero di 20 modelli.  Il prossimo caccia franco-tedesco si candida per la sostituzione di Tornado ed F-18 spagnoli entro il 2035, Eurofighter e Rafale dopo il 2045”. La questione più urgente riguarda la Germania, che deve sostituire i suoi caccia Tornado, vicini al limite della vita operativa. In merito alla dichiarazione del gen. Mueller, sull'apertura agli F 35, l'ha ritenuta lontana dalla programmazione politica tedesca.  Secondo il Ceo per sostituire i Tornado “esistono delle soluzioni alternative: l’Eurofighter ad esempio può essere certificato allo scopo. Questo permetterebbe di avere una soluzione europea e di evitare l’acquisto dell’F-35, di cui i partner europei non avranno mai la gestione”. Ed ha ritenuto opportuno cercare una soluzione per lo sviluppo associato del’aereo del futuro, che permetterà all’industria aeronautica europea di mantenere le sue competenze nella difesa. Senza questo programma con un orizzonte temporale al 2040, queste sono destinate a scomparire”.  Francia e la Germania, per il ceo, devono pertanto prendere la guida del progetto e invitare gli altri Paesi ad unirsi. Hoke ha parlato anche del drone europeo (Euro MALE). “La Germania a seguito di un arbitrato tra i due Paesi, si è vista assegnata la guida del progetto, mirato ad un sistema bimotore come vuole il Parlamento tedesco”. “Anche la Francia necessita di un sistema di sorveglianza analogo se non vorrà dipendere dagli americani. Sono sicuro che troveremo un buon compromesso”. Riguardo questo programma una decisione è attesa nel secondo trimestre 2018, mentre per la sesta generazione europea bisognerà aspettare giugno. “L’industria non può attendere ancora. C’è in gioco l’avvenire dell’autonomia strategica europea”. Per diminuire i costi di sviluppo dei programmi della difesa Hoke ha indicato un accelerazione digitale come strada percorribile. “Il settore della difesa è in ritardo sulla trasformazione digitale. Non è più pensabile definire programmi decennali con il rischio che non corrispondano alle crisi reali”.  Se a questo punto la Germania deciderà di non acquistare l'F 35, e considerando che un nuovo caccia avrà un tempo di sviluppo comunque lungo, si fa concreta la possibilità che acquisti una flotta di Typhoon, in versione d'attacco al suolo, per rimpiazzare a breve i Tornado. Tale soluzione renderà ancor più appetibile lo "Strike Typhoon" anche per altri paesi. In Italia si stanno già sollevando voci tra gli oppositori dell'F 35, sulla utilità di acquistare tale velivolo in luogo dell'F 35 A. Per quanto riguarda lo sviluppo del nuovo caccia europeo, ebbene la soluzione di aderire al programma può essere allettante, ma sarà bene che il nuovo Governo italiano si faccia bene i conti su quanto possa costare e che in caso di adesione si stipuli un contratto che non lasci spazio alle mega-speculazioni che i contratti di tal genere possano riservare. A tal riguardo si può citare la vicenda dell'elicottero Tigre, franco-tedesco, che a costi di sviluppo elevati ha aggiunto ben noti problemi, o dei problemi dell'A 400 M, su cui proprio Hoke ha dichiarato: “Stiamo negoziando con OCCAR un’ottimizzazione del programma e un nuovo calendario di consegne visto che le certificazioni richieste dai clienti iniziali non sono state ancora ottenute”. Al Typhoon sembra poi del tutto ovvio che l'Italia aggiunga alla sua flotta militare anche gli M 346 FA, considerando anche i rinnovati apprezzamenti in ambito militare degli aerei da supporto tattico.

di Antonio Frate

Moab e Foab, guerra alla bomba più potente

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Il 13 aprile 2017 gli Stati Uniti hanno sganciato la più potente bomba non nucleare finora utilizzata su campo di battaglia. L'obiettivo situato in Afghanistan è stato una rete di tunnel dell'Isis. Le testimonianze di afgani, riferite dai media internazionali, parlano di una cosa "mai vista", una gigantesca fiammata accecante seguita da onde di tipo sismico. A Washington il presidente Donald Trump ha espresso la sua soddisfazione con i giornalisti: "Un'altra missione di successo, sono molto orgoglioso dei nostri militari". Per la superbomba, i militari hanno avuto la sua "totale autorizzazione". Alla domanda se la bomba, oltre a colpire l'Isis, rappresenti anche un avvertimento alla Corea del Nord, Trump risponde che "non fa differenza. La Corea del Nord è un problema di cui ci occuperemo". L'annuncio dal portavoce del Pentagono, Adam Stump: un MC-130 ha rilasciato una Gbu-43 massive ordnance air blast bomb (moab), contenente 11 tonnellate di esplosivo, oggi intorno alle 19 ora locale, per colpire i tunnel dell'Isis e i miliziani nel distretto di Achin, provincia di Nangarhar, molto vicino al confine con il Pakistan. Tale zona è un'area montagnosa e scarsamente popolata, dove l'Isis è insediata. Nella stessa zona, il weekend antecedente allo sgancio, il sergente Mark R. De Alencar, 37 anni, un soldato delle forze speciali americane, è rimasto ucciso durante un'operazione contro i jihadisti. Le super bombe degli arsenali statunitensi hanno trovato un inaspettato palcoscenico mediatico dopo il raid aero di giovedì sera nella provincia afghana di Nangarhar che ha visto l'impiego della gigantesca GBU-43B da 10 tonnellate e 14 milioni di dollari, spesi per uccidere 82 miliziani dello Stato Islamico. Secondo un funzionario locale citato dalla Bbc, l'esplosione è stata udita anche in due distretti confinanti con quello di Achin e ha provocato anche la morte del fratello di un importante leader del gruppo islamico. Edward Snowden ha pubblicato un documento in cui svela un inquietante retroscena: i tunnel obiettivo della Moab sono stati finanziati dai cittadini americani, perché costruiti negli anni Ottanta dalla CIA. "È una rete di tunnel dei mujahiddin quella che abbiamo bombardato in Afghanistan? Noi abbiamo pagato per quella rete", questo il commento, apparso sul suo profilo Twitter, a corredo di un estratto da un'inchiesta pubblicata sul New York Times nel 2005, dove si comprende che la rete di cunicoli distrutta a Nargarhar è stata voluta e costruita nel 1980 dagli stessi Usa. I tunnel a stelle e strisce, del resto, sono stati fabbricati proprio per essere utilizzati dai mujaheddin. Nel 1980, infatti, la Casa Bianca sosteneva i guerriglieri in funzione antisovietica. Per trasportare la Moab – il cui acronimo è anche riferito come Mother of All Bombs, sono necessari aerei speciali; gli unici aerei in grado di trasportarla sono i bombardieri strategici B-2 e i velivoli delle forze speciali MC 130 Combat Talon, derivati dal velivolo cargo C-130 Hercules: il più vulnerabile Talon viene impiegato solo contro nemici insurrezionali privi di forze aeree e antiaeree mentre il B-2, costruito con tecnologia "stealth" antiradar, può essere usato anche contro obiettivi protetti da difese aeree. L’enorme ordigno di 9 metri di lunghezza nel quale i tre quarti del peso è costituito da esplosivo rade al suole ogni cosa nel raggio di circa 200 metri, ma l’onda d’urto si espande molto più lontano devastando tutto quanto incontra sulla strada per centinaia di metri dopo che due sensori sull’ogiva attivano l’esplosione pochi istanti prima che la Moab tocchi il suolo. Il generale John Nicholson, comandante delle forze americane in Afghanistan che, secondo Cnn, ha firmato l'autorizzazione per l'uso dell'ordigno, definisce "questo genere di armamento ideale per ridurre questo genere di ostacoli - tunnel e bunker - e mantenere lo slancio nella nostra offensiva contro l'Isis". Gli Usa ritengono che in Afghanistan siano attivi soprattutto nella provincia di Nangarhar tra i 600 e gli 800 combattenti dello Stato Islamico. L'operazione è stata condotta proprio mentre la tensione con la Corea del Nord è in aumento. Le immagini satellitari scattate il 12 aprile disegnano un chiaro quadro: la base dei test nucleari nordcoreani di Punggye-ri, nascosta nelle montagne del nordest, mostra "attività continue" e uno scenario "adatto e pronto" a un'altra detonazione. L'ordigno, secondo alcuni, potrebbe essere stato pensato anche per colpire gli impianti nucleari di Teheran nascosti nei fianchi di una montagna o nel sottosuolo. L'attacco continua a essere al centro di una guerra d'informazione tra Washington, Mosca e Damasco. Secondo il presidente della Commissione Difesa e Sicurezza del Senato russo Viktor Ozerov, con lo sgancio della MOAB "Donald Trump potrebbe aver deciso di ricordare al mondo ancora una volta che la dimostrazione di forza è sempre stata un argomento della politica estera americana". Anche il generale Leonardo Tricarico, presidente della Fondazione Icsa, ex capo di Stato maggiore dell'Aeronautica militare ha definito lo sgancio "Un atto muscolare, altamente coreografico, amplificato a dismisura dai media, ancora una volta le vere pistole cariche di Donald Trump e dei suoi generali". Il portavoce della Casa Bianca, Sean Spicer, ha spiegato che sono state comunque prese “tutte le precauzioni per evitare vittime civili e danni collaterali”, ma il raid della super-bomba non è piaciuto a tutti neppure in Afghanistan. L'ex presidente Afghano Amid Karzai in un tweet citato dalla Tass ha scritto "questa non è guerra al terrorismo, ma utilizzo del nostro paese, disumano e brutale, come banco di prova per armi nuove e pericolose. Sta a noi, gli afgani, fermare gli Stati Uniti". La MOAB, entrata in servizio nel 2003, fu data in servizio alle forze speciali nella guerra in Iraq, ma non fu mai utilizzata. Lunga 9,17 metri con un diametro di 1,02 è guidata sull'obiettivo da un sistema satellitare, utilizza esplosivo H-6 ad altissimo potenziale la sua deflagrazione equivale all' esplosione di 11 tonnellate di tritolo. Concettualmente è simile al BLU-82 Daisy Cutter, un sistema che veniva utilizzato per sgomberare aree di foresta fittissima durante la guerra del Vietnam e liberare i campi minati in Iraq. La MOAB è stata sviluppata durante la Guerra in Iraq del 2003. Anche l'arsenale di Putin dispone di un ordigno convenzionale di altissima potenza: La Bomba termobarica d'aviazione di maggiore potenza cononosciuta in inglese come Aviation Thermobaric Bomb of Increased Power (ATBIP) (Bomba aeromobile di elevata potenza che crea il vuoto), nota come FOAB "Father of All Bombs". Il capo delle forze armate russe, Alexander Rukshin, ne ha descritto gli effetti in tal modo: "tutto ciò che è vivo semplicemente evapora". La Foab ha una potenza superiore alla Moab, raggiungendo la capacità pari a 44 tonnellate di TNT, quindi il quadruplo, ma con un peso inferiore (7 tonnellate grazie ad un nuovo tipo di esplosivo ad alto potenziale). Questo rende tale ordigno la più potente arma convenzionale nel mondo, anche se le dichiarazioni russe sulle dimensioni e potenza dell'ordigno sono state messe in dubbio da analisti del Dipartimento della Difesa degli USA ed altri esperti occidentali. La bomba è stata testata con successo nella tarda serata dell'11 settembre 2007 sganciata da un bombardiere strategico Tupolev Tu-160, ed ha provocato distruzione nel raggio di 300 metri, a fronte dei 200 della Moab. In aggiunta i gas dopo l'esplosione provocano un vuoto (da cui il nome) che provoca ulteriori danni. Secondo i militari russi, la nuova arma sostituirà vari tipi di bombe nucleari di piccola taglia presenti nel loro arsenale. Ma gli stessi USA dispongono di un ordigno convenzionale ancora più pesante e grosso della MOAB, la bomba GBU-57 da 13,6 tonnellate, della categoria delle armi a penetrazione (MOP- Massive Ordinance Penetrator) con capacità anti-bunker sotterranei. Dotato di 9,5 tonnellate di esplosivo ed è l'arma più potente in dotazione alle forze aeree USA per tale tipo di ruolo. Prodotta in 16 esemplari, è in servizio presso la base aerea di Whiteman, in Missouri, la stessa in cui sono basati i velivoli B-2. Si può pensare che prima o poi, anche tali armi verranno sperimentate sul campo.   

di Antonio Frate