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Libano

I caschi blu italiani terminano il primo corso di counter improvised explosive device

Nei giorni scorsi è stato svolto, a Shama presso il Comando del Settore Ovest di Unifil a guida Italiana su base Brigata Paracadutisti Folgore, il primo corso di C-IED Awareness (lotta agli ordigni improvvisati) a favore delle Forze Armate Libanesi. Gli istruttori del Combat Support Battalion, su base 8° Reggimento Guastatori Paracadutisti, con il supporto degli assetti cinofili del Centro Veterinario Militare, hanno condotto l’attività sviluppandola con fasi teorico-pratiche con lo scopo di formare i militari libanesi nel delicato settore degli ordigni esplosivi improvvisati e di quelli inesplosi.  Nello specifico, gli istruttori del Combat Support Battalion hanno fornito ai frequentatori le nozioni di base per riuscire a riconoscere il munizionamento regolamentare e le procedure da adottare in presenza di ordigni inesplosi (UXOs) o ordigni improvvisati esplosivi (IEDs) al fine di ridurre il rischio per le forze che operano sul terreno e per saper gestire eventuali incidenti. L’attività operativa, che rientra nel bacino delle operazioni condotte quotidianamente insieme alle Forze Armate Libanesi, è stata particolarmente apprezzata poiché mirata ad incrementare ulteriormente il livello tecnico professionale dell’apparato preposto a garantire la sicurezza nel sud del Libano nel rispetto delle Risoluzioni 1701 e 2373 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. Nell’ambito della missione ONU in Libano, il Combat Support Battalion è l’unità che garantisce il supporto alle forze di manovra assicurando unità per la bonifica degli ordigni, il contrasto alla minaccia chimica, biologica, radioattiva e nucleare (CBRN) e le comunicazioni per il contingente italiano e per tutte le nazioni operanti nel Sector West di UNIFIL.

fonte Stato Maggiore della Difesa

Il Generale Graziano in visita ai caschi blu italiani in Libano

Beirut - Il Capo di Stato Maggiore della Difesa, Generale Claudio Graziano che ha accompagnato il Ministro della Difesa Roberta Pinotti in visita ufficiale in Libano, ha incontrato il personale delle Forze armate italiane che opera nell'ambito dell'Operazione UNIFIL. "Prima di raggiungere la base - ha detto il Generale Graziano parlando al personale - abbiamo incontrato i massimi vertici politici e militari del Paese e da ciascuno di loro abbiamo ricevuto parole di profonda riconoscenza per il lavoro che svolgete per la sicurezza e la stabilità di questa Terra". "Nello specifico - ha continuato il Generale Graziano- Il Ministro della Difesa libanese ha tenuto ad evidenziare come la cooperazione tra Italia e Libano passi proprio attraverso la cooperazione tra le due Forze armate" sottolineando che il lavoro svolto dai caschi blu italiani è molto apprezzato. Stesse attestazioni di stima sono state fatte dal Presidente della Repubblica libanese Generale Michael Aoun e dal Portavoce del Parlamento Nabih Berri che hanno ringraziato il vertice civile e quello militare della Difesa italiana per il prezioso supporto al Libano. Nella mattinata il Generale Graziano ha incontrato anche il nuovo Capo delle Forze armate libanesi, generale Joseph Aoun "Le Forze Armate italiane e libanesi sono legate da un rapporto solido e antico" questo, in sintesi, il messaggio emerso dall’incontro durante il quale i due alti ufficiali hanno discusso del contesto di sicurezza in Libano e delle nuove minacce alla sicurezza internazionale. Il capo di Stato Maggiore della Difesa libanese, ha voluto poi ringraziare il Generale Graziano per l’eccellente lavoro di addestramento che i militari italiani stanno conducendo a favore delle Forze Armate libanesi nell’ambito della Missione italiana bilaterale in Libano (MIBIL) auspicando una sempre maggiore collaborazione. 

fonte Stato Maggiore della Difesa

Agguato ai nostri militari in Libano

Nessun morto ma tanto paura. E' questo l'amaro epilogo di un agguato a una pattuglia italiana sulla frontiera tra Libano e Israele, lungo quella Blue Line decisiva per il mantenimento della pace in Medio Oriente. È accaduto a pochi chilometri dalla grande base Onu di Naqoura.  I tre soldati a bordo di un blindato Lince sono stati bloccati durante un pattugliamento di routine, intrappolandoli tra le case. Un suv è spuntato all'improvviso, sbarrando la strada. Tempo pochi secondi e una seconda vettura è comparsa alle spalle, impedendo la fuga. Gli aggressori hanno esploso in aria diverse raffiche di kalashinikov. Il soldato sul tetto del Lince manovrava una mitragliatrice, ma rispettando le regole di ingaggio ha risposto usando solo la pistola. Ha prima sparato in aria, poi ha fatto fuoco davanti ai piedi degli aggressori. A quel punto i militari si sono rinchiusi nel mezzo blindato. Gli assalitori sono saliti sul tetto, portando via la mitragliatrice. Poi hanno saccheggiato il bagagliaio esterno, rubando alcuni giubbotti antiproiettili e sono fuggiti con le loro prede, sparando altre raffiche verso l'alto.

Rimossa mina anticarro tra Libano e Israele

Oggi 24 maggio. i caschi blu italiani del team EOD (Explosive Ordnance Disposal), hanno condotto un’operazione di trasporto e distruzione di una mina anticarro lungo la linea che separa il Libano da Israele. L’intervento è avvenuto nell’ambito del Blue line marking project. L’operazione si è sviluppata in tre fasi: rimozione della mina dalla propria sede, trasporto e successiva distruzione presso il demolition pit (zona di brillamento) realizzato dai guastatori del 10° Reggimento Genio Guastatori di Cremona per il brillamento delle mine anticarro rimosse nei corridoi sminati lungo la blue line.

 

fonte: Stato Maggiore della Difesa

 

 

Attacchi in Libano

Caschi blu francesi feriti nel Sud del Libano

Oggi 9 dicembre 2011, un convoglio Unifil della missione ONU in Libano, è stato colpito nel sud del territorio dall'esplosione di una bomba piazzata lungo la strada. Cinque caschi blu francesi e due civili libanesi sono rimasti feriti. Due militari sono stati trasportati in ospedale mentre gli altri tre sono stati soccorsi sul posto. L'agguato è avvenuto nelle vicinanze di Tiro.

 

Lungo la Blue line la tensione. Israele ed Hezbollah di nuovo ai ferri corti.

Le notizie sono ancora frammentate. Si parla però di tre soldati libanesi uccisi insieme ad un reporter e due israeliani feriti negli scontri avvenuti ad Adaisse a ridosso della Blue Line nella parte meridionale del Libano di competenza degli spagnoli. Colpi di artiglieria si sarebbero alternati a lanci di razzi. Tutto ciò per una violazione di confine da parte di soldati israeliani per abbattere alcuni alberi in territorio libanese. Hezbollah attraverso la sua televisione Al Manar parla anche di un ufficiale israeliano ucciso. Proprio l’intervento del partito di Dio è quello che preoccupa i militari delle Nazioni Unite impegnati nella missione di peace-keeping Unifil.

Tra Israele e Libano vige una tregua anche se il cessate il fuoco non è stato mai dichiarato. La situazione è ancora molto instabile per via soprattutto della presenza di Hezbollah, dei palestinesi dei campi profughi nonché per via delle diverse violazioni di confine ad opera dei libanesi o degli israeliani. Basti pensare al villaggio di Ghajar, al confine con la Siria, diviso in due dalla linea di demarcazione segnata dai barili blu.

Dall’autunno del 2006, in seguito alla risoluzione 1701, nel Sud del Libano operano 10.000 caschi blu sotto la missione Unifil tra cui circa 1900 soldati italiani nel settore ovest.

Il Libano moderno con i suoi confini attuali nasce nel 1920. Fino ad allora esistevano diversi territori uniti sotto l’autorità ottomana. La repubblica libanese nasce invece tre anni più tardi, nel 1923. La nuova carta costituzionale, del 1926, sancisce la ripartizione dei poteri sulla base delle diverse confessioni religiose. Il presidente della Repubblica da allora fu sempre scelto tra rappresentanti maroniti, agli sciiti fu assegnato l’incarico di presiedere il Parlamento mentre ai sunniti il potere esecutivo.

La situazione del Libano precipita con la nascita dello Stato di Israele nel 1948 e la conseguente fuga palestinese con la creazione già nel 1949 dei primi campi profughi intorno alle città di Tiro, Sidone, Beirut e Tripoli.

Hezbollah è un movimento politico ed organizzazione militare fondato nel 1982. Il partito di Dio negli ultimi anni è cresciuto moltissimo grazie all’opera dello storico leader Hasan Nasrallah (letteralmente Vittoria di Dio), trovando terreno fertile soprattutto nel Sud del Libano.

Nato per contrastare le forze israeliane, Hezbollah o Hizbullah, oggi nonostante la recente sconfitta elettorale, si può considerare non più uno Stato nello Stato ma il Libano stesso. Forte dell’appoggio della Siria ma soprattutto dell’Iran, si è legittimato sempre più come forza militare avendo a disposizione un immenso arsenale forte soprattutto di missili Katiuscia, Shahin, e Fajr.

I depositi abilmente nascosti, sono innumerevoli e ricchi di armi provenienti direttamente dall’Iran, paese che da tempo fornisce un appoggio morale e soprattutto materiale alla causa di Hezbollah.

Il partito di Nasrallah è riuscito nel corso degli anni a sviluppare un sistema di welfare e di amministrazione efficiente, apprezzato da tutta la popolazione locale compresa anche quella non sciita.

Il governo libanese attraverso il ministro dei lavori pubblici Ghazi Aridi ha ritenuto l’accadimento come un vero e proprio atto di terrorismo assicurando che se la comunità internazionale non riporterà l’ordine ci saranno ripercussioni gravi che condurranno ad una aggressione nei riguardi di Israele da parte dell’esercito libanese.

Israele dal canto suo è invece preoccupato delle continue violazioni libanesi lungo la Blue Line per non parlare del massiccio rifornimento di armi a Hezbollah nel Sud del Libano.

Dopo quello di ottobre 2009, questo incidente sicuramente più grave, è l’ennesima minaccia ad una instabilità sempre più precaria che però potrebbe scemare e risolversi grazie all’intervento della comunità internazionale e dei militari Unifil che dal 1978 operano nel paese dei Cedri.

 

di Roberto Colella

 

tratto da "Quotidiano.net" 3/8/2010

 

 

L'eredità di Graziano in Libano

Il Libano saluta Graziano e lo rimpiange. Il passaggio di consegne dal generale italiano a quello spagnolo Asarta nel ruolo di Force Commander di Unifil, avvenuto a fine gennaio, è motivo di bilancio della missione delle Nazioni Unite in Libano. Il generale Graziano ovvero l’ideatore del Tripartite Meeting, lascia dopo tre anni una terra ricca di incertezze dove la cessazione delle ostilità continua ad essere rispettata dalle parti in causa anche se un cessate il fuoco non è mai stato dichiarato.

Il Tripartito è diventato un appuntamento mensile irrinunciabile, un forum vitale per affrontare le questioni operative inerenti le violazioni della 1701. Nonostante anche momenti di particolare tensione, “il mediatore” Graziano è riuscito a far dialogare lsraele e Libano in materia di Blue Line, mappatura di mine e cluster bombs, violazioni aeree, lancio di razzi, e soprattutto situazioni anomale come quella di Ghajar, paese al confine con la Siria, spezzato in due dalla Blue Line.

Grande merito anche alla Maritime Task Force, ovvero la componente navale di Unifil, costituita nel 2006 allo scopo di assistere la Marina Libanese nel controllo dei propri spazi marittimi e per prevenire il traffico illecito di armi in Libano. La necessità di controllare un’area di circa 5.000 miglia quadrate e una linea di costa di circa 200 Km ha previsto finora un impegno proficuo da parte delle 6 unità navali appartenenti alle Marine di Italia, Germania, Grecia e Turchia alle quali nel prossimo futuro si aggiungeranno quella indonesiana e quella bengalese.

Fin dall’inizio dell’ operazione UNIFIL MAROPS (Maritime Interdiction Operations),  nell’area di operazione comprendente i tre principali porti (Beirut, Tripoli e Sidone)  sono stati interrogati quasi 30.000 mezzi navali in transito e quasi 500 sono state le ispezioni condotte dalla Marina Libanese su bersagli sospetti.

L’addestramento delle forze libanesi marittime è stata una delle priorità di Unifil, nonostante le difficoltà maggiori riscontrate nell’obsolescenza e quindi cattiva manutenzione delle piccole unità libanesi spesso messe a dura prova delle proibitive condizioni del mare.

La linea di demarcazione marittima che separa Israele dal Libano è segnata da alcune boe con un angolo di 290° leggermente inclinato verso il Libano, una linea armistiziale simile a quella terreste segnata dai blue pillars, ovvero i barili blu che ripercorrono il confine tra Israele e Libano per 120 Km. Degli 80 barili previsti soltanto 39 sono stati piazzati, per un totale di circa 50 Km. Spetta quindi al generale Asarta, già comandante del Sector East in Libano dal dicembre 2008 all’aprile 2009, continuare nell’arduo compito e nel far dialogare le parti in causa.

La situazione nel sud del Libano in questi ultimi tre anni è comunque migliorata sotto molti aspetti soprattutto nel settore Ovest dove operano 4000 militari di cui 2000 italiani. 50.000 nuove costruzioni sono state avviate, in molti villaggi inglobati nell’area di operazione sono stati realizzati dei progetti italiani di cooperazione civile militare (CIMIC). Ad Aytaroun villaggio che ha dato alla guerra 46 vittime e 206 case completamente distrutte, la regione Toscana ha dato un contributo importante nella costruzione di un caseificio, mentre ad Alma ash Shaab, comune maronita del Sud, è stato edificato un frantoio comunale che offre lavoro a diverse persone. Un frantoio costato 236.000 euro con il contributo della Regione Lombardia, dell’opera pontificia, dell’AVSI, e del contingente italiano di Naquora.

Altri progetti sono rappresentati  dal nuovo cimitero islamico di Naquoura, dal compattatore di spazzatura  per il riciclaggio presso la comunità di Meiss El Jebel, dal generatore di corrente donato all’ospedale di Marjayoun, dalle attività scolastiche come i corsi di italiano e i gemellaggi con le scuole italiane.

I rapporti tra Libano e Unifil durante la presenza del generale francese Pellegrinì non erano alquanto idilliaci. Con l’avvento del generale Graziano la situazione è molto migliorata anche se adesso desta qualche preoccupazione il comando della forza in mano spagnola. Proprio il paese iberico non è ben visto da Israele che ritiene il governo di Zapatero troppo filo-palestinese. La Spagna rappresenta la nazione europea che meno investe in Libano nella cooperazione calcolando che l’Italia investe 2 milioni di euro l’anno. Spesso nell’area di loro competenza spagnola si sono visti progetti portati avanti e conclusi dal contingente italiano. Quanto la Spagna è disposta ad investire nel sud del Libano? E soprattutto quanto è disposta a migliorare e supportare la qualità delle LAF (Lebanese Armed Forces)? Un discioglimento di queste unità preposte a garantire la sicurezza soprattutto in quelle zone non accessibili per Unifil in base alla 1701, vedi i campi profughi palestinesi, condurrebbe ogni membro della Laf a ritornare alla propria fazione di appartenenza generando caos e facendo ripiombare il Libano in una situazione di grossa instabilità. La cooperazione civile militare potrebbe essere infine lo strumento ideale per orientare il Libano verso l’influenza mediterranea sottraendolo a quella estremista islamica segnata dalla pressione iraniana che appoggia Hezbollah moralmente e soprattutto materialmente.

 

di Roberto Colella

 

tratto da "Quotidiano.net"