La nazione al fronte

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Creato Mercoledì, 10 Agosto 2022 15:19
Ultima modifica il Sabato, 20 Gennaio 2024 14:20
Pubblicato Mercoledì, 10 Agosto 2022 15:19
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Sul fronte italiano tramontata nel 1915 la speranza di un rapido sfondamento delle linee nemiche, il Generale Cadorna dovette disporre un sistema di sbarramento analogo a quello nemico, in cui raggruppare le forze necessarie alle successive operazioni. 
Anche il fronte italiano si coprì così di trincee dal passo dello Stelvio all’adriatico. 
La trincea è l’immagine stessa del primo conflitto mondiale. Benché essa sia vecchia quasi quanto la guerra stessa. 
Nessun conflitto fino ad allora ne aveva mai veduto un uso tanto esteso e condizionante per le operazioni belliche. 
Materialmente la trincea è un fossato di profondità, larghezza e lunghezza variabili, nel quale i combattenti possono trovare riparo dai colpi nemici e spostarsi lungo la propria linea di schieramento. 
Nel 1914 la potenza delle artiglierie, la diffusione della mitragliatrice e l’impiego del filo spinato, fino allora utilizzato per le recinzioni del bestiame in America e Australia, resero però la trincea eccezionalmente efficace anche nell’arrestare gli attacchi delle fanterie avversarie, come i combattimenti del 1914-15 dimostrarono a tutti.
L’offensiva e il movimento che fino ad allora erano stati gli elementi principali della guerra moderna, divennero così enormemente costosi in termini di vite umane, e tutte le parti in lotta si ritrovarono immobilizzate in fronti di centinaia di chilometri, dove i soldati si fronteggiavano per mesi nel fango delle trincee, separati dalla “terra di nessuno”.
Sul fronte italiano vi erano due tipologie di trincea, in montagna, dove il terreno era roccioso, essa era più rara e meno profonda e le erano preferite posizioni in cavernao piccoli fortilizi improvvisati. Sul fronte isontino invece, le trincee si moltiplicavano in profondità, con un tracciato a “zig zag”, talvolta rivestite internamente di legname per evitare le frane durante le piogge e interconnesse di camminamenti e cunicoli.
 
di Antonio Salvatore