Il ferro e il fuoco

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Creato Giovedì, 28 Luglio 2022 15:17
Ultima modifica il Sabato, 20 Gennaio 2024 14:18
Pubblicato Giovedì, 28 Luglio 2022 15:17
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La Grande Guerra portò diversi milioni di uomini da tutta l’Italia e di ogni classe sociale a condividere l’esperienza del fronte e della trincea. 
Le condizioni di vita dei sodati differivano notevolmente nei diversi settori del fronte. Pur rimanendo tutte durissime, caratterizzate com’erano dall’esposizione alle intemperie, dalla scarsa igiene, dal pericolo costante del fuoco nemico e dalle infezioni. 
Il tempo trascorreva nell’attesa dell’ordine di attacco, che rappresentava lo spartiacque fra la vita e la morte, fra il successo finale e la prosecuzione della difficile quotidianità della trincea. 
Al fronte il soldato imparava a conoscere tutti gli aspetti della guerra che stava combattendo: dall’uso delle armi (fucile, bomba a mano, baionetta) a quello degli utensili (badile, pinze tagliafili per reticolati), fino al rito del rancio tre volte al giorno, dei turni di guardia e della posta da casa. 
In questa routine fatta di turni di corvee, attese logoranti e occasionali riposi nelle retrovie, la presenza della morte era continua, quasi abituale: quella in combattimento, quella per malattia  o quella per mano dei “cecchini”, come venivano chiamati i tiratori scelti austriaci con una storpiatura del nome dell’imperatore Francesco Giuseppe. 
Il conflitto portò individui comuni a vivere l’esperienza del fronte a fianco di altri destinati alla celebrità, come i “volontari irredenti” Cesare Battisti e Fabio Filzi, entrambi impiccati dagli austriaci dopo la cattura. 
I sottotenenti Alessandro Pertini, Antonio Segni e Giovanni Gronchi, futuri Capo dello Stato, o come il sergente della Sanità Angelo Roncalli, che diventerà Papa Giovanni XXIII, il fante Antonio De Curtis, in arte Totò, che combatté sul fronte francese e il poeta Giuseppe Ungaretti, le cui liriche piene di scarna drammatica e umana compassione saranno l’eredità letteraria più intensa della grande guerra.     
 
di Antonio Salvatore