Iran, donne e rivoluzione

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Creato Martedì, 25 Aprile 2023 13:40
Ultima modifica il Domenica, 17 Marzo 2024 16:29
Pubblicato Martedì, 25 Aprile 2023 13:40
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Negli ultimi mesi in Iran si sono verificate violente proteste che rivendicavano maggiori diritti e migliori condizioni economiche per i cittadini, ma l’Iran non è sempre stato così. Le foto che ci arrivano dagli anni Settanta mostrano un ambiente molto diverso da quello che siamo abituati ad associare allo stato persiano. Gli anni Settanta erano figli di una stagione di riforme nota come “rivoluzione bianca”, la quale ebbe molti effetti sulle donne: diritto di voto, divorzio e il divideto della poligamia. Il regime fece sempre maggior uso della forza sugli oppositori per portare avanti le sue difficili riforme. Così, a questa rivoluzione ne seguì un’altra a partire dal 1978. Il re, chiamato “scià”, esercitava il potere con metodi dittatoriali, eliminando ogni oppositore politico. La rivoluzione durò un anno e portò nel febbraio del 1979 all’odierna repubblica islamica. Le donne furono protagoniste di questa rivoluzione, anche grazie all’esperienza della Women’s Organization of Iran. Dopo un referendum, lo stato venne suddiviso in due autorità: una civile costituita da un parlamento e da un presidente con funzioni unicamente amministrative, e una religiosa guidata da Ruhollah Khomeyni, il quale deteneva il potere politico, poiché controllava gli organi amministrativi e suggeriva le indicazioni in ambito giudiziario basandosi sui comandamenti del Corano. La rivoluzione fece crollare la monarchia dello scià Reza Pahlavi dando vita a una repubblica definita islamica, poiché basata sulla sharia, la legge islamica, la quale prevede l’obbligo di indossare il velo, il divieto di divorziare e di consumare alcolici. In realtà la “sharia” non è propriamente la legge islamica, come comunemente tradotta in occidente, ma si tratta di una parola che in arabo significa “sentiero”, la “retta via”. Oggi, tutto questo non è più accettabile e il popolo rivendica maggiore libertà. L’omicidio da parte della polizia iraniana ai danni di Masha Amini, la ragazza di 22 anni uccisa perché indossava il velo, è stata la scintilla che ha scatenato una ondata di proteste che aspettava solo di sfociare. Le proteste sono state esasperate anche dalla crisi economica, aggravata dalle sanzioni europee, la cui linea politica estera non aiuta. La guida suprema Ali Khamenei, che non esercita il potere da solo ma è suddiviso in gruppi di potere, segue una linea di politica estera di vicinanza alla Russia e alla Cina. Il 26 febbraio 1979 prima ancora che venisse proclamata la Repubblica islamica, Khomeini annunciò che le riforme della rivoluzione bianca sarebbero state abrogate il prima possibile. Il 7 marzo fu annunciato che tutte le donne avrebbero dovuto indossare il velo, per lavorare o semplicemente per uscire di casa. Fu così che il giorno dopo in occasione proprio della Festa della Donna dell’8 marzo 1979, 100.000 donne scesero in piazza a Teheran per protestare. Alla manifestazione parteciparono anche tantissime donne velate, le stesse che durante la rivoluzione avevano fatto del cedro un simbolo, ma che non si aspettavano che questa legge fosse imposta su tutte le donne senza possibilità di scegliere. Negli anni 80 furono tanti i diritti che vennero nuovamente negati alle donne, come l'aborto. Furono abolite le leggi sul matrimonio, il divorzio tornò a essere una scelta esclusiva dell'uomo, mentre la poligamia divenne una prassi; gli uomini potevano e possono tuttora avere fino a quattro mogli e un numero illimitato di maglie temporanee. Nel 1982 l'adulterio fu punibile con la pena di morte, l'età legale in cui le ragazze potevano sposarsi venne ribassata 13 anni. Le donne, ancora oggi, non possono vestirsi come vogliono, poiché devono sottostare alla sorveglianza della polizia morale, la stessa che il 13 settembre scorso ha fermato per strada Masha Amini, ragazza di 22 anni originaria del Kurdistan iraniano, colpevole di avere una ciocca di capelli che spuntava fuori dal velo; portata in prigione, la ragazza è stata dichiarata morta tre giorni dopo. La famiglia sostiene che a ucciderla sia stata la polizia, la quale dopo l’arresto l’avrebbe colpita a morte. Le donne, che in passato furono protagoniste nelle piazze contro regimi autocratici, ora sono in quelle piazze ma non sono più sole perché anche gli uomini si ribellano a tale crudeltà: anche nel resto del mondo tante donne hanno espresso solidarietà tagliando una ciocca di capelli e condividendo il tutto in rete. Oggi la stampa internazionale sembra meno interessata alle più le proteste in Iran, ma questo non significa che vi è stata un’attenuazione, anzi: centinaia di ragazze sono state avvelenate nelle scuole. 
 
di Daniele Leonardi