Dare voce alle donne in Iran

Creato Mercoledì, 30 Novembre 2022 18:25
Ultima modifica il Sabato, 15 Aprile 2023 08:52
Pubblicato Mercoledì, 30 Novembre 2022 18:25
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Ha fatto il giro del mondo la scelta dei calciatori iraniani di non cantare l’inno nazionale prima della partita contro l’Inghilterra. Nell’incontro successivo con il Galles, i calciatori asiatici sono stati costretti a cantarlo su pressione del governo iraniano. Alcuni tifosi hanno iniziato a fischiare, altri sono scoppiati in lacrime. L’uscita della nazionale dal mondiale è stata accolta da festeggiamenti nelle strade. Quella in Iran è diventata un’insurrezione popolare che è sfociata in una serie di esecuzioni. Donne e uomini cantano e ballano insieme nelle strade, nelle piazze e nelle metropolitane di Tehran, anche se è vietato. La video blogger di 16 anni, Sarina İsmailzade, uccisa il 23 settembre a manganellate in testa, aveva riassunto il sentimento popolare in un suo video-clip sul suo canale YouTube: "Non siamo come la generazione di 20 anni fa che non sapeva cosa fosse la vita al di fuori dell'Iran. Ci chiediamo perché non possiamo divertirci come le adolescenti di New York o Los Angeles". Shervin Hajipour è un cantante iraniano, arrestato dal regime per aver pubblicato un video di una canzone, le cui strofe sono dai testi dei tweet in sostegno della lotta delle donne iraniane. Nei giorni scorsi si è celebrata la giornata contro la violenza sulle donne, quelle stesse che per scendere in piazza, in nome della libertà, combattono contro stupri e abusi. Gli stessi che vengono attuati nelle carceri femminili. La brutalità di queste azioni è stata ripresa dalla Cnn. L’Onu ha definito critica la situazione. Il carcere di Teheran è diventato luogo di morte e torture. È stata rinchiusa lì la blogger italiana Alessia Piperno per 43 giorni, salvo poi essere liberata grazie al lavoro di diplomazia del governo italiano e dei servizi d'intelligence. 
Da quel 16 settembre in Iran qualcosa è cambiato. La morte di Masha Amini ha innescato un’onda di insurrezione che non si ferma, nonostante, i gruppi per i diritti umani stimano che, ad oggi, almeno 326 persone siano state uccise e circa 14.000 arrestate.  
 
di Daniele Leonardi