9 novembre 1989-2022, l'anniversario del crollo del muro di Berlino

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Creato Mercoledì, 09 Novembre 2022 19:07
Ultima modifica il Mercoledì, 09 Novembre 2022 19:10
Pubblicato Mercoledì, 09 Novembre 2022 19:07
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La fine della seconda guerra mondiale sancì la divisione della Germania e della stessa città di Berlino in quattro settori controllati da Usa, Regno Unito, Francia e Unione Sovietica. La divisione inizialmente era solo un segno, poi divenne un controllo armato, poi un filo spinato e infine un muro. Il muro di Berlino (in tedesco Berliner Mauer) fu un sistema di fortificazioni attivo dal 1961 al 1989. Con l'espressione “Muro di Berlino” s'intende, più comunemente, il lungo sistema di recinzione in calcestruzzo armato, lungo 155 km e alto 3,6 metri, che circondò dal 1961 la parte occidentale della città di Berlino, appartenente alla giurisdizione della Germania Ovest, ampia circa 480 km² e comunemente detta Berlino Ovest, per separarla dalla parte orientale della stessa città, divenuta capitale della Germania Est e comunemente detta Berlino Est. Il “Muro” fu considerato il simbolo concreto della cosiddetta cortina di ferro, ovvero l’immaginaria linea di confine tra le zone europee occidentali della NATO e quelle filosovietiche del Patto di Varsavia dell’Europa orientale, esistita durante la guerra fredda. La frontiera tra Berlino Ovest e Berlino Est era fortificata militarmente da due muri paralleli di cemento armato, separati dalla cosiddetta “striscia della morte”, larga alcune decine di metri. Durante questi anni, in accordo con i dati ufficiali, furono uccise dalla polizia di frontiera della DDR almeno 133 persone mentre cercavano di superare il muro verso Berlino Ovest. In realtà tale cifra non comprendeva i fuggiaschi catturati dalla Germania Est: alcuni studiosi sostengono che furono più di 200 le persone uccise mentre cercavano di raggiungere Berlino Ovest o catturate e in seguito assassinate. Nel 1989 erano cambiate tante cose rispetto al 1961: Erich Honecker, leader del partito comunista della Germania est, si era ormai dimesso, e l’intero blocco sovietico vacillava: sarebbe crollato definitivamente nel 1991. Dopo una serie di proteste spontanee dei cittadini di Berlino, il governo della DDR fece un annuncio improvviso: si poteva di nuovo viaggiare liberamente verso la Germania ovest. Il 9 novembre del 1989 i berlinesi accorsero armati di piccone per demolire una volta per tutte l’odiato muro, il cui crollo fu universalmente interpretato come un segno del fatto che la divisione in due blocchi dell’Europa stava definitivamente finendo. La caduta del muro venne accolta festosamente dagli abitanti di Berlino, che si riversarono per le strade della città in quello che probabilmente fu uno dei festeggiamenti spontanei in città più grandi della storia. Il muro venne abbattuto completamente tranne in 6 punti che furono mantenuti come monumenti. Poco meno di un anno più tardi, il 3 ottobre del 1990, la Germania venne definitivamente riunificata, assumendo i connotati che conosciamo oggi di ‘Repubblica Federale di Germania’.   
 
Il ruolo di Giovanni Paolo II nella caduta del muro di Berlino
 
Eletto papa nel 1978, primo straniero e proveniente da un paese oltre la cortina di ferro, Karol Wojtyla si recò in visita nella sua Polonia per ben 3 volte dal 1978 al 1989, sensibilizzando l'opinione pubblica europea e mondiale sulle storture del socialismo reale e diventando uno dei fautori del disgelo tra l’Occidente e l’Oriente europeo. Da ragazzo soffrì molto per le nefandezze naziste e poi per quelle comuniste, e la sua ferma opposizione ai regimi totalitari dell'est Europa ne fece uno dei fattori politici che determinarono il crollo del muro, oltre ad aver ispirato la condotta politica dei governi a far cessare i conflitti e a dedicarsi alla ricostruzione materiale e morale dei propri paesi. Il 23 giugno del 1996 Giovanni Paolo II visitò Berlino, passando sotto la porta di Brandeburgo e ribadendo il proprio dissenso per tutti i regimi.
 
di Ginevra Antonelli, Claudia Kroumova, Ilaria Orsi, Cristel Russo