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La morte di Leopoldo Montini

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La famiglia Montini, tranquillizzata dalle tante e rassicuranti lettere ricevute dal giovane Leopoldo, venne sconvolta dalla funesta ed improvvisa notizia della morte del congiunto, giunta a Campodipietra il 24 luglio 1915, e annunziata dal seguente telegramma diretto al padre dall’On. Spetrino:
 
«Campobasso, 24-7-1915 ore 11,5.
Divido il tuo immenso dolore che spero lenito legittimo orgoglio aver dato patria giovinezza eroica non mai compianta abbastanza. 
Abbracciati Spetrino»
 
Successivamente dal telegramma inviato dal Comandante del 14° Reggimento “Pinerolo” al Sindaco di Campobasso:
 
«585 R. Prego comunicare dovuti riguardi alla famiglia del sottotenente Montini Leopoldo residente Campodipietra che Egli cadeva gloriosamente sul campo di battaglia il giorno 18 corrente. Limarzi»
 
Seguirono richieste d’informazioni indirizzate al Comandante dell’8a Compagnia del 14° Reggimento Fanteria “Pinerolo”, Capitano Francesco Rizzi, attraverso le quali, il padre di Leopoldo potette cominciare a sapere delle operazioni cui il giovane Eroe si era consacrato.
Così rispondeva il Cap. Rizzo, dalla zona di guerra in data 4 agosto1915:
 
«ILL.MO SIGNORE
Amavo il suo Leopoldo come un figliuolo; perciò porto anch’io nell’animo lo strazio della di Lui morte. Egli cadde da valoroso presso i reticolati nemici di Monte Sei Busi la notte del 18 Luglio, dopo aver portato a compimento, con raro coraggio, un difficile mandato. Per Lui sono state fatte tutte le maggiori proposte di ricompensa; perciò nel dolore la famiglia sentirà l’orgoglio d’aver dato alla patria una vita sì preziosa. Spero si possa ricuperare la sola sciabola perché rimanga come sacro ricordo alla famiglia. Mi permetto abbracciarla e baciarla per avvicinare i nostri cuori. Mi ossequi la famiglia.
Con affetto e devozione. Capitano Francesco Rizzo 14. Fant.».
 
Il Capitano Medico, prof. Giacinto Rossi della 14° Divisione, VII Corpo d’Armata, in data 6 agosto 1915: 
 
«CARISSIMO AMICO
Solo oggi ricevo la vostra del 29 Luglio. Abbiate tanto, tanto coraggio! Per avere notizie precise sul vostro povero Leopoldo, mi sono rivolto al Capitano Medico del 14° Fanteria, Dott. Bilancia. Vi mando la sua risposta perché vi dice di quale eroismo il vostro povero e glorioso Leopoldo fu capace.
Abbiate voi, povero amico, tanto coraggio, che ne abbia la povera mamma sua.
Vi abbraccio. G. Rossi»
 
Cap. Medico Dott. Bilancia:
 
«CARO COLLEGA
Il Sottotenente Montini è morto il 18 Luglio su Monte Si Busi mentre faceva brillare dei tubi di gelatina sotto il reticolato austriaco. Era un valoroso!! Saluti. Bilancia»
 
Ed ancora il Ten. Col. Limarzi dal Comando del Reggimento, in data 10 agosto 1915:
 
«SIGNORE
Poche notizie sono in grado di darle circa la gloriosa ed eroica morte del suo Leopoldo. Per diverse volte Egli coraggiosamente comandò e diresse i militari incaricati di portare e far brillare i tubi di gelatina esplosiva sotto i reticolati nemici, ma nell’ultima cadde sotto il piombo austriaco. 
Il Ten. Colonnello Comandante il Deposito, Limarzi».
 
Risposta del Cav. Uff. Dott. Arcangelo De Fabritiis di Busso, al quale il padre aveva chiesto che raccogliesse da un Sottotenente di quel paese, notizie del figlio caduto, datata 20 settembre 1915:
 
«CARO ED EGREGIO AMICO
Il Sottotenente di qui è il Sig. Picciano Michelangelo. Trovavasi in fine di licenza di convalescenza per ferite.
Mi ha detto che egli – è del 14° - non conosceva personalmente il vostro caro, benché non escluda che abbia potuto parlargli, senza saperne il nome. Però, - assicura, - sentiva parlare dai Superiori del povero Leopoldo come dell’Ufficiale più coraggioso: addirittura eroico. Era quindi tenuto in grande estimazione. Egli si espose molte volte a collocare i tubi di gelatina esplosiva presso i reticolati nemici, riuscendo sempre nell’intento, e ricevendo dal successo – disgraziatamente – maggiore sprone a continuare. Un giorno Egli vide morti e feriti, l’uno dopo l’altro, tutti gli uomini che lo avevano accompagnato in una di tali audaci imprese, e tuttavia Egli, da solo, fino all’ultimo, rispose al fuoco del nemico ingannandolo, facendogli cioè credere che erano in parecchi, mentre non v’era che lui. E la sera potette ritornare alla sua Compagnia.
Ma l’ultima volta, - la fatale! – mentre si accingeva a collocare i tubi esplodenti, venne colpito a morte. 
A. De Fabritiis»  
 
Di seguito, la risposta fornita dal Sottotenente Medico Santoro, effettivo nello stesso Battaglione di Leopoldo, circa la veridicità della narrazione del Sig. Picciano:
 
«Non è questo un episodio staccato dalla vita da campo del caro Estinto; tutta la sua vita fu intessuta giornalmente di questi episodi. Non sapeva più vivere lontano dal pericolo, al quale volontariamente si esponeva. La sua salute ne risentì; era ridotto magro e sparuto. Volevo dargli cinque o sei giorni di riposo. Rifiutò dicendomi: «No, Dottore, farò fino alla fine il mio dovere». E la sua fine fu quella di un Eroe da leggenda»
 
di Antonio Salvatore