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Nessuno vuole la pace

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Da Roma Papa Francesco è tornato a invocare la pace: due donne, Irina e Albina, una russa e una ucraina, hanno portato insieme la Croce nel giorno del Venerdì Santo. La scelta, però, è stata ampiamente criticata sia da parte dell'ambasciata ucraina nella Santa Sede, sia dalla Chiesa cattolica di Kiev. Per protesta, i media cattolici ucraini non hanno trasmesso la Via Crucis del Pontefice al Colosseo. La stessa scelta è stata fatta dai canali televisivi nazionali. Sul sito della Risu, l’agenzia ucraina di informazione religiosa, si legge: “Gli ucraini ritengono che gesti di riconciliazione siano possibili solo dopo la fine della guerra e il pentimento dei russi". 
Dunque, se anche la Chiesa di Kiev ha in mano l’ascia di guerra, chi lotta per la pace? 
La parola ‘negoziato’ non è mai stata pronunciata né dal presidente degli Usa Biden, né dal segretario della Nato Stoltenberg, né dal segretario di Stato americano Blinken, tantomeno dal primo ministro britannico Johnson. L’Europa ha deciso di sostenere l’Ucraina, aiutare un Paese aggredito sul suolo europeo, affinché esso potesse essere in grado di negoziare un compromesso, per arrivare ad un cessate il fuoco. O almeno questo era l’idea iniziale che si aveva in Occidente. Tuttavia, sulla bocca di tutti i leader occidentali continuiamo a sentire solo la parola guerra; non abbiamo ancora udito qualcuno che abbia pronunciato la parola pace.
L'abbraccio simbolico dell'Unione europea all'Ucraina è arrivato con la visita della presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, e l'Alto rappresentante Ue, Josep Borrell, a Kiev per incontrare il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky. Una missione che è servita anche per avviare il negoziato di adesione all'Ue dell’Ucraina. Anche in questa occasione, Ursula von der Leyen non ha parlato di possibile soluzione, di evitare altri spargimenti di sangue, ma solo di sostegno con armi e sanzioni. Citando le parole del Corriere della Sera, “Biden non ha intenzione di affondare il colpo contro Putin ma si prepara, invece, a uno scontro sul lungo periodo”. La sensazione è che gli Usa non vogliano che la guerra finisca nel breve periodo. Il giornalista e Premio Pulitzer Glenn Greenwald, ha parlato degli Stati Uniti in questi termini: “Stanno conducendo una guerra per procura contro la Russia, usando gli ucraini come loro strumento”. Gli Usa vogliono che l’Ucraina sia il Vietnam di Putin. L’obiettivo di Washington, attualmente, non è quello di portare le due parti al tavolo dei negoziati, ma trasformare l’Ucraina in un pantano per la Russia, letale per la sua economia. Ecco, quindi, il motivo della scelta politica occidentale di continuare ad inviare armi a Kiev, in quanto ciò non contribuirà al successo militare dell’esercito ucraino nell’immediato, ma prolungherà una guerra che indebolirà la Russia nel lungo periodo. Entrambe le parti vogliono proseguire il conflitto fino alla vittoria.  La pace invocata (solo) dall’opinione pubblica occidentale ha bisogno di una riflessione che metta al centro le vittime per essere ascoltata. Ma chi sceglie la guerra come risoluzione dei non ne vuole una fine, ma solo arrivare ad uno scontro che produca un vinto e un vincitore.
 
di Daniele Leonardi