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In missione per Haiti. "L'Affaire Cavour"

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E’ il caso di dire che spesso ci sono alcune cose che fanno acqua! Nonostante il disastro accaduto ad Haiti l’opinione pubblica italiana si pone interrogativi sul business che ruota intorno ai mezzi militari e soprattutto sull’utilizzo della portaerei italiana "Cavour" ad Haiti.

Dall’inizio dell’operazione umanitaria "White Crane" il contingente italiano ad Haiti ha avuto giornate impegnative a sostegno della popolazione locale distinguendosi in più di un’occasione.

Il Comandante del Contingente, capitano di vascello Gianluigi Reversi, insieme con i responsabili dell’Unità di coordinamento della Protezione Civile italiana, ha identificato da subito alcuni obiettivi concreti da raggiungere in breve tempo in modo da aiutare gli haitiani a rialzarsi dalla condizione disastrosa nella quale sono precipitati.

Dopo un sopralluogo svoltosi il 9 febbraio scorso, presso l’Istituto Don Bosco dei Salesiani, nella zona Le Salin vicina al porto, e l’incontro con Padre Jacques Charles, direttore dell’istituto scolastico salesiano di arti e mestieri, i militari del contingente italiano hanno iniziato l’opera di sgombero delle macerie e la messa in sicurezza della struttura per passare poi ad una seconda fase di ricostruzione.

Gli uomini della Task Force Genio della Brigata Alpina "Julia" dell’Esercito, insieme ai fucilieri dell’aria dell’Aeronautica, ai fucilieri di Marina del Reggimento San Marco e ai Carabinieri stanno ancora oggi operando su diversi fronti.

Dall’inizio delle operazioni le ruspe e i mezzi pesanti del Genio hanno rimosso le macerie lungo tutto il perimetro di cinta dell’ospedale pediatrico Sant Damian della Fondazione NPH (Nuestro Pequeno Hermanos) - Francesca Rava. Gli alpini della Julia, oltre a ripristinare la corretta viabilità lungo le strade limitrofe all’ospedale, hanno rinforzato il muro di cinta della struttura sanitaria, diretta da Padre Rick Lafaiette.

Anche la scuola elementare delle Piccole Sorelle del Vangelo, dissestata dal sisma, è tra gli obiettivi dei militari italiani. La comunità dei bambini che le suore curano, hanno già nei giorni passati, ricevuto assistenza in termini di viveri, acqua potabile e medicinali.

Nel frattempo continua incessante l’opera dei medici imbarcati sulla nave militare Cavour. Decisiva l’attività Medevac (Medical Evacuation) condotta con gli elicotteri imbarcati e un team affiatato dell’Aeronautica Militare. La vita di un bambino di 8 anni è stata salvata grazie all’azione tempestiva e al soccorso condotto con gli elicotteri e il team Medevac di bordo.

Accanto però ai risvolti positivi e all’immancabile spirito di abnegazione del contingente italiano che sempre ci contraddistingue, ci sono delle ombre che aleggiano.

La nave prescelta per condurre le operazioni è stata da subito la portaerei della Marina Militare italiana "Cavour", salpata lo scorso 19 gennaio da La Spezia diretta a Port Au Prince.

A bordo della nave oltre ai militari sono stati imbarcati gli aiuti umanitari offerti dal governo italiano, dal World Food Programme, dalla Croce Rossa e da altre associazioni umanitarie non governative.

E’ vero che l’Italia poteva intervenire in maniera più celere portando aiuti tempestivi utilizzando altri mezzi militari all’avanguardia risparmiando la lunga traversata alla Cavour. Ma d’altra parte il 90 per cento del costo della missione umanitaria italiana viene finanziato da Finmeccanica, Fincantieri, Eni. A questo punto pare ovvio che le citate aziende ci tenevano particolarmente all’utilizzo della nuova portaerei. Si stima che i costi giornalieri della nave variano da 100 a 200 mila euro senza tralasciare il carburante dall’impatto economico elevato.

La portaerei ha una velocità massima di 28 nodi. Per ogni ora di navigazione consuma ben 25mila litri di carburante e con un pieno compie 7mila miglia marine. A buon intenditore!

 

di Roberto Colella

 

tratto da "Quotidiano.net"