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Coronavirus, dopo l’emergenza sanitaria anche la crisi economica e sociale

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Con la chiusura di gran parte delle attività commerciali dovuta all’emergenza sanitaria da Coronavirus che sta coinvolgendo circa 164 Nazioni, in Italia si prospetta, una volta passata l’epidemia sanitaria, una crisi finanziaria che coinvolgerà ogni settore commerciale: dall’artigianato al turismo, dal negozio di generi alimentari di quartiere alle piccole e medie imprese che costituiscono gran parte del tessuto economico del nostro Paese. Il Consiglio del Ministri ha approvato il Decreto “Cura Italia” firmato il 16 marzo scorso dal Presidente delle Repubblica, Sergio Mattarella e pubblicato in Gazzetta Ufficiale, che punta a contrastare una crisi monetaria dovuta al mancato guadagno degli esercizi commerciali chiusi a seguito del Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri, Giuseppe Conte, dell’11 marzo 2020. Il provvedimento prevede lo stanziamento di 25 miliardi di euro, che si dividono sostanzialmente in 4 macroaree: potenziamento del Sistema sanitario della Protezione civile e degli altri soggetti pubblici impegnati a fronteggiare l’emergenza sanitaria, sostegno all’occupazione e ai lavoratori per la difesa del lavoro e del reddito, supporto al credito per famiglie e piccole e medie imprese e sospensione degli adempimenti fiscali, incentivi fiscali per la sanificazione dei luoghi di lavoro. Un altro provvedimento fiscale è allo studio dell’Esecutivo, che dovrebbe entrare in vigore entro il 16 aprile per rafforzare le disposizioni di marzo e per ulteriormente supportare le aziende, le attività commerciali e i liberi professionisti. In particolare è prevista l’indennità di 600 euro per autonomi e Partite IVA; finanziamenti per le aziende per evitare che molte di esse chiudano attraverso un Fondo di Garanzia per un totale di 15.000.000.000,00 di euro; possibilità della domanda di cassa integrazione la cui corresponsione avverrà entro 30 giorni dalla presentazione della domanda. Intanto però cominciano a scarseggiare le risorse pecuniarie delle famiglie che per ovvi motivi sono costrette a tenere le saracinesche delle loro attività chiuse. Infatti si comincia a far difficoltà a comprare beni di prima necessità come il cibo e l’acqua. Collegata all’allarme economica c’è anche quella sociale, infatti si temono furti e rapine da parte dei cittadini nei supermercati e nelle banche; per questo sono stati potenziati i presidi delle Forze dell’Ordine davanti ad attività alimentari e istituti di credito. Una domanda sorge spontanea: che ne sarà del nostro apparato economico, già provato dalla mancanza di lavoro, dopo questo avvenimento emergenziale? Intanto, il Governo ha deciso di prorogare la chiusura delle attività non essenziali, ad esclusione di farmacie e supermercati, per altri 15 giorni dopo il 3 aprile.

di Domenico Pio Abiuso