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Attacchi con il coltello, così l'Isis vuole continuare a terrorizzare

Il recente attentato di Melbourne, rivendicato dall’Isis, ha riportato in auge la tecnica terroristica legata all’uso dei coltelli, ampiamente documentata in vari articoli sulle riviste del presunto Stato Islamico e in particolare su Rumiyah (ISSUE 2) nell’articolo “Just Terror Tactics” (Knife attacks). “Qualcuno potrebbe chiedersi perché i coltelli rappresentano una buona opzione per un attacco. I coltelli, anche se sicuramente non sono l’unica arma per arrecare danno al kuffar (miscredente), sono ampiamente disponibili in ogni terra e quindi facilmente accessibili. Ci sono alcuni estremamente facili da nascondere e altamente letali, soprattutto nelle mani di qualcuno che sa come usarli efficacemente. Quando si sceglie un coltello, si dovrebbe fare attenzione prima di tutto alla sua affilatezza. Poi si dovrebbe considerare la forza della lama e del manico e cercare qualcosa che sia adatto al lavoro da compiere. Inoltre non dovrebbe essere molto largo, poiché risulta poi difficile nasconderlo. Lame seghettate o semi-seghettate costituiscono buoni coltelli da combattimento. E’ esplicitamente consigliato di non usare coltelli da cucina, poiché la loro struttura di base non è progettata per un assassinio o una carneficina.” A questo punto sull’articolo si consiglia di usare i coltelli con la lama fissa, ovvero quelli in cui manico e lama sono realizzati con un unico pezzo di metallo. “Quando si conduce un’operazione col coltello non è consigliato prendere di mira aree troppo affollate o raduni, poiché ciò rappresenta uno svantaggio e aumenta la probabilità di fallire nella missione. Il rischio è dunque quello di essere bloccati preventivamente e di essere ostacolati nel raggiungimento dell’obiettivo.” In questa guerra asimmetrica sembra proprio che l’Isis pur di rimanere nell’onda mediatica continui a sollecitare i suoi seguaci ricorrendo a delle tecniche rudimentali.

di Noemi Genova