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Francia, ritratto di Laurent Wauquiez neopresidente de Les Republicains

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Tolone (Francia). Domenica scorsa, in un Palais Neptune strapieno, è stato eletto il nuovo presidente de Les Republicains, partito erede della destra gollista francese. Si tratta di Laurent Wauquiez, 42 anni, volto nuovo del centrodestra francese. Un plebiscito per lui: con oltre il 74% dei voti non si è dovuto ricorrere nemmeno al ballottaggio. A Wauquiez tocca adesso un compito arduo: guidare un partito che ha subito scandali, sconfitte elettorali e scissioni negli ultimi anni. La più terribile qualche mese fa, quando il candidato di centrodestra all’Eliseo Fillon non è arrivato al ballottaggio, evento molto raro nella storia politica francese. Per non ripetere gli stessi sbagli del passato, Wauquiez è davanti a un bivio:unificare un partito diviso tra l’ala radicale e quella moderata o cercare i voti ancora più a destra. Obiettivo comune: vincere le elezioni presidenziali del 2022 e riportare dopo dieci anni i gollisti all’Eliseo. Subito dopo la vittoria, infatti, Wauquiez ha alzato i toni: “La destra è tornata”. Le parole d’ordine dei Les Republicains nella prossima campagna elettorale saranno: rafforzare l’identità cattolica contro l’Islam, condurre politiche sull’immigrazione dure e vedere una UE condotta dagli Stati membri e non dai burocrati di Bruxelles. Wauquiez è stato votato poiché rappresenta al meglio l’immagine di un politico anti-establishment proveniente dalle aree rurali lontane dalle grandi città. Rappresenta quelli che hanno votato prima De Gaulle, poi Chirac e Sarkozy e che negli ultimi anni sono rimasti affascinati dal Front National di Marine Le Pen. Anche dall’abbigliamento dimostra di essere un uomo comune, proveniente dalla medio borghesia provinciale: senza cravatta e con un parka rosso sopra la giacca. Egli incarna il politico più a destra e più connesso con la pancia del Paese. Per riconquistare questo elettorato e fermare l’emorragia di voti, i membri del partito lo hanno scelto. Wauquiez ha cominciato a fare politica dal basso: nel 2008 è diventato sindaco di Le Puy-en-Velay, un comune di circa 20mila abitanti. Poi, nel 2015, è stato eletto presidente dell’Alvenia-Rodano-Alpi, una delle macroregioni francesi più popolose. Wauquiez conosce i problemi e i desideri di quella Francia cheha perso il lavoro per colpa della globalizzazione e mal sopporta la prima, seconda e terza generazione di immigrati. Parla il loro linguaggio, sa usare le parole giuste per convincere chi ha nostalgia del passato e paura del futuro. Wauquiez si ispira a due modelli politici: Chirac per i modi di relazionarsi con le persone e Sarkozy per la determinazione. Fu proprio quest’ultimo a nominarlo portavoce del premier Fillon nel 2007. Molti associano la sua figura a quella dell’ex presidente: gli stessi slogan (“Ici c'est la France”), gli stessi gesti e addirittura gli stessi temi. Infatti, Wauquiez è noto per alcune sue posizioni estremiste mentre era sindaco: nel 2016 si rifiutò di celebrare un matrimonio gay e di accogliere i profughi. Su queste tematiche la sua posizione è molto vicina a quella del Front National. Dalla convention di domenica, in molti parlano di una possibile alleanza tra il partito della Le Pen e Les Republicains per contrastare En Marche di Macron. Voce subito smentita dalla numero due di Wauquiez, Virginie Calmels. Infatti, la strategia di Wauquiez è chiara: Les Republicains non si alleeranno mai con il Front National perché vogliono svuotare il bacino elettorale di Marine Le Pen. Inoltre, durante un comizio, il neopresidente ha definito la leader di FN “non all’altezza” e “non la voteranno mai”. Serve, secondo lui, una figura carismatica che non venga largamente sconfitta al ballottaggio.  Nel corso degli anni Wauquiez ha cambiato più volte idea sull’Unione Europea. Inizialmente a favore dei trattati di Roma, nel 2011 ha definito Schengen “un colabrodo” e l’Erasmus “una truffa”. Inoltre vorrebbe abolire l’attuale commissione europea e creare un’unione a sei stati. In una recente intervista ha criticato il presidente francese Macron sulla proposta di riforma dell’eurozona.  Sono evidenti i segnali che Wauquiez voglia diventare l’anti-Macron. I due hanno alcune caratteristiche comuni: entrambi hanno meno di 45 anni, sono nati in provincia e hanno frequentato lo stesso prestigioso liceo di Parigi: l’Henri-IV e l'Ecole nationale d'administration (ENA), la scuola d'elite che forma la classe dirigente francese. Le somiglianze però terminano qui. Macron viene dalla media borghesia, Wauquiez invece da una famiglia di industriali tessili e navali di origine belga. Le dichiarazioni di Macron sono complesse, articolate e, alcune volte, pesanti; il linguaggio di Wauquiez è invece diretto, semplice, quasi provocatorio. Macron intende presentarsi alle elezioni europee 2019 con una lista europea federalista che superi le distinzioni destra e sinistra. Wauquiez invece porterà avanti la sua visione di un’Unione europea più in mano ai governi nazionali. La scommessa dei Les Republicains sarà quella di porre Wauquiez come uomo del fare, concreto contro le promesse non mantenute da Macron. Il leader del partito ha già attaccato varie volte il presidente francese sull’immigrazione e sull’economia. Ma non solo. Ha toccato due temi cari alla destra: propone un enorme taglio della spesa pubblica, pari 55% del PIL, e critica la riforma sul lavoro di Macron, giudicata molto timida. La vittoria di domenica ha consegnato alla Francia un nuovo leader destinato a cambiare lo scenario dei prossimi anni. Anche se solo centomila militanti dei Les Republicains hanno votato nelle elezioni interne, quasi cinquantamila in meno rispetto alle stesse elezioni del 2014, ci sono grandi aspettative. La strada per il nuovo leader dei Les Republicains è appena iniziata.

di Giuseppe Petruccelli