La Car Intifada sbarca anche in Europa

Creato Lunedì, 10 Aprile 2017 14:18
Ultima modifica il Mercoledì, 21 Giugno 2017 13:23
Pubblicato Lunedì, 10 Aprile 2017 14:18
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Un camion sulla folla. Persone innocenti investite e uccise. A volte anche un Suv lanciato a tutta velocità può causare morti. Purtroppo è una pratica diffusa tra i militanti jihadisti. La mente va a quello che successe con la "car intifada" in Israele dove macchine a tutta velocità vennero lanciate sui civili. La campagna più famosa è intitolata Daes, che si traduce con “investire”. Daes è anche un riferimento a Daesh, l'acronimo in arabo di Isis. Le campagne online sono caratterizzate da vignette che istigano i palestinesi a utilizzare i loro mezzi di trasporto per uccidere gli israeliani. Una vignetta raffigura un bambino con in testa la fascia verde di Hamas e al volante di un'auto. La didascalia recita: “O palestinese, guida, va avanti!”. In Europa questa pratica venne battezzata a Nizza. 84 morti schiacciati da un tir impazzito. Ancora una volta l’attentatore franco-tunisino di Nizza non aveva un passato limpido e integrato. Anis Amri l'attentatore di Berlino ucciso a Sesto San Giovanni in una sparatoria con la polizia, era l'uomo che ha lanciato un camion sulla folla del mercatino di Natale nella capitale tedesca, uccidendo 12 persone, tra cui l'italiana Fabrizia Di Lorenzo, e ferendone una cinquantina. “Avrebbe potuto compiere altri attentati, era una scheggia impazzita, un latitante pericolosissimo" aggiunse il questore di Milano. Il tir con targhe polacche in base a una prima ricostruzione, era partito dall'Italia e doveva fermarsi a Berlino per consegnare un carico di ponteggi d'acciaio. Il proprietario dell'azienda di trasporti con sede a Danzica, Ariel Zurawski, ha riferito che alla guida del mezzo c'era un suo cugino, camionista da 15 anni. Zurawski ha aggiunto che dalle 16 di quel pomeriggio nessuno aveva più avuto notizie del suo congiunto. Neppure la moglie era riuscita a parlargli. L'ipotesi che emerge da questo racconto è che il camion sia stato in qualche modo dirottato, che l'autista sia stato costretto a guidare fino al luogo della strage, per poi essere eliminato dal dirottatore o essere ucciso dalle forze dell'ordine. Altro camion, altro attentato, stavolta a Londra. Si chiamava Khalid Masood e aveva 52 anni l'uomo che ha ucciso tre persone prima di essere colpito a morte dagli agenti di guardia a Westminster. L'Isis ha rivendicato l'attentato con un comunicato diffuso da Amaq, l'agenzia di propaganda del Califfato. Dal comunicato si apprende che il kamikaze è un 'soldato' che ha risposto alla chiamata a colpire i Paesi che fanno parte della coalizione impegnata contro l'Isis. Il suo fascicolo alla polizia racconta condanne per lesioni aggravate e possesso di arma già nel 1983 e ancora nel 2003. Tuttavia il suo nome non compariva nella lista dei potenziali terroristi stilata da Scotland Yard. Infine un altro attacco terroristico nel cuore dell’Europa, questa volta in Svezia. Un camion ha falciato un gruppo di persone che camminavano nel centro di Stoccolma, per poi schiantarsi dentro Ahlens City, il centro commerciale più grande della città. Il bilancio è stato di quattro morti e 15 feriti. Nel camion, scrivono vari siti svedesi citando fonti della polizia, gli agenti hanno trovato una borsa con dell'esplosivo. Questa nuova pratica ci rende ancora più fragili e vulnerabili, perché non servono armi pesanti e tecnologiche, ma basta un mezzo della quotidianità per fare vittime: quello che alcuni studiosi hanno definito una polarizzazione inversa dei mezzi tecnici.

di Daniele Leonardi