Embedded Agency >

La guerra al terrorismo non si vince nei salotti televisivi

Valutazione attuale:  / 0
ScarsoOttimo 

Noi italiani ed europei sappiamo ormai da tempo di essere nel mirino dei terroristi. È dunque nostro obiettivo primario vincere la partita. Ma per vincerla non bisogna apparire nei salotti televisivi ostinandosi a mostrare una sicurezza che non c’è. Anzi il terrore fuoriesce anche dagli studi televisivi soprattutto se a distanza degli attentati di Parigi si risponde con le stesse chiacchiere e gli stessi slogan. Non si può pensare di risolvere la minaccia jihadista bombardando Siria, Afghanistan o Libia quando non esiste uno Stato del Califfato e soprattutto visto che il terrorismo si articola in singole cellule che sono ormai ben presenti in molte città nel cuore dell'Europa. Salah è stato per 4 mesi a Moleenbek protetto dalla sua gente, in una zona a quanto pare off limits per le forze di polizia e comunque fuori controllo. Un po' quello che succedeva in Italia per i boss di Casal Di Principe che in realtà vivevano in paese, nei bunker, protetti senza mai lasciare l'Italia. L'Europa continua a sbagliare e in molti lamentano una cooperazione a livello di Intelligence. La nuova guerra asimmetrica prevede tutto questo. Continueranno ad esserci attentati tanto da farci l'abitudine. Ci saranno nuovi martiri pronti ad immolarsi specialmente ora che l’Europa sta dimostrando una grande debolezza e grosse faglie nel sistema di sicurezza. C’è una bella differenza tra la guerra dei soldati americani, pronti a morire sul terreno, e la nostra tipologia di guerra che di fatto si limita al sostegno politico, logistico e di addestramento di truppe spesso poi svanite nel nulla vedi in Libia. Non si tratta di sradicare il terrorismo dalla faccia della terra. Esso esisteva prima dell’11 settembre, è continuato dopo e continuerà ad esserci. Si può e si deve invece stroncare lo specifico gruppo di organizzazioni terroristiche e di Stati compiacenti che li finanziano. Guerra asimmetrica non solo a livello di mezzi ma anche nella modalità da un lato attentati suicidi dall’altro bombardamenti aerei come se i nostri obiettivi fossero tutti concentrati in una unica zona rossa. Gli europei non seguono gli Usa nella logica della guerra globale al terrorismo. La priorità è data all’intelligence e alla prevenzione. Nel tempo si è tentato di ricostruire il circuito jihadista, l’identikit di un attentatore, il finanziamento al terrorismo. Il pericolo però nasce dal fatto che i jihadisti sono tra noi. E puntano soprattutto alcune periferie urbane dal Belgio, alla Francia, all’Inghilterra senza escludere l’Italia o la Germania. Certamente per vincere questa guerra ci vorrà del tempo ma di sicuro non si risolverà nei salotti televisivi.

Il direttore