Il mistero delle spie naziste

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Creato Martedì, 14 Aprile 2015 18:17
Ultima modifica il Martedì, 10 Novembre 2015 14:00
Pubblicato Martedì, 14 Aprile 2015 18:17
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Nel giugno del 1942 gli U-Bot nazisti erano giunti fino alla rada di New York, qualunque nave salpasse dal porto della grande mela correva il rischio di essere silurata, in tantissime furono affondate, la maggior parte delle quali erano imbarcazioni militari o comunque utilizzate per il trasporto di uomini e mezzi negli scenari della seconda guerra mondiale. In questo stesso periodo i sommergibili tedeschi compirono un’azione di spionaggio eroica i cui particolari, in parte svelati, sono coperti da un fitto strato di nebbia che ancora settant’anni dopo meritano un approfondimento dato che la piena comprensione di questo evento, è la chiave di volta per comprendere alcuni scenari di guerra riguardanti gli Stati Uniti e tutto il corollario dell’attività segreta svolta dagli impavidi uomini dell’ O.S.S. prima e della C.I.A. dopo, attività che avrebbero pesato enormemente sullo svolgimento del conflitto mondiale e soprattutto sugli equilibri planetari del trentennio successivo, col mondo diviso in due blocchi contrapposti nella guerra fredda. Non è facile seguire il filo logico degli avvenimenti, la verità corre su un filo, eppure vale la pena provare a capire. A quei tempi Il presidente Franklin Delano Roosevelt non riusciva a chiudere occhio, i sommergibili nazisti erano appostati da qualche parte poco fuori le coste americane, ora la guerra il cui teatro principale era l’Europa toccava anche il paese stelle e strisce; questo non doveva accadere. Gli uomini della Casa Bianca lo informarono di una realtà sconvolgente, gli U-Bot non solo erano una minaccia per tutti i convogli della Marina Americana*, ma si erano permessi di sbarcare clandestinamente due diverse squadre di spie sabotatrici per un totale di otto uomini che erano riuscite ad eludere il sistema di sorveglianza della Guardia Costiera e si erano intrufolate nell’entroterra facendo perdere le proprie tracce. Incredibile, delle spie naziste pronte all’azione, quattro dalle parti di New York, altrettante in Florida. La falla nelle difese militari statunitensi mise in imbarazzo il presidente, qualcuno molto vicino al suo staff propose una possibile soluzione. Un ufficiale della marina, tale Haffenden, sostenne che le spie naziste godevano dell’appoggio incondizionato della mafia siciliana che spadroneggiava al porto di New York, da quelle parti non si muoveva foglia senza l’avallo dei mammasantissima; i malavitosi siciliani erano irretiti  dalle misure restrittive esercitate dal governo, per questo motivo decisero di appoggiare per ripicca le forze dell’Asse. Il pool di esperti che affiancò Roosevelt in quei delicati momenti propose un compromesso al presidente, occorreva contattare il capo dei capi Lucky Luciano leader indiscusso della mafia detenuto nel carcere di Dannemora e chiedere la collaborazione delle famiglie; Roosevelt accettò, così anche Luciano. Immediatamente l’esercito della mafia si mise in movimento, pescatori, commercianti, scaricatori e tutto il resto della consorteria siciliana col passaparola coinvolsero le famiglie di New York e furono coinvolte a catena anche i parenti e gli amici degli amici delle altre città con gli italo americani di prima e seconda generazione in prima fila, alcuni di essi, natii d’America, già facenti parte delle forze armate americane. Le spie furono immediatamente scovate, Roosevelt ne fu contento ed ancor di più gli uomini dei servizi segreti; passò alla storia questa versione, quella della mafia collaborazionista che determinò la cattura delle spie dando un contributo determinante al ribaltamento delle sorti della guerra. Questo fu solo l’inizio di una lunga stagione amorosa tra le due parti, si doveva pianificare lo sbarco  in Europa ed agli uomini dell’O.S.S. non parve vero di avere un alleato fresco ed efficiente proprio su uno dei possibili scenari di guerra: la Sicilia. Le famiglie mafiose italoamericane e siciliane bramavano all’idea del riscatto, le prime volevano compiere il salto, agganciare i palazzi del potere alla Casa Bianca e fuoriuscire dall’alone di disprezzo con cui i mangiaspaghetti venivano ghettizzati negli States per ripulirsi ed inserirsi in affari sporchi di più alto livello; le seconde volevano sbarazzarsi dell’ingombrante Mussolini che un po’ di fastidio aveva dato e seguire il vento buono incuneandosi come al solito nei palazzi del potere. I siciliani d’America scrissero ai parenti sull’isola i quali si attivarono preparando il terreno allo sbarco, ma non era gente qualsiasi, erano gli accoliti di Luciano e la sua banda, capimafia e relative famiglie, gente di potere che all’ombra del Duce si era nascosta e che ora tornava all’assalto; i funzionari americani erano stati chiari, quando il regime fascista sarà annientato, a guerra vinta, chi avrà collaborato alla buona riuscita dello sbarco otterrà i posti di governo nei ruoli chiave dell’amministrazione pubblica. Gli analisti della Casa Bianca avevano la vista lunga, sapevano già dall’Intelligence che Stalin mirava con interesse alla Sicilia poiché le condizioni dei lavoratori isolani erano un terreno di coltura ideale per fare della Trinacria una terra rossa. (CONTINUA)

di Giuseppe Barcellona