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Siria, quando un gioco si trasforma in una strage

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Un calcio ad un pallone. Poi uno scoppio, tanto fumo e confusione. E’ successo sabato 24 novembre a Dajr al Asafir, a sud di Damasco. Alcuni bambini che stavano giocando in uno spiazzo sono stati uccisi da una bomba a grappolo (cluster bomb), sganciata dagli aerei governativi. La denuncia è scattata dai residenti del sobborgo, i quali hanno messo in rete un video che evidenzia gli effetti del bombardamento. Nel filmato si mostrano lo spiazzo dove i ragazzini stavano giocando, alcune submunizioni dell’ordigno, una delle abitazioni colpite, due bambini morti ed alcuni adulti feriti. Secondo le ricostruzioni dei residenti di Dajr al Asafir, le vittime sono dieci: nove bambini ed il padre di uno di questi. Anche nella zona nord-occidentale del Paese, tra Harem e Atm, i caccia governativi hanno preso di mira il campo profughi di Quah, in cui da mesi sono ospitati circa 10 mila siriani. Molti di loro sono fuggiti nei campi, ma – secondo i comitati di coordinamento dei residenti della zona ­- il bilancio provvisorio corrisponderebbe a 76 vittime, senza contare i militari uccisi. Ma i media ufficiali hanno smesso di attestare tutte queste stragi. L’unica informazione è che degli “eroici soldati” governativi hanno ucciso “un alto numero di terroristi di al Qaida” nella regione di Damasco. Intanto, l’Unrwa, l’agenzia Onu che si occupa di profughi palestinesi in Medio Oriente, afferma che sono tra i 300 e i 500 mila i rifugiati in Siria coinvolti nelle violenze.

 

di Giovanna Del Corso