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Rivoluzione musulmana: era già tutta scritta

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Guardando a quello che sta succedendo ai paesi bagnati dal mare nostrum, e non solo, viene in mente quanto ancora ha da imparare la scienza sociale e quella politica rispetto ai fenomeni umani. Altrettanto ha da fare la scienza economica che, in via del tutto inaspettata, vede l’esplosione di crisi economiche mondiali. Nell’analizzare certi fenomeni, vengono in mente, ragioni e tentativi di spiegazione della realtà, legati ad antiche nozioni di autori quali economisti, sociologi, filosofi che hanno tracciato, con il loro pensiero, i principi generali per la lettura della società e dei fenomeni umani. Uno di questi concetti, che appare drammaticamente attuale e che è stato approfondito con riferimento alle tematiche sociali ed economiche dall’economista piemontese, scomparso nel 1998, Giovanni Demaria, è quello di ENTELECHIA. Rimarchiamo che, per quanto esista una tendenza ad imbrigliare tutta la materia economica in formule matematiche, l’economia studia i comportamenti umani e, pertanto, resta una scienza sociale. Principio filosofico di aristotelica memoria l’entelechia di Demaria viene sviluppata in un clima culturale (anni trenta) in cui si accentuano le tematiche  epistemologiche anti-meccanicistiche.  Si cerca, in quegli anni, di superare la linearità degli schemi interpretativi della realtà criticando il gradualismo evoluzionistico. Il concetto risulta applicabile alle scienze naturali come a quelle umane e sociali. Alla visione di Demaria di quegli anni contribuisce anche l’idea shumpeteriana dell’evoluzione  dell’economia, e quindi della società, per salti e non secondo una logica progressiva. Si privilegia così l’innovazione radicale, imprevedibile, ricollegabile, per quello che riguarda le scienze sociali, al carattere creativo della mente umana, alla funzione dell’intelligenza, all’iniziativa di uomini dotati di qualità eccezionali. Al pensiero di Demaria concorre anche la visione discontinuistica del reale, diretta espressione della teoria quantistica di Max Planck, l’idea del principio di indeterminazione di Heisemberg  e la visione vitalistica del biologo-filosofo  Hans Driesh che  si richiama esplicitamente al concetto di entelechia. Da quest’ultimo l’entelechia viene definita -spiegazione ripresa dall’economista italiano- come una “energia continuativa e perenne…. Che sospende le energie e le tiene in serbo fino al momento in cui le lascia libere”. Nell’entelechie entrano tutti i fatti storico politici di grande portata: eventi catastrofici (carestie, guerre terremoti) e soprattutto eventi legati alla volontà. Il concetto di entelechia non è dissimile da quello dell’immanenza gramsciana che, intesa in contrapposizione a situazioni di normalità, passività, automatismo,  è un momento in cui le volontà si mettono all’unisono  attivamente e spiritualmente come è successo in Russia con la rivoluzione d’ottobre dietro la spinta della carestia, della guerra, della fame: “immanenze“ per Gramsci , “fatti entelechiani” per Demaria. Quello appena enunciato sembra un ottimo schema interpretativo dei fatti riguardanti i paesi musulmani, solo che sembra non sia stato preso in considerazione da nessuno negli ultimi anni. Da qui la sorpresa per un mondo che inaspettatamente si risveglia e reclama la propria libertà e il proprio benessere. Nel caso specifico le forze tenute a bada dall’energia entelechiana, sono rappresentate dalle stesse energie culturali e sociali che sono state messe in moto da anni in quei paesi. Nei paesi oggi teatro di scontri e guerre civili, la presenza della televisione, di internet, di costumi occidentali  crea forti contrasti con i regimi fondamentalmente chiusi o meglio aperti solo rispetto ai flussi  di petrolio o di gas in cambio di dollari. Appare sufficientemente e storicamente dimostrato che, quando una società di stampo tradizionale si apre alle forze di mercato che rendono sempre più evanescenti vincoli tribali, familiari, religiosi, qualcosa in quelle società cambia. Ce lo insegna la storia economica e lo studio delle istituzioni. Forze dirompenti come internet ed i social network, la televisione che anche nei paesi arabi veicola oltre a stili di musica occidentali, la pornografia, o anche l’importanza dei flussi turistici, hanno un effetto fatale sulle dittature pluridecennali e sui regimi. La gente vuole essere sempre più libera perché i modelli di riferimento non sono più quelli tradizionali, e lo vuole a maggior ragione, se si tratta di giovani che hanno studiato e che hanno aperto i loro orizzonti di vita. Se  a tutto ciò si aggiunge la speculazione internazionale sulle commodities alimentari, occorre solo una scintilla per far esplodere questa miscela esplosiva. Insomma le forze che sono alla base di queste rivoluzioni  hanno già agito profondamente nell’io collettivo di quelle popolazioni. Sono quelle le forze che l’entelechia ha tenuto a bada fino a questi giorni. Non era difficile però da parte degli studiosi prevedere, in questa ottica, questi stravolgimenti epocali. Nel momento in cui cambia il clima culturale, morale ovvero  cambiano le sovrastrutture ideali di stampo marxiano  non è difficile immaginare che fatti entelechiani  si possano verificare. Non è difficile prevedere che un giovane a contatto con il mondo che guarda da lontano ai più opulenti stili di vita degli occidentali, si ribelli alla chiusura e alla penuria di benessere della propria società. Per dirla tutta e fare un esempio, sarà difficile, anche con il pugno di ferro, tenere a bada la gioventù iraniana che è già abituata (in parte) alle vacanze in montagna. Una società, quella degli ayatollah, in cui le donne chiaramente discriminate (almeno secondo noi occidentali) costituiscono la maggior parte dei laureati del paese. E’ ovvio che in una società che tende ad evolversi quelle stesse donne, cerchino un ruolo più consono alle proprie aspirazioni. Non è difficile prevedere, questione di tempo, che anche in Cina del tutto aperta agli eccessi del più selvaggio capitalismo vi sarà una rivoluzione. Solo una mano  inamovibile può tenere a bada queste energie di rinnovamento, una mano che non a caso, all’occorrenza censura, il massimo strumento di conoscenza al mondo e cioè internet. Un paese, la Cina, che pur di mantenere lo status quo non esita a usare le armi ed a spargere sangue contro ogni forma di dissenso. Un mare di sangue che gli occidentali fanno finta di non vedere, nel nome degli accordi commerciali e dei vincoli finanziari. Salvo poi indignarsi per il sangue sparso dall’ultimo dei colonnelli del Mediterraneo.

 

di Antonio Mascolo