Operazione Vaticano

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Creato Mercoledì, 05 Gennaio 2011 12:05
Ultima modifica il Giovedì, 08 Novembre 2012 11:14
Pubblicato Mercoledì, 05 Gennaio 2011 12:05
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Durante il secondo conflitto mondiale furono molti i progetti tedeschi che rimasero sulla carta e non divennero operativi. Tra questi possiamo annoverare senz’altro il piano per rapire il Papa Pio XII.

Infatti subito dopo i giorni che seguirono l'armistizio dell’8 settembre 1943 tra l'Italia e gli anglo-americani, Hitler in persona pensò all' “Operazione Vaticano”, un colpo sensazionale che se sarebbe andato a buon fine avrebbe fatto, senza alcun ombra di dubbio, scalpore, ponendo altresì un grave problema di natura militare ma soprattutto politico agli stessi anglo-americani.

Fu proprio in una riunione tenutasi il 12 settembre 1943, due soli giorni dopo l'occupazione di Romada parte delle truppe tedesche, che Hitler diede al generale delle SS Karl Wolff (nato nel 1900 e già capo di Stato Maggiore delle SS, e dal 9 settembre 1943 comandante generale delle formazioni SS e di Polizia operanti in Italia) un importante ordine, speciale e allo stesso tempo segreto: occupare nel minor tempo possibile la Città del Vaticano, asportare e mettere al sicuro i tesori artistici e gli archivi del Vaticano, condurre al nord il papa Pio XII e l'intera Curia in un castello del principato del  Liechtenstein o nel castello di Lichtenstein nel Wuttemberg – quest’ultima sede verrà confermata alla  fine del conflitto dal maggiore delle SS Kappler -.

Questo progetto, dirà successivamente con una dichiarazione giurata lo stesso Wolff, apparve assurdo, e secondo quanto riportato dallo scrittore Dan Kurzman in “Obiettivo Roma” il suddetto Wolff era completamente atterrito dalla prospettiva di passare sui libri di storia come il rapitore del Papa.

Qualunque fossero i veri sentimenti di Wolff, sotto la sua supervisione fu ordinato il reclutamento di reparti di alto-atesini - che i tedeschi chiamavano sud-tirolesi - e di esperti in italiano, francese, latino e greco antico, affinché si potesse selezionare con assoluta certezza i documenti vaticani di notevole importanza per poi poterli portare via. Mentre il grosso del reparto scelto per tale missione avrebbe raccolto i tesori vaticani, come pitture, sculture, oro, per trasferirli in basi sicure in Germania. Intanto altri soldati di seconda scelta, circa duemila, avrebbe circondato la sede vaticana e lo avrebbe setacciato per scovare i prigionieri politici, gli ebrei, i disertori tedeschi e i soldati anglo-americani scampati alla prigionia lì rifugiatisi. Come si saprà dopo la fine del conflitto, il 1° ottobre 1943 nasce con gli alto-atesini della zona di Bolzano un gruppo quadri di 250 sottufficiali del “Polizei Regiment Sudtirol”, che diventerà poi il 29 ottobre il “1° SS.Polizei Regiment Bozen”, il quale verrà usato nei rastrellamenti a Roma e sarà poi coinvolto nell'attentato di via Rasella che causerà, il 23 marzo 1944, il massacro delle Fosse Ardeatine. Quindi, in ultima analisi, questi uomini di tale reggimento di SS.Polizia dovevano costituire l'ossatura per l'Operazione Vaticano. Ma chi dovevano essere e da dove era possibile prelevare gli esperti nelle varie discipline che doveva consentire di capire quali documenti poter portare via?

Ebbene, molti di quegli esperti appartenevano alla “Deutsche Ahnenerbe Forschungs und Lehrge-Meinschaft”, fondata dal Reichsfuhrer delle SS Heinrich Himmler nel 1935 e allo scoppio del secondo conflitto mondiale divenne a tutti gli effetti una divisione delle SS. Erano ricercatori suddivisi in più di 70 sezioni, tra cui facevano parte dei gruppi Erforschung, esplorazione, aufklarung, ricognizione, e beobachtung, osservazione. In parole povere l'SS.Ahnenerbe era l'Accademia delle Scienze del Terzo Reich.

Quindi, sulla carta, l'Operazione Vaticano venne studiata nei minimi particolari, con la meticolosa puntigliosità dei tedeschi. Comunque Wolff si accorse anche che se avesse reso operativo tale piano avrebbe gettato a mare l'ultima speranza di salvare la Germania dalla distruzione completa; in pratica vi furono sia opportunità politiche e sia quelle personali che fecero si che l'Operazione Vaticano non fosse mai attuato.

 

di Gabriele Zaffiri