UAV Predator e la guerra telecomandata

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Creato Lunedì, 10 Gennaio 2011 13:06
Ultima modifica il Mercoledì, 07 Novembre 2012 20:49
Pubblicato Lunedì, 10 Gennaio 2011 13:06
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La guerra moderna ha richiesto la possibilità di combattere mantenendo il personale di servizio lontano dallo scenario di conflitto, in posizione sicura.

Uno dei più conosciuti mezzi da combattimento privo di equipaggio è il General Atomics MQ-1 Predator. Si tratta di un UAV (Unmmaned aerial vehicle), un velivolo telecomandato nato come ricognitore ma poi divenuto anche velivolo d’attacco. Trasporta sensori e telecamere, ma può anche trasportare missili a guida semiattiva anticarro AGM-114 Hellfire, con cui attaccare gli obiettivi individuati. Inoltre è predisposto per gli Stinger (aria-aria a corto raggio) e per i Griffin (un missile con un sistema di guida simile agli Hellfire ma più piccolo, trasportati su un lanciatore da 5.5 pollici, per evitare i possibili danni collaterali provocabili dai più grandi Hellfire. I lanciatori derivano da quelli dei Javelin e dei Sidewinder, per ridurre i costi). E’ un velivolo da media altitudine e lunga autonomia. Può sorvolare un’area per 14 ore, percorrendo 400 miglia nautiche (740 Km).

Il programma di sviluppo nacque nel 1980, su richiesta del Pentagono e della CIA, ed il velivolo entrò in produzione nel 1995. Esso è stato impiegato in Bosnia e Serbia, Iraq, Yemen, Pakistan e Afghanistan.

E’ in servizio presso gli Stati Uniti (USAF, Air Nazional Guard, Cia, U.S. Customs and Border Protection), Regno Unito (RAF), Italia (Aeronautica Militare) e Turchia (Turkish Air Force).

-Lunghezza 8,22m

-Apertura alare 14,8 m

-Altezza 2,1 m

-Peso a vuoto 512 Kg, a pieno carico 1022 Kg.

Propulsione: motore Rotax 914 (evoluzione del precedente 912) a pistoni sovralimentato, 4 cilindri 115 hp (86Kw).

-Velocità massima 217 Km/h,

-Velocità di crociera 130/165 km/h,

-Autonomia 24 h

-Raggio d’azione 3.705 Km.

-Quota operativa 7.620 m.

Il Sinthetic Aperture Radar Remover è installato sul naso delle prime versioni (MQ-1A), è poi presente il Multi-Spectral Targeting System AN-AAS-52.

All’MQ-1A ed MQ-1B Predator si è poi aggiunto l’MQ-9 Rapier, velivolo più grande, non direttamente derivato dal Predator e non in servizio presso l’Aeronautica Militare Italiana.

Il Predator può essere facilmente smontato in sei componenti. Il centro di controllo può essere aviotrasportato su un C-130 Hercules.

Alcuni di questi velivoli sono caduti per incidenti, altri sono stati colpiti. Le prime versioni hanno sofferto per le basse temperature e il clima incerto. Ad esempio in Afghanistan su 60 velivoli usati ne sono caduti 20. L’avionica è stata poi rapidamente migliorata, ed è stato modificato anche il vano motore. Particolari miglioramenti si sono avuti anche sui tempi di reazione dei comandi.

I velivoli sono stati certificati per volare nel nostro paese con il decreto n. 178/2004 che ha segnato una svolta nell’aeronautica italiana.

Il 13 gennaio 2010 un Predator dell’AMI è caduto in mare al largo di Campomarino (CB). Recuperato è stato trasportato alla base militare di Amendola (FG).

 

 

di Antonio Frate