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Tecnologie di guerra

I costi della guerra in Libia

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La prima settimana di guerra in Libia è costata ai paesi occidentali intervenuti oltre 600 milioni di euro. 568 milioni di euro per i primi giorni dell'offensiva "Odissea all'Alba". Le prime stime sono state rivelate dal settimanale americano National Journal e dal mensile francese Challenges. Secondo Jean-Marie Colombani, ex direttore di Le Monde, il mantenimento della zona di esclusione aerea rappresenterebbe una spesa settimanale dai 21 ai 67 milioni di euro. Secondo il vicedirettore dell’istituto francese per le relazioni internazionali e strategiche (Iris), un anno di applicazione di no fly zone in Libia costerebbe fra i 150 e i 250 milioni di euro.

Il solo primo giorno di conflitto ha comportato per gli USA una spesa di 68 milioni di euro. I missili Tomahwak lanciati dagli Stati Uniti, ciascuno del costo che si aggira tra i 700.000 e 1.500.000€, in media di € 800.000, sono stati 170 mentre i mezzi aerei ogni ora accollano € 6.000 per il carburante e 700 per la sola manutenzione. Al momento dell’inizio delle operazioni il Pentagono aveva vicino alle coste libiche tre sottomarini (mantenimento da 90 a 150.000 $ al giorno), due cacciatorpediniere (da 50 a 60.000 $), due navi d’assalto, una di esse portaerei (da 150 a 200.000 $). I caccia e i bombardieri hanno realizzato circa 1.000 incursioni, incluse però 120 per opera della Gran Bretagna e non più di 140 per mano francese.

I bombardieri B-2 Spirit hanno effettuato inizialmente tre spedizioni in Libia dalla base aerea del Mississipi: consumano in proporzione meno di un caccia però la manutenzione è più cara, inoltre la distanza che devono coprire è più lunga, cosicché il costo sale a 15.000 $ all’ora.

La perdita di un caccia F-15-E “Strike Eagle” è costato alla Forza Aerea Statunitense 55 Mln $.

Un giorno medio di guerra degli Stati Uniti si calcola costi intorno ai 130 milioni di dollari, ma con la riduzione delle attività americane, la loro spesa dovrebbe ridursi a 40 milioni di dollari al mese.

E’ molto ma sopportabile per il bilancio, in base al commento del vicesegretario per i finanziamenti delle Forze Armate statunitensi, l’ Adm. Joseph Mulloy, in realtà la maggioranza delle operazioni navali del Pentagono vengono pagate posteriormente con il denaro dei “costi imprevisti” previsti dai finanziamenti.

La rivista Forbes spiega che la Difesa americana costa circa 2 miliardi di dollari giornalieri. Questo denaro non è sufficiente per condurre un’operazione duratura ma solo per interventi sporadici che non durino troppo, come appunto nel caso della Libia.

A partire dal 31 marzo la NATO ha assunto ufficialmente il comando dell’operazione militare in Libia dalla mano degli Stati Uniti, con una cessione effettiva dal 4 aprile.

Il Pentagono cerca di ridurre la partecipazione dei suoi aerei da combattimento nei bombardamenti e nel pattugliamento aereo sino a un terzo delle incursioni.

Di fronte la riduzione della partecipazione statunitense alle operazioni, l’Europa sarà obbligata ad aumentare la propria partecipazione. D’altronde i dati del Fondo Monetario Internazionale dicono che nel 2010 il PIL della Unione Europea è arrivato a 16 mila miliardi di dollari e quello degli Stati Uniti a 14,5 mila miliardi (la CIA afferma che il PIL dell’Europa è di 15,9 mila miliardi, ma in ogni caso superiore a quello statunitense).

L’idea di distribuire i costi è proprio della Casa Bianca e del Congresso che ricordano che i costi delle campagne in Yugoslavia e Kosovo (1999), Afghanistan (2001) e Iraq (2003) sono stati quasi completamente sostenuti dagli USA.

Per la Francia la prima settimana è costata 21 milioni di euro. Sempre secondo l’ex-direttore Colombani, le 400 ore di volo dei caccia francesi Mirage 2000 e Rafale sono costate 5 milioni di euro esclusa la spesa del carburante e quella dei missili AASM che costano 300mila euro ciascuno.

Gli esperti britannici assicurano a loro volta che Londra nella prima settimana delle operazioni ha avuto costi per 25.000.000 di sterline escluse le munizioni.

La spesa per l’Italia che in una settimana è stata di circa 12 milioni, di cui 10 per l’aviazione; i Tornado hanno eseguito infatti 32 sortite ciascuna del costo di 300 mila euro escluso l’eventuale lancio di missili anti-radar AGM-88 HARM (che costano circa € 200.000 al pezzo).

I velivoli impegnati restano dodici, otto dell’Aeronautica e quattro della Marina. I primi sono per metà caccia Typhoon che continueranno a pattugliare lo spazio aereo per il controllo della “no fly zone” e per metà Tornado ECR equipaggiati con missili antiradar Harm per la soppressione delle difese aeree (radar). Nei prossimi giorni questi jet potranno essere sostituiti da Tornado della versione Ids, bombardieri in grado di impiegare ordigni a guida laser o gps (per colpire postazioni, mezzi, anche corazzati e artiglierie) e missili da crociera Storm Shadow, destinati a obiettivi come bunker e centri di comando e controllo. Va sottolineato che i Tornado rappresentano da sempre una spesa più elevata degli altri caccia, come i Typhoon. I quattro cacciabombardieri Harrier imbarcati sulla portaerei Garibaldi, utilizzati per il controllo dello spazio aereo, verranno impiegati anche per condurre attacchi al suolo con bombe e missili teleguidati Maverick (quest’ultimi relativamente costosi, essendo dotati di un sistema di guida televisivo sofisticato). I velivoli saranno disponibili per missioni di attacco insieme di una quarantina di jet alleati (statunitensi, britannici, francesi, belgi, canadesi, norvegesi e danesi) già assegnati a questi compiti. Gli aerei italiani impiegano armi intelligenti (guidate), le bombe Paveway a guida laser e le Jdam a guida gps. Per ridurre i danni collaterali gli arsenali italiani dispongono di 500 Small Diamter Bombs, ordigni da 125 chili depotenziati per ridurre il raggio d’azione dell’esplosione.

I restanti 2 milioni sono stati spesi in carburante per le navi impiegate: la portaerei Garibaldi, una fregata, il cacciatorpediniere Andrea Doria, il pattugliatore Borsini e la rifornitrice Etna, che consumano 300 mila euro al giorno di gasolio. Anche nel nostro caso vanno però separate le spese per la gestione ordinaria dei mezzi.

La guerra libica potrebbe costare all’Italia oltre un miliardo. A metà aprile La Russa disse in un’intervista che erano già stati spesi 500 milioni, contando anche i fondi del ministero dell’Interno per l’emergenza profughi e immigrati. Bossi ha parlato martedì di costi "per 700 milioni di euro in tre mesi tra missione militare e rimpatri”. Sul piano militare, l’impiego di aerei e navi nel primo mese di guerra ha raggiunto quasi 50 milioni di euro, considerando 1.200 ore di volo. Sulle spese influiranno due fattori: la durata delle operazioni e il consumo di bombe e missili i cui costi variano dai 30/40 mila euro per le bombe guidate a quasi un milione di euro per un modernissimo missile da crociera Storm Shadow . Un decreto dovrebbe coprire le spese per la missione libica, ma non è chiaro se si tratterà di un provvedimento ad hoc o se sarà integrato il finanziamento semestrale per le missioni all’estero pari a 1,5 miliardi annui.

Ma una parte delle spese è compensata dalla sospensione dei finanziamenti per le riparazioni di guerra concordate nel trattato italo-libico, pari a 250 milioni di dollari l’anno per 20 anni. Ulteriori risparmi si otterranno riducendo la presenza in Kosovo e Libano, dove sono schierati rispettivamente 650 e 1.400 militari. Quest’anno il contingente italiano aggregato alla K-For assorbirà circa 72 milioni di euro. La missione Unifil in Libano costerà 212 milioni di euro.

Dal Ministero della Difesa apprendiamo il bilancio di previsione del 2011 è di circa 20.556.850.176 Euro e che arriverà a toccare i 21.366.774.743 Euro nel 2013. Secondo dati Istat la cifra destinata alla Difesa è passata dal 2,4% del 2000 al 3,0% del 2009.

 

 

di Antonio Frate

 

 

 

Armi all'Uranio

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L’uranio è un elemento che si trova in natura in rocce, acqua, suolo, aria. Dei tre isotopi che lo compongono, il principale è l’U238, oltre all’U235 e U234.
L'uranio impoverito (depleted uranium) è ottenuto come scarto del procedimento di arricchimento dell'uranio. L'uranio arricchito è utilizzato come combustibile nelle centrali nucleari e come detonante negli ordigni nucleari..
Il materiale risultante ha una minore attività specifica dell'uranio naturale. Il terzo isotopo naturale dell'uranio (U234), si concentra a sua volta nell'uranio arricchito e si disperde nell'uranio impoverito.
L'estrazione, a partire dall'uranio contenuto in minerali naturali o dal combustibile irradiato prodotto dalle centrali nucleari, avviene in diversi modi, ed il risultato finale è un prodotto in cui la percentuale di U235 è più bassa che nell’uranio naturale.
Da 12 kg di uranio naturale si ottengono all'incirca 1 kg di uranio arricchito e 11 kg di uranio impoverito.
Quasi tutto l'uranio impoverito è conservato in forma di esafluoruro di uranio (UF6), in cilindri tenuti all'aperto, per evitare il pericolo di accumulo di acido fluoridrico in caso di incidenti.
Gli USA possiedono grandi quantità di tale materiale, proveniente dalle centrali nucleari. Ma altri paesi lo possiedono, come la Russia, la Francia, il Regno Unito ed altre ancora.
L’uranio impoverito è un materiale estremamente denso e pesante (ben più del piombo), e si rivela utile in varie applicazioni: in campo medico, come schermatura dalle radiazioni, per l’esplorazione dei pozzi petroliferi, nell’industria aeronautica, come zavorra.
Inoltre si rivela utile in campo militare, nella realizzazione di proiettili e corazze.
Gli USA hanno utilizzato tale materiali dagli anni Sessanta in tali applicazioni.
Famoso è stato l’uso durante la Guerra del Golfo nei proiettili M829. Si tratta dei penetratori cinetici da 120mm sparati dai cannoni M256 (i Rheinmetal 120/44 tedeschi prodotti su licenza in USA). Si tratta del pezzo principale dei carri M1A1. Nel 1985 infatti, alla produzione dei carri M1 iniziali, dotati di cannone da 105 mm L7, si passò alla versione M1A1, equipaggiata con tale nuova arma. Il proiettile, una volta sparato con tutta la potenza del cannone da 120mm, perde subito l’involucro (sabot) ed il penetratore va a colpire il bersaglio (carro nemico). Tale penetratore ha un nocciolo che contiene, tra gli altri materiali, anche l’uranio impoverito. Nel 1986 tale materiale venne utilizzato anche in scudi installati sulle parti più esposte al fuoco nemico dei carri americani, per migliorarne la resistenza. L’efficacia di tali mezzi venne dimostrata nella Guerra del Golfo. I carri americani riuscivano a distruggere i Carri Leone di Babilonia (T 72) anche se nascosti dietro terrapieni, bucando anche quest’ultimi. Furono raggiunti nuovi record nella distanza di distruzione da carro a carro. Addirittura un carro americano riuscì a distruggere due carri iracheni, in fila, con un solo colpo. L’M829 si guadagnò il soprannome di Silver Bullet. L’uranio impoverito era comunque utilizzato anche sulle munizioni da 105mm, ma anche i penetratori cinetici dei cannoni dei carri britannici Challenger utilizzano tale materiali (nelle munizioni Charm 3), ed anch’essi si ritiene siano stati utilizzati nella Guerra del Golfo.
Altro importante utilizzo si ha nei proiettili da 30mm anticarro sparati dai cannoni Avenger degli aerei d’attacco A-10 Thunderbolt II e dai cannoni degli elicotteri Apache. L’utilizzo si è avuto, in tale caso, oltre che nella Guerra del Golfo anche in Kosovo. Va considerato che il volume di fuoco dei cannoni Avenger è assai elevato, e con esso, quindi, il materiale che viene immesso nell’ambiente.
Inoltre, a seguito dell’inchiesta dell’affondamento del sottomarino russo Kursk, si è sospettato che il sottomarino potrebbe essere stato colpito per errore da un siluro Mk 48, in dotazione agli Americani, dotato di testata all’uranio impoverito.
Il principale materiale che può sostituire l’uranio impoverito è il tungsteno, probabilmente più ecologico, ma anche più costoso e meno efficace. Comunque non tutti i paesi utilizzano l’uranio impoverito, soprattutto per scopi militari, per motivi ecologici. Secondi alcune fonti, gli USA diffidano a sostituirlo col tungsteno perché il loro principale fornitore sarebbe la Cina, un partner commerciale ritenuto poco affidabile.

 

 

di Antonio Frate

 

 

 

L'armata di Sarkozy in Libia

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Mezzi aerei:
- Multiruolo "Rafale", di cui quattro intercettori, due ricognitori e due apparecchi d'attacco al suolo: si tratta del più moderno aereo da combattimento francese. Il programma nacque nel 1984: all’epoca anche la Francia aderì al consorzio europeo dell’Eurofighter, ma l’anno seguente ne uscì. Infatti tale paese necessitava principalmente di un caccia navale e d’attacco al suolo, e solo successivamente era richiesto lo sviluppo di intercettori. L’attuale velivolo francese è simile sostanzialmente all’Eurofighter: esteticamente la principale differenza è data dalle forme tondeggianti delle prese d’aria del caccia francese, a differenza di quelle squadrate del jet del consorzio europeo. Molto manovrabile, con una traccia radar di 0,75m2, è armato con missili MICA, Magic, con bombe per l’attacco al suolo tipo Paveway.
- "Mirage" 2000-D, versione cacciabombardiere convenzionale biposto, con radar TF Antilope e Mirage" 2000-5 (difesa aerea), versione avanzata da intercettazione, con radar multiruolo RDY e missili MICA
-Sei aerocisterne C-135: versione da rifornimento e trasporto del Boeing 707, in uso anche all’USAF. Non proprio modernissimo, è un velivolo ben conosciuto.
- Un apparecchio radar Awacs, capace di garantire il controllo dello spazio aereo e di rilevare anche mezzi a terra e in mare, e di individuare anche velivoli a bassa quota.


Mezzi navali al largo delle coste libiche:
- Fregata antiaerea "Jean-Bart" Tipo F 70 AA, armata con missili Exocet (antinave di ampio successo militare e commerciale, si pensi alla Guerra delle Falklands), antiaerei leggeri Mistral e Tartar (anch’essi antiaerei, a lungo raggio di progettazione americana, non sono più modernissimi), lanciatori per siluri L5 Mod. 4, cannone da 100mm, mitragliatrici da 12,7mm, due cannoncini F2 da 20mm, un elicottero Panther AS-565.
- Fregata di 1° rango "Forbin": è una delle due fregate antiaerei della classe Orizzonte, sviluppata in collaborazione con l’Italia (che ne ha varato altre due). La versione francese è simile all’80% a quella italiana. Si tratta di navi di recentissima costruzione.
- Portaerei nucleare "Charles de Gaulle" - che imbarca apparecchi "Rafale" e "Super-Etendard"salpata da Tolone: si tratta della più potente portaerei d’Europa. La prima a propulsione nucleare, utilizza catapulte a vapore del tipo CATOBAR, prodotte per le superportaerei americane classe Nimits. I moderni Rafale N (navale), che operano a bordo, hanno dimostrato di essere più manovrabili degli F-18 Super Hornet. Il Rafale N è dotato di un poderoso carrello, capace di resistere alle sollecitazioni della barra della catapulta e del gancio di arresto. Gli ammortizzatori sono dotati del dispositivo chiamato “jump strut" che permette di conservare l'energia della catapulta e di restituirla alla fine del ponte di volo.
La De Gaulle è accompagnata dalla fregata "Dupleix" (antisom) classe Georges Leygues dotata di:
-sistema di propulsione CODOG, 1 sonar di bordo DUBV 23 e 1 sonar rimorchiato DUBV 43C, un cannone da 100mm e 4 mitragliatrici da 12,7mm, 8 missili Exocet, un lanciatore Crotale (contraereo), due lanciasiluri per 19 siluri mod. L5 Mod. 4, 12 Mk 46 per l’elicottero di bordo Lynx,
dalla fregata "Aconite" e dal rifornitore "La Meuse", una delle cinque della classe Durance.

 

 

di Antonio Frate

 

 

 

Rivoluzione in volo: il programma dell'F 35

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Giungono a ripetizione notizie sul più importante piano di sviluppo militare del mondo, quello dell’F 35. Ultimamente il nuovo piano militare britannico aveva dato una incredibile inversione al programma JSF: la Royal Navy, e con essa la RAF, non adotterà più l’F 35 B, la versione a decollo verticale del futuro caccia occidentale, ma la versione F 35 C, catapultabile. Una svolta definibile epocale, considerando che proprio il Regno Unito, nei lontani anni sessanta, aveva dato vita al programma dell’Harrier, il futuristico caccia a decollo corto, atterraggio verticale (STOVL). In particolare nel mirino della Difesa britannica era finita l’autonomia dell’aereo: l’esigenza di decollare in spazi brevi comporta il dover imbarcare poco carburante. I costi, poi, sono stati valutati circa di 1/3 maggiori della versione F 35 A. Il Regno Unito quindi cambierà anche i piani di sviluppo delle portaerei di nuova generazione Queen Elisabeth, interoperative con quelle americane e francesi (con aggravio di costi). Ora abbiamo la notizia che anche i Marines americani acquisteranno 80 F-35C Lightning II, la versione da portaerei del Joint Strike Fighter, per dotarne cinque squadroni imbarcati in sostituzione di tre squadroni di F/A-18, stabilito in un accordo tra US Navy e US Marine Corps. Si prevede che il dipartimento della Navy acquistare 680 JSF, per metà F-35C e per metà F-35B, mentre la restante linea da combattimento sarà costituita da 556 F/A-18E/F Super Hornet, che verranno sostituiti solo in seguito da un nuovo caccia di sesta generazione o addirittura a pilotaggio remoto.
La Air Wing di ciascuna portaerei americana dovrebbe quindi schierare quattro squadroni, equamente divisi tra Super Hornet e Lightning II. Nel 2016, in dicembre, i Marines dovrebbero mettere in linea il primo reparto di F-35C, un anno dopo la Navy: quest’ultima avrà quattro volte il numero di jet a spinta vettoriali imbarcati rispetto ai Marines. Il Corpo di Fanteria di Marina dovrebbe ricevere l’ultimo dei propri 340 F 35B nel 2023.
Il programma deve intanto affrontare il fermo tecnico dei dieci prototipi (per una doppia avaria ai generatori e una perdita d’olio sull’esemplare AF4 il 9 marzo, al 697° volo per oltre mille ore complessive) e l’ennesimo rapporto negativo del Government Accountability Office, l’equivalente americana della nostra Corte dei Conti. Essa ha riferito alla commissione Forze Armate della Camera dei Rappresentanti che il secondo blocco di software per il JSF è stato completato con due anni di ritardo e che il quinto ed ultimo potrebbe essere completato solo nel 2015, tre anni dopo il previsto.
Il segretario alla Difesa americano Robert Gates, riferisce: “ Sto mettendo la variante STOVL nell’equivalente di libertà vigilata per due anni. In questo arco di tempo si cercherà di metterla in ordine in termini di prestazioni, costi e tempi, altrimenti è probabile che dovrebbe essere cancellata. Le due varianti del JSF, A e C, procedono in modo soddisfacente, mentre la versione STOVL dei Marines sta incontrando significativi problemi di collaudo.” I problemi dell’F-35B sono tali che si dovrà giungere a una «riprogettazione della struttura e propulsione del velivolo, con un aumento ulteriore di costi e peso, che appaiono improbabili.» Intanto la Navy acquisterà ulteriori F/A-18 (41, secondo la stampa americana) e ne aggiornerà altri 150.
L’Italia non potrebbe ospitare sulla Cavour un caccia a decollo orizzontale, essendo la nave troppo piccola. Non essendoci un altro aereo di nuova generazione con le caratteristiche dell’F35B, la cancellazione di tale aereo potrebbe veder declassata la costosa Nave Cavour a portaelicotteri. La rinuncia allo STOVL vedrebbe l’Aeronautica Militare utilizzare solo l’F-35A con vantaggi in termini logistici. Il ministro della Difesa australiano Jason Clare ha espresso soddisfazione per la decisione americana, sottolineando come l’F-35A abbia superato gli obiettivi delle prove di volo e che i costi delle ulteriori attività di sviluppo e del minor rateo di produzione iniziale saranno a carico degli Stati Uniti. L’Australia ha ordinato 14 aerei nel novembre 2009 e prevede di ricevere i suoi primi due F-35A nel 2014 e di raggiungere la capacità operativa iniziale nel 2018.

 

 

di Antonio Frate

 

 

 

Gli armamenti del Rais

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Al-Quwwat al-Jawwiyya al-Libiyya-Aeronautica Militare Libica (mezzi in dotazione)

 

 

Mig-23: La Libia ha avuto 130 MiG-23MS/ML/BN/UB in servizio (per la maggior parte non in condizioni di volo). E’ un grande utilizzatore del MiG-23, ma oggi ne rimangono 90 tra tutte le versioni. I Mig libici hanno avuto vari incontri con i caccia dell'US Navy ed hanno riportato alcune perdite. Il 18 luglio 1980, circa un mese dopo la strage di Ustica un MiG-23 libico precipitò sulla Sila. Si trattava di un MiG-23MS, trovato nell'attuale comune di Castelsilano, in Calabria. Caccia monomotore con ala a geometria variabile, è caratterizzato da un eccezionale rapporto peso-spinta (per l’epoca in cui entrò in servizio), simile a quello del più moderno F-16. Tuttavia tale caratteristica ne riduce l’autonomia, ad es. se confrontato con il rivale francese dell’epoca, il Mirage F-1 (anch’esso in uso alla Libia), dotato di motore meno potente, ma più manovrabile nelle virate laterali.

Mig 21: Ne rimangono pochissimi in servizio e probabilmente non possono essere utilizzati.

Mirage F1: Considerando il velivolo precipitato il 23 febbraio e quelli con cui due piloti hanno disertato a Malta, ne rimane solo 1.

Su 22: Jet d’attacco al suolo. Ne possiede un numero rilevante, ma non tutti sono in grado di funzionare. Evoluzione del Su-17, è un jet monomotore con ala a geometria variabile.

Su 24: Rivale dell’epoca dell’F-111 americano. Bimotore e con ala a geometria variabile, è essenzialmente un bombardiere supersonico (più grande di un comune caccia). La Libia ne ha solo tre, di cui uno perso in un incendio.

Soko J-21 Jastreb e Soko J-2: Addestratori di produzione jugoslava

Aero L-39 Albatros: Il più diffuso addestratore avanzato dei paesi dell’est (ex patto di Varsavia).

Macchi SF-260WL: Addestratore basico di produzione italiana

Yak.130: Versione russa dell’addestratore che verrà utilizzato dall’Aeronautica Italiana come Aermacchi M-346 Master. Questo modernissimo velivolo è stato ordinato dalla Libia.

Dassault Falcon 20 e Falcon 50: Jet business (quest’ultimo anche in servizio in Italia).

An-26: Aereo da trasporto tattico leggero, Antonov An-124: aereo da trasporto tattico pesante, Lockheed C-130 Hercules: Aereo da trasporto di classe medio-alta. A differenza degli altri due, è un prodotto occidentale.

Gulfstream 2: Aereo da trasporto leggero, americano. Nelle file libiche ce n’è uno solo.

Ilyushin Il-76: Pesante aereo da trasporto sovietico. Paragonabile al C-141 americano , e Il-78 (variante aerocisterna strategica).

Let L-410 Turbolet: Aereo da trasporto leggero, bimotore ad elica, di produzione jugoslava.

Mil Mi-24 Hind: Ben noto elicottero d’attacco pesante russo, prevede la possibilità di trasportare sei soldati in fusoliera. Tutti i paesi di ideologia socialista ne hanno avuto qualcuno, oltre a vari altri stati del mondo (es. paesi africani).

Elicotteri americani del tipo Bell 206 jet Ranger, Bell 212 Twin Huey, Boeing CH-47 Chinook (l’ultimo da trasporto pesante)

Mi-8: E’ l’elicottero maggiormente prodotto al mondo, con oltre 12.000 unità, il Mi-14 e Mi-17 sono altre varianti, anch’esse in dotazione alla Libia. Si tratta di un modello da trasporto tattico medio.

Missile SAM (Terra –Aria): Lavochkin SA-2: Isayev SA-3, SA-6, quest’ultimo è stato il primo missile a medio raggio mobile del mondo e con un'elevata efficacia operativa. Ogni batteria comprende 4 veicoli, gli stessi dei cannoni antiaerei ZSU-23-4 Shilka, con tre missili ciascuno. E’ il più diffuso missile antiaereo al mondo. L’ultimo successo registrato è stato l’abbattimento di un F-16 USA in Jugoslavia nel 1995.

 

 

di Antonio Frate